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4 luglio 2014 - 6 Tamuz 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
“Dio vendichi il loro sangue, Hashem Inkom Damam". Questa espressione accompagna ormai da cinque giorni il nome di Gilad, Naftali ed Eyal, i tre ragazzi rapiti ed uccisi da Hamas. Dio vendichi il loro sangue. Un frase che fa gelare il sangue ma che in realtà porta con sé, nel dolore più tragico, un profondo insegnamento per ogni cuore che si definisca umano. La vendetta non è un diritto dell’uomo, la vendetta non è nelle nostre mani e non può mai essere un atto giustificato. Hashem, Dio, vendicherà il loro sangue. Noi rimettiamo a Lui gli atti di misericordia e gli atti di giustizia, noi ci fermiamo stringendo i pugni della nostra legittima rabbia davanti al confine della umana comprensione e del giusto agire e diciamo: “Dio vendichi il loro sangue”.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Chi distrugge una vita è come se distruggesse un mondo intero, chi salva una vita è come se salvasse il mondo intero (Yerushalmi, Sanhedrin 22a). Per questo noi decretiamo per i figli di Israel che colui che uccide chi non ha commesso un omicidio o un orrendo crimine, sarebbe come se uccidesse tutto il popolo. E chiunque risparmia una vita è come se risparmiasse le vite di tutto il popolo (Corano 5:32). Il valore della vita è un concetto profondamente radicato nelle culture religiose che animano il panorama mediorientale. Eppure la modernità, intesa nella accezione pericolosa di un nuovo sistema di relazioni sociali non mediate da eventi straordinari (come per l’Europa la rivoluzione francese), ha introdotto criteri di comportamento e dinamiche politiche che mettono decisamente in secondo piano l’idea di sacralità della vita.
 
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Ucei-Fondazione Cantoni
Borse di studio per Israele
Anche per l’anno accademico 2014-2015 l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Raffaele Cantoni tornano a offrire borse di studio per ragazzi italiani che intendono sostenere un progetto di formazione nello Stato di Israele.
 
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Medio Oriente,
sale la tensione
Proseguono le operazioni di ricerca degli assassini di Eyal, Gilad e Naftali in Cisgiordiania. E contestualmente proseguono gli scontri tra forze di sicurezza israeliane e militanti palestinesi così come, dalla Striscia di Gaza, incessante è il lancio di razzi verso il Sud del paese e in particolare verso la città di Sderot: azioni cui sono seguite le reazioni dell’esercito. Gli ultimi venti di tensione sono oggi raccontati da tutti i principali quotidiani: nel sottolineare gli spostamenti di truppe di Tsahal verso Gaza, Davide Frattini del Corriere della sera riporta le dichiarazioni di un portavoce dell’esercito. “Non sono i preparativi a un’operazione militare. Vogliamo mandare un messaggio ad Hamas – afferma il portavoce – deve fermare il bombardamento, nelle prossime 24 ore vedremo se ha capito”. Oggi dovrebbe essere intanto il giorno del funerale di Mohammed Adu Khadeir, il 17enne palestinese barbaramente ucciso nelle scorse ore da ignoti. Tante le piste che si rincorrono in queste ore: dall’ipotesi vendetta a un regolamento di conti tra palestinesi per la presunta omosessualità del giovane. “La polizia israeliana ancora non ha un movente – scrive Maurizio Molinari sulla Stampa – ma per i feddayn di Shuafat, il quartiere dove vive la famiglia Abu-Khadeir i colpevoli sono ben noti”. A infuocare gli animi (e gli scontri che sono seguiti a Gerusalemme Est) anche il gran muftì di Gerusalemme, che ha dichiarato: “Questo bambino è stato ucciso dai coloni, che agiscono come gangster”.
 
