
Paolo Sciunnach,
insegnante
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In un "midrash chassidico" (leggenda) legato
alla figura del Rebbe di Kotzk, che discuteva con un suo allievo sulla
presenza dei discendenti di Amalek ai nostri giorni, è sottolineato:
solo la famiglia di Haman è discendente di Amalek e nei loro riguardi
non vi è la proibizione di gioire per la caduta del nemico (cancellare
il ricordo di Amalek) ma riguardo agli altri persiani sussiste ancora
la proibizione, dal momento che non conosciamo la loro identità.
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Anna
Foa,
storica
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Esattamente settant'anni fa, il 24 marzo
1944 alle 15 circa, i primi camion carichi di prigionieri partivano da
via Tasso, la sede romana della Gestapo, e dal carcere di Regina Coeli
verso le Fosse Ardeatine. Poche ore dopo, i trecentotrentacinque
italiani destinati al massacro erano tutti morti. Fra loro,
settantacinque ebrei. Per celebrare questo anniversario, ho riletto un
piccolo testo straordinario, “Otto ebrei”, scritto da Giacomo
Debenedetti nel settembre 1944, e apposto all'edizione di “16 ottobre
1943”. “Otto ebrei” si apre con una dichiarazione fatta durante il
processo al questore Pietro Caruso dal commissario Raffaele Alianello,
che afferma di aver depennato dalla lista di quanti erano
destinati alla morte i nomi di otto ebrei, proprio perché ebrei. Da lì
Debenedetti fa partire una riflessione acutissima sul ruolo degli ebrei
e sul loro divenire da vittime fonte di benemerenza e patente di
antifascismo. La riflessione di Debenedetti sembra contenere già molte
delle problematiche e delle contraddizioni che animeranno il dibattito
negli anni successivi e alimenteranno la costruzione memoriale della
Shoah. E credo che questo sia un buon momento per leggerlo o per
rileggerlo.
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Un ciclo di incontri
sull'etica medica |
Un ciclo di incontri sull’etica medica
patrocinato dal Dipartimento Educazione e Cultura UCEI, avrà luogo nei
locali del Tempio dei Giovani sull’Isola Tiberina con cadenza
settimanale. Appuntamento ogni lunedì alle 20. Tra i rabbinim coinvolti
Roberto Colombo, Roberto Della Rocca, Riccardo Di Segni, Cesare Efrati,
Gianfranco Di Segni, Benedetto Carucci, Ariel Di Porto, Amedeo
Spagnoletto, Gavriel Levi, Umberto Piperno.
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Francia, affermazione
dell'estrema destra
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“Ricordare via Tasso e le Fosse Ardeatine
dovere comune di destra e sinistra”. Nel giorno del settantesimo
anniversario della strage del 24 marzo 1944, quando i nazisti
trucidarono 335 persone, Dino Messina sottolinea sul Corriere
l’importanza della memoria dell’accaduto e come essa riguardi tutti i
cittadini, dopo le polemiche circa la scelta del neoministro della
Cultura Dario Franceschini di dedicare al Museo di via Tasso a
rischio chiusura la sua prima visita ufficiale. Su Repubblica ampio
spazio al libro di Adachiara Zevi “Monumenti per difetto” (Donzelli
editore), già anticipato su Pagine Ebraiche aprile in distribuzione in
questi giorni. Tra i monumenti raccontati dal volume proprio il
mausoleo che ricorda la strage.
Repubblica Roma propone una panoramica degli appuntamenti per la
giornata.
In primo piano sui giornali il risultato del primo turno delle elezioni
amministrative francesi. Unanime l’analisi: doccia fredda per i
socialisti del presidente Francois Hollande, ma soprattutto trionfo per
il Fronte nazionale di Marine Le Pen. In attesa del ballottaggio, la
formazione di estrema destra, populista e antieuropeista ottiene
responsi positivi dalle urne in varie città importanti (tra gli altri,
Stefano Montefiori sul Corriere della Sera). Grande soddisfazione per
il risultato è stata espressa in un’intervista al Tempo dall’ex sindaco
di Roma Gianni Alemanno.
Ai segnali che le elezioni francesi mandano è dedicato l’editoriale in
prima pagina del Corriere della Sera.
Ancora sul Corriere, Roger Abravanel affronta il tema dell’approccio
del governo Renzi rispetto ai tagli alla spesa pubblica.
