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23 giugno 2014 - 25 Sivan 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Ama la pace, insegui la pace, ama le creature e avvicinale alla Torah (Avoth 1, 12). In questi giorni abbiamo avuto conferma del fatto che dialogo interreligioso continua ad essere visto come una strada di speranza per portare comprensione, impegno e una pacifica coesistenza tra israeliani e palestinesi. Quando però il dialogo interreligioso si basa solamente su gesti simbolici ma estranei al concreto contesto sociale e alla sofferenza reale dei popoli coinvolti, diventa irrilevante e perde la sua carica morale.
 
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Anna
Foa,
storica
Salviamo Razieh Ebrahimi, fatta sposare in Iran a 14 anni, madre a 17, la stessa età in cui ha ucciso il marito che la sottoponeva a violenze di ogni tipo,  che potrebbe essere impiccata la prossima settimana. In Iran, come in molti altri paesi islamici, le ragazze possono essere sposate a 13 anni e i ragazzi a 15. E ancora, nonostante l'Iran abbia aderito alla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia, continua a violarla punendo anche con la pena capitale i ragazzi a 15 anni e le ragazze a 9 anni. Si, avete capito bene: 9. Salviamo Razieh, stuprata per anni, e ora destinata al cappio del boia.
 

Studenti israeliani rapiti,
veglia al Tempio Maggiore
Proseguono senza sosta le operazioni di ricerca dei tre studenti israeliani rapiti nel Gush Etzion e, parallelamente, sale la tensione con alcuni segmenti della società palestinese. Sul Corriere della sera, in un articolo che dà adito a non poche perplessità (si parla ad esempio di studenti “scomparsi”), Cecilia Zecchinelli descrive la rabbia della popolazione di Ramallah. “Al di là dei morti, delle decine di prigionieri in sciopero della fame, delle nuove colonie, è la leadership il problema chiave dei palestinesi. Mahmoud Abbas ha condannato tre volte pubblicamente il rapimento dei giovani ebrei, pur dicendo di non aver visto prove su Harnas, e ha sottolineato la sua collaborazione nelle ricerche e per la sicurezza nei Territori dove i servizi dell’Autorità lavorano a fianco degli israeliani. Dichiarazioni e azioni – scrive Zecchinelli – che gli hanno rivoltato contro la piazza, non solo di Hamas o della Jihad, ottenendo in risposta da Netanyahu altri attacchi personali e l’escalation antipalestinese”.
Dei rischi di una nuova Intifada parla tra gli altri anche Fiamma Nirenstein sul Giornale. “Che succederà adesso – si chiede la giornalista – dopo che in una serie di scontri generati dalla presenza dei soldati nelle strade sono rimasti uccisi due giovani palestinesi? Si spezzerà l’unità Hamas-Fatah, o vedremo una nuova Intifada? Il filo è molto sottile, quasi spezzato, e i ragazzi rapiti non si trovano, ciò che obbliga Israele a continuare le ricerche”.
 
