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25 maggio 2014 - 25 Iyar 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Il libro di Devarim si apre con un nuovo censimento, dopo precedenti recentissimi raccontati nel libro di Shemot. Dio, spiega Rashi, conta e riconta il popolo di Israele come forma di affetto; come modo per averlo sempre presente alla Sua mente. E' dunque per Lui dolore quando qualcuno - assassinato in un museo, davanti a una scuola o a una sinagoga - manca all'appello.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
L’attentato di ieri appartiene al profondo antieuropeismo che è radicato in molta parte dell’opinione pubblica e che ieri ha scelto con efficacia: il tempo, una città, un quartiere specifico, un oggetto-memoria, un momento politico per esprimere con un solo atto che cosa pensa. Nell’ordine: l’Europa che non vuole; che cosa identifica con ciò che odia; chi vorrebbe espellere per fare un’altra Europa.
 
 
"Shoah, rigettiamo paragoni fuori luogo"
"Gli ebrei italiani assistono con sgomento e preoccupazione a una campagna elettorale in cui ripetutamente si evocano simbologie, fatti e personaggi di un passato terrificante per lanciare messaggi subliminali e denigrare avversari, nella illusoria speranza di raccogliere facili consensi fra un elettorato che in realtà è molto più maturo di quanto non si ritenga”. Così è intervenuto il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
 
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L'odio antisemita
colpisce Bruxelles
Opinione pubblica scossa dall’attacco antisemita di Bruxelles. La notizia occupa infatti le prime pagine dei principali giornali ed è corredata da intervista e approfondimenti che inquadrano l’episodio alla vigilia di un voto decisivo per il futuro delle istituzioni europee. Di attacco al cuore della civiltà ha parlato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in una dichiarazione diffusa al termine del riposo ebraico dello Shabbat e riportata, in ampi stralci, dal Corriere della sera (articolo a firma di Luigi Offeddu). “La nostra risposta a questa ennesima violenza – ha affermato il presidente UCEI – deve essere nella coesione di tutti coloro che si riconoscono in quei valori di pace, unità e fratellanza che i nostri nemici, i nemici dell’Europa libera e plurale sorta sulle ceneri di Auschwitz, cercano di mettere una nuova volta sotto attacco”.
 
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  davar
Qui bruxelles - attacco al museo ebraico
Renzo Gattegna: 'Violato il cuore dell'Europa civile'
Al termine dello Shabbat il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:

“Ancora una volta l’odio torna a colpire nel cuore della nostra civiltà mostrando il suo volto più bieco e miserabile. Ancora una volta innocenti cadono sotto i colpi del fanatismo e dell’intolleranza.
Nel piangere le vittime dell’attentato di Bruxelles esprimiamo preoccupazione e sgomento per un’Europa violata nella sua stessa anima da chi, animato da un’ideologia malata, cerca di sradicare dalle nostre vite la democrazia, i diritti, persino la speranza.
La nostra risposta a questa ennesima violenza deve essere nella coesione di tutti coloro che si riconoscono in quei valori di pace, unità e fratellanza che i nostri nemici, i nemici dell’Europa libera e plurale sorta sulle ceneri di Auschwitz, cercano di mettere una nuova volta sotto attacco. Per raggiungere questo obiettivo non possiamo quindi limitarci a generiche parole di condanna ma impegnarci a fondo in una mobilitazione coordinata a livello internazionale, guidata dalle forze dell’ordine dei diversi paesi, per individuare tutti i gruppi potenzialmente nocivi allo scopo di evitare che episodi simili avvengano in futuro.
A tal fine la nostra attenzione deve essere dedicata anche a far sì che cessino, nel nome di una mal interpretata libertà di espressione, iniziative illegali di natura razzista, xenofoba e antiebraica. Scoprire al più presto gli autori di questo orrendo crimine aiuterà a fare chiarezza sulla dimensione e sulla portata del pericolo che ci troviamo a fronteggiare”.

qui bruxelles - attacco al museo ebraico
Shock e condanna, le reazioni
di istituzioni e leader

