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2 luglio 2014 - 4 Tamuz 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“La dichiarazione il cui occhio è ottuso …” (Bemidbàr 24, 3). I Maestri commentano questo verso della Parashà sostenendo che Bilàm fosse cieco di un occhio. In realtà questa affermazione dei Maestri vuole dire che l’uomo ha bisogno di due occhi, affinché da uno veda la grandezza del Signore, creatore del cielo e della terra, e dall'altro veda la propria piccolezza dinnanzi al creato. È quindi ovvio, in base ai versi di questa Parashà, che Bilàm riconoscesse la grandezza di Dio, come è scritto “... e conosce la volontà suprema ...” ed è anche ovvio che non riuscisse ad essere umile, ma fosse presuntuoso, poiché egli possedeva un solo occhio.
 
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David
Assael,
ricercatore
Rassegna stampa radiofonica: un’ascoltatrice, di cultura medio-alta, interviene per denunciare la sproporzione della reazione israeliana dopo il ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi rapiti. Denuncia gli arresti di massa, conta il numero delle vittime palestinesi di questi giorni, chiede se le loro vite valgano meno di quelle di Eyal, Gilad e Naftali. Poco dopo chiama un secondo ascoltatore, che si dichiara ebreo romano; ricorda i lanci di missili da Gaza (diverse decine nei giorni delle operazioni dell’esercito israeliano), il giovane ebreo ucciso al confine con la Siria, lo stile di governo di Hamas. Infine, interviene una terza ascoltatrice, né ebrea né filo palestinese, impegnata in progetti di integrazione scolastica in Medio Oriente, dunque, neutrale.
 
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Ucei-Fondazione Cantoni Borse di studio per Israele
Anche per l’anno accademico 2014-2015 l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Raffaele Cantoni tornano a offrire borse di studio per ragazzi italiani che intendono sostenere un progetto di formazione nello Stato di Israele.
 
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"Indeboliremo Hamas"
Dopo l’orrenda uccisione di Eyal, Gilad e Naftali si stringe il cerchio attorno agli integralisti di Hamas. Sulla Stampa Maurizio Molinari ripercorre le azioni dell’esercito israeliano in queste ultime giornate e, interloquendo con uno degli ufficiali a capo della missione ‘Brother’s Keeper’, tenta di interpretare gli scenari futuri. “Indeboliremo Hamas nella West Bank e porremo fine al lancio di razzi da Gaza, se necessario espanderemo ulteriormente le nostre operazioni” le parole del premier Benjamin Netanyahu al termine dei funerali.
Tra i molti leader internazionali ad intervenire sui drammatici fatti del Gush Etzion (non ultimo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ieri ha scritto al suo omologo Shimon Peres) anche papa Bergoglio. Ieri infatti ha telefonato al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni per esprimergli la propria solidarietà. “All’inizio, quando ho risposto e ho sentito dall’altro capo la voce inconfondibile del pontefice, ho pensato a uno scherzo. Sì, a uno scherzo, perché non è cosa frequente” racconta rav Di Segni a Franca Giansoldati del Messaggero.
Sempre a proposito dei tre ragazzi uccisi in un denso editoriale sul Corriere della sera Pierluigi Battista denuncia la catena di odio che, in nome dell’antisionismo, offusca le menti di molti internauti. Attacca Battista: “Scrivi su Twitter che Naftali, Gilad ed Eyal, i tre ragazzi ebrei rapiti e trucidati in terra palestinese, dobbiamo sentirli come i ‘nostri’ ragazzi, soffrire con loro e con le loro famiglie, averne pietà, detestare i terroristi che li hanno martirizzati, scrivi soltanto questo e verrai sommerso da un diluvio di insulti e contumelie. E senti ancora una volta che una dismisura mostruosa colpisce gli ebrei, il sionismo, l’immagine di Israele”. L’Italia ebraica prosegue intanto le sue iniziative di preghiera e raccoglimento, in molti casi aperte anche al resto della cittadinanza. A Roma serrande dei negozi abbassate in segno di lutto durante i funerali dei tre ragazzi, mentre numerose veglie in sinagoga hanno attraversato e continueranno ad attraversare la Penisola. I principali quotidiani riferiscono anche degli scontri tra manifestanti pro-Israele e pro-Palestina nella Capitale che sarebbero avvenuti al termine della cerimonia di lunedì scorso al Tempio Maggiore e, in diverse modalità, il giorno seguente nell’area di Piazza Venezia. Sul dorso romano di Repubblica Gabriele Isman e Laura Serloni raccolgono una testimonianza dall’assessore ai rapporti istituzionali della Comunità ebraica Ruben Della Rocca e da un anonimo manifestante proPal. “lo ero indietro – spiega Della Rocca, che interviene a proposito dei fatti di lunedì – ma ho visto due persone che hanno gridato più volte ‘Palestina libera, ebrei assassini’, e c’è stato il parapiglia. Qualche schiaffo è volato, ma poi sono intervenute le forze dell’ordine e i nostri volontari. Quei due, mi hanno raccontato poi, hanno anche provato a mettere le mani addosso a una signora del corteo”.
 
