David
Sciunnach,
rabbino | "...
non farete in questo modo all’Eterno vostro Signore ...” (Devarìm 12,
4). Ha detto riguardo a questo verso il Grande Rabbi Menachem Mendel di
Kotzk: “all'Eterno vostro Signore ... non farete in questo modo”,
cioè non farete un’azione o una mitzvà così sotto forma di
abitudine o routine, solo per uscirne d’obbligo.
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David
Assael,
ricercatore
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Veramente
scandalosa la posizione del M5S, che accampa argomenti del tutto
generici (del tipo, “La violenza non si cura con altra violenza”, o
cose del genere) ad unico scopo di mantenere un’opposizione ad oltranza
su tutto e tutti. Al peggio non c’è mai fine e, per biechi e
strampalati fini politici casalinghi, si può speculare sulla pelle di
migliaia di persone.
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Hamas viola la tregua,
fine delle trattative al Cairo
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Alle
tre di pomeriggio di ieri i missili partiti da Gaza hanno messo fine
alle trattative per arrivare a una tregua con Israele. La violazione
del cessate il fuoco e la rottura dei colloqui del Cairo a causa degli
attacchi di Hamas e degli altri gruppi estremisti è una delle notizie
d’apertura dei giornali di oggi. Di fronte ai missili di Gaza, sparati
prima contro il Sud di Israele poi contro Tel Aviv (nell’area
dell’aeroporto Ben Gurion) e Gerusalemme, il primo ministro Benjamin
Netanyahu “ha richiamato la delegazione dal Cairo: niente negoziati
sotto il fuoco”, riporta Davide Frattini sul Corriere della Sera. Poi
il via libera dello stesso Netanyahu all’esercito di rispondere al
fuoco di Hamas, con raid israeliani sul nord della Striscia. Secondo
Frattini, “l’organizzazione fondamentalista sembra prepararsi a una
guerra d’attrito: bersagliare le zone a sud del Paese per costringere
gli israeliani ‘ad accettare le nostre condizioni’, come proclama un
portavoce”. “La violazione del cessate-il-fuoco non ha alcun senso
politico-diplomatico – spiega Alberto Flores D’Arcais su Repubblica –
potrebbe essere il tentativo disperato dell’organizzazione terrorista
di uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciata, incapace di
raggiungere un vantaggioso risultato dai negoziati del Cairo e quindi
spinta a rilanciare un conflitto che la renda di nuovo protagonista
(non importa a che prezzi di sangue per la popolazione di Gaza)”.
“Conviene tutto ciò a un’organizzazione che ha già subito danni
giganteschi? La risposta razionale è no, ma Hamas è irrazionale e
religiosa e non farà mai un accordo laico”, afferma Fiamma Nirenstein
sul Giornale.
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte |
Domande chiare e risposte chiare e
autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi
mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare
chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di
Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova
area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede,
dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle
forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini
che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire
il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
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i progetti delle organizzazioni ebraiche
Impegnarsi per l'Africa
Le
organizzazioni ebraiche che operano nei paesi in via di sviluppo sono
da tempo ben consapevoli del rischio ebola, e hanno iniziato un
monitoraggio della situazione già da mesi. Le febbre emorragica, che
dalla primavera ha contagiato più di duemila persone uccidendone almeno
la metà sta mettendo sotto pressione soprattutto le associazioni che
inviano regolarmente giovani ebrei americani e israeliani a fare
periodi di volontariato in Africa. Ruth Messinger, presidente
dell’American Jewish World Service, “Siamo ben lontani dalla normalità,
purtroppo”. "Le organizzazioni locali con cui lavoriamo sono molto
serie, e le notizie che ci stanno facendo avere sono utili anche per
combattere le dicerie che stanno creando il panico nella popolazione -
continua Messinger - Abbiamo lanciato una campagna di emergenza per
raccogliere fondi da destinare proprio a loro, in modo da poter
sviluppare un programma di formazione in loco, per diffondere buone
pratiche contro il contagio”. E la paura del contagio è arrivata anche
in Senegal, che confina con una delle aree maggiormente colpite
dall’epidemia, la Guinea, ma Sivan Borowich-Ya’ari fondatore e