Sgomento e condanna per l’attentato che durante lo Shabbat ha colpito il Museo ebraico di Bruxelles. Ancora poche le informazioni sulle dinamiche dell’accaduto: un uomo sarebbe sceso da un’auto guidata da un secondo individuo davanti all’istituto nel pieno centro della Capitale belga, e avrebbe cominciato a sparare, entrando e uccidendo una coppia di turisti israeliani Mira ed Emanuel Riva, e una volontaria, mentre un giovane impiegato del Museo, Alexandre, è ricoverato in ospedale in condizioni critiche. Non ci sarebbero rivendicazioni, né certezze sulla matrice, anche se le autorità hanno parlato di forti motivi per ritenere l’attacco di natura antisemita.
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israele
Attesa per l'arrivo di Bergoglio
Quarto papa a visitare Israele, Jorge Bergoglio lascia in queste ore Betlemme alla volta dell’aeroporto David Ben Gurion dove ad attenderlo è un’agenda ricca di appuntamenti.
La giornata di domani si annuncia come la più impegnativa: tra le varie soste della sua missione un momento di preghiera al Muro del Pianto, il raccoglimento davanti alla tomba di Theodor Herzl e la visita al Memoriale dello Yad Vashem.
Fa intanto discutere la decisione del papa di raccogliersi in preghiera davanti al muro che divide lo Stato di Israele dai territori sotto gestione dell'Autorità Nazionale Palestinese e, da quella sede, di lanciare un appello per un incontro di preghiera tra i rappresentanti di entrambi i popoli da tenersi prossimamente in Vaticano. "Io vivo a Roma – dichiara il rabbino capo Riccardo Di Segni a Tgcom24 – e la città del Vaticano è protetta da altissime mura per motivi storici. Ma nessuno può entrare in Vaticano senza mostrare il passaporto o fare i documenti. Nel giorno in cui si apriranno le mura vaticane e si darà libero accesso a tutti, allora io crederò a questa preghiera fatta di fronte al muro”.
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IL NUOVO SCENARIO POLITICO
L'odio che minaccia l'Europa
Le elezioni europee di questo 25 maggio si annunciano molto diverse dalle precedenti, anzitutto perché si potranno misurare le conseguenze della peggiore crisi economica dal ’29, anno da cui l’Europa precipitò nel più tragico scenario della sua storia. Sarà, dunque, anche un modo per riflettere sullo stato della coscienza collettiva europea a settant’anni dal secondo conflitto mondiale. Vediamo come ci si presenta il quadro elettorale. Il dato più appariscente, più volte discusso su queste pagine, è la crescita di una destra nazionalista, che non si rifà ai valori del costituzionalismo europeo. Il folto gruppo è capitanato dal Front National di Marine Le Pen, diretto discendente dei collaborazionisti di Vichy, che si appresta a diventare il primo partito di Francia. A ruota segue l’esperienza di governo dell’ultranazionalista ungherese Viktor Orban (appena riconfermato), che si ispira esplicitamente a un fantomatico modello euroasiatico, apertamente distante dal modello democratico occidentale. Innumerevoli sono le dichiarazioni di Orban in proposito. Ci sono, poi, il Partito delle Libertà dell’olandese Geert Wilders, la FPÖ austriaca di Strache, i Veri Finlandesi di Timo Soini, la Lega Nord di Matteo Salvini, per molta parte (a seconda dei giorni e delle convenienze propagandistiche) il M5S di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. All’estremo di questo estremismo, i partiti neonazisti: lo Jobbik ungherese e l’Alba Dorata greca. Le percentuali di consenso di questa compagine sono incredibili se viste con gli occhi solo di pochi anni fa: tra il 20 ed il 30% nei rispettivi Paesi. Gli argomenti di questi partiti sono comuni: messa in discussione dell’attuale UE, dell’Euro, rivendicazione dell’orgoglio nazionale, critica al processo di globalizzazione (riedizione dell’antico odio verso l’internazionalismo), islamofobia.
