
Paolo Sciunnach,
insegnante
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Il
libero arbitrio dell'uomo: Il creato, dicono i nostri Maestri,
scaturisce da una "contrazione" del Divino. Creare è "liberare spazio".
La creatura nasce nello "spazio vuoto", fra le tracce sempre più
rarefatte del Divino. Creatore e creatura si inventano le proprie
periferie. A questo punto è facile pensare che il Creatore si sia
trasferito in centro. Invece anche Lui sporge sulla periferia, anzi, li
si accalca faticosamente per lasciarci "spazio".
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Anna
Foa,
storica
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David
Bidussa ci parlava ieri della crisi dell’Europa, dove crescono
intolleranze e nazionalismi. Sono pienamente d’accordo. E
l’antisemitismo che cresce e si estende, prendendo a pretesto la guerra
di Gaza, non è che un momento di questa intolleranza crescente.
Guardiamo i barconi carichi di migranti e di profughi affondare,
assistiamo all’affermarsi in Ungheria di una società e di un governo
profondamente illiberali, partecipiamo senza stupirci al degrado del
pensiero e del linguaggio, alla chiusura crescente nel proprio orto,
all’odio dell’alterità sotto qualsiasi forma.
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L'avanzata del Califfato
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Migliaia
di persone hanno salutato Hadar Goldin, il soldato israeliano creduto
vittima di rapimento e invece ucciso nel corso di scontri a Rafah
scatenati da Hamas durante la tregua umanitaria. Presente ai funerali
anche il ministro della Difesa Moshe Yaalon, legato a Goldin da uno
stretto vincolo di parentela. Tsahal prosegue intanto il ritiro
unilaterale dalla Striscia di Gaza ed è al lavoro per creare “una
fascia di sicurezza temporanea” per difendere le popolazioni del Sud
dal lancio di missili e ordigni, ma il conflitto è ancora lontano dal
dirsi concluso. Ieri, una nuova giornata di sangue. Ad essere colpita,
mentre si dava la caccia a un gruppo di terroristi, è stata anche una
scuola dell’Onu. L’episodio ha suscitato la condanna del segretario
generale Ban ki-Moon, mentre il dipartimento di Stato di Washington ha
chiesto a Israele “di fare tutto il possibile per evitare vittime
civili” (Maurizio Molinari, La Stampa).
Invoca una “intifada della non violenza” Mustafa Barghouti, già
candidato alla presidenza della Anp (nel 2005 fu sconfitto da Abu
Mazen). Intervistato da Vanna Vannuccini di Repubblica, il politico
palestinese – che è nella delegazione inviata al Cairo – accusa
Netanyahu di aver provato a rioccupare militarmente Gaza e lo Stato di
Israele di praticare una nuova apartheid. La credibilità di Barghouti
la si misura quando, chiamato a commentare i tunnel sotterranei
realizzati da Hamas per praticare operazioni terroristiche, dice: “Sono
stati presentati come una minaccia esistenziale per Israele, ma in
realtà sono soprattutto un modo di resistere contro il blocco totale
che dura da otto anni”.
Sul Corriere della sera, con l’ausilio di cartine e cronologie, Davide
Frattini ripercorre le contrapposizioni tra israeliani e palestinesi
dall’anno di fondazione dello Stato ebraico (1948) ad oggi. Da allora,
osserva il giornalista, il conflitto non ha risparmiato “né i primi
figli del kibbutz né i giovani di Facebook”. E la speranza della pace,
dopo 66 anni di tensioni, resterebbe “sfuggente”.
Interviene senza mezze misure Jon Voight, popolare attore statunitense
e padre di Angelina Jolie. “Vergognatevi”, dice rivolgendosi ai
numerosi colleghi che in questi giorni hanno firmato un appello contro
Israele dai toni durissimi (in un passaggio si parla ad esempio di
“genocidio” perpetrato ai danni della popolazione di Gaza). “Avete
diffamato l’unico paese di buona volontà in Medio Oriente”, denuncia
Voight (Il Giornale).
