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28 aprile 2014 - 28 Nissan 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Gianfranco
Di Segni,
Collegio rabbinico italiano
Shabbat scorso ho letto l’articolo di Adachiara Zevi in Pagine Ebraiche di aprile sui monumenti in ricordo della Shoah. Sono rimasto colpito da un dettaglio del Memoriale di Berlino realizzato da Peter Eisenman nel cuore della città. Il monumento consiste in “2711 pilastri a quote diverse”.
 
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Anna
Foa,
storica
Contrariamente all'immagine ancora diffusa dell'ebreo che si fa portare come una pecora al macello, gli ebrei si sono ribellati, quando è stato loro appena possibile, ai nazisti nei ghetti e nei campi, e fin sulla soglia della camera a gas. Hanno combattuto nel ghetto di Varsavia e hanno combattuto in tutta Europa insieme ai partigiani. In Italia, gli ebrei erano numerosi nel CLN, a tutti i livelli: nelle bande partigiane, nei gappisti nelle città, ai livelli dirigenti della Resistenza, basti pensare a Leo Valiani, a Giorgio Diena, a Vittorio Foa, a Emanuele Artom, a Primo Levi, a Eugenio Curiel, a Eugenio Colorni, a Pino Levi Cavaglione, ad Alberto Terracina, ai tanti altri che combatterono contro i nazisti ed i fascisti. La Brigata Ebraica, integrata nell'armata britannica, ebbe negli ultimi mesi della guerra un ruolo importante nella liberazione dell'Emilia Romagna, con la sua bandiera che viene oggi fischiata e contestata da piccoli gruppi settari ed ignoranti della nostra storia. Gli ebrei combattevano allora, almeno nel nostro paese, insieme agli altri resistenti, facevano parte di una lotta comune e non lottavano solo per salvare gli ebrei, che pure dei nazifascisti erano le prede più immediate. Questo vuol dire che nella memoria della Resistenza gli ebrei hanno il loro posto insieme agli altri italiani. Che la bandiera della Brigata Ebraica deve sfilare fra quelle delle brigate partigiane, brigate dove erano presenti tanti ebrei italiani. Non possiamo lasciare che la prepotenza di pochi e l'ignoranza di troppi separi gli ebrei italiani dagli altri italiani, che gli ebrei che vogliono prendere il loro posto nel ricordo della Liberazione, che è stata di tutti, siano emarginati, separati, considerati estranei. Non vogliamo un ghetto nella memoria.
 
MILANO - L'inizio di qualcosa di bello. Questo il titolo dell'ultimo libro della scrittrice israeliana Lizzie Doron, edito da Giuntina, che sarà presentato al Teatro Parenti questa sera (18.30) in un evento organizzato dalla casa editrice e dalla Comunità ebraica di Milano.
 
Abbas di fronte alla Shoah
“Inaccettabile la frase sui lager”. Così il primo ministro Matteo Renzi, intervistato da Lucia Annunziata su Rai Tre, ha commentato le recenti dichiarazioni in materia del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (Corriere della Sera, che sceglie proprio questo passaggio per il titolo del testo sul contenuto della trasmissione).
Nel giorno in cui in Israele si celebra Yom HaZikaron laShoah ve-laG’vurah, il ricordo della Shoah e dell’eroismo, ampio spazio sui giornali alle dichiarazioni del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, che in un messaggio diffuso alla vigilia dell’appuntamento in arabo e in inglese ha riconosciuto lo sterminio del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale, definendolo “il più atroce crimine dell’era moderna”.
“È la prima volta che un leader palestinese compie tale passo, sfidando un tabù nel mondo arabo dove prevalgono spesso le teorie negazioniste – scrive Maurizio Molinari sulla Stampa.
 
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  davar
Ucraina - allarme antisemitismo
Il sindaco Kernes colpito
in un'azione criminale