presidente di Innovation Africa, ha già programmato il suo prossimo
viaggio, in settembre. La sua organizzazione utilizza la tecnologia
israeliana per portare acqua pulita, cibo e cure mediche a più di 80
villaggi fra Etiopia, Tanzania, Malawi, Uganda e Congo. Leggi
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#israeledifendelapace
Razzi da Gaza, si torna nei rifugi
Tornano
a suonare le sirene in Israele. A rompere la tregua, ieri pomeriggio, i
missili sparati dalla Striscia di Gaza. E in meno di 24 ore Hamas –
assieme agli altri gruppo estremisti della Striscia – hanno lanciato
oltre 140 razzi contro il territorio israeliano. Diversi sono stati
intercettati dal sistema antimissile Iron Dome, quattro nella sola area
di Ashdod. Una abitazione nella zona di Hof Ashkelon, colpita da un
razzo, è stata seriamente danneggiata (nell'immagine la polizia
analizza i resti del missile). Hamas, dunque, ha riacceso le ostilità,
facendo saltare il tavolo dei colloqui del Cairo nonostante quanto
affermato da Saeb Erkat, leader dell'Autorità nazionale palestinese e
capo del dipartimento che si occupa dei negoziati con Israele. Leggi
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israele - la campagna per la ricerca sulla sla
La sfida gelata della solidarietà
Si
chiama Ice Bucket Challenge – la sfida della secchiata gelata – ed è
l’ultima moda su internet. Ma il fatto che da circa un mese le persone
più svariate, dal comune cittadino ai personaggi più noti, pubblichino
sul web dei video in cui si rovesciano addosso un secchio di acqua e
ghiaccio non è solo un’idea contagiosa: si tratta infatti di
un’iniziativa ispirata da Peter Frates, un ex atleta affetto dalla Sla,
la Sclerosi laterale amiotrofica, malattia degenerativa nota anche come
morbo di Lou Gehrig. L’idea alla base della catena di sensibilizzazione
è che chi si cimenta deve anche lanciare la sfida ad almeno un’altra
persona. Il meccanismo perfetto per una campagna virale che ha superato
anche le più rosee aspettative: le donazioni alla ALS Association
(l’associazione americana che finanzia la ricerca sulla Sla e che
sostiene varie iniziative di sensibilizzazione e impulso allo studio
della malattia) sono cresciute tantissimo dall’inizio della campagna. Leggi
Ticketless
- Una gita a Livorno |
L’editoriale
di Giovanni Belardelli sul “Corriere” del 14 agosto scorso (Sguardi
assenti memorie labili) punta il dito contro la ritualità della nostra
memoria. L’attenzione che teniamo viva per i genocidi del ‘900 “cala
bruscamente di fronte a quelli che oggi si stanno verificando sotto i
nostri occhi”. La crisi internazionale degli ultimi mesi ha riproposto
la questione del doppio trattamento riservato alle vittime del presente
e quelle del passato, adoperate come metro di paragone. Ricordo quando
fu istituita dal governo Prodi un’apposita commissione dentro la quale
furono coinvolti storici della seconda guerra mondiale insieme con
superstiti della campagna di Russia, ex perseguitati razziali per
giudicare crimini commessi oggi. In tempo di pace nessuno vede
l’anomalia. Sotto il fragore delle bombe le contraddizioni vengono a
galla.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Goldstone 2 |
La
novità, a partire dalla Seconda Guerra mondiale - il cui esito ha
portato l'illusione che avessero vinto, dovunque, "i buoni" -, è che
l'umanità, pur divisa in centinaia di diversi popoli e Paesi, seguaci
delle più disparate regole morali, ha creduto di riunirsi in un'unica
organizzazione internazionale, volta a preservare la pace del mondo e a
evitare nuovi devastanti conflitti, nel rispetto degli interessi e
degli equilibri delle grandi potenze vincitrici. Fin qui, niente di
male, anzi bene. Fino a quando, però, non si è pensato che tale
organizzazione, le Nazioni Unite, non dovesse occuparsi soltanto di
Realpolitik, ma anche di "human rights". È possibile trovare un
'linguaggio comune' in tema di diritti umani tra Paesi come, per
esempio, la Nigeria e la Svezia, la Svizzera e la Corea del Nord, la
Finlandia e la Siria? Sì, è meno difficile di quanto si pensi. Basta
trovare un Paese piccolo, isolato, un po' 'strano', che stia
antipatico un po' a tutti, a Sud e a Nord, a Est e a Ovest, a
democrazie e dittature, e giocare, tutti insieme, al gioco dell'"human
rights watch". Un gioco semplice e divertente: si disegna su una sagoma
la figura del "piccolo antipatico", e tutti gli altri, tutti insieme,
si mettono a scagliargli contro le freccette.
Francesco Lucrezi, storico
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