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4 agosto 2014 - 8 Av 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Il libero arbitrio dell'uomo: Il creato, dicono i nostri Maestri, scaturisce da una "contrazione" del Divino. Creare è "liberare spazio". La creatura nasce nello "spazio vuoto", fra le tracce sempre più rarefatte del Divino. Creatore e creatura si inventano le proprie periferie. A questo punto è facile pensare che il Creatore si sia trasferito in centro. Invece anche Lui sporge sulla periferia, anzi, li si accalca faticosamente per lasciarci "spazio".
 
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Anna
Foa,
storica
David Bidussa ci parlava ieri della crisi dell’Europa, dove crescono intolleranze e nazionalismi. Sono pienamente d’accordo. E l’antisemitismo che cresce e si estende, prendendo a pretesto la guerra di Gaza, non è che un momento di questa intolleranza crescente. Guardiamo i barconi carichi di migranti e di profughi affondare, assistiamo all’affermarsi in Ungheria di una società e di un governo profondamente illiberali, partecipiamo senza stupirci al degrado del pensiero e del linguaggio, alla chiusura crescente nel proprio orto, all’odio dell’alterità sotto qualsiasi forma.
 
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L'avanzata del Califfato
Migliaia di persone hanno salutato Hadar Goldin, il soldato israeliano creduto vittima di rapimento e invece ucciso nel corso di scontri a Rafah scatenati da Hamas durante la tregua umanitaria. Presente ai funerali anche il ministro della Difesa Moshe Yaalon, legato a Goldin da uno stretto vincolo di parentela. Tsahal prosegue intanto il ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza ed è al lavoro per creare “una fascia di sicurezza temporanea” per difendere le popolazioni del Sud dal lancio di missili e ordigni, ma il conflitto è ancora lontano dal dirsi concluso. Ieri, una nuova giornata di sangue. Ad essere colpita, mentre si dava la caccia a un gruppo di terroristi, è stata anche una scuola dell’Onu. L’episodio ha suscitato la condanna del segretario generale Ban ki-Moon, mentre il dipartimento di Stato di Washington ha chiesto a Israele “di fare tutto il possibile per evitare vittime civili” (Maurizio Molinari, La Stampa).
Invoca una “intifada della non violenza” Mustafa Barghouti, già candidato alla presidenza della Anp (nel 2005 fu sconfitto da Abu Mazen). Intervistato da Vanna Vannuccini di Repubblica, il politico palestinese – che è nella delegazione inviata al Cairo – accusa Netanyahu di aver provato a rioccupare militarmente Gaza e lo Stato di Israele di praticare una nuova apartheid. La credibilità di Barghouti la si misura quando, chiamato a commentare i tunnel sotterranei realizzati da Hamas per praticare operazioni terroristiche, dice: “Sono stati presentati come una minaccia esistenziale per Israele, ma in realtà sono soprattutto un modo di resistere contro il blocco totale che dura da otto anni”.
Sul Corriere della sera, con l’ausilio di cartine e cronologie, Davide Frattini ripercorre le contrapposizioni tra israeliani e palestinesi dall’anno di fondazione dello Stato ebraico (1948) ad oggi. Da allora, osserva il giornalista, il conflitto non ha risparmiato “né i primi figli del kibbutz né i giovani di Facebook”. E la speranza della pace, dopo 66 anni di tensioni, resterebbe “sfuggente”.
Interviene senza mezze misure Jon Voight, popolare attore statunitense e padre di Angelina Jolie. “Vergognatevi”, dice rivolgendosi ai numerosi colleghi che in questi giorni hanno firmato un appello contro Israele dai toni durissimi (in un passaggio si parla ad esempio di “genocidio” perpetrato ai danni della popolazione di Gaza). “Avete diffamato l’unico paese di buona volontà in Medio Oriente”, denuncia Voight (Il Giornale).
Allargando la prospettiva a preoccupare, nel complesso, è l’ascesa dei fondamentalisti islamici in Medio Oriente e nella regione mediterranea. Ne scrive sulla Stampa Domenico Quirico, che ha vissuto sulla propria pelle la terribile esperienza di un rapimento: “Da Tora Bora a Bengasi: avanzano, galoppano davvero i fattucchieri della devozione islamica, i grandi e piccoli sensali del nuovo Califfato universale, quelli che vivono di santa guerra, le fronti aggrottate da una lugubre dottrina, le facce serrate come casseforti. E in mano sempre il coltello per liquidare, redimere, punire. La rivoluzione, anche quella fanatica in nome di Dio, si apre silenziosamente, come un fiore di ferro”. Un pericolo che è ormai alle porte dell’Europa, mentre l’Occidente – riflette Quirico – depenna ogni giorno lembi “che non possono essere più percorsi”. Si sbarrano le ambasciate, la gente fugge, le imprese indietreggiano abbandonando mezzi e denaro.
 