Una nuova azione violenta riporta l'Ucraina al centro delle cronache internazionali. Vittima Gennady Kernes, sindaco della città orientale di Kharkiv (la seconda più grande del paese), sorpreso alle spalle da alcuni colpi di arma da fuoco che lo hanno ridotto in fin di vita. Mentre è partita la caccia ai killer, Kharkiv sta subendo in queste ore un delicatissimo intervento chirurgico.
In carica dal 2010, Kernes appartiene alla popolazione ucraina che guarda verso la Russia ed è stato un forte oppositore del movimento europeista che ha animato la rivolta di piazza Maidan, anche se dopo l’insediamento del nuovo governo di Kiev ha ammorbidito le sue posizioni, dichiarandosi contrario alla secessione.
Il sindaco è stato immediatamente raggiunto in ospedale dal rabbino capo di Kharkiv Moshe Moskowitz. Ai giornalisti il rav ha raccontato di un uomo molto amato e attivo in ambito comunitario. “Preghiamo tutti per lui”, le sue parole.
Ancora non del tutto sovrapponibili le versioni riportate dai media.
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Qui Ferrara
Meis, uno sguardo verso il futuro
Entro la metà del 2016 la prima parte del Museo Nazionale dell'Ebraismo italiano e della Shoah sarà operativa. A spiegarlo, Carla Di Francesco, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna nonché consigliere della Fondazione Meis, in occasione dell'incontro “Il Meis: lo stato dell'arte”, appuntamento del secondo giorno della Festa del Libro ebraico di Ferrara. Nell'arco dell'evento, il presidente della Fondazione Meis Riccardo Calimani ha spiegato come il museo vuole affermarsi come “un punto di riferimento per la storia ebraica in Italia e per l'Europa”. L'importanza sul piano nazionale del progetto ferrarese è stata ribadita ieri dal ministro della Cultura Dario Franceschini, presente all'inaugurazione della mostra di Emanuele Luzzati nelle sale della Palazzina di via Piangipane, primo nucleo del futuro Meis. A sottolineare, invece, l'impegno della città nella realizzazione e riuscita dell'iniziativa, il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani. Altri appuntamenti hanno poi caratterizzato la domenica ferrarese, tra cui l'assegnazione del premio di cultura ebraica Pardes - giunto alla terza edizione - alla scrittrice israeliana Lizzie Doron, al giornalista Enrico Mentana e all'attore Gioele Dix (a presentare l'evento, la giornalista Daria Gorodisky); a seguire, la riflessione degli storici Luca Alessandrini (direttore dell'istituto storico Parri), Marcello Pezzetti (direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma), affiancati dal rabbino capo di Ferrara rav Luciano Caro sul delicato tema Yom HaShoah: il dopo Shoah. A moderare l'incontro Anna Quarzi, presidente dell'Isco di Ferrara.
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qui ferrara
Marrani, il dibattito è aperto
Una storia poco conosciuta al grande pubblico, affascinate quanto dolorosa. Ad aprire questa mattina la terza giornata della Festa del Libro ebraico di Ferrara il convegno “Conversos, marrani e nuove comunità ebraiche nella prima età moderna”, curato dalla professoressa Myriam Silvera, docente dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Una tre giorni di lavori, con la partecipazione di studiosi ed esperti di livello internazionale, incentrata dunque sulla figura dei marrani, ebrei della penisola iberica costretti alla conversione al cristianesimo dalle persecuzioni esplose sul finire del XIV secolo. Il percorso di questa realtà lungo i secoli, soggetta alle violenze dell'Inquisizione, ha avuto un evoluzione peculiare, lasciando la propria impronta in diverse parti d'Europa, toccando l'Olanda così come il Meridione italiano. A intervenire questa mattina ai lavori, che proseguiranno nel pomeriggio, Yosef Kaplan dell'Università Ebraica di Gerusalemme (La diaspora sefardita occidentale vista attraverso la storia di Christobal Mendes, converso portoghese del XVII secolo), Pier Cesare Ioly Zorattini dell'Università di Udine (L’Università degli Ebrei e i conversos nella Venezia del Cinquecento) e Claude B. Stuczynski dell'Università Bar Ilan (Il marranesimo come contro-cultura: conseguenze e rischi). A introdurre il convegno, moderato da Myriam Silvera, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il presidente della Fondazione Meis Riccardo Calimani.