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  davar
rav zalman schachter shalomi (1924-2014)
“Se la lunga durata della tua vita non è supportata da un’estesa consapevolezza, non stai vivendo a lungo. Stai solo morendo a lungo”.
Zalman Schachter-Shalomi, il fondatore e più importante leader del Renewal Judaism, il movimento per il rinnovamento ebraico, è scomparso in Colorado a 89 anni (nell’immagine in uno storico incontro in Tibet con il Dalai Lama insieme a un gruppo di rabbini, raccontato nel libro “The Jew in the Lotus” di Rodger Kamenetz). Reb Zalman, come era affettuosamente noto, era nato in Polonia nel 1924 e cresciuto a Vienna. Con la sua famiglia riuscì a raggiungere l’America nel 1941, dopo un periodo di internamento in un campo del governo di Vichy. Si avvicinò al chassidismo e in particolare al mondo dei Lubavitch da cui ricevette l’ordinazione rabbinica nel 1947. A completare il suo percorso di studi furono un master in Psicologia delle religioni alla Boston University e un dottorato alla Hebrew Union College, istituto legato all’ebraismo riformato. All’inizio degli anni ’60 infatti il rabbino cominciò ad allontanarsi da Chabad, mantenendo però quello che in molti definiscono un approccio “neochassidico”, fortemente incentrato su alcuni elementi essenziali del chassidismo, e contemporaneamente influenzato da forti ideali progressisti. Spiritualità, canto, danza, meditazione, mistica, ma anche femminismo, diritti civili, attenzione all’ambiente, giustizia sociale, fusi in un approccio da molti definito come New Age, che si propone di dare una risposta ebraica alla vita contemporanea e che ha saputo avere nei decenni una forte influenza ben oltre i confini della comunità di chi oggi si riconosce apertamente nel Renewal Judaism. “Ho trascorso del tempo con Reb Zelman l’ultima volta un mese fa, durante Shavuot. Dimostrava tutti i suoi 89 anni – ha scritto sul Forward Jay Michaelson, giornalista e scrittore, fondatore del magazine ebraico progressista Zeek, ricordando la figura del suo Maestro – Aveva chiara la percezione di essere vicino alla fine dei suoi giorni. È stata dura sentirlo, ma anche stranamente confortante. Mi sono trovato di fronte a un Maestro capace di morire nello stesso modo in cui aveva vissuto: con consapevolezza, onestà e insegnamenti per tutti noi”. Tra i pilastri del Renewal Judaism, un approccio nuovo all’Halakhah, l’integrazione fra il mondo fisico, spirituale, emozionale e intellettuale, l’importanza del dialogo interreligioso e dell’ecumenismo inteso come legame fra le varie fedi, il concetto di “cambiamenti di paradigma” (che nel mondo scientifico indica un cambiamento nelle assunzioni basilari nell’ambito di una teoria dominante) nell’ebraismo. Nel 1962, Schachter-Shalomi aveva fondato in Massachusets B’nai Or Religious Fellowship, una congregazione basata su affinità e partecipazione senza un leader, ma invece basata su un approccio partecipatorio, introducendo momenti di meditazione, canto e danza, durante la preghiera. Nel 1993 B’nai Or (letteralmente “i figli della luce”) si fuse con lo Shalom Center del rabbino Arthur Waskow’s, dando vita ad Aleph, the Alliance for Jewish Renewal. Così Michaelson spiega l’impatto di Reb Zalman sulla sua vita e sul mondo ebraico, ricordando il loro primo incontro, una lezione alla Hillel House mentre studiava legge a Yale. “Sarebbero passati molti anni prima che ci rivedessimo. Quando accadde, nel 2002, esercitava già un’influenza fondamentale nella mia vita, spesso senza che io nemmeno me ne rendessi conto. L’ebraismo che io praticavo era l’ebraismo che aveva contribuito a creare: partecipatorio e progressista, ma allo stesso tempo fortemente impegnato sul fronte della potente spiritualità delle comunità ebraiche tradizionali. Nonostante il Rinnovamento ebraico sia spesso etichettato con lo stereotipo di New Age è in realtà alquanto intransigente, rifiutandosi di rinunciare alla politica progressista (nel senso più ampio del termine) o al potere spirituale del Chassidismo o della Kabbalah. Pratichiamoli entrambi, insiste”.


Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

israele
Aspettando la tregua
Ancora razzi, ancora disordini. Non si placa la tensione in Israele, che continua a vedere missili sparati da Gaza verso il sud del paese e assiste agli scontri nella parte est di Gerusalemme in un'atmosfera incandescente nel primo venerdì di preghiera durante la ricorrenza del Ramadan.
Secondo quanto riportato dalla stampa israeliana, nelle scorse ore lo Stato ebraico avrebbe inviato un ultimatum al gruppo terrorista di Hamas che governa la Striscia attraverso la mediazione dell'Egitto: cessare gli attacchi contro Israele oppure affrontare una massiccia risposta di Tsahal. Tempo per accettare 48 ore, ma nel frattempo ancora stamattina razzi e colpi di mortaio hanno raggiunto Israele costringendo gli abitanti delle aree lungo il confine nei rifugi.
Alla calma si risponderà con la calma, ora la palla è nelle mani di Hamas" spiegano le fonti citate dal Times of Israel.
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israele
Lutto e forte tensione
Un clima di forte tensione, nuovi scontri e episodi di violenza palestinese hanno contrassegnato in una giornata rovente le esequie dell'adolescente arabo
Mohammed Abou Khoudaïr avvenute nel primo venerdì del Ramadan.
“Mi appello a tutti i cittadini di Israele e vi chiedo: vi prego di usare moderazione nelle vostre azioni e parole. I nostri cuori soffrono, il nostro sangue ribolle, ma dobbiamo ricordarci che siamo prima di tutto essere umani e siamo cittadini di uno Stato in cui le leggi si rispettano. Noi prendiamo decisioni in modo responsabile, ponderato e a mente fredda”. È l'appello che ha voluto intanto lanciare ieri il Primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu a tutta la nazione. Un richiamo alla responsabilità pronunciato nel corso di un evento organizzato all'ambasciata statunitense in Israele. La tensione nel paese è alta e negli occhi degli israeliani è ben presente la dolorosa immagine dei funerali di Eyal, Gilad e Naftali, i tre ragazzi israeliani rapiti e uccisi da terroristi palestinesi e i cui corpi sono stati ritrovati lunedì scorso. Le autorità israeliane stanno lavorando senza sosta per assicurare i responsabili del brutale omicidio alla giustizia. Perché Israele, ha affermato il premier, è uno Stato di diritto. “Rivolte, istigazioni e vigilantes non hanno spazio nella nostra democrazia”, ha ribadito Netanyahu rispetto a episodi di intolleranza legati a estremisti israeliani.
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#eyalgiladnaftali
Una preghiera per la pace
Continuano a susseguirsi momenti di raccoglimento e riflessione in tutta l'Italia ebraica. A Venezia (nell'immagine) preghiera in Ghetto Novo condotta dal rabbino capo Scialom Bahbout, a Firenze "apertura per lutto" al Balagan Cafè organizzato dalla locale Comunità ebraica.
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DAFDAF
Libri per l'estate
Ci sono libri che pongono le domande e sono molto utili per ragionare, e ci sono libri che rispondono a domande, e sono altrettanto utili perché si possono regalare a chi le fa quando ci stufiamo di dare le risposte, e magari nel frattempo sbirciarle per ripassarle e controllare che è tutto ok, che le sappiamo già anche se magari non avremmo saputo darle con tanta chiarezza. Chiameremo quelli della prima tipologia libri-domande e quelli della seconda libri-risposte.
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Memorie ebraiche
Dalla Libia a Roma
Cadeva negli scorsi giorno il 47esimo anniversario dalla cacciata degli ebrei di Libia e dall'arrivo di una significativa componente di questi a Roma. Racconti, storie, emozioni dalla viva voce dei protagonisti sono oggi a disposizione degli interessati sul sito www.memoriebraiche.it allestito dal Centro di Cultura della Comunità ebraica romana con il sostegno dell'Otto per Mille destinato all'UCEI. Tra le varie testimonianze il racconto di Ruben Braha, Ever Cohen, Hatikwa Gabison, David Habib, Simeone Habib, Fortuna Halfon, Linda Hassan, Liliana Gerbi, Yvette Journò, Gino Mantin, Elsa Mimun e Shalom Tesciuba.
pilpul
Studiare per studiare
Difficoltà delle prove, tipologie, punteggi, criteri di valutazione, voti giusti e ingiusti, troppo severi o troppo larghi. Mentre mi perdo in questi discorsi, tipici degli insegnanti nel periodo degli esami di stato, mi viene ricordato che nelle yeshivot si studia in coppia e non esistono voti. Qualche ora dopo sento il telegiornale che parla dei “tre seminaristi uccisi” e con un po’ di sconcerto cerco di ricostruire il percorso logico che ha portato a questa definizione: yeshivà = scuola rabbinica = scuola per diventare rabbini = seminario. Forse chi ha scelto questa parola non aveva capito che si può studiare in una yeshivà e poi magari esercitare qualunque tipo di mestiere.

Anna Segre, insegnante
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Salvare il legno
Tra le ricchezze travolte dalla furia distruttiva nazista, non si possono dimenticare le originali sinagoghe di legno (in polacco Drewniane Synagogi) diffuse in gran numero prima del 1939 nell’Ex Confederazione Polacca-Lituana. Costruite prevalentemente nel Seicento e nel Settecento, in un periodo relativamente prospero per le comunità ebraiche della zona, rappresentano come le analoghe chiese in legno dei Carpazi, del Maramuresh e dell’Ucraina Occidentale, un raro esempio di architettura vernacolare ebraica.

Francesco Moises Bassano, studente
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Dal caos alla legge
"In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quel che gli pareva meglio”. Questa frase, che troviamo spesso nel libro dei Giudici, mi ha sempre colpito: secca e lapidaria allude a un mondo caotico in cui le tribù si facevano spesso giustizia da sole. Il testo ce lo racconta così, varie volte, con il medesimo inciso.

Ilana Bahbout
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