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  davar
#EYALGILADNAFTALI - ISRAELE
Ricerche senza tregua
“Continueremo a rivoltare ogni pietra per trovarli. Le ricerche ovviamente continuano e stiamo esaminando come proseguire in base alle condizioni che incontriamo sul campo”. A confermare gli sforzi delle forze armate israeliane per ritrovare Eyal, Gilad e Naftali, i tre ragazzi rapiti da terroristi di Hamas – il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito ieri che ci sono “evidenti prove” che l'azione sia da ricondurre al gruppo terroristico che controlla la Striscia di Gaza – è stato il generale dell'Israel Defence Forces Motti Almoz.
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INFORMAZIONE
Eyal, Gilad, Naftali. I loro nomi per dire: la pace si fa con i fatti
Eyal, Gilad, Naftali. Grida i nomi dei tre adolescenti israeliani rapiti dai terroristi palestinesi il titolo di testa che apre il nuovo numero del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche in distribuzione nei prossimi giorni. L’immagine scelta dalla redazione per simboleggiare queste drammatiche giornate di tensione, ma anche la speranza della loro immediata liberazione, è quella delle tre madri dei ragazzi abbracciate.
 “È una stagione – si legge nel testo d’apertura - quantomai difficile e delicata, ma soprattutto crudele, per la negazione di ogni speranza e di ogni prospettiva di confronto, per la mancanza di rispetto di ogni elementare regola del vivere civile, per l’attacco a freddo a giovani civili, indifesi e disarmati. Una stagione dura per il brusco risveglio dal breve conforto di spiritualità e di comprensione conquistato nel corso della preghiera comune che si era svolta in Vaticano solo pochi giorni prima. Certo, le parole di pace e le dichiarazioni di buone intenzioni non sono mancate. Ma mai come oggi la realtà ci costringe a ricordare che la pace da un punto di vista ebraico non è uno slogan, non è una parola, non è una formale dichiarazione di intenti. È un fatto. È un’azione tangibile e chiara. La pace non è la semplice, empirica constatazione di una temporanea assenza di conflitti, è la concreta volontà di superare i conflitti, di rigettare la violenza e la prevaricazione. A chi ha pronunciato, ieri, sincere parole di pace, si presenta oggi una sfida difficile e si offre un’occasione nuova. Passare dai gesti simbolici ai fatti, compiere ogni sforzo perché la pace diventi realtà e non sia solo vana speranza”.
All’interno, fra le numerose opinioni, anche quella del politologo e demografo Sergio Della Pergola, che sferra un duro attacco alle ambiguità della politica italiana nei confronti del rapporto con il mondo ebraico e con Israele. “Con il rapimento nella zona di Gush Eziòn di tre giovani studenti, pedoni, civili e disarmati – afferma fra l’altro l’illustre studioso puntando il dito sulla pochezza della retorica politica italiana e prendendo spunto da alcune dichiarazioni del sindaco di Napoli Luigi De Magistris - si è creata una nuova opportunità per capire la vera natura” del mondo politico italiano. “Se De Magistris, per esempio, vuole compiere il suo dovere di democratico, e in particolare di primo cittadino di un grande centro della civiltà mediterranea, ci aspettiamo da lui una chiara, inequivocabile e incondizionata dichiarazione di condanna nei confronti dei rapitori dei tre ragazzi israeliani e dell'ideologia fondamentalista che sta a monte di questo gesto di criminalità politica. Chi ha detto che bisogna liberare tutti i prigionieri politici, nomini esplicitamente i nomi dei tre ragazzi. Magari offra alle loro famiglie la cittadinanza onoraria di Napoli. Se invece non fosse in grado o non volesse esprimere una tale presa di posizione, in primo luogo dimostrerebbe di avere un rapporto falso e anche antitetico rispetto alla piattaforma di democrazia, legalità e uguaglianza sulla quale è stato eletto. E, peggio, dimostrerebbe definitivamente di non essere un uomo di giustizia, ma un silenzioso fiancheggiatore degli atti di terrorismo”.
#eyalgiladnaftali
Uniti nella solidarietà
Prosegue la mobilitazione dell'Italia ebraica per chiedere la liberazione dei tre studenti israeliani rapiti nel Gush Etzion. Tra gli appuntamenti più significativi l'iniziativa in programma questa sera al Portico d'Ottavia con centinaia di magliette recanti la scritta #BringBackOurBoys in distribuzione e con un collegamento video che verrà approntato con i familiari e la yeshiva in cui studiano Eyal, Gilad e Naftali. Seguirà una tefillà al Tempio Maggiore condotta dal rabbino capo Riccardo Di Segni.
(Nell'immagine il messaggio di solidarietà lanciato dai partecipanti al raduno della Federazione Giovanile Ebraica d'Italia svoltosi nelle scorse ore a Firenze).
qui francia
Korsia il nuovo Gran Rabbino
La comunità ebraica francese ha scelto la sua nuova guida spirituale: rav Haim Korsia, attuale rabbino capo dell’esercito e membro del Comitato nazionale di bioetica, è il nuovo Gran Rabbino di Francia, eletto con 131 voti contro i 97 di rav Olivier Kaufman, direttore del Collegio rabbinico di Francia e secondo classificato in una rosa di cinque candidati. A procedere all’assegnazione dell’incarico, con durata prevista di sette anni, l’assemblea generale del Concistoro centrale che, fondata da Napoleone nel 1808, riunisce rabbini e rappresentanti di comunità regionali e locali d’Oltralpe, che contano oggi una popolazione ebraica di circa mezzo milione di persone.
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qui firenze - SEMINARIO MERCATI E VALORI
Interpretare i segnali economici
Le notizie economiche sono diventate un elemento costante della nostra quotidianità. Ci si trova a interrogarsi su quale futuro avranno le istituzioni europee e su come affrontare la crisi e quali sistemi alternativi a quello attuale è lecito immaginarsi, magari auspicando una virata verso la sostenibilità, in particolare ecologica, del mercato globale. E poi, come minoranza ebraica, non possiamo che guardare al nostro rapporto con la società civile, dal sostegno che quest'ultima può dare ai valori di cui l'ebraismo italiano è portatore, ad esempio con l'8 per mille. Argomenti di stretta attualità, legati alla dimensione economica e intrecciati alla visione ebraica del mondo, che tornano ad essere protagonisti con la seconda edizione del seminario Mercati e Valori organizzato dalla redazione del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it e Pagine Ebraiche in collaborazione con la Comunità ebraica fiorentina. Tra gli ospiti di questa edizione, che prenderà il via nelle prossime ore, uno dei più noti economisti internazionali, Luigi Zingales (Chicago Booth School of Business), intervistato da Pagine Ebraiche nel numero di giugno.
(Nell'immagine Zingales ritratto dalla matita di Giorgio Albertini)

