Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

27 agosto 2014 - 1 Elul 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“... il dono di corruzione rende ciechi gli occhi dei Saggi e distorce le giuste Leggi  ...”(Devarìm 16, 19). Il Grande Admòr Rabbì Yehudà Lieb Alter di Gur, conosciuto come Sefàt ‘Emèt dice a proposito di questo verso: Da questo divieto della Torà è possibile imparare in senso inverso un insegnamento positivo. Cioè che a chi si allontana da qualsiasi corruzione ed inciampo, ed insegue la verità, allora i suoi occhi si apriranno e si illumineranno cosi che potrà percepire la verità.
 
 
David
Assael,
ricercatore
Molti si lamentano dell’assenza di condanna di quanto sta succedendo nel mondo musulmano da parte del cosiddetto Islam moderato. Ma, se si va a vedere bene, si scopre che, già nel 2008, l’Imam Yahya Pallavicini della Coreis Italia, si esprimeva in questo modo riguardo il fondamentalismo: “I falsi sapienti sono i fondamentalisti, per dirla giornalisticamente, “talebani”, che vorrebbero, sulla base di cosiddette scuole coraniche, seppellire le donne sotto un burka, tenere i figli nell’ignoranza e legittimare la violenza verbale e militare nei confronti dell’Occidente, degli ebrei e dei cristiani.
 
Leggi

 
Che futuro dopo la tregua
Con la firma di una tregua a tempo indeterminato muta lo scenario di crisi tra lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas. Mentre ci si interroga su cosa accadrà nei prossimi giorni, i giornali registrano gli umori dei due governi e le reazioni delle piazze. A Gaza migliaia di persone sono scese nelle strade sparando in aria con pistole e kalashnikov per salutare la “vittoria sul nemico sionista”. E mentre anche il portavoce di Hamas parla impropriamente di “vittoria della resistenza palestinese”, esponenti vicini al premier israeliano Benjamin Netanyahu affermano: “È un nuovo testo di tregua egiziano, lo accettiamo come fatto con quelli in passato”. D’altra parte, scrive Maurizio Molinari sulla Stampa, razzi e colpi di mortaio di Hamas sono continuati a piovere sulle comunità del Negev durante l’intera giornata di ieri “causando la morte di un civile e almeno altri quattro feriti”. L’accordo siglato ieri porta alla ribalta il ruolo del generale Al Sisi, capace di tessere una tela diplomatica che ha dato all’Egitto una posizione nuovamente preminente. “Il ‘Leone d’Egitto’ – sottolinea Fabio Scuto su Repubblica – strappa il suo primo successo diplomatico internazionale e sembra riportare il Cairo nel ruolo guida che ha sempre avuto nel mondo arabo, a dispetto dei nuovi paesi ‘emergenti’ nell’area”. Nella cronologia che accompagna il pezzo si ripercorrono alcuni dei momenti più drammatici di queste settimane. Con una grave omissione: quando si parla dei bombardamenti israeliani alle scuole Onu ci si dimentica infatti di menzionare che le stesse scuole erano utilizzate come deposito di armamenti da parte di Hamas e che Tsahal ha fatto di tutto per evitare perdite tra i civili. A questo modo l’informazione risulta non solo lacunosa ma anche fuorviante.
 
Leggi

#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte
Domande chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede, dichiarazioni  sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
 