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  davar
#EYALGILADNAFTALI
Con la forza delle madri
Rachel, Rachelle, Racheli, pur se in varie declinazioni il suo nome è noto in tutto il mondo, quanto quello di suo figlio e degli altri due adolescenti seppelliti ieri pomeriggio. Madre di Naftali, il sedicenne che amava la pallacanestro ed era di casa anche a Brooklyn, Rachel Frankel è stata in questi giorni capace di rappresentare al mondo le famiglie dei tre ragazzi. Con forza, con coraggio, ha portato alta la sua voce di fronte al Consiglio generale di diritti umani dell’ONU a Ginevra, dove – accompagnata dalle madri di Eyal e di Gilad – è andata a domandare se non è diritto di ogni ragazzo, di ogni ragazza, di poter tornare a casa da scuola, sano e salvo. Tre famiglie unite da simili storie di normalità, padri e madri che lavorano, che si impegnano per le rispettive comunità e che crescono i propri figli. L’incontro con la missione di solidarietà partita da Roma, quando ancora c’era speranza, è avvenuto subito dopo il ritorno da Ginevra. Jacqueline Fellus, partita in rappresentanza dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, era rimasta particolarmente colpita dall’accoglienza riservata alla delegazione, soprattutto da parte delle tre madri: “Me le aspettavo distrutte dal dolore, disperate, arrabbiate e invece ho abbracciato tre donne forti di una immensa fede, capaci di affrontare la situazione con dignità e con speranza”.