Anche a sinistra si registrano novità. La più significativa è l’affermazione di Alexis Tsipras in Grecia, il Paese più colpito dalla crisi, dunque luogo di osservazione privilegiato. Il partito del giovane leader greco è passato, in questi anni di declino economico, dal 3% al 30%, soppiantando di fatto la sinistra governativa del Pasok. Per le elezioni europee, il Partito di Tsipras si è proposto come lista traversale a tutto il continente, raccogliendo il malcontento diffuso per un centro-sinistra percepito come troppo accondiscendente verso l’attuale progetto europeo. Quali sono le posizioni di questa Lista? Nei fatti, non così distanti dal folto gruppo di destra: critica all’Europa germanocentrica, critica all’Euro (ricordate la minaccia di Tsipras del 2009?), rivendicazione di una sovranità nazionale contro l’ingerenza della Troika. E’ verissimo che le ispirazioni di fondo di destra e sinistra sono assai distanti, per certi versi diametralmente opposte, ma le conclusioni appaiono sinistramente simili, con la sola differenza di una maggiore dose di ambiguità nello schieramento che si rifà a Tsipras. Cosa avverrebbe se l’Europa rifiutasse la revisione degli attuali trattati richiesta da questa nuova sinistra europea? Insomma, le due novità della politica europea sono opposte, ma convergono su ricette simili, e noi sappiamo bene che quando acque superiori e inferiori si toccano, è il mabbul (diluvio).
Ci sarebbe da argomentare assai riguardo il modo in cui avvengono questi slittamenti culturali, sui modi in cui idee considerate fino a poco fa tabù riescano a insinuarsi in un quadro sociale e culturale estraneo, sulle strategie da adottare per respingere questi attacchi. Per ragioni di spazio e a motivo del giornale su cui scriviamo, optiamo per una “conclusione ebraica”, essendo anche gli ebrei coloro che maggiormente conservano la memoria degli anni ’30 e ’40. Spesso il mondo ebraico ha sostenuto, in funzione pro-Israele, le pulsioni islamofobe cavalcate dai partiti più conservatori. È una grave miopia. Così facendo si aprirà quella stessa deriva xenofoba che si rivolgerà inevitabilmente verso l’ebreo, lo straniero per definizione. I pronunciamenti di Marine Le Pen riguardo la carne di maiale nelle mense scolastiche francesi si inquadrano, in questo senso, in una cornice europea dove sovrapposizioni fra circoncisione islamica ed ebraica, kasherut e carne halal sono all’ordine del giorno. Non è cavalcando l’islamofobia europea che si difende Israele. Lo Stato ebraico è la principale vittima di una gigantesca guerra civile interna al mondo musulmano, che va avanti da almeno un secolo, spesso alimentata dalle fallimentari strategie occidentali. Uno scenario che non ha nulla a che fare con il quadro europeo, dove, negli ultimi decenni, si sono riversate masse di derelitti in fuga da fame e guerre, che, oggi, il fallimento delle politiche di integrazione in alcune aree del Continente rischia di spingere verso gli interessi del fondamentalismo terrorista. Già abbiamo visto esempi in questo senso. Al Liceo, avevo un professore di filosofia assai eccentrico, un vecchio prete scomunicato. Erano gli anni novanta e ci raccontava come l’immigrazione islamica fosse parte di una strategia che mirava a scatenare una guerra capace di abbattere il nemico dall’interno e come, con gli immigrati, entravano in Europa anche le armi. Mai avrei pensato che la tesi di un anziano prete scomunicato, che ancora praticava l’esorcismo, avrebbe penetrato la coscienza ebraica europea, quella che ha prodotto i Freud e gli Einstein. È bene uscire subito da questa ambiguità prima di finire come gli ebrei fascisti delusi da Mussolini; negli argomenti di Le Pen, Wilders, Strache il futuro è già scritto. E non c'è islamofobia che tenga.