Leggi

 
  davar
INFORMAZIONE - PAGINE EBRAICHE DI SETTEMBRE
L'altra guerra da non dimenticare
"Tuttavia c’è un’altra guerra, sotterranea e silenziosa, ma non per questo meno pericolosa, che non conosce tregue. Quella dell’informazione avvelenata e inquinata dal pregiudizio e dall’odio. Raccontare le ragioni di Israele, le speranze di pace di tutti gli ebrei più volte tradite anche dal servilismo e dall’ambiguità dei media occidentali è più che mai un’emergenza”. Così si apre il numero di settembre di Pagine Ebraiche, mandato in stampa qualche ora dopo la tregua a tempo indeterminato di ieri. La missione della redazione è quella di dare ampia e puntuale copertura al drammatico conflitto che ha infiammato gli ultimi due mesi di un’estate difficile per l’intero panorama mondiale. Si inizia con gli editoriali di Sergio Della Pergola e di Asher Salah. Della Pergola fornisce un utile identikit sugli attori islamici degli ultimi conflitti, mentre Salah crea un ponte tra i due grandi protagonisti Bibi Nethanyahu e Barack Obama, rispondendo a una delle domande che ha caratterizzato la missione Margine Difensivo: Stati Uniti e Israele sono davvero ai ferri corti? La relazione complicata tra i due paesi viene anche commentata da Anna Momigliano che ripercorre le azioni israeliane degli ultimi anni. Claudio Vercelli recensisce poi il volume di Antonio Donno, “Una relazione speciale” (ed. Le Lettere), con un approfondimento storico. Mentre gli equilibri mondiali scricchiolano, Israele rischia di entrare in crisi. La redazione ricostruisce i terribili danni provocati dalla caduta del missili di Hamas (rav Alberto Moshe Somekh illustra la radice e gli usi di yerèt, il verbo che in ebraico indica l’azione della contraerea che dirotta i missili), in una estate nella quale la hit musicale è stata la sirena del codice rosso. Danni che incidono ovviamente sull’economia del paese (trattata con un lucido intervento di Aviram Levy) che ha registrato un vertiginoso calo nel settore turistico. La politica israeliana però non si ferma: presente quindi un breve resoconto dei primi passi del nuovo presidente della Repubblica, Reuven Rivlin. Una politica che coinvolge nuovi media: i social network continuano ad essere parte integrante per fare informazione. Dal twitter di Tzahal alla condotta ambigua dei giornali e delle televisioni estere, Pagine Ebraiche delinea il difficile tracciato dell’informazione in tempi di guerra. Un conflitto che isola sempre di più gli ebrei d’Europa sui quali aleggia l’ombra dell’esodo e fa levare le voci di illustri ebrei italiani, con le opinioni di David Bidussa, Anna Segre, Antonella Castelnuovo, Ilana Raccah e del consigliere dell’Unione delle Comunità Italiane Marco Ascoli Marchetti. Il dramma medio-orientale ha perfino ispirato l’ultima serie tv cult della BBC che apre le pagine di cultura: The Honourable Woman, in onda da luglio. L’altra Israele, nonostante tutto, continua strenuamente a resistere: è quella dell’arte con Miki Bencnaan poliedrica scenografa e scrittrice attesissima ospite al Festivaletteratura di Mantova il 7 settembre ma anche quella dello sport con una toccante storia made in Sderot. Inoltre, l’impegno assistenziale della Giunta UCEI è più vivo che mai; è iniziata infatti una raccolta fondi a sostegno delle associazioni israeliane MishpachaAchat, Libi e YadLaBanim. Un sostegno concreto e “un impegno a reagire contro le forze del terrorismo che, minacciando Israele, mettono a repentaglio gli equilibri del Mediterraneo e la libertà dell’Europa”.