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte
Domande chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede, dichiarazioni  sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
 
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  davar
#israeledifendelapace - qui gerusalemme
Torna la minaccia degli attentati  

Due attentati, una vittime, sette feriti. Per le strade di Gerusalemme torna la paura del terrorismo di matrice palestinese. Nel corso della tregua umanitaria indetta unilateralmente da Israele, due attentati hanno infatti avuto luogo nella Capitale di Israele. Prima, alle 13.40 ora locale, un uomo alla guida di una ruspa ha attaccato un autobus, facendolo ribaltare. Una persona è morta in seguito alle gravi ferite riportate e altre sei sono rimaste coinvolte. L'attentatore, Muhammed Naif El-Ja’abis, residente a Gerusalemme Est nel quartiere di Jabel Mukaber, è stato immediatamente intercettato e ucciso da un poliziotto, intervenuto sul luogo dell'attentato. Poche ore dopo un uomo si è avvicinato a un soldato israeliano, nella zona del Monte Scopus, poco distante dal campus dell'Università Ebraica di Gerusalemme, e ha esploso dei colpi di arma da fuoco. Il soldato è stato ferito all'addome e attualmente versa in condizioni critiche.

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#Israeledifendelapace
Hamas attacca durante la tregua
Nelle ore di tregua umanitaria concesse da Israele la risposta di Hamas continua ad essere la stessa: parole di odio, lanci di missili, azioni contro l'integrità fisica delle persone da parte dei suoi simpatizzanti. Come a Gerusalemme, dove torna l'incubo attentati: un trattore lanciato in un'azione suicida ha infatti ucciso un pedone e causato il ferimento di alcuni passanti. L'attentatore, un giovane palestinese, è stato neutralizzato dalle forze di sicurezza. Poche ore dopo, sul monte Scopus, un soldato è stato ferito all'addome da un uomo in scooter. Le sue condizioni risultano gravi ed è adesso ricoverato all'ospedale Hadassah.
Ancora missili dalla Striscia: le prime sirene d'allarme sono risuonate ad Ashkelon, seguita pochi minuti dopo da altre località della regione meridionale dove si sono vissute le stesse paure (il sistema anti-missilistico Iron Dome ha evitato perdite tra la popolazione). Nonostante il progressivo ritiro dalla Striscia annunciato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, a Gaza si continua a combattere. A farne le spese sono, purtroppo, anche decine di civili. Quei civili che Hamas, palesando le proprie intenzioni, continua ad usare come scudi umani e nella difesa degli armamenti e degli ordigni esplosivi. Dall’inizio dell’operazione Margine Protettivo, avviato lo scorso 8 luglio, si calcola che siano oltre 3mila i missili lanciati da Gaza verso Israele. Spesso da ospedali, scuole, case private. Un crimine che non sembra del tutto compreso dall'opinione pubblica internazionale. E mentre Hamas continua a lanciare razzi contro il territorio israeliano, Tsahal non cessa le operazioni di trasferimento di cibo, materiale medico e altre merci a beneficio della gente di Gaza. Soltanto ieri sono stati infatti trasferiti 386 carichi attraverso il valico di Kerem Shalom.