Ada Treves @atrevesmoked
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#eyalgiladnaftali
L'ultimo saluto di Israele
L'uno a fianco all'altro. Eyal Yifrah, 19 anni, Gilad Shaar, 16 anni, e Naftali Fraenkel, 16 anni, sono stati sepolti insieme ieri al cimitero di Modi'in. Insieme sono rimasti vittima della brutalità umana, rapiti e assassinati dall'odio, dal terrorismo. L'uno a fianco all'altro i loro padri hanno recitato il Kaddish, la preghiera per il lutto; l'uno a fianco all'altro migliaia di uomini, donne e bambini si sono riuniti a Modi'in per abbracciare ed esprimere il proprio cordoglio alle famiglie dei tre giovani. “Gilad, Naftali, Eyal. Splendidi ragazzi, figli di un'intera nazione. Riposate in pace. Chineremo le nostre teste ma il nostro spirito non si spezzerà”, ha dichiarato il presidente Shimon Peres nel corso dei funerali. L'unità di un popolo di fronte al dolore, la risposta a chi, come i due terroristi di Hamas responsabili del rapimento e dell'uccisione dei tre ragazzi, vuole colpire e distruggere Israele. “L'intera nazione ha pregato per il ritorno dei vostri ragazzi e l'intera nazione ha visto la vostra nobiltà di spirito, la vostra forza d'animo”, il pensiero rivolto dal primo ministro israeliano Benjamin Netayahu alle famiglie delle vittime.
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#eyalgiladnaftali
Il momento della commozione
Momenti di raccoglimento e preghiera continuano ad essere organizzati nelle diverse Comunità ebraiche italiane. Da Milano a Roma, da Torino a Trieste, ci si riunisce nelle sinagoghe per affermare l'inalienabile valore della vita contro chi diffonde disprezzo della stessa, violenza e distruzione. A Roma (e più in piccolo a Merano) serrande dei negozi chiusi in segno di vicinanza nelle ore del funerale di Eyal, Gilad e Naftali.
Destinato al presidente UCEI Renzo Gattegna arriva intanto il messaggio del moderatore della Tavola Valdese Eugenio Bernardini, che scrive: "La mia parola di sostegno e di conforto va a Lei e agli ebrei italiani che vivono momenti di ansia e di viva preoccupazione per la sicurezza dei loro cari. Se la delicatissima situazione in Medio Oriente suggerisce a tutti i governanti prudenza e vigilanza, pur nella determinazione a contrastare ogni forma di estremismo, a noi credenti impone la preghiera e l'azione per una soluzione del conflitto tra israeliani e palestinese nella giustizia e nella sicurezza per i due popoli coinvolti".
Nel pomeriggio infine l'ambasciatore d'Italia in Israele Francesco Maria Talò si recherà nel sud del paese per portare la solidarietà delle istituzioni di fronte alla minaccia per la sicurezza proveniente dalla Striscia di Gaza. Due i momenti rivolti alla comunità degli Italkim: il primo si svolgerà nella municipalità di Sderot, il secondo invece ad Ashkelon.
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qui ancona
Eletto il nuovo Consiglio
Cambia volto il Consiglio della Comunità ebraica di Ancona, ritrovatasi negli scorsi giorni per eleggere il nuovo direttivo di governo comunitario. Ad ottenere il maggior numero di voti la candidata Paola Terni. A seguire, in ordine di preferenze, Remo Morpurgo, Manfredo Coen, Lanfranco Lanternari, Riccardo Morpurgo, Sergio Calderoni e Umberto Fornari. Nei prossimi giorni il presidente uscente Bruno Coen convocherà il Consiglio per la nomina del presidente e l’attribuzione dei vari incarichi di responsabilità.
inFORMAZIONE
Nuovi praticantati giornalistici,