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24
marzo 1944 - 24 marzo 2014
Ardeatine,
Roma non dimentica
La
commozione di tutta Roma e di tutta Italia nel settantesimo
anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. La cerimonia, svoltasi
alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e
delle più alte cariche dello Stato, si è aperta con la deposizione di
una corona da parte dello stesso Napolitano per concludersi con la
preghiera ebraica del kaddish recitata dal rabbino capo Riccardo Di
Segni (ad accompagnarlo sul palco i rabbini Gianfranco Di Segni e
Alberto Funaro). Tra gli ospiti della solenne commemorazione, che ha
visto gli interventi del presidente dell'Anfim Rosetta Stame e del
segretario generale Aladino Lombardi (che ha letto i nomi di tutti e
335 gli assassinati), il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna, il presidente della Comunità ebraica
capitolina Riccardo Pacifici, l'assessore ai rapporti istituzionali
Ruben Della Rocca e il presidente della Fondazione Museo della Shoah di
Roma Leone Paserman.
"Bisogna
sempre saper ricordare che la pace non è un regalo o addirittura un
dato scontato e per quel che riguarda il nostro e gli altri paesi
europei è una conquista dovuta a quella unità europea, a quel progetto
europeo che oggi da varie parti si cerca di screditare", ha spiegato il
capo dello Stato ai giornalisti che lo hanno accolto al termine della
visita nei luoghi dove fu perpetrata la strage.
Di ferita “che è del paese intero, di chi ama la democrazia e di chi si
riconosce nei suoi valori fondanti” ha parlato invece il presidente
UCEI Gattegna, anch'egli a margine della cerimonia.
“Quanto è accaduto non può e non deve essere dimenticato. Vite spezzate
dall'odio e dalla barbarie, un abisso indicibile di violenza – ha
proseguito – che tanti lutti ha inflitto a questa città. Un dramma che
molti di noi vivono direttamente sulla propria pelle e su quella dei
propri cari”.
Una corona è stata inoltre deposta anche davanti al Tempio Maggiore
della Capitale. Assieme al rabbino capo Di Segni sono intervenuti il
sindaco di Roma Ignazio Marino e il presidente della Regione Lazio
Nicola Zingaretti. Dal rabbino capo è giunto un appello affinché si
rafforzi la memoria dei fatti storici avvenuti in città durante il
nazifascismo e possano essere risolte tutte le lacune ancora aperte in
questo senso.
(Nell'immagine in alto
rav Di Segni recita il kaddish, in basso l'abbraccio tra il presidente
UCEI Renzo Gattegna e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano)
a.s twitter
@asmulevichmoked
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ginevra
- dibattito ONU sui diritti umani
Tobia
Zevi (Wjc): "Territori,
no al Rapporto contro Israele"
Ventidue
pagine di velenose accuse contro Israele, dall'apartheid alla pulizia
etnica, redatte dal giurista statunitense Richard Falk, in cui si parla
degli insediamenti israeliani nella West Bank, di Gerusalemme Est e
della Striscia di Gaza. Ventidue pagine a senso unico, che vorrebbero
incentivare l'emarginazione internazionale dello Stato ebraico, ma in
cui non compare nemmeno una volta la parola Hamas. I rappresentanti
delle 47 nazioni rappresentate a Ginevra nel Consiglio dei Diritti
umani (tra cui l'Italia), organo sussidiario dell'Assemblea generale
dell'Onu, stanno ascoltando una requisitoria in cui l'unico imputato è,
come a Ginevra accade di frequente, Israele.
Fra gli interventi degli stati membri e delle organizzazioni
internazionali invitate a partecipare anche quello di un esponente
ebraico italiano, Tobia Zevi, che è stato delegato a portare la voce
del World Jewish Congress.
Daniel Reichel
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roma - 24
marzo 1944-24 marzo 2014
Università,
scuola di Memoria
“Cosa
importa a un ventenne di questa storia del passato? Perché studiare un
episodio del 1944, quando nessuno di voi era ancora nato?”. Dietro alla
provocatoria domanda di Ascanio Celestini si cela il significato della
Memoria. Di ricordare oggi, a settant’anni di distanza, l’eccidio delle
Fosse Ardeatine. E su queste riflessioni si sono soffermati i relatori
intervenuti all’appuntamento organizzato oggi dal Centro Romano di
Studi sull’Ebraismo (CeRSE) dell’Università degli Studi di Roma “Tor
Vergata” in memoria del settantesimo anniversario della strage compiuta
dai nazisti a Roma, in cui 335 persone furono trucidate. Oltre a
Celestini, a parlare dal palco dell’auditorium Morricone
dell’Università Tor Vergata a un pubblico di studenti universitari e
delle scuole superiori, la storica Anna Foa, il consigliere UCEI con
delega alla Memoria Victor Magiar, il presidente della Comunità ebraica
di Roma Riccardo Pacifici e lo storico Alessandro Portelli. A moderare
l’evento, aperto dai saluti istituzionali in rappresentanza del
rettorato, Claudia Hassan, docente presso l’Università di Tor Vergata.