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Yom HaShoah - israele si ferma
Non c'è vita senza Memoria
Alle 10 in punto suona la sirena e per due minuti la vita si ferma. Questo l’attimo fondamentale in cui tutta Israele celebra Yom HaZikaron laShoah ve-laG’vurah, il ricordo della Shoah e dell’eroismo, a scuola, sul posto di lavoro, per strada. Giovani, anziani, donne, uomini, bambini, di ogni provenienza e religione, pedoni, macchine, autobus, immobili, a riflettere.
Un momento in cui la nazione si stringe per rendere omaggio alle vittime innocenti del nazifascismo, ma si trova davanti anche agli interrogativi circa il suo presente e il suo futuro, come hanno ricordato il presidente Shimon Peres e il primo ministro Benjamin Netanyahu intervenendo alla cerimonia per Yom HaShoah allo Yad Vashem di Gerusalemme.
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yom hashoah
L'Italia ebraica ricorda
Sono le nove di mattina spaccate, le dieci in Israele, quando le sirene risuonano al Portico d'Ottavia. Centoventi secondi esatti in cui tutto si ferma: i passanti interrompono le proprie attività, i movimenti cessano, tutti in piedi stretti in raccoglimento. A Roma come a Gerusalemme, Haifa e Tel Aviv nell'accogliere, con la massima solennità, il Giorno del ricordo delle vittime della Shoah e della rivolta del Ghetto di Varsavia istituito dallo Stato di Israele nel 1953 con firma del primo ministro David Ben Gurion. Davanti all'ingresso della scuola, cuore pulsante del quartiere, si incontrano tra gli altri il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici e il rabbino capo Riccardo Di Segni. Numerosi inoltre gli ebrei romani ritrovatisi nelle scorse ore al Tempio Maggiore per una cerimonia commemorativa che ha attraversato l'intera Italia ebraica con preghiere e cerimonie nelle diverse sinagoghe.
Un momento per ricordare, ma anche un’occasione per riflettere e capire quale risposta è necessario elaborare, con intelligenza, nei confronti del riemergere di fenomeni di intolleranza e odio. Così il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib ha descritto questa data nel corso della cerimonia organizzata al Tempio centrale da Associazione Figli della Shoah, Fondazione Centro di Documentazione ebraica contemporanea, Comunità, Fondazione Memoriale e Rabbinato centrale. A leggere i nomi dei deportati milanesi 18enni iscritti a tutte le scuole ebraiche e non, che hanno partecipato alla cerimonia insieme a tanti ragazzi dei movimenti giovanili Hashomer Hatzair e Bene Akiva. In sala il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach, il presidente della kehillah milanese Walker Meghangi e il vicepresidente Daniele Cohen, che ha portato il saluto della Comunità. A ricordare Yom HaShoah anche une cerimonia organizzata alla scuola ebraica.
A Venezia invece prima il kaddish, poi un minuto di silenzio davanti ai lumi posti sul memoriale della Shoah in campo di Ghetto Nuovo. Sei fiammelle in ricordo di altrettanti milioni di ebrei sterminati nei campi di concentramento. Più di duecento persone tra uomini, donne, vecchi e bambini che a Venezia non poterono nulla davanti alla scelleratezza di quel regime che voleva cancellare il loro nome dalla storia. Proprio per onorare la memoria di tutti coloro che hanno subito le deportazioni nazifasciste e che hanno trovato la loro fine nei campi di sterminio, rav Avraham Dayan ha tenuto un Limmud in centro sociale sul significato della santificazione del nome durante la Shoah.

