Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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"La
domanda di un sapiente è già mezza risposta". Nella domanda stessa è
presente metà della risposta; ma senza una domanda, anche se venisse
data una spiegazione, la spiegazione non sarebbe una spiegazione.'
(Rabbi Yerucham Levi Leiwovitz di Mir)
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Sabato
28 giugno, a Sarajevo, in occasione del centenario dell’evento che
segnò la causa scatenante della prima guerra mondiale, si riaprirà la
Biblioteca nazionale, bombardata e distrutta dall’esercito
serbo-bosniaco tra il 24 e il 25 agosto 1992. Sarà una riapertura
simbolica perché i lavori non sono ancora finiti. Non importa. È
significativo che la memoria di un vuoto trovi il suo simbolo nei libri
e nella possibilità di riaverli tra le mani. Forse è anche questo un
modo per rispondere alla domanda se i libri hanno un futuro.
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Il boicottaggio dei presbiteriani |
Nonostante
la spaccatura evidenziata dal risultato del voto (310 a 303) alla fine
i presbiteriani americani hanno optato per il boicottaggio di Israele.
Il Corriere della Sera spiega come nonostante le organizzazioni
ebraiche americane nelle scorse settimane abbiano tentato di tutto per
convincere la Chiesa presbiteriana statunitense a modificare la propria
posizione, il risultato della votazione è chiaro e in un documento uno
degli esponenti ha dichiarato “Continuiamo a essere impegnati per
Israele e per il suo diritto di esistere, ma siamo preoccupati per
l’occupazione e riteniamo che Israele possa fare meglio”.
Le accuse formulate dal pubblico ministero nei confronti di 13 adepti
del sito neonazista Stormfront (Repubblica Roma) sono pesanti: si va
dalla “partecipazione e assistenza a un gruppo avente tra i propri
scopi l’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi
razziali, etnici e religiosi” alla “diffusione di idee fondate
sull’odio razziale ed etnico e incitamento a commettere atti di
violenza e/o provocazione alla violenza”. Dopo la condanna dei 4
fondatori del sito, per associazione a delinquere finalizzata
all’istigazione all’odio razziale, che ha riconosciuto il reato
associativo per crimini commessi sul web, sono ora i tredici imputati,
rinviati a giudizio diretto, erano nascosti dietro pseudonimi, ma
questo non ha impedito alla procura della repubblica di Roma di
risalire alla loro identità.
A Roma il sit-in di protesta di alcuni associazioni animaliste si è
trasformato in una rissa e l’edizione romana del Corriere della Sera
titola “Ebrea insultata dagli animalisti. E al Pantheon scoppia la
rissa”. Il vecchio stereotipo della lobby ebraica ha scatenato la
reazione di Laura Piperno che ha dichiarato: “Gli animalisti mi hanno
circondata, una di loro mi ha strattonato e un uomo mi ha torto il
braccio dietro la schiena, ma io non ho mollato”. Diversa la versione
degli animalisti: “improvvisamente una donna ha aggredito i
manifestanti con estrema violenza, strappando gli striscioni e
insultando i presenti. A nulla sono serviti i tentativi di calmarla: la
situazione è degenerata e una volontaria è stata presa a calci e
ferita”. Il Tempo riporta anche che esistono delle riprese video della
protesta degli animalisti contro le botticelle e della rissa, e
che dopo la discussione la piazza si è letteralmente divisa in due
fronti.
Sul Messaggero la “storia quasi inverosimile” di una paziente
dimenticata in bagno senza respiratore da un’infermiera dell’Ospedale
Israelitico riporta le dichiarazioni della figlia che, a distanza di
tre anni, racconta di aver scoperto cosa era successo e quindi sporto
denuncia solo a funerali avvenuti. Nonostante il drammatico errore
commesso dall’operatrice sanitaria, che ha portato alla morte della
paziente, l’intervistata dichiara che “All’Israelitico hanno sempre
curato mia madre nel migliore dei modi, erano affettuosi e presenti”. E
aggiunge: “Quella donna non la conosco, non la posso giudicare come
persona, so solo che il suo dovere era quello di assistere mia madre. E
invece l’ha abbandonata. Questo atteggiamento andrebbe punito”.
Su La lettura del Corriere della Sera Daria Gorodisky scrive della
mostra “La Brigata Ebraica in Italia, 1943-1945”, riproposta a Roma
dalla Casa della Memoria e della Storia fino al 25 luglio.
Un’opportunità per quanti vanno in piazza il 25 aprile ad aggredire le
bandiere della Jewish Brigade: per la giornalista “una breve visita
potrebbe fruttare un po’ di ‘canoscenza’. Quella invocata da Dante per
essere uomini”.
Sull’edizione romana, il Corriere della Sera annuncia lo spettacolo “I
love Libya”, presentato dalla Comunità Ebraica di Roma in occasione
della Giornata Mondiale del Rifugiato e del 47esmio anniversario della
cacciata degli ebrei dalla Libia.