Allargando la prospettiva a preoccupare, nel complesso, è l’ascesa dei
fondamentalisti islamici in Medio Oriente e nella regione mediterranea.
Ne scrive sulla Stampa Domenico Quirico, che ha vissuto sulla propria
pelle la terribile esperienza di un rapimento: “Da Tora Bora a Bengasi:
avanzano, galoppano davvero i fattucchieri della devozione islamica, i
grandi e piccoli sensali del nuovo Califfato universale, quelli che
vivono di santa guerra, le fronti aggrottate da una lugubre dottrina,
le facce serrate come casseforti. E in mano sempre il coltello per
liquidare, redimere, punire. La rivoluzione, anche quella fanatica in
nome di Dio, si apre silenziosamente, come un fiore di ferro”. Un
pericolo che è ormai alle porte dell’Europa, mentre l’Occidente –
riflette Quirico – depenna ogni giorno lembi “che non possono essere
più percorsi”. Si sbarrano le ambasciate, la gente fugge, le imprese
indietreggiano abbandonando mezzi e denaro.
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte
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Domande
chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi
problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora.
L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra
lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova
area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede,
dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle
forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini
che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire
il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
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#israeledifendelapace - qui gerusalemme
Torna la minaccia degli attentati
Due
attentati, una vittime, sette feriti. Per le strade di Gerusalemme
torna la paura del terrorismo di matrice palestinese. Nel corso della
tregua umanitaria indetta unilateralmente da Israele, due attentati
hanno infatti avuto luogo nella Capitale di Israele. Prima, alle 13.40
ora locale, un uomo alla guida di una ruspa ha attaccato un autobus,
facendolo ribaltare. Una persona è morta in seguito alle gravi ferite
riportate e altre sei sono rimaste coinvolte. L'attentatore, Muhammed
Naif El-Ja’abis, residente a Gerusalemme Est nel quartiere di Jabel
Mukaber, è stato immediatamente intercettato e ucciso da un poliziotto,
intervenuto sul luogo dell'attentato. Poche ore dopo un uomo si è
avvicinato a un soldato israeliano, nella zona del Monte Scopus, poco
distante dal campus dell'Università Ebraica di Gerusalemme, e ha
esploso dei colpi di arma da fuoco. Il soldato è stato ferito
all'addome e attualmente versa in condizioni critiche.
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#Israeledifendelapace
Hamas attacca durante la tregua
Nelle
ore di tregua umanitaria concesse da Israele la risposta di Hamas
continua ad essere la stessa: parole di odio, lanci di missili, azioni
contro l'integrità fisica delle persone da parte dei suoi
simpatizzanti. Come a Gerusalemme, dove torna l'incubo attentati: un
trattore lanciato in un'azione suicida ha infatti ucciso un pedone e
causato il ferimento di alcuni passanti. L'attentatore, un giovane
palestinese, è stato neutralizzato dalle forze di sicurezza. Poche ore
dopo, sul monte Scopus, un soldato è stato ferito all'addome da un uomo
in scooter. Le sue condizioni risultano gravi ed è adesso ricoverato
all'ospedale Hadassah.
Ancora missili dalla Striscia: le prime sirene d'allarme sono risuonate
ad Ashkelon, seguita pochi minuti dopo da altre località della regione
meridionale dove si sono vissute le stesse paure (il sistema
anti-missilistico Iron Dome ha evitato perdite tra la popolazione).
Nonostante il progressivo ritiro dalla Striscia annunciato dal primo
ministro israeliano Benjamin Netanyahu, a Gaza si continua a
combattere. A farne le spese sono, purtroppo, anche decine di civili.
