Gianfranco
Di Segni,
Collegio rabbinico italiano
|
Shabbat scorso ho letto l’articolo di
Adachiara Zevi in Pagine Ebraiche di aprile sui monumenti in ricordo
della Shoah. Sono rimasto colpito da un dettaglio del Memoriale di
Berlino realizzato da Peter Eisenman nel cuore della città. Il
monumento consiste in “2711 pilastri a quote diverse”.
|
|
Leggi
|
Anna
Foa,
storica
|
Contrariamente all'immagine ancora diffusa
dell'ebreo che si fa portare come una pecora al macello, gli ebrei si
sono ribellati, quando è stato loro appena possibile, ai nazisti nei
ghetti e nei campi, e fin sulla soglia della camera a gas. Hanno
combattuto nel ghetto di Varsavia e hanno combattuto in tutta Europa
insieme ai partigiani. In Italia, gli ebrei erano numerosi nel CLN, a
tutti i livelli: nelle bande partigiane, nei gappisti nelle città, ai
livelli dirigenti della Resistenza, basti pensare a Leo Valiani, a
Giorgio Diena, a Vittorio Foa, a Emanuele Artom, a Primo Levi, a
Eugenio Curiel, a Eugenio Colorni, a Pino Levi Cavaglione, ad Alberto
Terracina, ai tanti altri che combatterono contro i nazisti ed i
fascisti. La Brigata Ebraica, integrata nell'armata britannica, ebbe
negli ultimi mesi della guerra un ruolo importante nella liberazione
dell'Emilia Romagna, con la sua bandiera che viene oggi fischiata e
contestata da piccoli gruppi settari ed ignoranti della nostra storia.
Gli ebrei combattevano allora, almeno nel nostro paese, insieme agli
altri resistenti, facevano parte di una lotta comune e non lottavano
solo per salvare gli ebrei, che pure dei nazifascisti erano le prede
più immediate. Questo vuol dire che nella memoria della Resistenza gli
ebrei hanno il loro posto insieme agli altri italiani. Che la bandiera
della Brigata Ebraica deve sfilare fra quelle delle brigate partigiane,
brigate dove erano presenti tanti ebrei italiani. Non possiamo lasciare
che la prepotenza di pochi e l'ignoranza di troppi separi gli ebrei
italiani dagli altri italiani, che gli ebrei che vogliono prendere il
loro posto nel ricordo della Liberazione, che è stata di tutti, siano
emarginati, separati, considerati estranei. Non vogliamo un ghetto
nella memoria.
|
|
|
MILANO - L'inizio di qualcosa di bello.
Questo il titolo dell'ultimo libro della scrittrice israeliana Lizzie
Doron, edito da Giuntina, che sarà presentato al Teatro Parenti questa
sera (18.30) in un evento organizzato dalla casa editrice e dalla
Comunità ebraica di Milano.
|
|
|
Abbas di fronte alla Shoah |
“Inaccettabile la frase sui lager”. Così il
primo ministro Matteo Renzi, intervistato da Lucia Annunziata su Rai
Tre, ha commentato le recenti dichiarazioni in materia del leader di
Forza Italia Silvio Berlusconi (Corriere della Sera, che sceglie
proprio questo passaggio per il titolo del testo sul contenuto della
trasmissione).
Nel giorno in cui in Israele si celebra Yom HaZikaron laShoah
ve-laG’vurah, il ricordo della Shoah e dell’eroismo, ampio spazio sui
giornali alle dichiarazioni del presidente dell’Autorità nazionale
palestinese Abu Mazen, che in un messaggio diffuso alla vigilia
dell’appuntamento in arabo e in inglese ha riconosciuto lo sterminio
del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale, definendolo “il
più atroce crimine dell’era moderna”.
