Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Oggi non ho voglia di scrivere. Come si
addice alle situazioni di lutto e di dolore, non trovo cosa migliore
del silenzio. È nel silenzio, ci racconta la Torah, la reazione di Aròn
di fronte alla tragica e plateale morte dei suoi due figli mentre
sperimentavano un percorso religioso. È nel silenzio dell’Eterno che
continuiamo a cercare l’eloquenza del Suo messaggio. È nello sforzo di
privilegiare il silenzio che tentiamo di ascoltare quanto Eyal, Gilad,
Naftali avrebbero voluto comunicarci nei loro ultimi momenti di vita in
questo mondo. Che il Misericordioso possa concedere tanta consolazione
ai loro cari.
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Dario
Calimani,
anglista
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L’assassinio dei tre ragazzi israeliani
rapiti da Hamas induce un senso di orrore e di rabbia. Orrore per la
gratuità assoluta del crimine, rabbia per l’impotenza che si prova di
fronte alla disumanità di terroristi che cercano nell’ideale
patriottico un alibi per lo sfogo di pulsioni bestiali. Rabbia, anche,
per tutti coloro, singoli e partiti, che accampano giustificazioni
‘umane’, sociali, politiche e psicologiche per un delitto orrendo che
giustificazioni non ha. È in occasioni del genere che ogni tentativo di
dialettica razionale e obiettiva va a farsi benedire e prevalgono le
ragioni della rabbia. Noi allora possiamo provare a mantenere la nostra
umanità e la nostra razionalità. Ma gli amici diretti e indiretti,
manifesti e mimetizzati, della ‘causa palestinese’ dovrebbero chiedersi
onestamente se questa sia la via giusta che potrà mai condurre alla
pace e alla realizzazione di obiettivi condivisibili.
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Eyal, Gilad e Naftali, dolore immenso |
L’immenso dolore di un popolo. La notizia,
arrivata nella serata di ieri, del ritrovamento dei corpi di Naftali
Fraenkel, (16 anni), Gilad Shaar, (16 anni), ed Eyal Yifrach (19 anni)
è prima di tutto questo.
“Un giorno di lutto per chiunque creda nei valori della pace e
dell’umanità” ha sottolineato il presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che con il rabbino capo di Roma
Riccardo Di Segni ha accolto ieri sera la comunità in sinagoga, per una
preghiera dedicata ai tre ragazzi, mentre i ristoranti del Portico
d’Ottavia hanno scelto di abbassare le serrande e tanta gente si è
radunata per strada, esprimendo tutta la ferita ma anche la rabbia di
fronte a un crimine così enorme raggiungendo la sede romana
dell’Autorità nazionale palestinese (Repubblica e Messaggero). Da
Israele, il messaggio di sgomento del presidente della Comunità
Riccardo Pacifici, che ha ricordato anche l’insegnamento che arriva
dalle famiglie di Eyal, Gilad e Naftali. “Da questa tragica vicenda si
trae una grande lezione, l’immensa dignità di tre madri d’Israele”.
Una ricostruzione della vicenda viene offerta da tutti i principali
quotidiani (tra gli altri Maurizio Molinari sulla Stampa, Davide
Frattini sul Corriere, Fiamma Nirenstein sul Giornale, Fabio Scuto su
Repubblica).
Il Corriere della Sera offre inoltre un ritratto dei tre ragazzi e del
loro mondo (“Musica e kippà” il titolo), lo studio nelle scuole
religiose, ma anche passioni come il cinema, la cucina, le famiglie,
per tutti e tre numerose, e poi invece un approfondimento sul gruppo a
cui appartengono i due rapitori indicati dalle autorità israeliana: “Il
clan di estremisti filo-Hamas che allenava una squadra di baby
calciatori kamikaze – Missioni suicide con la maglia del Moschea
Jihad”, una grande famiglia allargata i cui membri si sono macchiati
negli anni dei più efferati crimini.
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#EyalgiladNaftali
- il presidente ucei
"Crimine
che scuote le coscienze dell'umanità intera"
Il presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
Le notizie che ci arrivano da Israele lasciano senza parole. Davanti
all'orrore, davanti alla tragedia che si è appena profilata, non
possiamo che stringerci nella solidarietà ai familiari delle vittime:
le immagini delle sinagoghe d'Italia e d'Europa gremite di gente sono
infatti la risposta più forte ai nostri nemici e in particolare a chi
vorrebbe imporre attraverso l'odio, la violenza e il terrorismo nuovi
modelli sociali non contemplabili all'interno del mondo libero e
democratico.