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#israeledifendelapace
CRISI / Da dove partono i razzi?
Durante le scorse settimane Hamas ha lanciato i suoi missili da aree densamente popolate, pur sapendo bene che lì probabilmente l’esercito israeliano avrebbe colpito. Anche quando ciò è puntualmente successo gli attacchi non si sono fermati, e i lanciamissile hanno continuato a sparare da moschee, scuole e ospedali. Tzahal non colpirebbe aree civili se non vi si trovassero le strutture terroristiche di Hamas, collocate fra le case.
 

DIALOGO
Un pallone per incontrarsi
“Quest’anno la squadra brasiliana non si è iscritta. Sono tornati tutti a casa. Poi alla fine non erano troppo contenti…”. Quindici nazioni e una coppa da sogno, niente rappresentativa verdeoro ma in compenso un trofeo della stessa forma, dimensione e peso di quello in palio allo stadio Maracanã di Rio De Janeiro a 10mila chilometri di distanza. Mentre Brasile e Croazia inauguravano il momento più bello per il mondo del pallone, a Tel Aviv si disputavano i primi incontri della quarta edizione del Mundial di calcio a cinque targato Ghetton, come racconta il suo fondatore Yasha Maknouz. “Quello del Mundial – spiega – è un appuntamento molto sentito. È davvero bello ritrovarsi in così tanti e di così tante origini tutti insieme, a parlare un ebraico sgarruppato e un inglese approssimativo e soprattutto vedere come ciascuna squadra rappresenti davvero il dna calcistico della propria nazione da un punto di vista tecnico e tattico, l’Italia, l’Inghilterra, l’Argentina…”. È stato lui, nel 2002, a cominciare a organizzare tornei sportivi nell’ambito della Comunità ebraica di Milano. Così è nata Ghetton, che qualche anno dopo è sbarcata insieme a lui a Tel Aviv, pur continuando a far giocare insieme decine di ragazzi nel capoluogo lombardo, con il campionato principale e quello Under 18. A rendere davvero speciale la stagione di Ghetton appena conclusa è stata soprattutto la messa in regime della sua collaborazione con Inter Campus, il progetto di responsabilità sociale di FC Internazionale che lavora per aiutare l’infanzia disagiata attraverso lo sport in oltre venti paesi nel mondo, e che dall’estate 2013 ha scelto Ghetton come partner per Israele e Territori palestinesi.
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pilpul
 Oltremare - "64 ragazzi"
Una cosa che non si vede alla televisione fuori da Israele (posso dare per scontato), sono i servizi fiume al telegiornale su ogni famiglia che ha perduto un figlio, fratello, padre, marito. Peccato. Imparerebbero tutti molto, a cominciare da quelli che in fondo in fondo un ebreo morto non è che proprio lo piangono. Io sono quella che a ogni tragedia italica, dagli smottamenti previdibili alla strage di mafia, dall’incidente stradale agli omicidi in famiglia, toglieva il volume al telegiornale per non sentire le domande cretine dei giornalisti “ma quanto gli volevate bene?”, “vi mancherà molto?”, e soprattutto l’insostentibile “perdonate l’assassino?” seguito da un “sì” che nella maggior parte dei casi mi faceva torcere le budella. Ma come, perdoni un mafioso che ha ammazzato a sangue freddo tuo figlio? Ma che madre sei? Sì, si vede proprio che son stata tirata su da buona ebrea, di quelli che l’altra guancia nemmeno per scherzo. Di quelli che a perdonare ci pensi Dio, quando e come sceglie lui.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Tea for two - Digiunare
Digiunare d'agosto? Ma sei matta??". Questa è la reazione media che ricevo quando comunico l'esistenza di Tisha Be Av. Gli sguardi virano dal perplesso al "per fortuna che non tocca a me". Già mi pregusto tristemente il risveglio con la gola secca e la bocca impastata.

Rachel Silvera, studentessa
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