“È la prima volta che un leader palestinese compie tale passo, sfidando
un tabù nel mondo arabo dove prevalgono spesso le teorie negazioniste –
scrive Maurizio Molinari sulla Stampa.
|
|
Leggi
|
|
|
Qui
Ferrara
Meis,
uno sguardo verso il futuro
Entro
la metà del 2016 la prima parte del Museo Nazionale dell'Ebraismo
italiano e della Shoah sarà operativa. A spiegarlo, Carla Di Francesco,
direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Emilia
Romagna nonché consigliere della Fondazione Meis, in occasione
dell'incontro “Il Meis: lo stato dell'arte”, appuntamento del secondo
giorno della Festa del Libro ebraico di Ferrara. Nell'arco dell'evento,
il presidente della Fondazione Meis Riccardo Calimani ha spiegato come
il museo vuole affermarsi come “un punto di riferimento per la storia
ebraica in Italia e per l'Europa”. L'importanza sul piano nazionale del
progetto ferrarese è stata ribadita ieri dal ministro della Cultura
Dario Franceschini, presente all'inaugurazione della mostra di Emanuele
Luzzati nelle sale della Palazzina di via Piangipane, primo nucleo del
futuro Meis. A sottolineare, invece, l'impegno della città nella
realizzazione e riuscita dell'iniziativa, il sindaco di Ferrara Tiziano
Tagliani. Altri appuntamenti hanno poi caratterizzato la domenica
ferrarese, tra cui l'assegnazione del premio di cultura ebraica Pardes
- giunto alla terza edizione - alla scrittrice israeliana Lizzie Doron,
al giornalista Enrico Mentana e all'attore Gioele Dix (a presentare
l'evento, la giornalista Daria Gorodisky); a seguire, la riflessione
degli storici Luca Alessandrini (direttore dell'istituto storico
Parri), Marcello Pezzetti (direttore scientifico del Museo della Shoah
di Roma), affiancati dal rabbino capo di Ferrara rav Luciano Caro sul
delicato tema Yom HaShoah: il dopo Shoah. A moderare l'incontro Anna
Quarzi, presidente dell'Isco di Ferrara.
Leggi
|
qui
ferrara
Marrani,
il dibattito è aperto
Una
storia poco conosciuta al grande pubblico, affascinate quanto dolorosa.
Ad aprire questa mattina la terza giornata della Festa del Libro
ebraico di Ferrara il convegno “Conversos, marrani e nuove comunità
ebraiche nella prima età moderna”, curato dalla professoressa Myriam
Silvera, docente dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Una
tre giorni di lavori, con la partecipazione di studiosi ed esperti di
livello internazionale, incentrata dunque sulla figura dei marrani,
ebrei della penisola iberica costretti alla conversione al
cristianesimo dalle persecuzioni esplose sul finire del XIV secolo. Il
percorso di questa realtà lungo i secoli, soggetta alle violenze
dell'Inquisizione, ha avuto un evoluzione peculiare, lasciando la
propria impronta in diverse parti d'Europa, toccando l'Olanda così come
il Meridione italiano. A intervenire questa mattina ai lavori, che
proseguiranno nel pomeriggio, Yosef Kaplan dell'Università Ebraica di
Gerusalemme (La diaspora sefardita occidentale vista attraverso la
storia di Christobal Mendes, converso portoghese del XVII secolo), Pier
Cesare Ioly Zorattini dell'Università di Udine (L’Università degli
Ebrei e i conversos nella Venezia del Cinquecento) e Claude B.
Stuczynski dell'Università Bar Ilan (Il marranesimo come
contro-cultura: conseguenze e rischi). A introdurre il convegno,
moderato da Myriam Silvera, il presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il presidente della Fondazione Meis
Riccardo Calimani.
Leggi
|
Yom
HaShoah - israele si ferma
Non
c'è vita senza Memoria
Alle
10 in punto suona la sirena e per due minuti la vita si ferma. Questo
l’attimo fondamentale in cui tutta Israele celebra Yom HaZikaron
laShoah ve-laG’vurah, il ricordo della Shoah e dell’eroismo, a scuola,
sul posto di lavoro, per strada. Giovani, anziani, donne, uomini,
bambini, di ogni provenienza e religione, pedoni, macchine, autobus,
immobili, a riflettere.
Un momento in cui la nazione si stringe per rendere omaggio alle
vittime innocenti del nazifascismo, ma si trova davanti anche agli
interrogativi circa il suo presente e il suo futuro, come hanno
ricordato il presidente Shimon Peres e il primo ministro Benjamin
Netanyahu intervenendo alla cerimonia per Yom HaShoah allo Yad Vashem
di Gerusalemme.