Davide Assael 

qui Bruxelles - attacco al museo ebraico
Il racconto dei giovani italiani
Trovarsi a una cena con amici e facce nuove. Conoscere un ragazzo, chiacchierarci, scoprire la sua storia di giovane approdato a Bruxelles dopo varie tappe in giro per il mondo. Dopo pochi giorni venire a sapere che qualcosa di completamente buio e insensato l’ha colpito e ora lotta per vivere. Sono tanti i giovani che arrivano nella Capitale del Belgio e dell’intera Unione Europea, anche dall’Italia e dalla sua Comunità ebraica. Così Giuditta, Francesca e Simone raccontano le loro sensazioni di fronte all’attacco che ha colpito il Museo ebraico. A partire dall’incontro, lo scorso Shabbat, con Alexandre, ventenne impiegato del Museo che si trova in ospedale in condizioni critiche, raggiunto dai colpi d’arma da fuoco che hanno ucciso una coppia di turisti israeliani e una volontaria.
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qui trieste - il laboratorio della memoria
Ricordando le Fosse Ardeatine,
i traumi da elaborare

Un pubblico interessato e partecipe ha riempito la sala per il secondo giorno del seminario “La Memoria dei Traumi, il XX secolo” che si è tenuto a Trieste, al Laboratorio della Memoria. Uno spazio voluto per riaffermare la centralità della città non solo come luogo di incontro di tutte le minoranze, ma anche come spazio di riflessione e conoscenza delle sofferenze, dei traumi e dei diritti delle minoranze. La sessione si è conclusa con l’intervento di Alessandro Portelli, autore di “L’ordine è già stato eseguito”, testo che si interroga sul significato delle Fosse Ardeatine e su ciò che rimane della memoria della strage nazista del marzo 1944.
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un continente al voto
Le speranze del Centro Europa
Berlino e l’ottimismo tedesco, Budapest, l’estrema destra e la nostalgia del passato, Zagabria, Varsavia, Praga. Alla vigilia delle elezioni europee che portano alle urne in queste ore milioni di cittadini, un viaggio alla scoperta delle nazioni al centro del continente firmato dal giornalista Renato Coen, a lungo corrispondente da Gerusalemme di SkyTg24 e oggi responsabile degli Esteri.
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pilpul
Definire l'antisionismo
Non è agevole argomentare sull'antisionismo cercando di evitare da subito un giudizio di valore su di esso. Il fatto stesso che porti il prefisso “anti” rivela esplicitamente la sua natura avversativa e, in immediato riflesso, la sua carica di secca opposizione a qualcosa così come a qualcuno. Rispetto a una definizione che non sia unicamente schiacciata sull'attualità politica, che rischia altrimenti di travolgerne tutti i significati possibili, l'antisionismo può essere ricondotto, nella sua essenzialità, a un ampio spettro di convinzioni e credenze che dall'opinione possono giungere al pregiudizio e, infine, alla giustificazione di un'azione di offesa nei confronti di cose e persone.

Claudio Vercelli
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Non perdere il senso critico
La visita di Papa Francesco in Israele risveglia un interesse evidente. Nella prima visita di un pontefice nel 1964, Paolo VI interruppe ciò che fino a quel momento aveva rappresentato la posizione tradizionale del Vaticano di astenersi da contatti. Nell’anno 1993 furono stabilite le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e Israele. Giovanni Paolo II fu ricevuto con tutti gli onori nel 2000 mentre Benedetto XVI nel 2009 fu accolto con qualche remora.
La soddisfazione nel vedere qui il Capo della Chiesa cattolica, sembra oggi comprensibile ma è meno evidente la mancanza di qualsiasi senso critico sul fatto in sé
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Sergio Minerbi, diplomatico
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Nugae - Non questa domenica
Anche per chi avrebbe sempre qualcosa da dire, la domenica è un giorno che si presta particolarmente alla scrittura, con l'eredità di pensieri della settimana e dello shabbat appena conclusi che convive proficuamente con l'inerzia da negozi chiusi. Non questa domenica. A questa domenica è più adatta una pagina bianca.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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Identità: Mordecai Kaplan
Nel 1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa significa essere ebreo?” – scaricabile dai siti www.proedieditore.it e www.hansjonas.it – ha messo in luce per la prima volta in Italia quella discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le loro risposte. Oggi è la volta di Mordecai Menahem Kaplan (1881-1983). Nel 1902 è ordinato rabbino dal Jewish Theological Seminary (JTS). Crea anche la World Union for Progressive Judaism e, nel 1935, il periodico The Reconstructionist, esperienze base della corrente ricostruzionista nell’ebraismo americano. Sionista, Kaplan approva al contempo la permanenza dell’ebraismo in diaspora.  
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