Rachel Silvera

#ISRAELEDIFENDELAPACE 
Obama e Bibi, i destini paralleli
Durante l’operazione Margine protettivo il governo israeliano è stato ripetutamente accusato nei media locali di aver deteriorato le relazioni con gli Stati Uniti portandole ai minimi storici, mentre a livello internazionale la reazione israeliana agli attacchi di Hamas è stata spesso condannata per la sua mancanza di proporzionalità. Non è mia intenzione di entrare qui nel merito del rapporto personale tra i leader di due nazioni alleate, né dare un giudizio di valore sul modo in cui Israele ha condotto la guerra, quanto piuttosto segnalare le sorprendenti somiglianze tra la gestione del conflitto con Hamas da parte di Israele e la politica estera statunitense dell’attuale amministrazione democratica. Tutto lascia pensare infatti che Nethanyahu, contrariamente all’immagine di intransigenza diffusa tanto in Israele che all’estero, abbia dimostrato di essere nel corso dell’ultimo conflitto uno dei più tenaci fautori della cosiddetta ‘dottrina Obama’, quale è stata applicata dallo State Department nell’affrontare la crisi in Libia, in Ucraina, in Siria e in Irak. Si puo’ tentare di sintetizzare tale dottrina in base a tre principi guida. Il primo riguarda la netta preferenza accordata ad attacchi mirati dell’aviazione rispetto a ogni forma di azione che veda il coinvolgimento dell’esercito di terra. Così è stato in Libia, con l’approvazione da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU di quanto è stato eufemisticamene chiamato “no-fly zone”, così è attualmente nelle missioni aeree contro postazioni degli insorti dell’ISIL in Irak e così sarebbe stato in Siria con la ventilata minaccia di attaccare alcune basi militari con missili lanciati da portaerei nel Mediterraneo, se il governo di Bashar El Assad in Siria non fosse venuto a più miti consigli, almeno in apparenza. Il secondo è volto al mantenimento degli equilibri di forza esistenti a scapito di ogni tentativo di rovesciare governi ostili e di forzare soluzioni non negoziate. Per gli Stati Uniti sembra che sia preferibile la persistenza di una situazione conflittuale, ad alta o bassa intensità, tra l’Ucraina di Porošenko e la Russia di Putin, tra sciiti e sunniti in Medio Oriente, che la prevalenza di un bando sull’altro. Infine il terzo principio è improntato alla ricerca di una coalizione quanto più ampia possibile a livello internazionale per sostenere il raggiungimento degli obbiettivi strategici espressi in termini di difesa nazionale e non di giustizia assoluta. Come ha dichiarato Obama in un discorso all’accademia di West Point nello scorso maggio “gli Stati Uniti faranno ricorso alla forza militare, se necesario anche unilateralmente, se i nostri interessi fondamentali lo richiedono: quando i nostri cittadini sono minacciati, quando i nostri interessi vitali sono in gioco, quando la sicurezza di un nostro alleato è in pericolo”. I corollari di tale dottrina sono azioni militari contenute e di breve durata, una diplomazia inclusiva e attenta a non sottovalutare gli interessi geopolitici di tutti gli attori coinvolti nelle aree di conflitto, compresi quelli degli avversari, un discorso politico che pone l’accento sulla difesa dei propri civili piuttosto che sulla sconfitta del nemico.

Asher Salah
Leggi

#israeledifendelapace - analisi del conflitto
"Tregua, verso nuove strategie"
Oggi è giorno di bilanci in Israele. A distanza di 50 giorni dall'inizio dell'operazione Margine Difensivo a Gaza, il governo di Gerusalemme, e il paese intero, valutano gli effetti del conflitto con Hamas e gli scenari che si prospettano nell'immediato futuro. Per comprendere l'intricata situazione israeliana e mediorientale, il Portale dell'Ebraismo Italiano, moked.it, ha voluto affidarsi alle autorevoli analisi di Vittorio Dan Segre, Sergio Della Pergola e Sergio Minerbi. “Finalmente dopo 50 giorni di guerra contro Hamas a Gaza, siamo arrivati ieri, martedì sera, al cessate il fuoco – afferma Sergio Minerbi, esperto di politica internazionale e già ambasciatore presso la Comunità Europea - Ma fedele a se stesso Hamas ha subito violato i patti e alle 19.15 ha ucciso due uomini del kibbutz Nirim con un tiro di bombe di mortaio. Israele non ha reagito. Ed è giunto il momento di pensare, cercando di farlo in profondità”. Partiamo dal futuro. Secondo il diplomatico israeliano Vittorio Dan Segre, di cui compare oggi un'approfondita analisi sul quotidiano elvetico Corriere del Ticino, i prossimi trenta giorni potrebbero essere propizi per il raggiungimento di un accordo tra le parti del conflitto. “Forse mai come in questo momento le condizioni per una graduale apertura reciproca verso non la pace ma un armistizio di lunga durata, con cui infondo Israele ha sempre vissuto e prosperato, sono paradossalmente più favorevoli – scrive Dan Segre, autorevole firma del giornalismo italiano - Il prolungamento all'infinito di questa guerra non conviene a nessuno, ma ancor meno ai palestinesi, come dimostra il drammatico bollettino quotidiano di guerra”. Se a un armistizio, come scritto da Segre, si arriverà, resta da capire con quale volto le due parti si presenteranno al tavolo delle trattative. Quasi impossibile da decifrare la situazione palestinese, in Israele invece sembrano profilarsi due opzioni: il rimpasto del governo o elezioni anticipate. Il perché, lo spiega il professor Sergio Della Pergola. “Il premier Netanyahu al momento è criticato sia da destra sia da sinistra. Ma il problema più grande è all'interno della sua coalizione con i ministri Avigdor Lieberman e Naftali Bennet (che insieme hanno 23 seggi in parlamento) pronti ad abbandonarlo”.
Leggi