Leggi
|
yom
hashoah
L'Italia
ebraica ricorda
Sono
le nove di mattina spaccate, le dieci in Israele, quando le sirene
risuonano al Portico d'Ottavia. Centoventi secondi esatti in cui tutto
si ferma: i passanti interrompono le proprie attività, i movimenti
cessano, tutti in piedi stretti in raccoglimento. A Roma come a
Gerusalemme, Haifa e Tel Aviv nell'accogliere, con la massima
solennità, il Giorno del ricordo delle vittime della Shoah e della
rivolta del Ghetto di Varsavia istituito dallo Stato di Israele nel
1953 con firma del primo ministro David Ben Gurion. Davanti
all'ingresso della scuola, cuore pulsante del quartiere, si incontrano
tra gli altri il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici e
il rabbino capo Riccardo Di Segni. Numerosi inoltre gli ebrei romani
ritrovatisi nelle scorse ore al Tempio Maggiore per una cerimonia
commemorativa che ha attraversato l'intera Italia ebraica con preghiere
e cerimonie nelle diverse sinagoghe.
Un momento per ricordare, ma anche un’occasione per riflettere e capire
quale risposta è necessario elaborare, con intelligenza, nei confronti
del riemergere di fenomeni di intolleranza e odio. Così il rabbino capo
di Milano Alfonso Arbib ha descritto questa data nel corso della
cerimonia organizzata al Tempio centrale da Associazione Figli della
Shoah, Fondazione Centro di Documentazione ebraica contemporanea,
Comunità, Fondazione Memoriale e Rabbinato centrale. A leggere i nomi
dei deportati milanesi 18enni iscritti a tutte le scuole ebraiche e
non, che hanno partecipato alla cerimonia insieme a tanti ragazzi dei
movimenti giovanili Hashomer Hatzair e Bene Akiva. In sala il
vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto
Jarach, il presidente della kehillah milanese Walker Meghangi e il
vicepresidente Daniele Cohen, che ha portato il saluto della Comunità.
A ricordare Yom HaShoah anche une cerimonia organizzata alla scuola
ebraica.
A Venezia invece prima il kaddish, poi un minuto di silenzio davanti ai
lumi posti sul memoriale della Shoah in campo di Ghetto Nuovo. Sei
fiammelle in ricordo di altrettanti milioni di ebrei sterminati nei
campi di concentramento. Più di duecento persone tra uomini, donne,
vecchi e bambini che a Venezia non poterono nulla davanti alla
scelleratezza di quel regime che voleva cancellare il loro nome dalla
storia. Proprio per onorare la memoria di tutti coloro che hanno subito
le deportazioni nazifasciste e che hanno trovato la loro fine nei campi
di sterminio, rav Avraham Dayan ha tenuto un Limmud in centro sociale
sul significato della santificazione del nome durante la Shoah.
|
25
aprile – Qui Milano
La
Resistenza, le bandiere e noi
“È
un modo di fare che ci porta un passo indietro nei rapporti. Sono molto
dispiaciuto. La politica non dovrebbe mescolarsi con la religione”. Il
presidente della Comunità ebraica di Milano commenta così la
dichiarazione del portavoce del Caim (Coordinamento associazioni
islamiche Milano) Davide Piccardo, secondo cui “andare alla
manifestazione del 25 aprile con la bandiera israeliana significa
insultare la Resistenza”.
“Solo pochi giorni fa Piccardo ci aveva chiesto un incontro, che
avremmo fatto volentieri, così come abbiamo ottimi rapporti con altre
associazioni islamiche. A tutti coloro che vorrebbero impedire di
andare in piazza sotto le insegne della Brigata ebraica, o con le
bandiere d’Israele, vorrei suggerire la lettura di qualche libro di
storia, e magari un viaggio in Israele, per conoscerne la vera realtà e
la grande democrazia” spiega ancora Meghnagi.
