David
Sciunnach,
rabbino
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“La
dichiarazione il cui occhio è ottuso …” (Bemidbàr 24, 3). I Maestri
commentano questo verso della Parashà sostenendo che Bilàm fosse cieco
di un occhio. In realtà questa affermazione dei Maestri vuole dire che
l’uomo ha bisogno di due occhi, affinché da uno veda la grandezza del
Signore, creatore del cielo e della terra, e dall'altro veda la propria
piccolezza dinnanzi al creato. È quindi ovvio, in base ai versi di
questa Parashà, che Bilàm riconoscesse la grandezza di Dio, come è
scritto “... e conosce la volontà suprema ...” ed è anche ovvio che non
riuscisse ad essere umile, ma fosse presuntuoso, poiché egli possedeva
un solo occhio.
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David
Assael,
ricercatore
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Rassegna
stampa radiofonica: un’ascoltatrice, di cultura medio-alta, interviene
per denunciare la sproporzione della reazione israeliana dopo il
ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi rapiti. Denuncia gli arresti di
massa, conta il numero delle vittime palestinesi di questi giorni,
chiede se le loro vite valgano meno di quelle di Eyal, Gilad e Naftali.
Poco dopo chiama un secondo ascoltatore, che si dichiara ebreo romano;
ricorda i lanci di missili da Gaza (diverse decine nei giorni delle
operazioni dell’esercito israeliano), il giovane ebreo ucciso al
confine con la Siria, lo stile di governo di Hamas. Infine, interviene
una terza ascoltatrice, né ebrea né filo palestinese, impegnata in
progetti di integrazione scolastica in Medio Oriente, dunque, neutrale.
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Ucei-Fondazione Cantoni Borse di studio per Israele
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Anche
per l’anno accademico 2014-2015 l’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane e la Fondazione Raffaele Cantoni tornano a offrire borse di
studio per ragazzi italiani che intendono sostenere un progetto di
formazione nello Stato di Israele.
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"Indeboliremo Hamas"
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Dopo
l’orrenda uccisione di Eyal, Gilad e Naftali si stringe il cerchio
attorno agli integralisti di Hamas. Sulla Stampa Maurizio Molinari
ripercorre le azioni dell’esercito israeliano in queste ultime giornate
e, interloquendo con uno degli ufficiali a capo della missione
‘Brother’s Keeper’, tenta di interpretare gli scenari futuri.
“Indeboliremo Hamas nella West Bank e porremo fine al lancio di razzi
da Gaza, se necessario espanderemo ulteriormente le nostre operazioni”
le parole del premier Benjamin Netanyahu al termine dei funerali.
Tra i molti leader internazionali ad intervenire sui drammatici fatti
del Gush Etzion (non ultimo il presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, che ieri ha scritto al suo omologo Shimon Peres) anche papa
Bergoglio. Ieri infatti ha telefonato al rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni per esprimergli la propria solidarietà. “All’inizio, quando ho
risposto e ho sentito dall’altro capo la voce inconfondibile del
pontefice, ho pensato a uno scherzo. Sì, a uno scherzo, perché non è
cosa frequente” racconta rav Di Segni a Franca Giansoldati del
Messaggero.
Sempre a proposito dei tre ragazzi uccisi in un denso editoriale sul
Corriere della sera Pierluigi Battista denuncia la catena di odio che,
in nome dell’antisionismo, offusca le menti di molti internauti.
Attacca Battista: “Scrivi su Twitter che Naftali, Gilad ed Eyal, i tre
ragazzi ebrei rapiti e trucidati in terra palestinese, dobbiamo
sentirli come i ‘nostri’ ragazzi, soffrire con loro e con le loro
famiglie, averne pietà, detestare i terroristi che li hanno
martirizzati, scrivi soltanto questo e verrai sommerso da un diluvio di
insulti e contumelie. E senti ancora una volta che una dismisura
mostruosa colpisce gli ebrei, il sionismo, l’immagine di Israele”.
L’Italia ebraica prosegue intanto le sue iniziative di preghiera e
raccoglimento, in molti casi aperte anche al resto della cittadinanza.
A Roma serrande dei negozi abbassate in segno di lutto durante i
funerali dei tre ragazzi, mentre numerose veglie in sinagoga hanno
attraversato e continueranno ad attraversare la Penisola. I principali
quotidiani riferiscono anche degli scontri tra manifestanti pro-Israele
e pro-Palestina nella Capitale che sarebbero avvenuti al termine della
cerimonia di lunedì scorso al Tempio Maggiore e, in diverse modalità,
il giorno seguente nell’area di Piazza Venezia. Sul dorso romano di
Repubblica Gabriele Isman e Laura Serloni raccolgono una testimonianza
dall’assessore ai rapporti istituzionali della Comunità ebraica Ruben
Della Rocca e da un anonimo manifestante proPal. “lo ero indietro –
spiega Della Rocca, che interviene a proposito dei fatti di lunedì – ma
ho visto due persone che hanno gridato più volte ‘Palestina libera,
ebrei assassini’, e c’è stato il parapiglia. Qualche schiaffo è volato,
ma poi sono intervenute le forze dell’ordine e i nostri volontari. Quei
due, mi hanno raccontato poi, hanno anche provato a mettere le mani
addosso a una signora del corteo”.