SPORT - lascia L'ALLENATORE DEL MACCABI 
Garcia, addio tra le lacrime 
Era tornato per completare l’opera: esportare il tiki-taka, modello di gioco che ha fatto grande il Barcellona, nel campionato israeliano di calcio. Dopo aver vinto il torneo 2012-13, e dopo un break di un anno in Inghilterra sulla panchina del Brighton & Hove, Oscar Garcia aveva scelto ancora Tel Aviv. E ancora Maccabi. Un sodalizio vincente, una nuova ventata di idee a beneficio di tutto il movimento calcio nazionale.
Oggi quel sodalizio si scioglie “per l’attuale situazione legata alla sicurezza nel paese”. Così il tecnico spagnolo, con un passato da centrocampista per Barca ed Espanyol, nel rassegnare le dimissioni. Una decisione difficile, sofferta, maturata durante il conflitto con i terroristi di Hamas. Una decisione che il club ha accettato a malincuore ma con pieno rispetto della stessa. “Voglio ringraziare Oscar per quello che ha fatto. Porta il nostro club nel cuore ma le circostanze lo hanno portato a cambiare idea”, ha dichiarato il presidente Mitch Goldhar. Al suo posto un altro tecnico iberico, Paco Ayestaran, già vice allenatore di Rafa Benitez al Liverpool e al Valencia.
Leggi

la gaffe della multinazionale spagnola
Zara, una stella fuoriposto 
Qualche anno fa una borsa di tela, vagamente hippie, fece discutere: tra fiorellini e sole era cucita una svastica rossa. Immediate le reazioni indignate. Adesso un nuovo capo di abbigliamento dal dubbio gusto è al centro del dibattito. Situazione ancora più inquietante, trattandosi di una maglietta per bambini a righe bianche e blu sulla quale troneggia una stella gialla a sei punte. Vista da vicino la stella è quella degli sceriffi da film western su un inedito sfondo alla marinara. Il risultato ottenuto è però ripugnante. La maglietta, prodotta in Turchia, è disponibile online in Israele. Il sito israeliano +972, ha prontamente denunciato l'azienda spagnola ed è al momento in attesa di una risposta. 

pilpul


Periscopio - Ascoltare Levinas
In questi giorni oscuri, nei quali nel mondo dilaga la violenza più bruta, tra il cinismo dei tanti che sanno solidarizzare soltanto con gli aggressori, coprendo gli aggrediti di odio e disprezzo, aggiungendo incessantemente violenza a violenza, ingiustizia a ingiustizia, in un’apparente spirale senza fine, suscita turbamento e tristezza rileggere una mirabile pagina scritta, più di trent’anni fa, dal grande Emmanuel Levinas (Honneur sans drapeau, Senza nome): “Dalla fine della guerra in poi, il sangue non ha cessato di scorrere. Razzismo, imperialismo, sfruttamento, persistono inesorabili. Le nazioni e gli uomini sono esposti all’odio, al disprezzo, temono miseria e distruzione.

Francesco Lucrezi, storico
Leggi





moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.