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BOLOGNA - LEGGERE PER CRESCERE
Lo
yiddish vince e torna bambino
Un
alfabeto di poesie yiddish per bambini, Mejn Alef Bejs, è il vincitore
del Bologna Ragazzi Award, nella categoria Non Fiction. I giurati della
Bologna Children’s Book Fair, il più grande evento internazionale
dedicato all’editoria per bambini e ragazzi che apre oggi, hanno votato
all’unanimità e scritto nelle motivazioni del premio che il libro,
pubblicato dall’associazione polacca di cultura ebraica Czulent di
Cracovia, è “un lavoro singolare, sapiente dal punto di vista
della grafica, che risulta moderno e tradizionale al contempo”. I testi
del poeta Jehoszua Kaminski, ebreo polacco che scriveva in Yiddish,
sono illustrati dalla giovanissima Urszula Palusinska che ieri ha anche
animato un laboratorio, nel padiglione di Non ditelo ai grandi - la
libreria internazionale che apre al pubblico le porta della fiera. A
partire dalla forma delle lettere dello yiddish i bambini hanno
costruito storie di animali, fra risate, colori, forbici e carta
colorata.
Il libro ha un terzo autore, Wojciech Wilczyk, che - basandosi su una
traduzione della filologa Szymaniak - ha adattato le rime di Kaminski
in polacco, in modo che a ogni lettera corrispondano entrambe le
versioni. E tre sono pure i volumi della serie pubblicata da Czulent,
grazie al lavoro della giornalista Anna Makowka: oltre a Mejn Alef Bejs
sono stati pubblicati A Majse - versi in Yiddish che insegnano a
contare giocando con le tradizioni ebraiche - e Jontew Leader, le cui
rime presentano le principali feste e ricorrenze.
Ada Treves twitter
@atrevesmoked
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BOLOGNA - LEGGERE PER CRESCERE
L’arte
di Israele protagonista
Grande
spazio a Israele oggi alla Children’s Book Fair di Bologna, dove si
riunisce tutto il mondo dell’editoria per ragazzi: nella parte
riservata ai professionisti del settore si terranno due interventi di
Orit Bergman, illustratrice e scrittrice, le cui opere danno un
carattere forte allo stand, allestito con grande cura nel padiglione
30. Il primo momento sarà incentrato sul rapporto fra testo e
illustrazione, mentre più tardi verrà presentato il suo ultimo libro,
parzialmente autobiografico “Diary of a shark catcher” (Diario di un
cacciatore di squali). Protagonista della giornata anche Orna Granot,
curatrice della sezione dedicata al libro illustrato per l’infanzia
dell’Israel Museum di Gerusalemme, che a Pagine Ebraiche - nel testo
che segue - ha raccontato lo sviluppo dell’illustrazione nel suo paese,
e come il lavoro degli artisti israeliani si sia trasformato negli
anni, pur mantenendo caratteristiche che lo rendono molto particolare e
apprezzato ben fuori dai confini del paese.
E le tavole originali di una quindicina di illustratori israeliani
saranno esposte fino al 4 maggio al Museo Ebraico di Bologna, dove
questa sera la mostra verrà inaugurata dopo Disegni di frontiera, la
lezione con cui aprirà la serata il professor Antonio Faeti, che per
primo ha insegnato Letteratura per l’infanzia all’università.
Parteciperanno all’inaugurazione della mostra anche Emilio Campos,
presidente del museo, l’addetta culturale dell’ambasciata d’Israele
Ofra Farhi e Anna Forlati, dell’associazione culturale Teatrio di
Venezia, organizzatrice della mostra. E torneranno a intervenire anche,
dopo la giornata in fiera, Orna Granot e Orit Bergman.