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#EYALGILADNAFTALI
Con la forza delle madri
Rachel,
Rachelle, Racheli, pur se in varie declinazioni il suo nome è noto in
tutto il mondo, quanto quello di suo figlio e degli altri due
adolescenti seppelliti ieri pomeriggio. Madre di Naftali,
il sedicenne che amava la pallacanestro ed era di casa anche a
Brooklyn, Rachel Frankel è stata in questi giorni capace di
rappresentare al mondo le famiglie dei tre ragazzi. Con forza, con
coraggio, ha portato alta la sua voce di fronte al Consiglio generale
di diritti umani dell’ONU a Ginevra, dove – accompagnata dalle madri di
Eyal e di Gilad – è andata a domandare se non è diritto di ogni
ragazzo, di ogni ragazza, di poter tornare a casa da scuola, sano e
salvo. Tre famiglie unite da simili storie di normalità, padri e madri
che lavorano, che si impegnano per le rispettive comunità e che
crescono i propri figli. L’incontro con la missione di solidarietà
partita da Roma, quando ancora c’era speranza, è avvenuto subito dopo
il ritorno da Ginevra. Jacqueline Fellus, partita in rappresentanza
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, era rimasta
particolarmente colpita dall’accoglienza riservata alla delegazione,
soprattutto da parte delle tre madri: “Me le aspettavo distrutte dal
dolore, disperate, arrabbiate e invece ho abbracciato tre donne forti
di una immensa fede, capaci di affrontare la situazione con dignità e
con speranza”.
Ada Treves @atrevesmoked
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#eyalgiladnaftali
L'ultimo saluto di Israele
L'uno
a fianco all'altro. Eyal Yifrah, 19 anni, Gilad Shaar, 16 anni, e
Naftali Fraenkel, 16 anni, sono stati sepolti insieme ieri al cimitero
di Modi'in. Insieme sono rimasti vittima della brutalità umana, rapiti
e assassinati dall'odio, dal terrorismo. L'uno a fianco all'altro i
loro padri hanno recitato il Kaddish, la preghiera per il lutto; l'uno
a fianco all'altro migliaia di uomini, donne e bambini si sono riuniti
a Modi'in per abbracciare ed esprimere il proprio cordoglio alle
famiglie dei tre giovani. “Gilad, Naftali, Eyal. Splendidi ragazzi,
figli di un'intera nazione. Riposate in pace. Chineremo le nostre teste
ma il nostro spirito non si spezzerà”, ha dichiarato il presidente
Shimon Peres nel corso dei funerali. L'unità di un popolo di fronte al
dolore, la risposta a chi, come i due terroristi di Hamas responsabili
del rapimento e dell'uccisione dei tre ragazzi, vuole colpire e
distruggere Israele. “L'intera nazione ha pregato per il ritorno dei
vostri ragazzi e l'intera nazione ha visto la vostra nobiltà di
spirito, la vostra forza d'animo”, il pensiero rivolto dal primo
ministro israeliano Benjamin Netayahu alle famiglie delle vittime.
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inFORMAZIONE
Nuovi praticantati giornalistici,
le candidature prendono quota
Prende
quota la raccolta delle candidature ai nuovi praticantati giornalistici
che si svolgeranno nell’ambito della redazione dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane, grazie ad appositi progetti e
sponsorizzazioni organizzati dalla redazione stessa.
Il Presidente dell’Unione ha inviato due comunicazioni a tutti i
Presidenti delle Comunità ebraiche italiane e a tutti i Consiglieri
dell’Unione per segnalare l’opportunità, fissando il termine per la
presentazione di una candidatura al giovedì 10 luglio e avvertendo che
una valutazione tecnico professionale dei candidati potrà avere inizio
nel corso del laboratorio estivo di lavoro giornalistico Redazione
aperta, in programma a Trieste dal 14 al 25 luglio.
Le candidature possono essere inviate anche con un semplice messaggio
di posta elettronica alla Segreteria dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane (segreteria@ucei.it) e devono necessariamente essere
corredate da una propria lettera di motivazione e da un curriculum.
Ogni altra documentazione è da considerarsi facoltativa a miglior
chiarimento delle esperienze e delle qualifiche del candidato e
manterrà un carattere accessorio e documentativo.