Su La Stampa Alain Elkann intervista il regista Amos Gitai, in partenza
per Edimburgo dove presiederà la giuria del Festival del Cinema, mentre
è in postproduzione il suo ultimo film, “Tzili”, tratto da un racconto
di Aharon Appelfeld. Il film è girato in yiddish “una lingua che
rimargina le ferite”, e durante le riprese il regista israeliano si è
appassionato alla lingua della sua infanzia che, quando era bambino,
gli pareva “piena di brio”. L’intervista è un’occasione per parlare
dell’antisemitismo e del rischio di banalizzazione della Memoria della
Shoah e della ferocia del Medio Oriente. Amos Gitai conclude
dichiarando che “Dobbiamo introdurre idee. Anche le idee hanno una loro
forza, non solo la cupidigia e le mitragliatrici”.
La Stampa pubblica un reportage di Domenico Quirico, inviato ad Abuja,
che racconta la situazione nella Nigeria assediata dai Boko Haram, e il
suo viaggio nel nord del paese dove i cristiani sono bersaglio degli
estremisti islamici e i militari devono difendere le funzioni
religiose, i villaggi sono vuoti e le chiese rase al suolo.
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#EyalGiladNaftali - Israele
Nuove ore di tensione
Un
quattordicenne israeliano è rimasto ucciso, e altre cinque persone
ferite, tra cui il padre, lungo il confine siriano, colpiti da un razzo
diretto verso la loro squadra che stava riparando la barriera. Un
attacco intenzionale secondo le autorità israeliane, che rappresenta
solo l’ultimo episodio di una serie drammatica di accadimenti simili
nell’area provenienti dalla Siria. Mentre si cerca di fare ulteriore
luce sulle dinamiche e sulle eventuali contromisure dello Stato
ebraico, prosegue senza sosta la ricerca di Eyal, Gilad e Naftali, i
tre giovani studenti di yeshivah rapiti dieci giorni fa nell’area di
Gush Etzion.
“Abbiamo prove inequivocabili della responsabilità di Hamas nel
rapimento, le stiamo condividendo con diversi paesi, e presto le
renderemo pubbliche” ha sottolineato il primo ministro Benjamin
Netanyahu prima della riunione settimanale del governo. Leggi
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#eyadgiladnaftali - iniziative
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L'Italia ebraica in preghiera
Mentre
proseguono le ricerche da parte delle forze di sicurezza israeliane,
mentre è costante l'impegno per mobilitare l'opinione pubblica da parte
delle istituzioni, l'Italia ebraica torna a stringersi attorno ai
familiari dei tre studenti rapiti nel Gush Etzion. Tra le varie
iniziative un momento di raccoglimento in programma nella serata di
domani al Portico d'Ottavia con la distribuzione di centinaia di
magliette in cui si riporta il messaggio “BringBackOurBoys” e con un
collegamento che metterà in contatto la Comunità ebraica con Israele. A
seguire, al Tempio Maggiore, una tefillah condotta dal rabbino capo di
Roma Riccardo Di Segni.
Alla vigilia dello Shabbat, intervenendo con una nota diffusa
attraverso il notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24, il Consiglio
dell'Assemblea Rabbinica Italiana ha sottolineato: “Nella condivisione
dell’angoscia delle famiglie e del senso di partecipazione di tutto il
popolo ebraico, l'Ari ricorda a tutte le Comunità ebraiche e ad ogni
singolo ebreo in Italia, l’importanza di proseguire nella lettura dei
Tehillim, i Salmi, quale espressione corale delle invocazioni e dei
sentimenti che ci uniscono tutti in questo momento. Segnaliamo in
particolare i capitoli 120-134 , chiamati con il titolo di 'Shir
Hama’alot', nonché i capitoli 20, 27 e 70. Laddove vengono fatte
preghiere pubbliche è bene parteciparvi”.
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qui firenze
FGEI, giovani per sempre
Le
emozioni scorrono veloci tra baci, abbracci e pacche sulle spalle. Sono
in centinaia, raccoltisi da tutta Italia a Firenze per partecipare al
raduno degli aderenti alla Federazione Giovanile Ebraica che per 47
anni (1948-1995) rappresentò un formidabile centro di aggregazione e un
laboratorio non solo di idee ma anche di ideali.
È stato un lungo cammino, caratterizzato dalla riscoperta di memorie
fuoriuscite dal cassetto, ad accompagnare verso questo festoso
appuntamento. Sui social network, in particolare, dove un gruppo nato
da un’idea di Ester Silvana Israel (presidente Adei Wizo) e Giulio
Disegni (vicepresidente UCEI) ha permesso di fare da punto di raccolta
per documentazione e materiale iconografico. Materiale che è oggi in
evidenza negli spazi comunitari unitamente alla mostra dedicata alla
gloriosa testata HaTikwa.