L’episodio arriva in un momento di tensione, dopo gli attacchi rivolti
ai simboli della Brigata ebraica e a coloro che hanno scelto di
festeggiare il 25 aprile sotto le sue insegne per celebrare la memoria
di quei soldati arrivati da lontano per restituire all’Italia la
libertà.
Pur condannando la dichiarazione del portavoce del Caim (definita “una
bestialità”) e chi “ha insolentito le bandiere con la stella di Davide
confermando la persistenza di un antisemitismo di sinistra mascherato
da antisionismo” allarga la riflessione il giornalista Gad Lerner che
parla di “scelta regressiva e di una forzatura storica” attaccando “i
dirigenti delle Comunità ebraiche italiane”.
Una riflessione, quella di Lerner, che non riscuote molto consenso,
come risulta ben evidente da quanto scrive oggi su Pagine Ebraiche
24 la storica Anna Foa.
Leggi
|
"Chi
denigra gli altri, si denigra" |
Gli
psicologi potrebbero aiutarci a capire cos’è che spinge alcuni a
insultare persone che non gli hanno arrecato danno alcuno. Quando
l’insulto è indirizzato a un rabbino o a un prete, può trattarsi forse
di un odio subliminale per la religione. Sergio Minerbi, che conosco a
malapena, sembra avere una specie di ossessione per la mia persona. Se
avesse avuto una educazione religiosa conoscerebbe le parole dei nostri
saggi del Talmud: "Kol haposel, bmumo posel", colui che denigra gli
altri, denigra se stesso.
Dato che questo suo impulso sembra essere incontrollabile, presumo che
io debba mostrare compassione verso di lui e pregare che il Santo
Benedetto, i cui Comandamenti egli pare ignorare, gli conceda il Suo
perdono.
Mentre non ho alcuna intenzione di controbattere ai suoi sciocchi
insulti, che darebbe loro una dignità che non meritano, ho il dovere in
nome della verità di non ignorare le menzogne contenute nel suo
attacco. Conseguentemente, devo chiarire che non ho mai, ripeto mai
organizzato un viaggio di rabbini ad Auschwitz. Che io sappia, le
uniche attività di rabbini che mi sia mai stato chiesto di aiutare a
organizzare sono stati gli incontri interreligiosi ufficiali del Gran
Rabbinato di Israele.
Rav David Rosen
Direttore internazionale per i rapporti interreligiosi
dell’American Jewish Committee (AJC)
e Consigliere al Gran Rabbinato di Israele
|
|
Oltremare
- Pertini e Ben Gurion |
Dal
"Sandro Pertini" al "Ben Gurion" non è mai linea retta, ma spezzata da
un altro aeroporto, agente di disturbo e di perdita di concentrazione.
Come si lascia terra per alzarsi sopra alle colline e montagne di
Torino, avrebbe senso dare un ultimo sguardo e poi in un batter d'ali
ritrovarsi con i piedi nella sabbia chiara oltremare.
Daniela Fubini, Tel Aviv
Leggi
|
|
In
cornice - Coprire la tragedia |
Gustav
Metzger (1926) non è l’artista più famoso a trattare di Shoah – il
museo di Tel Aviv gli sta ora dedicando la sua prima, piccola personale
– ma rivela molto dei sentimenti che provano i sopravvissuti. Fuggito a
Londra con uno dei treni carichi di bambini tedeschi spediti oltre
Manica, Metzger continua a riflettere attorno al pensiero di Thomas
Adorno secondo il quale era impossibile creare arte dopo la Shoah.
Daniele Liberanome, critico d'arte
Leggi
|
|
Frankl
e il significato della vita |
Il
28 aprile celebriamo in Israele la Giornata della Shoah e della Gvurah
- L’Olocausto e l’Eroismo. Ricorderemo soprattutto che il popolo
ebraico esiste, continua a rinascere giorno dopo giorno e a
ricostruirsi nonostante le vicissitudini. Nei licei israeliani il
programma ministeriale di storia dei sedicenni è dedicato alla Shoah.
Quest’anno è stato dedicato a Victor Frankl (Vienna, 26 marzo 1905 –
Vienna, 2 settembre 1997) neurologo, psichiatra e filosofo austriaco.
Edna Angelica Calo Livne
Leggi
|
|
|