Questa edizione di Redazione aperta, un tradizionale appuntamento per
numerosi giornalisti, collaboratori ed esponenti del mondo della
politica, della cultura e delle comunità, prenderà inoltre il nome di
Eyan, Gilad e Naftali, i tre adolescenti israeliani assassinati da
terroristi palestinesi negli scorsi giorni. Lo ha comunicato, in un
messaggio rivolto ai colleghi della redazione, il coordinatore
Informazione e Cultura dell’Unione, Guido Vitale, che ricorda come
Redazione aperta sia sempre stato dai suoi inizi, fin dalla nascita di
questa redazione giornalistica, un luogo di incontro e un laboratorio
di formazione professionale per i giovani ebrei italiani. “In
particolare quest’anno – aggiunge –
con la partecipazione assieme alla redazione di nuovi giovani che
chiedono formazione professionale giornalistica, dobbiamo proseguire
con determinazione e coraggio il nostro lavoro. Il dolore di questi
giorni deve donare nuove energie alla gioventù ebraica e chi lavora
nelle istituzioni ebraiche deve impegnarsi come non mai perché fra i
nostri giovani non prevalga lo sconforto e lo scoraggiamento. La nostra
reazione alla violenza e alla prevaricazione, in Israele e nella
Diaspora, è l’impegno ebraico. Compiere con consapevolezza, impegno,
equilibrio il nostro lavoro è la nostra risposta di ebrei, di
giornalisti e di cittadini, alle forze dell’odio”.
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anniversari
Nel nome del Rebbe
Sono
arrivati dal Brasile, dalla Francia, dal Congo e dalla Norvegia. Oltre
che ovviamente da tutti gli Stati Uniti. Sono trascorsi vent’anni dalla
scomparsa di rav Menachem Mendel Schneerson, settimo rebbe del gruppo
chassidico Chabad-Lubavitch (dove Chabad è l’acronimo di Chochmah,
Binah, Da’at, cioè saggezza, comprensione e conoscenza, e Lubavitch il
nome del villaggio russo di origine). Uomini vestiti di nero, secondo
gli usi, ma anche tantissime donne, spesso con bambini in braccio, con
un’apposita sezione loro dedicata. A raccontare il pellegrinaggio sul
luogo di sepoltura dell’ultimo Lubavitcher Rebbe in occasione del
ventesimo anniversario dalla sua scomparsa avvenuta il 12 giugno 1994,
nella data ebraica del 3 di Tamuz, è stato un lungo servizio del New
York Times.
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QUI ROMA
Nicoletta Roccas (1936-2014)
Grande
commozione e rimpianto ha suscitato la notizia inaspettata della morte
di Nicoletta Roccas, moglie di Guido Di Veroli e madre di quattro
figli, Michele, Maurizio, Manuela e Daniel, che, da lei e il marito
educati all’amore per l’ebraismo e per Israele, hanno tutti fatto
l’aliyah. Figura assai nota e apprezzata nella Comunità ebraica di
Roma, Nicoletta era figlia di Margherita Calabi Segre e di Goffredo
Roccas, consigliere della Comunità ebraica negli anni tragici delle
persecuzioni naziste e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in
quelli successivi. Insegnante di Lettere presso la scuola media ebraica
di Roma, per decenni è stata una grande, amata educatrice di
generazioni di studenti. La sua intelligenza, la sua energia anche
fisica, la sua simpatia sono un ricordo vivo per tutti coloro che
l’hanno conosciuta. Nicoletta Roccas sarà sepolta in Israele, a Modiin,
come da lei desiderato, non lontana dai suoi quattro figli e
quattordici amati nipoti (era appena diventata bisnonna). Prima della
partenza, un accompagno avrà luogo a Roma giovedì 3 luglio, ore 9, a
partire dal Tempio Maggiore, Lungotevere Cenci, nei pressi di quella
scuola ebraica ove ha lasciato la sua impronta formatrice.
E.M
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La crociata dei falsari |
In
un suo blog (Arriva la terza intifada, Bocchescucite: Voci dai
territori occupati, 21 giugno) Ugo Tramballi scrive: “E se con il
rapimento dei tre giovani coloni israeliani fosse iniziata la terza
Intifada palestinese? Lo sostiene Dan Segre, una delle poche grandi
firme del glorioso “Giornale Nuovo” fondato da Indro Montanelli il 25
giugno di 40 anni fa, che ancora scrive nel “Giornale” di oggi. Dan è
uno di quegli israeliani – un altro è il demografo Sergio della Pergola
– con i quali ogni volta che dissento ho il sospetto di avere torto…”.
Molto gentile da parte del giovane Ugo. Io, in perfetta reciprocità,
penso che lui sia uno di quei giornalisti con i quali ogni volta che
dissento so per certo che lui ha torto.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
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Periscopio - Ore d'angoscia
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È
davvero difficile, in queste ore di angoscia, esprimere qualche
ragionamento che non sia offuscato dal dolore, dal disgusto, dalla
rabbia, da uno schiacciante senso di impotenza.
È difficile formulare delle parole che possano dire qualcosa di diverso dal puro raccapriccio.
Tutte le vuote chiacchiere sulla pace, che da decenni riempiono i
notiziari, tutti i triti rituali, i finti sorrisi, le estenuanti e
ipocrite discussioni, i falsi gesti simbolici, le tanto celebrate
preghiere comuni ci appaiono come una sinistra parodia, un lugubre
teatro apparecchiato per camuffare una ripugnate realtà.
Francesco Lucrezi, storico
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