Quelle che ci apprestiamo a trascorrere sono giornate di lutto per
chiunque creda nei valori della pace e dell'umanità: un'umanità
barbaramente offesa da un crimine che scuote le coscienze. Nessuno
riporterà indietro i tre studenti israeliani, ragazzi innocenti che
abbiamo amato come i nostri stessi figli, ma anche alla luce di questi
drammatici fatti fermo deve essere l'impegno di ognuno di noi affinché
nelle società progredite non cali l'attenzione sul Medio Oriente e
sulle responsabilità di chi infiamma oggi il conflitto. Soprattutto è
importante che venga colto un aspetto: l'ideologia di Hamas e degli
altri movimenti terroristici appartenenti alla galassia dell'estremismo
islamico è una minaccia che riguarda il mondo intero e i conseguimenti
più preziosi che le nazioni democratiche hanno ottenuto al prezzo di
sangue, lutti e sacrifici. Ignorarlo sarebbe una negligenza gravissima.
Nella profonda commozione di queste ore, nel dolore che tutto sovrasta,
anche il sentimento di speranza nel futuro che il popolo ebraico
celebra con toccanti parole nella 'Hatikwa', l'inno dello Stato di
Israele, l'auspicio è che i carnefici di Eyal, Gilad e Naftali siano al
più presto assicurati alla giustizia per le loro orribili colpe.
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#eyalgiladnaftali
Silenzio,
riprendiamo la speranza
Una
redazione che si rispetti è un organismo vivente. Nei giorni di lavoro
non arresta i suoi processi attivi, la sua relazione con il lettore. Ma
oggi no, oggi è diverso. A metà pomeriggio, assieme a tutti i
dipendenti dell’Unione delle Comunità Ebraiche, assieme a tutti gli
ebrei italiani, assieme a tutti gli italiani di buona volontà, assieme
a tutti i nostri fratelli di Israele, in questa ora di silenzio e di
meditazione che circonda l’ultimo saluto a Eyal, Gilad e Naftali, ci
saremo anche noi. E invitiamo tutti a unirsi in questa sfera di
silenzio e di dolore
Quei tre ragazzi che abbiamo atteso invano, che sono i nostri figli e i
nostri fratelli, resteranno fianco a fianco nella stessa terra per
simboleggiare la totale, inscindibile unità che lega un ebreo a un
altro ebreo e ogni ebreo alla terra di Israele.
Il grande
disegnatore israeliano Guy Morad lo dice pubblicando sul popolare
quotidiano Yedioth Aharonot una vignetta atroce e folgorante. In
redazione abbiamo come amici molti artisti straordinari che
arricchiscono con la loro creatività quello che pubblichiamo. Il loro
tratto può far sorridere, far riflettere, ma mai come oggi mi era
capitato di vedere una vignetta così forte da spezzare il cuore. Tutto
un popolo in lutto entra nel cimitero e fuori dal recinto una
pattumiera strabocca dei nostri slogan ormai inutili, del “bring back
our boys” scelto da molti per rappresentare la propria indignazione,
delle nostre speranze tradite.
I mostri di un terrorismo palestinese che condanna all’orrore
quotidiano il proprio stesso popolo, i ladri di vita, gli assassini
della speranza devono trovare risposte chiare. Ma non basta invocare
giustizia, gridare il proprio dolore. Bisogna anche riappropriarsi
della speranza.
C’è un passaggio apparentemente minore, nel bellissimo editoriale di
Sergio Della Pergola che appare sul numero di Pagine Ebraiche
attualmente in distribuzione. In tutti questi giorni di attesa tradita
mi ha accompagnato. Dei tre ragazzi rapiti si ricorda che erano
indifesi e disarmati. Ma si aggiunge che erano dei pedoni.
Nelle nostre città ingombre di inutili automezzi essere un pedone non
sembra forse più un titolo di merito o un criterio di rispetto. Ma
ricordiamolo ai nostri figli: c’è ancora gente che percorre a piedi, a
proprio rischio e pericolo, le strade di Israele.
Senza il loro cammino il popolo ebraico avrebbe forse smarrito una
volta per tutte la propria anima.