“È
una giornata di festa, piena di tante emozioni positive. È bello
ritrovarsi dopo così tanto tempo e riannodare il filo con un passato
che è ancora nelle nostre vite” commenta Israel gettando lo sguardo sui
pannelli espositivi, suddivisi nelle diverse stagioni di impegno della
Fgei. L’obiettivo, in considerazione di questo primo successo, è adesso
quello di proporre una nuova occasione di incontro in Israele così da
coinvolgere “anche chi, in questi anni, ha scelto di fare l’aliyah”.
Ad accogliere i numerosi ospiti accorsi in via Farini la presidente
della Comunità ebraica fiorentina Sara Cividalli e l’ex fgeino Mauro Di
Castro, cui è stata affidata l’organizzazione logistica dell’evento. Quale
sia stato il significato e quale il valore della Fgei nella storia
recente dell’ebraismo italiano è Disegni a spiegarlo, con queste
considerazioni: “Fgei voleva dire stare insieme, fare gruppo, ridere,
divertirsi e costruire una storia, che poi molti di noi hanno
riproposto nella costruzione di una famiglia ebraica e nelle Comunità
di riferimento, in cui sono continuati l’impegno ebraico, il dialogo e
il confronto. Essere qua oggi significa riaprire una bella pagina in
cui riconoscerci. Ritrovarsi in così tanti, di generazioni e città
diverse, segna un momento che può definirsi senza tema di smentita
storico”.
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qui roma
Shirat haYam, un'estate a Ostia
in nome dell'accoglienza
Apre
domani, per la gioia di un’ottantina di bambini e ragazzi, il centro
estivo Shirat haYam, a Ostia Lido. Giunta al quinto anno, l’attività
dell’associazione - presieduta da Loretta Kajon, assessore alle
Disabilità della Comunità Ebraica di Roma - si occupa di accogliere,
intrattenere, far divertire e crescere insieme un gruppo di ragazzi che
è in crescita ogni anno, al punto da richiedere, quest’estate, l’uso di
tre autobus, che raccolgono i partecipanti per portarli ogni giorno al
Centro, dalla capitale. Grazie al finanziamento dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane e con il fondamentale aiuto della
Deputazione Ebraica di Assistenza, inoltre, l’associazione Shirat haYam
riesce a mettere in atto una sperimentazione virtuosa che, al contrario
di quello che purtroppo succede in diversi centri estivi privati,
permetterà l’integrazione di alcuni ragazzi con handicap anche gravi
nelle attività estive. Per sopperire alla carenza di fondi pubblici
sono state tante le energie positive messe in campo: per esempio i
madrichim che già lavorano nel centro senza chiedere altro che un
piccolo rimborso spese hanno passato tutta una notte a impastare e
cuocere chalet, per poter vendere il risultato del loro lavoro e donare
i fondi raccolti all’associazione.
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Il cuore della memoria |
Le
poche righe che seguono vogliono richiamarsi a quanto già scritto
dall'amico Alberto Cavaglion nei giorni scorsi, nel suo ultimo
ticketless. L'oggetto della sua comunicazione era l'ultimo libro di
Luca Rastello, scrittore, giornalista e studioso, noto a Torino e non
solo. Autore generazionale, non nel senso anagrafico del termine ma per
la capacità di cogliere lo spirito dei tempi senza indulgere in
moralismi di sorta. Il titolo del suo volume, I buoni rimanda non a
quell'atteggiamento pseudo-morale e falso-intellettuale che si suole
sbrigativamente qualificare come buonismo, termine invero assai
inflazionato ed abusato in questi anni per definire una pluralità di
condotte, bensì ad un habitat di persone, più o meno note alle
cronache, e da queste ultime spesso favorevolmente celebrate come gli
aedi della coscienza collettiva, nonché a condotte che nel nome di un
universalismo di valori in realtà tutelano, a conti fatti, gli
interessi particolari di coloro che le pongono in essere.
Claudio Vercelli
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Nugae
- Luoghi comuni |
Dopo
aver confermato la partecipazione a una marcia per salvare Tyrion
Lannister quando ancora il suo destino era incerto e aver così
rinunciato per sempre a essere una persona che guarda solo serie
televisive indipendenti in danese sottotitolate, era il prossimo passo.
Questa, secondo un altro evento nato e cresciuto su facebook, è la
Settimana mondiale del luogo comune. Praticamente, sette giorni in cui
mostrare al mondo la propria pseudo saggezza pop con compiacimento e
allo stesso tempo ostentare senso di superiorità. Insomma, non ci crede
nessuno che se sei bravo in greco andrai alla grande anche in
matematica. In ogni caso un successone, che per alcuni sfocia nel
disturbo ossessivo compulsivo. Uno dopo l'altro si materializzano a
distanza di millesimi di secondo proverbi dall'origine incerta e frasi
talmente ripetute che ormai ci si crede quasi.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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Identità:
Moshe Maisels |
Nel
1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion
si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità
ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che
avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di
Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del
professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa
significa essere ebreo?” - scaricabile dai siti www.proedieditore.it e
www.hansjonas.it - ha messo in luce per la prima volta in Italia quella
discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul
nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le
loro risposte. Oggi il parere di Moshe Maisels.
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