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KKL
e Expo insieme per la Giornata dell’Acqua
Israele,
agricoltura per il mondo
Raccontare
l’eccellenza d’Israele nel mondo nel campo dell’agricoltura, delle
tecnologie legate all’acqua, della lotta al deserto, delle energie
pulite. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, il Kenen
Kaymet LeIsrael, il fondo per l’ambiente più antico del mondo, propone
un ciclo di incontri con il patrocinio di Expo 2015. A intervenire alla
prima conferenza a Milano, sono stati il presidente del Kkl Silvio
Tedeschi, Ami Uliel, direttore dei Centri R&D nella zona del Negev,
Yechiel Cohen, rappresentante Kkl per la collaborazione con i Paesi in
via di Sviluppo, il direttore Affari istituzionali di Expo Roberto
Arditti, l’assessore all’ambiente di Regione Lombardia (che ha
patrocinato l’evento) Claudia Terzi, moderati dal direttore di Corriere
Sette Pier Luigi Vercesi. Gli incontri proseguiranno oggi a Torino,
domani a Firenze e mercoledì a Roma.
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Qui
Milano - Libri
Memoria
prima della Memoria
Che
cosa significava studiare lo sterminio, scoprire gli orrori dei campi,
denunciare le atrocità del nazifascismo, quando nel mondo fumavano
ancora le macerie della seconda guerra mondiale, quando le parole
Shoah, Memoria, Auschwitz, non avevano ancora assunto il significato di
oggi nella coscienza collettiva? A ricostruire e riflettere sul lavoro
di quei primissimi anni dopo la fine del fascismo in Italia è il volume
dal significativo titolo Auschwitz prima di “Auschwitz” (Ombre Corte
editore) dello storico Costantino Di Sante, che ripercorre l’opera di
Massimo Adolfo Vitale, alla guida del Comitato ricerche deportati
ebrei. A spiegare la valenza del lavoro è la storica del Cdec e
consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Liliana
Picciotto, che è intervenuta negli scorsi giorni a Milano alla
presentazione del libro organizzata da Anpi, Aned e Cdec.
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Pio
XII e la farsa Pave the Way |
Secondo
il suo stesso racconto, Gary Krupp, un ebreo americano che faceva il
rappresentante di apparecchi terapeutici per malati di vario tipo, fu
sorpreso una diecina di anni fa, tornando a casa, nel vedere che sul
proprio telefono lampeggiava una lampadina. Era il segnale fatidico che
avrebbe mutato tutta la sua vita. All’altro capo dell’apparecchio c’era
niente di meno che il Rappresentante della Santa Sede presso le Nazioni
Unite a New York, la stessa città dove abitava Krupp. Il cuore gli
batteva forte mentre il diplomatico vaticano gli comunicava la grande
notizia: il papa in persona aveva deciso di concedere una
medaglia-ricordo, credo alla memoria di San Cristoforo, al signor
Krupp, in segno di riconoscenza per le donazioni di materiale medico
fatte a un ospedale cattolico. Krupp stentava a credere ai propri occhi
quando gli fu consegnata la medaglia.
Da quel momento la sua vita non fu più la stessa, poiché decise di
dedicarla a Pio XII, o piuttosto a mutare il pessimo ricordo che ne
avevano gli ebrei.
Sergio Minerbi, diplomatico
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Oltremare
- Prima di Tel Aviv |
Achuzat
Bayit è stato il nome originale di Tel Aviv, e chissà se la città
avrebbe avuto il successo odierno se non avesse cambiato nome. Con
subito lì quella lettera "chet" dal suono gutturale raschiato che solo
gli Yemeniti sanno ancora pronunciare come si deve, non proprio un
invito all'ascolto. E poi la parola bayt, casa, quasi messa a
bilanciare, addolcire il senso ed il suono. Però, come per Tel Aviv,
anche una Achuzat Bayit sarebbe stata ben difficile da storpiare: altro
che la petrosa Zfat che diventa una morbida Safed per il naturale
bisogno di vocali delle lingue non semitiche.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Tea
for two - Incontri |
Questi
mesi di cattività milanese mi hanno permesso qualcosa di prodigioso: la
possibilità di conoscere una quantità considerevole di esseri umani.
Dai miei colleghi che rispondono in coro 'Shabbat shalom' quando il
venerdì pomeriggio taglio la corda prima del tempo, a F. e A. che
mangiando a un sushi dove ho lasciato un decimo dello stipendio si sono
sorbiti le mie teorie strampalate su La versione di Barney.
Rachel Silvera, studentessa
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