Riprendiamo la strada là dove quella di Eyal, Gilad e Naftali è stata
interrotta. Che il loro cammino ci faccia da guida e sia di benedizione.
gv
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#eyalgiladnaftali
L'Italia
ebraica stretta nel dolore
Un
giorno di dolore e di raccoglimento. Dal vicepresidente dell'Unione
Roberto Jarach, al presidente della Comunità romana Riccardo Pacifici,
dal rabbino capo della Capitale Riccardo Di Segni, al presidente
dell'Assemblea rabbinica italiana rav Giuseppe Momigliano, l'Italia
ebraica in lutto. La notizia della morte di
Eyal, Gilad e Naftali, rapiti e uccisi da terroristi palestinesi lo
scorso 12 giugno, ha scosso i cuori di tutto il mondo ebraico. E in
queste ore gli ebrei italiani, da Milano a Roma, da Torino a Venezia,
si sono riuniti e si riuniranno per condividere questo dolore. “Siamo
vicini con tutto il nostro animo all’indicibile sofferenza delle
famiglie e partecipiamo al lutto che in questo momento colpisce tutto
il popolo ebraico”, il messaggio di cordoglio dell'Assemblea rabbinica
d'Italia. Stare uniti, è stato anche l'invito lanciato ieri sera dal
rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. “La vostra presenza così
numerosa è un messaggio a chi vuole distruggerci: noi non ci
piegheremo”, ha affermato rav Di Segni davanti alle centinaia di
persone riunitesi per pregare insieme. Perché tragedie e crimini come
questi non si ripetano, al dolore ed alla preghiera deve seguire la
riaffermazione del vero valore della vita umana e la sconfitta
dell'odio e della violenza”, l'esortazione del vicepresidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach diretta ai
governi europei perché agiscano concretamente contro il terrorismo e la
propaganda anti-israeliana. Da Israele il presidente della Comunità
della Capitale Riccardo Pacifici ha espresso la sua vicinanza alle
famiglie di tre ragazzi, incontrate proprio in questi giorni assieme a
una delegazione di solidarietà. Oggi in tutta l'Italia ebraica,
continueranno le manifestazioni di solidarietà, da Milano a Venezia, da
Torino a Napoli, momenti di riflessione e cordoglio per una notizia
tanto tragica e dolorosa.
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#EYALGILADNAFTALI
Nel
loro nome Redazione Aperta
Porterà
il nome di Eyal Gilad e Naftali, i tre giovani israeliani assassinati
dai terroristi palestinesi, la prossima edizione del laboratorio
giornalistico Redazione Aperta, che si terrà a Trieste nella seconda
metà di luglio. Lo ha comunicato alla redazione il coordinatore
Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Guido Vitale. “Redazione Aperta – afferma – è, dai suoi inizi, fin
dalla nascita di questa redazione giornalistica, sempre stato un luogo
di incontro e un laboratorio di formazione professionale per i giovani
ebrei italiani. In particolare quest’anno, con la partecipazione
assieme alla redazione di nuovi giovani che chiedono formazione
professionale giornalistica, dobbiamo proseguire con determinazione e
coraggio il nostro lavoro. Il dolore di questi giorni deve donare nuove
energie alla gioventù ebraica e chi lavora nelle istituzioni ebraiche
deve impegnarsi come non mai perché fra i nostri giovani mai prevalga
la paura e lo scoraggiamento. La nostra reazione alla violenza e alla
prevaricazione, in Israele e nella Diaspora, è l’impegno ebraico.
Compiere con consapevolezza e impegno il nostro lavoro è la nostra
risposta di ebrei, di giornalisti e di cittadini, alle forze
dell’odio”.
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#Eyailgiladnaftali
Semplicemente
tre ragazzi
L’enormità
di quello che è successo è tale che si può solo iniziare dalla fine,
una fine che non si riesce a nemmeno a pensare. Eppure Eyal, Gilad e
Naftali, tre adolescenti, appena mezzo secolo in tre, verranno
seppelliti oggi pomeriggio. Insieme. I tre funerali inizieranno in
luoghi diversi ma più tardi, al cimitero di Modi’in, verranno
seppelliti uno accanto all’altro. Uno accanto all’altro così come sono
stati durante i loro ultimi minuti. Uniti da vite simili, cresciuti
tutti e tre in famiglie osservanti: studio, musica, sport, hobby, ore
passate con gli amici come tanti adolescenti in tutto il mondo, e una
famiglia numerosa da cui tornare il fine settimana.
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#EyalGiladNaftali
– Le parole degli Italkim
Fermarsi
e riflettere
“Secondo
la tradizione ebraica, di fronte a fatti del genere, sarebbe necessario
aspettare il funerale o addirittura la settimana di shivah, di lutto,
prima di parlare, anche se a quanto pare non è ciò che sta accadendo”.
Sergio Della Pergola, demografo dell’Università ebraica di Gerusalemme,
ed esponente della comunità degli italkim, gli italiani di Israele,
racconta così il momento, a poche ore dalla notizia del ritrovamento
dei corpi senza vita di Eyal, Gilad e Naftali. Due i piani con cui oggi
è necessario confrontarsi, secondo quanto emerge dalle parole del
professore, quello maggiormente legato a quanto successo fino a questo
momento, e invece i possibili scenari che si apriranno nelle prossime
ore e nei prossimi giorni.
