David
Sciunnach,
rabbino
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“…Cento supporti per cento talenti, un
talento per supporto” (Shemòt 38, 27). Ha fatto notare riguardo questo
verso l’Admor Rabbì Itzhak Meyir di Gur, conosciuto come Bàal Chidushè
Harìm, che 100 supporti erano nel Mishkàn, e 100 benedizioni ha
l’obbligo l’uomo di recitare ogni giorno. Così come i supporti erano le
fondamenta del Tabernacolo, così le benedizioni sono le basi e il
fondamento della Santità quotidiana per ogni ebreo.
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David
Assael,
ricercatore
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Dopo il tempo del cucù, del rigore, della
pacificazione, in Italia è ora il momento della gioventù (per non voler
usare giovinezza), del dinamismo, del fare piuttosto che del pensare.
Bene, auguriamo buona fortuna nella speranza che non finisca come le
altre volte e non si passi da una cosa al suo contrario. Viene in mente
una poesia di Caproni, che così bene sembra rappresentare lo spirito
italico (o Italicum): “Saremo nuovi. Non saremo noi. Saremo altri, e
punto per punto riedificheremo il guasto che ora imputiamo a voi”.
Speriamo vivamente di no.
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MILANO – In corso fino a giovedì 27 febbraio
la rassegna del Nuovo Cinema israeliano organizzata dalla Fondazione
Centro di documentazione ebraica contemporanea e Fondazione Cineteca
Italiana in collaborazione con il Centro culturale Pitigliani di Roma.
Appuntamento allo Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2). Programma
completo su www.cdec.it.
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Progetti Otto per Mille Presentazione
domande |
Scadrà il 28 febbraio il termine per la
presentazione dei progetti da realizzare con il contributo Otto per
Mille. Gli Enti o associazioni interessati dovranno compilare
l'apposita scheda dimostrando di aver presentato il modello EAS
all'Agenzia delle Entrate. La Commissione Bilancio e Otto per Mille
valuterà l'ammissibilità dei progetti e proporrà l'assegnazione del
contributo previa approvazione del Consiglio dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane.
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“Piazza antisemita?
Non credete a Putin” |
“Piazza nazionalista e antisemita? Non
credete alle bugie di Putin” lo sostiene il filosofo e scrittore ebreo
francese Bernard-Henry Lévy sulle colonne del Corriere, spiegando
perché la rivoluzione in Ucraina non è nelle mani dell’estrema destra,
che anzi sarebbe in forte calo di consensi.
Continua il lavoro del governo di Matteo Renzi per perfezionare la
squadra scegliendo viceministri e sottosegretari. La Stampa si occupa
del tema ponendo un forte accento sulla volontà del premier di affidare
il ruolo di responsabile del Dipartimento economico di Palazzo Chigi al
deputato italo-israeliano Yoram Gutgeld, suo storico consigliere in
materia.
Sul Giornale Fiamma Nirenstein traccia un quadro delle sfide che
l’esecutivo si troverà ad affrontare in politica estera.
Al Museo ebraico di Roma presentato, con l’intervento del presidente
della Comunità Riccardo Pacifici, il documentario che racconta la
visita della nazionale di calcio italiana ad Auschwitz (Gazzetta dello
Sport). Su diversi giornali, la notizia in breve della sanzione
inflitta in Germania a un tifoso del Borussia Dortmund per aver rivolto
il saluto nazista: bandito dallo stadio fino al 2020 (Gazzetta).
Milano. Al cimitero di Musocco, il Comune ha fatto rimuovere la
bandiera della Repubblica sociale italiana esposta nel campo in cui
sono sepolti soldati repubblichini e fascisti uccisi nel periodo della
Liberazione, sostituendola con il tricolore. La decisione ha suscitato
le proteste di Riccardo De Corato, consigliere di Fratelli d’Italia
(Repubblica).
Israele. Sull’Osservatore romano il vertice bilaterale tra lo Stato
ebraico e la Germania, con l’incontro del cancelliere Angela Merkel col
premier Benjamin Netanyahu.
Tensione sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme (Repubblica).
Sulla Stampa Maurizio Molinari racconta la sfida di Natalie Portman per
girare nella Capitale israeliana il film tratto dall’autobiografia di
Amos Oz “Una storia di amore e di tenebra” e l’impegno del sindaco Nir
Barkat per portare in città le produzioni di Hollywood.
Sul Corriere una interessante riflessione del germanista e
intellettuale Claudio Magris su come nell’età di Internet, con la
moltiplicazione degli strumenti di conoscenza, sia in realtà
enormemente cresciuta l’ignoranza. Tra gli esempi citati, quello della
parlamentare che non sapeva cosa fosse una sinagoga.