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qui roma
Tefillà, rabbini a confronto
In corso di svolgimento a Roma l'annuale seminario nazionale organizzato dall’Assemblea Rabbinica Italiana e dal Collegio Rabbinico Italiano con la partecipazione, nel solco di una proficua collaborazione apertasi in questi ultimi anni, di un rappresentante del Machon Eretz Hemdah di Yerushalaim. Argomento di questa edizione è "Il valore della Tefillà per l'ebreo moderno".
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QUI firenze
Fiorino d'Oro al rabbino capo, premiato l'impegno per il dialogo
Un riconoscimento che non è solo personale ma che è di tutta la Comunità”. Guarda allo sforzo collettivo e all’impegno di chi ha saputo preparare il terreno per fare di Firenze un laboratorio di integrazione il rabbino capo Joseph Levi, cui l’amministrazione comunale conferirà nelle prossime ore il prestigioso Fiorino d’Oro – la massima onorificenza cittadina – come testimonianza dell’impegno profuso per il dialogo interreligioso e l’incontro tra culture diverse.
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qui torino
In marcia per la solidarietà
Il tessuto sociale a Torino è forte e solidale e porterà questa sera la Comunità ebraica a unirsi alla manifestazione organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e dall'amministrazione comunale per rompere il silenzio sulla condizione dei cristiani che in molti paesi del mondo sono vittime di discriminazione e persecuzione. Il rapporto dell’Unione Europea sulla libertà religiosa parla di 39 Paesi dove la situazione è impressionante: dai cristiani iracheni in fuga a centinaia di migliaia, ai vescovi ortodossi di Aleppo, rapiti da oltre un anno, alle studentesse nigeriane rapite, si potrebbe formulare una lunghissima lista vittime o di persone sparite. Per combattere il rischio dell'indifferenza e della rassegnazione l’appuntamento è per questa sera alle 21, in Piazza Carignano, per una manifestazione pubblica di memoria e di condanna di ogni violenza, e per esprimere la solidarietà di tutta la città ai cristiani vittime di discriminazione e persecuzione.

qui roma
Dalla Libia al Portico d'Ottavia
Pubblico delle grandi occasioni al Teatro Sala Umberto per la prima rappresentazione dello spettacolo I Love Libya, piece autobiografica in cui l’autore – David Gerbi – racconta il dramma della cacciata degli ebrei di Libia e l’accoglienza di una parte significativa di questi all’interno della Comunità ebraica romana. Ad introdurre la serata, condotta dalla giornalista Paola Saluzzi, gli interventi del leader comunitario Riccardo Pacifici e dell’ex ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge.
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pilpul
 Oltremare - Misto israeliano
Bisognerebbe avere sempre sotto gli occhi una cartina, possibilmente aggiornata, di Israele, Libano, Siria, Giordania, Egitto. Anche senza andare fino a Turchia, Iraq e Iran, si capirebbe molto di quello che succede qui da noi. Le distanze sono quello che sono, e nessuno si stupisce più se mentre in Siria ancora ci si ammazza in una guerra civile, da mesi passano in territorio israeliano feriti gravi che non avrebbero nessuna possibilità di cavarsela dall'altra parte del confine. Ma capita anche il contrario: capita che in Golan un ragazzino convinca il padre a portarlo con se’ al lavoro nel primo giorno delle vacanze estive, e che il camion su cui viaggiano venga centrato in pieno da un missile sparato dal lato siriano del confine, vicinissimo alla strada. E capita che il tredicenne muoia quasi sul colpo. E che la famiglia sia di arabi israeliani.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Finestra sul confine - Samar
Samar Sahar è nata a Gerusalemme est. Durante il periodo nefasto della seconda intifada, quando avevamo tre attentati al giorno perpetrati dai terroristi palestinesi, mi chiesero di andare a intervistarla. Ci incontrammo dopo alcune perplessità a casa di sua madre, io andai “scortata” da Yehuda e quasi in incognito ma dopo pochi minuti di conversazione capimmo che era come se ci fossimo conosciute da sempre: due educatrici, due madri, io dei miei quattro figli, lei dei suoi 120 ragazzi orfani di Betania e delle 40 ragazze di Lazarus Home for girls, lei cristiana, io ebrea. La nostra amicizia dette vita a una serie di progetti straordinari in piena guerra: la giornata del pane della pace, dove donne israeliane e palestinesi cuociono i pani tradizionali e li condividono, conferenze in giro per il mondo, premi e riconoscimenti. Tutto questo fino a che il quadro politico di Betania è cambiato.

Angelica Edna Calò Livne
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Tea for two - L'attesa
Scrivo mentre nell'inquietante bar sotto casa, qualcuno canta live canzone da torero triste o da tanguero innamorato. Mai come di questi tempi il mondo è indiavolato: ci guardiamo persi, in attesa di veder tornare a casa tre ragazzi; sul volto di tutti un unico grande punto interrogativo.
"Cosa accadrà poi?" e non lo sai davvero cosa ne sarà di tutti noi. Sai solo che non è giusto. L'inquietudine sale. Non puoi fare a meno di vivere, di tentare di non pensare e di sentirti in colpa per questo. Ma è la vita che deve vincere. Solo questa. Allora aspetto, aspettiamo, perché voglio, vogliamo, che anche questa volta vinca.


Rachel Silvera, studentessa/stagista
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