E sulla necessità di mantenere la calma, insiste Sergio Minerbi,
diplomatico, già ambasciatore d’Israele presso la Comunità europea.
"Nei due mesi precedenti il rapimento, la percentuale degli attacchi di
tutti i tipi contro Israele era salita del 30 per cento anche se non
sempre annunciata - ha sottolineato il politologo Vittorio Dan Segre -
Quello che sembra ora cambiato sono la tattica, la strategia e
l’ambiente politico mediorientale.
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#Eyalgiladnaftali
Sgomento
e condanna dal mondo
Parole
di sgomento e condanna di fronte al brutale assassinio di Eyal, Gilad e
Naftali, arrivano in queste ore dai principali leader mondiali, dal
presidente degli Stati Uniti Barack Obama al britannico David Cameron,
dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, a Jorge Bergoglio.
"Siamo vicini a Israele in questo momento di grave lutto. Voglio
porgere al governo e al popolo israeliano le condoglianze mie e
dell'intero governo italiano per questi omicidi che condanniamo nel
modo più fermo. Mi auguro che sia fatta piena luce su quanto accaduto e
che i responsabili di questo vile atto ne rispondano quanto prima
davanti alla giustizia.
Faccio appello a tutte le parti affinché mostrino che chi attenta alla
sicurezza di Israele non potrà prevalere minando la via del dialogo,
unica speranza di pace vera e duratura nella regione ", ha dichiarato
il ministro degli Esteri Federica Mogherini.
E immenso dolore è espresso anche dai rappresentanti delle più
importanti organizzazioni ebraiche internazionali. “Condividiamo
l'angoscia dei genitori e delle famiglie di Naftali, Gilad e Eyal, e di
tutta la nazione israeliana", ha affermato David Harris, direttore
esecutivo dell’American Jewish Committee".
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#eyalgiladnaftali
Israele
scende in piazza
Dieci
di sera. Ad un incrocio autostradale fuori da Tel Aviv è riunito un
gruppo di persone. Sono bastati alcuni tweet e post su Facebook, perché
i cittadini israeliani uscissero di casa per partecipare in modo
spontaneo ad una delle innumerevoli manifestazioni di solidarietà
tenutesi ieri sera in tutta Israele per ricordare Eyal, Gilad e
Naftali, i tre ragazzi assassinati da due terroristi palestinesi. A
fare da colona sonora al fluttuare delle bandiere biancoblu c’è un
silenzio sconcertato, interrotto solo dalle automobili che sfrecciano,
suonando il clacson per mostrare il loro supporto nei confronti
dell’iniziativa. Gli israeliani si sono visti negare la speranza, così
hanno risposto con un’arma ancora più invincibile: l’unità.
Simone Somekh, Israele
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La
religione della vita |
Lo
scorso Shabbat abbiamo letto la parashah di Chukkat, con il suo
comandamento quasi incomprensibile della giovenca rossa. Le sue ceneri,
mescolate con “acqua viva” purificavano coloro che erano stati a
contatto con la morte in modo che potessero entrare nel Mishkan, sede
simbolica della gloria di Dio. Quasi incomprensibile, ma non del tutto.
La mitzvah della parah adumah, la giovenca rossa, era una protesta
contro le religioni del mondo antico, che esaltavano la morte. La morte
per gli egiziani era il regno degli spiriti e degli dei. Le piramidi
erano luoghi dove, si credeva, lo spirito del faraone morto saliva al
cielo e si univa agli immortali. La cosa che colpisce di più nella
Torah e nel Tanakh, in generale, è il quasi totale silenzio sulla vita
dopo la morte.
Rav Lord Jonathan Sacks
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La
salute, il diritto |
In
ore come queste è difficile proseguire con i propri impegni e con il
lavoro. Mentre invio alla redazione questo testo scritto ieri
pomeriggio, il pensiero non può che correre a Eyal, Gilad e Naftali,
alle loro famiglie, a Israele che li piange. Che la terra sia loro
lieve.
Nei giorni scorsi la Regione Lazio, presieduta da Nicola Zingaretti, ha
pubblicato un decreto per la riorganizzazione dei servizi medici a
tutela della salute della donna. Già l’impostazione di questo testo
appare interessante, poiché assume la prospettiva femminile nella
valutazione delle prestazioni erogate dalle strutture e nelle ipotesi
di riassetto.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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