qui roma - dialogo
La sfida del confronto
Due papi, un comune impegno per l'incontro con il mondo ebraico che avrebbe lasciato il segno. All'indomani della grande cerimonia in San Pietro per Karol Wojtyla e Angelo Giuseppe Roncalli, un convegno organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio esplora in queste ore le dinamiche di “ebrei e cristiani in dialogo” partendo dalla figura di Giovanni XXIII per arrivare ai giorni nostri. Nella mattinata gli interventi di Marco Impagliazzo della Comunità di Sant'Egidio, dell'ex ministro Andrea Riccardi, del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e del direttore internazionale per i rapporti interreligiosi dell’American Jewish Committee David Rosen.

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25 aprile – Qui Milano
La Resistenza, le bandiere e noi
“È un modo di fare che ci porta un passo indietro nei rapporti. Sono molto dispiaciuto. La politica non dovrebbe mescolarsi con la religione”. Il presidente della Comunità ebraica di Milano commenta così la dichiarazione del portavoce del Caim (Coordinamento associazioni islamiche Milano) Davide Piccardo, secondo cui “andare alla manifestazione del 25 aprile con la bandiera israeliana significa insultare la Resistenza”.
“Solo pochi giorni fa Piccardo ci aveva chiesto un incontro, che avremmo fatto volentieri, così come abbiamo ottimi rapporti con altre associazioni islamiche. A tutti coloro che vorrebbero impedire di andare in piazza sotto le insegne della Brigata ebraica, o con le bandiere d’Israele, vorrei suggerire la lettura di qualche libro di storia, e magari un viaggio in Israele, per conoscerne la vera realtà e la grande democrazia” spiega ancora Meghnagi.
L’episodio arriva in un momento di tensione, dopo gli attacchi rivolti ai simboli della Brigata ebraica e a coloro che hanno scelto di festeggiare il 25 aprile sotto le sue insegne per celebrare la memoria di quei soldati arrivati da lontano per restituire all’Italia la libertà.
Pur condannando la dichiarazione del portavoce del Caim (definita “una bestialità”) e chi “ha insolentito le bandiere con la stella di Davide confermando la persistenza di un antisemitismo di sinistra mascherato da antisionismo” allarga la riflessione il giornalista Gad Lerner che parla di “scelta regressiva e di una forzatura storica” attaccando “i dirigenti delle Comunità ebraiche italiane”.
Una riflessione, quella di Lerner, che non riscuote molto consenso, come risulta ben evidente da quanto scrive oggi su Pagine Ebraiche 24  la storica Anna Foa.
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25 aprile - calabria
Un cedro per la Brigata Ebraica
Un cedro per rendere omaggio alla Brigata Ebraica. Un 25 aprile dal sapore speciale è stato celebrato nell’ex campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, dove in tanti si sono ritrovati nel nome del ricordo delle migliaia di soldati che arrivarono da quello che di lì a qualche anno sarebbe diventato Israele, per aiutare a liberare l’Italia. Grande la commozione nel rievocare non solo la storia recente del luogo, ma anche la rinascita ebraica che sta interessando la Calabria come altre regioni del Meridione.
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  pilpul
"Chi denigra gli altri, si denigra"
Gli psicologi potrebbero aiutarci a capire cos’è che spinge alcuni a insultare persone che non gli hanno arrecato danno alcuno. Quando l’insulto è indirizzato a un rabbino o a un prete, può trattarsi forse di un odio subliminale per la religione. Sergio Minerbi, che conosco a malapena, sembra avere una specie di ossessione per la mia persona. Se avesse avuto una educazione religiosa conoscerebbe le parole dei nostri saggi del Talmud: "Kol haposel, bmumo posel", colui che denigra gli altri, denigra se stesso. Dato che questo suo impulso sembra essere incontrollabile, presumo che io debba mostrare compassione verso di lui e pregare che il Santo Benedetto, i cui Comandamenti egli pare ignorare, gli conceda il Suo perdono.
Mentre non ho alcuna intenzione di controbattere ai suoi sciocchi insulti, che darebbe loro una dignità che non meritano, ho il dovere in nome della verità di non ignorare le menzogne contenute nel suo attacco. Conseguentemente, devo chiarire che non ho mai, ripeto mai organizzato un viaggio di rabbini ad Auschwitz. Che io sappia, le uniche attività di rabbini che mi sia mai stato chiesto di aiutare a organizzare sono stati gli incontri interreligiosi ufficiali del Gran Rabbinato di Israele.


Rav David Rosen
Direttore internazionale per i rapporti interreligiosi
dell’American Jewish Committee (AJC) 
e Consigliere al Gran Rabbinato di Israele


 Oltremare - Pertini e Ben Gurion
Dal "Sandro Pertini" al "Ben Gurion" non è mai linea retta, ma spezzata da un altro aeroporto, agente di disturbo e di perdita di concentrazione. Come si lascia terra per alzarsi sopra alle colline e montagne di Torino, avrebbe senso dare un ultimo sguardo e poi in un batter d'ali ritrovarsi con i piedi nella sabbia chiara oltremare.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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In cornice - Coprire la tragedia
Gustav Metzger (1926) non è l’artista più famoso a trattare di Shoah – il museo di Tel Aviv gli sta ora dedicando la sua prima, piccola personale – ma rivela molto dei sentimenti che provano i sopravvissuti. Fuggito a Londra con uno dei treni carichi di bambini tedeschi spediti oltre Manica, Metzger continua a riflettere attorno al pensiero di Thomas Adorno secondo il quale era impossibile creare arte dopo la Shoah.

Daniele Liberanome, critico d'arte
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Frankl e il significato della vita
Il 28 aprile celebriamo in Israele la Giornata della Shoah e della Gvurah - L’Olocausto e l’Eroismo. Ricorderemo soprattutto che il popolo ebraico esiste, continua a rinascere giorno dopo giorno e a ricostruirsi nonostante le vicissitudini. Nei licei israeliani il programma ministeriale di storia dei sedicenni è dedicato alla Shoah. Quest’anno è stato dedicato a Victor Frankl (Vienna, 26 marzo 1905 – Vienna, 2 settembre 1997) neurologo, psichiatra e filosofo austriaco.

Edna Angelica Calo Livne
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