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il
ricordo in senato
Spadolini,
un amico sincero
“Nel
frammentato scenario politico della prima Repubblica Giovanni Spadolini
è stato per molti ebrei italiani un punto di riferimento, e lo è stato
in modo costante: la sua coerenza nel sostenere le ragioni dello Stato
d’Israele e la sua amicizia per gli ebrei non sono mai venute meno, e
anzi, si sono manifestate con forza e senza tentennamenti proprio nei
momenti più difficili, in anni in cui lo Stato d'Israele non aveva
molti amici disposti a proclamarsi tali e per farlo ci volevano
convinzione e coraggio intellettuale. Se, come si suol dire, 'gli amici
si riconoscono nel momento del bisogno', Spadolini fu certamente un
amico vero e leale per Israele e per gli ebrei italiani che in quegli
anni si sentivano, ed erano, isolati e poco compresi dalla politica e
dai media”. Lo ha affermato il presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in occasione della presentazione al
Senato del volume 'Giovanni Spadolini, la questione ebraica e lo Stato
di Israele' (ed. Polistampa per la Fondazione Nuova Antologia) di
Valentino Baldacci. Un testo ricco di spunti, un viaggio che segue
l'evolversi del pensiero di Spadolini attraverso i vari ruoli ricoperti
nel corso di una carriera entusiasmante, sfaccettata, intensa:
direttore del Resto del Carlino e del Corriere della sera, parlamentare
della Repubblica, ministro dei Beni Culturali e della Difesa, capo del
governo, presidente del Senato, segretario del Partito Repubblicano
Italiano.
A Giovanni Spadolini e al nuovo volume sul suo rapporto con l'ebraismo
italiano e con Israele è dedicato anche un amplio approfondimento su
Pagine Ebraiche di marzo attualmente in distribuzione.
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israele
Nuove
tensioni da nord
“La
nostra politica è chiara. Non parlerò di cosa è stato rivendicato e
cosa no. In ogni caso, faremo tutto ciò che è necessario per difendere
la sicurezza dei nostri cittadini”. Non ha dato conferme il primo
ministro israeliano Benjamin Netanyahu sul presunto attacco da parte
dell'aeronautica militare israeliana ai danni di un convoglio di
Hezbollah nella regione di Baalbek (sul confine tra Siria e Libano). Se
sul punto Netanyahu, interrogato ieri da un giornalista durante la
conferenza stampa bilaterale con il cancelliere Angela Merkel, è dunque
rimasto vago nonostante ciò che appare tra le righe sia chiaro: pugno
duro contro i nemici di Israele. Oggi, invece, è arrivata la conferma
del raid ai danni di Hezbollah, il gruppo terroristico che opera nel
sud del Libano. L'obiettivo, un convoglio che stava portando dalla
Siria al Libano dei missili da mettere a disposizione
dell'organizzazione terroristica. Una mossa, quella israeliana, che
vuole indebolire uno dei nemici storici di Israele e che, secondo fonti
israeliane, starebbe preparando da tempo una reazione.
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Ticketless
- Blasphemy |
La
coincidenza di oggi tocca un tema delicato: il turpiloquio. Nella
conversazione ferroviaria, è la bestemmia che inquieta, più degli ormai
insopportabili Walter della Littizzetto, soprattutto nel linguaggio
giovanile. Serve poco ricordare chi impreca contro Dio davanti a un
videogioco ch,e sulla groppa di un asino, al tempo delle guerre di
religione, il bestemmiatore veniva costretto a girare per le vie con
una bella B stampata a fuoco sulla fronte: “Blasphemy”. Un caro amico,
cui sono legato da affetto profondo, con il passare degli anni ha
riscoperto le vie della spiritualità e del cristianesimo novecentesco è
diventato un interprete acuto. Non di rado i nostri percorsi di letture
si incrociano, da lui ho appreso sempre molte cose.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- La Shoah e Israele |
In
un articolo pubblicato sul notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24
dello scorso 21 febbraio, intitolato “Separare la Shoah da Israele”,
Anna Segre, nel commentare il dibattito svoltosi in un recente convegno
sul negazionismo, facendo propria l’osservazione secondo cui il vero
bersaglio dei negazionisti sarebbe lo Stato di Israele (“si nega la
Shoah per delegittimare lo Stato ebraico”), afferma la necessità di
“far comprendere che quando si parla di Shoah, Israele e la politica
mediorientale non c’entrano per nulla”, e di spezzare così un
“abbraccio mortale” (quello, appunto, tra Shoah e Israele) da cui, “per
il bene di Israele, dovremmo liberare tutti i discorsi, non solo quelli
degli altri ma anche i nostri”. “Più confondiamo e mescoliamo i
discorsi sulla Shoah e quelli su Israele, - conclude l’opinionista -
più facciamo il gioco degli antisemiti… Sarebbe bello poter
liberare Israele dalla Shoah, da questa cappa opprimente, da questa
caligine che confonde e avvelena tutti i discorsi, i nostri non meno di
quelli altrui”.
Siffatte affermazioni mi lasciano alquanto perplesso, per i loro
presupposti, il loro significato e le loro conseguenze.
Francesco Lucrezi, storico
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