Quei civili che Hamas, palesando le proprie intenzioni, continua ad
usare come scudi umani e nella difesa degli armamenti e degli ordigni
esplosivi. Dall’inizio dell’operazione Margine Protettivo, avviato lo
scorso 8 luglio, si calcola che siano oltre 3mila i missili lanciati da
Gaza verso Israele. Spesso da ospedali, scuole, case private. Un
crimine che non sembra del tutto compreso dall'opinione pubblica
internazionale. E mentre Hamas continua a lanciare razzi contro il
territorio israeliano, Tsahal non cessa le operazioni di trasferimento
di cibo, materiale medico e altre merci a beneficio della gente di
Gaza. Soltanto ieri sono stati infatti trasferiti 386 carichi
attraverso il valico di Kerem Shalom.
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DIALOGO
Un pallone per incontrarsi
“Quest’anno
la squadra brasiliana non si è iscritta. Sono tornati tutti a casa. Poi
alla fine non erano troppo contenti…”. Quindici nazioni e una coppa da
sogno, niente rappresentativa verdeoro ma in compenso un trofeo della
stessa forma, dimensione e peso di quello in palio allo stadio Maracanã
di Rio De Janeiro a 10mila chilometri di distanza. Mentre Brasile e
Croazia inauguravano il momento più bello per il mondo del pallone, a
Tel Aviv si disputavano i primi incontri della quarta edizione del
Mundial di calcio a cinque targato Ghetton, come racconta il suo
fondatore Yasha Maknouz. “Quello del Mundial – spiega – è un
appuntamento molto sentito. È davvero bello ritrovarsi in così tanti e
di così tante origini tutti insieme, a parlare un ebraico sgarruppato e
un inglese approssimativo e soprattutto vedere come ciascuna squadra
rappresenti davvero il dna calcistico della propria nazione da un punto
di vista tecnico e tattico, l’Italia, l’Inghilterra, l’Argentina…”. È
stato lui, nel 2002, a cominciare a organizzare tornei sportivi
nell’ambito della Comunità ebraica di Milano. Così è nata Ghetton, che
qualche anno dopo è sbarcata insieme a lui a Tel Aviv, pur continuando
a far giocare insieme decine di ragazzi nel capoluogo lombardo, con il
campionato principale e quello Under 18. A rendere davvero speciale la
stagione di Ghetton appena conclusa è stata soprattutto la messa in
regime della sua collaborazione con Inter Campus, il progetto di
responsabilità sociale di FC Internazionale che lavora per aiutare
l’infanzia disagiata attraverso lo sport in oltre venti paesi nel
mondo, e che dall’estate 2013 ha scelto Ghetton come partner per
Israele e Territori palestinesi. Leggi
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Oltremare
- "64 ragazzi" |
Una
cosa che non si vede alla televisione fuori da Israele (posso dare per
scontato), sono i servizi fiume al telegiornale su ogni famiglia che ha
perduto un figlio, fratello, padre, marito. Peccato. Imparerebbero
tutti molto, a cominciare da quelli che in fondo in fondo un ebreo
morto non è che proprio lo piangono. Io sono quella che a ogni tragedia
italica, dagli smottamenti previdibili alla strage di mafia,
dall’incidente stradale agli omicidi in famiglia, toglieva il volume al
telegiornale per non sentire le domande cretine dei giornalisti “ma
quanto gli volevate bene?”, “vi mancherà molto?”, e soprattutto
l’insostentibile “perdonate l’assassino?” seguito da un “sì” che nella
maggior parte dei casi mi faceva torcere le budella. Ma come, perdoni
un mafioso che ha ammazzato a sangue freddo tuo figlio? Ma che madre
sei? Sì, si vede proprio che son stata tirata su da buona ebrea, di
quelli che l’altra guancia nemmeno per scherzo. Di quelli che a
perdonare ci pensi Dio, quando e come sceglie lui.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Tea
for two - Digiunare |
Digiunare
d'agosto? Ma sei matta??". Questa è la reazione media che ricevo quando
comunico l'esistenza di Tisha Be Av. Gli sguardi virano dal perplesso
al "per fortuna che non tocca a me". Già mi pregusto tristemente il
risveglio con la gola secca e la bocca impastata.
Rachel Silvera, studentessa
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