le candidature prendono quota
Prende quota la raccolta delle candidature ai nuovi praticantati giornalistici che si svolgeranno nell’ambito della redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, grazie ad appositi progetti e sponsorizzazioni organizzati dalla redazione stessa.
Il Presidente dell’Unione ha inviato due comunicazioni a tutti i Presidenti delle Comunità ebraiche italiane e a tutti i Consiglieri dell’Unione per segnalare l’opportunità, fissando il termine per la presentazione di una candidatura al giovedì 10 luglio e avvertendo che una valutazione tecnico professionale dei candidati potrà avere inizio nel corso del laboratorio estivo di lavoro giornalistico Redazione aperta, in programma a Trieste dal 14 al 25 luglio.
Le candidature possono essere inviate anche con un semplice messaggio di posta elettronica alla Segreteria dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (segreteria@ucei.it) e devono necessariamente essere corredate da una propria lettera di motivazione e da un curriculum. Ogni altra documentazione è da considerarsi facoltativa a miglior chiarimento delle esperienze e delle qualifiche del candidato e manterrà un carattere accessorio e documentativo.
Questa edizione di Redazione aperta, un tradizionale appuntamento per numerosi giornalisti, collaboratori ed esponenti del mondo della politica, della cultura e delle comunità, prenderà inoltre il nome di Eyan, Gilad e Naftali, i tre adolescenti israeliani assassinati da terroristi palestinesi negli scorsi giorni. Lo ha comunicato, in un messaggio rivolto ai colleghi della redazione, il coordinatore Informazione e Cultura dell’Unione, Guido Vitale, che ricorda come Redazione aperta sia sempre stato dai suoi inizi, fin dalla nascita di questa redazione giornalistica, un luogo di incontro e un laboratorio di formazione professionale per i giovani ebrei italiani. “In particolare quest’anno – aggiunge
con la partecipazione assieme alla redazione di nuovi giovani che chiedono formazione professionale giornalistica, dobbiamo proseguire con determinazione e coraggio il nostro lavoro. Il dolore di questi giorni deve donare nuove energie alla gioventù ebraica e chi lavora nelle istituzioni ebraiche deve impegnarsi come non mai perché fra i nostri giovani non prevalga lo sconforto e lo scoraggiamento. La nostra reazione alla violenza e alla prevaricazione, in Israele e nella Diaspora, è l’impegno ebraico. Compiere con consapevolezza, impegno, equilibrio il nostro lavoro è la nostra risposta di ebrei, di giornalisti e di cittadini, alle forze dell’odio”.
anniversari
Nel nome del Rebbe
Sono arrivati dal Brasile, dalla Francia, dal Congo e dalla Norvegia. Oltre che ovviamente da tutti gli Stati Uniti. Sono trascorsi vent’anni dalla scomparsa di rav Menachem Mendel Schneerson, settimo rebbe del gruppo chassidico Chabad-Lubavitch (dove Chabad è l’acronimo di Chochmah, Binah, Da’at, cioè saggezza, comprensione e conoscenza, e Lubavitch il nome del villaggio russo di origine). Uomini vestiti di nero, secondo gli usi, ma anche tantissime donne, spesso con bambini in braccio, con un’apposita sezione loro dedicata. A raccontare il pellegrinaggio sul luogo di sepoltura dell’ultimo Lubavitcher Rebbe in occasione del ventesimo anniversario dalla sua scomparsa avvenuta il 12 giugno 1994, nella data ebraica del 3 di Tamuz, è stato un lungo servizio del New York Times.
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QUI ROMA
Nicoletta Roccas (1936-2014)
Grande commozione e rimpianto ha suscitato la notizia inaspettata della morte di Nicoletta Roccas, moglie di Guido Di Veroli e madre di quattro figli, Michele, Maurizio, Manuela e Daniel, che, da lei e il marito educati all’amore per l’ebraismo e per Israele, hanno tutti fatto l’aliyah. Figura assai nota e apprezzata nella Comunità ebraica di Roma, Nicoletta era figlia di Margherita Calabi Segre e di Goffredo Roccas, consigliere della Comunità ebraica negli anni tragici delle persecuzioni naziste e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in quelli successivi. Insegnante di Lettere presso la scuola media ebraica di Roma, per decenni è stata una grande, amata educatrice di generazioni di studenti. La sua intelligenza, la sua energia anche fisica, la sua simpatia sono un ricordo vivo per tutti coloro che l’hanno conosciuta. Nicoletta Roccas sarà sepolta in Israele, a Modiin, come da lei desiderato, non lontana dai suoi quattro figli e quattordici amati nipoti (era appena diventata bisnonna). Prima della partenza, un accompagno avrà luogo a Roma giovedì 3 luglio, ore 9, a partire dal Tempio Maggiore, Lungotevere Cenci, nei pressi di quella scuola ebraica ove ha lasciato la sua impronta formatrice.

E.M
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pilpul
La crociata dei falsari
In un suo blog (Arriva la terza intifada, Bocchescucite: Voci dai territori occupati, 21 giugno) Ugo Tramballi scrive: “E se con il rapimento dei tre giovani coloni israeliani fosse iniziata la terza Intifada palestinese? Lo sostiene Dan Segre, una delle poche grandi firme del glorioso “Giornale Nuovo” fondato da Indro Montanelli il 25 giugno di 40 anni fa, che ancora scrive nel “Giornale” di oggi. Dan è uno di quegli israeliani – un altro è il demografo Sergio della Pergola – con i quali ogni volta che dissento ho il sospetto di avere torto…”. Molto gentile da parte del giovane Ugo. Io, in perfetta reciprocità, penso che lui sia uno di quei giornalisti con i quali ogni volta che dissento so per certo che lui ha torto.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
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Periscopio - Ore d'angoscia
È davvero difficile, in queste ore di angoscia, esprimere qualche ragionamento che non sia offuscato dal dolore, dal disgusto, dalla rabbia, da uno schiacciante senso di impotenza.
È difficile formulare delle parole che possano dire qualcosa di diverso dal puro raccapriccio.
Tutte le vuote chiacchiere sulla pace, che da decenni riempiono i notiziari, tutti i triti rituali, i finti sorrisi, le estenuanti e ipocrite discussioni, i falsi gesti simbolici, le tanto celebrate preghiere comuni ci appaiono come una sinistra parodia, un lugubre teatro apparecchiato per camuffare una ripugnate realtà.


Francesco Lucrezi, storico
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