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4 settembre 2014 - 9 Elul 5774
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
La parashà di Ki Thetzè contiene settantaquattro mitzvoth, la maggior parte delle quali riguarda i rapporti interpersonali. Una mitzvà è però di dubbia attribuzione: c’è chi la considera – appunto – interpersonale, e chi la vede come appartenente a quelle mitzvoth che riguardano i nostri rapporti con Ha-Qadòsh Barùkh Hu’. Il versetto che ne parla dice così: “Ciò che esce dalle tue labbra ossservalo e mettilo in pratica, quando hai promesso al Signore tuo D. un dono di cui hai parlato con la tua bocca”.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
In clima di anniversari in cifra tonda, dopo i 100 anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale (senza dimenticare i 200 dallo sbarco di Napoleone all’Isola d’Elba) siamo al 75° dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale. 75 anni sono un brevissimo periodo in una visione universale della storia. Ma se vogliamo dare retta a coloro che hanno dato della storia una lettura deterministica, lineare o ciclica, il confronto fra il 1939 e il 2014 è piuttosto problematico.
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Museo della Shoah, accordo sull'ipotesi Eur
Sarà l’edificio di piazzale Marconi, all’Eur, a ospitare il Museo della Shoah di Roma. La decisione, riporta Gabriele Isman su Repubblica, è arrivata ieri nel corso di una riunione “a cui hanno partecipato gli assessori comunali Paolo Masini ( Politiche per le Periferie) e Giovanna Marinelli (Cultura), il presidente e il direttore della Fondazione (del Museo della Shoah di Roma) Leone Paserman e Marcello Pezzetti e il numero uno della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici”. In poche settimane, scrive Isman, dovrebbero essere a disposizione del Museo 4500 metri quadrati di spazio espositivo e la prima mostra sarà sulla liberazione dei campi di concentramento tra il 1944 e il 1945. Il Museo sarà dunque pronto – accogliendo l’appello di Piero Terracina, sopravvissuto alla Shoah – entro il prossimo 27 gennaio, 70esimo anniversario della liberazione di Auschwitz. Sull’Huffigton Post, il senatore Luigi Manconi pubblica una lettera diretta al sindaco della Capitale Ignazio Marino minacciando di denunciarlo per danno erariale se il museo non sarà realizzato a villa Torlonia, come da progetto originario.
 
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  davar
QUI ROMA - LA MEMORIA ALL'EUR
Museo della Shoah, primo passo una mostra nell'area commerciale
Le polemiche non si placano, ma dopo tante voci l'ipotesi prende corpo: con ogni probabilità saranno i locali di Eur Spa in piazza Guglielmo Marconi ad ospitare il Museo della Shoah di Roma. È l'orientamento che sembra emergere a seguito della riunione svoltasi ieri pomeriggio nei locali della Fondazione dedicata al museo in via Florida. L'allestimento e l'area commerciale di lusso White Gallery, almeno in un primo momento, saranno costrette a coabitare sotto lo stesso tetto in un'area di seimila quadrati in tutto, di cui quattromila e 500 dedicati alla Memoria. Le installazioni museali, all'inizio, saranno comunque ridotte a una mostra che potrà essere circoscritta in un migliaio di metri quadrati.
Presenti alla riunione, fra gli altri, il presidente della Fondazione Leone Paserman, il direttore scientifico Marcello Pezzetti, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, gli assessori di Roma Capitale Paolo Masini e Giovanna Marinelli.
Sarebbe stato quindi definitivamente accantonato il prestigioso e simbolico progetto di Villa Torlonia, per 18 anni residenza di Benito Mussolini, sul quale lavorava da anni l'architetto Luca Zevi dopo l'acquisto del fondo da parte di Roma Capitale con un'operazione di permuta (15 milioni di euro) e la deroga al patto di stabilità voluta dal governo Monti che aveva permesso l'erogazione di altri 21 milioni dalla cassa depositi e crediti. Erogazione, quest'ultima, non convertibile per altre destinazioni.
“La riunione – afferma Paserman – è stata utile per ottenere alcuni chiarimenti. In particolare sul fatto che fossi stato tenuto all'oscuro dell'operazione Eur: l'assessore Masini mi ha spiegato che ciò è avvenuto perché aspettava di avere tutti i dettagli prima di informarmi. Se di questa cosa si è saputo prima sui giornali è perché c'è stata una fuga di notizie”.
L'iter deliberativo passerà ora dalla trattativa tra Eur Spa e il Campidoglio fino alla presentazione di una proposta alla fondazione. La sfida, ribadita ieri in via Florida, è quella di inaugurare i locali con la mostra sulla liberazione dei lager, inizialmente prevista negli spazi del Vittoriano. La data, simbolica, quella del prossimo 27 gennaio: in quel giorno ricorrerà infatti il settantesimo anniversario dalla liberazione di Auschwitz-Birkenau.
“Il nostro impegno è questo. L'esposizione – sottolinea Paserman – occuperà tra l'altro una superficie di circa 1000 metri quadrati, quindi pienamente integrabile nel nuovo contesto. Per procedere all'allestimento della mostra sarà sufficiente avere accesso alla struttura qualche settimana prima. Per allestire il Museo della Shoah vero e proprio i tempi saranno invece molto più lunghi”.
Le molte ipotesi che si sono rincorse in questi giorni, i nuovi scenari che prendono forma, le diverse impostazioni adottate in corsa hanno suscitato un vivace dibattito nell'opinione pubblica e, da parte di alcuni, forti perplessità. Ultimo in ordine di tempo ad intervenire il senatore del Pd Luigi Manconi, che ha espresso il proprio rammarico in una lettera aperta inviata al sindaco Ignazio Marino: “Non posso pensare – si legge – che un’amministrazione per la quale ho votato con convinzione voglia affossare un’iniziativa così importante per lo sviluppo culturale e civile della nostra città e del nostro paese. Per questo ti anticipo che, se questa ipotesi non venisse abbandonata, sarei dalla parte di chi riterrà necessario, e ancor prima doveroso, chiedere alla magistratura e alle autorità competenti di verificare la sussistenza di un grave danno erariale. Un danno provocato dall’inutile acquisto dell’area destinata al Museo della Shoah e dalle spese già sostenute e da sostenere”.


Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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J-CIAK
Toronto Festival, Ronit

nella trappola del "Ghett"
Venezia e i suoi Leoni sono ancora tutti da archiviare e già ci si avvia a Toronto, mentre qui negli States appena iniziamo a digerire il Telluride Festival, piccola e sofisticata maratona cinematografica tra le montagne del Colorado spesso anticipatrice degli Oscar. Ma come ogni anno l’alluvione di cinema indipendente in arrivo dal Canada (trecento i film in concorso) accende ottimismi ed energie. E basta un’occhiata al programma per rendersene conto.
Presente in forze il cinema israeliano, con uno stuzzicante filone documentaristico – che merita un capitolo a sé  - e alcune belle riconferme sul fronte della fiction: “Mita Tova” (The Farewell Party, Israele, Germania, 93’) di Sharon Maimon e Tal Granit, commedia dolceamara appena presentata a Venezia e soprattutto “Ghett” (Francia, Germania, Israele, 116’) di Ronit Elkabetz, già presentato a Cannes e poi vincitore a pari merito con “Princess” di Tali-Shalom Ezer del recente Jerusalem Film Festival funestato dalla guerra.
Dopo la prima veneziana arriva a Toronto anche “Villa Touma” (85’) di Suha Arraf, lavoro divenuto però “no country” dopo una polemica al vetriolo sull’uso di finanziamenti israeliani per un lavoro che la Arraf desiderava presentare come palestinese.


Daniela Gross

(Nell'immagine una scena di "Ghett" di Ronit Elkabetz)
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inFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION
Cultura in piazza
Una stagione per la cultura in piazza. Si apre raccontando come libri e letteratura si proiettino a protagonisti dell’autunno italiano l’edizione internazionale di Pagine Ebraiche della prima settimana di settembre e del mese di Elul, l’ultimo del calendario ebraico verso Rosh Hashanah. Focus sul Festivaletteratura di Mantova (nell'immagine) che dal 1997 trasforma la città lombarda nella capitale della parola scritta e della sua celebrazione, tra incontri con autori, conferenze, reading, ma anche concerti e atmosfere, con un’attenzione alla cultura ebraica sempre ben evidente in un programma ricco di appuntamenti (quest’anno tra l’altro con lo storico britannico Simon Shama, il fumettista francese David B., lo scrittore Andrè Aciman).
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qui bruxelles
Il museo ebraico riapre le porte:

"Cultura più forte del terrore"
“Il 14 settembre segnerà una data importante per la nostra istituzione: sarà il giorno nel quale il Museo Ebraico del Belgio riaprirà le porte dopo quattro mesi di chiusura, quattro mesi dall’attentato in cui morirono Mira e Emanuel Riva, Dominique Sabrier e Alexandre Strens”. Con queste parole il Museo di Bruxelles annuncia il proprio ritorno dopo l’agghiacciante attentato dello scorso 24 maggio nel quale vennero uccise quattro persone. Un messaggio forte e chiaro: la cultura non ferma, non si piega al terrore.
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qui mantova - festivaletteratura
Scrivere, leggere, raccontare
La passione per i libri e per la lettura può essere declinata in tanti modi, e anche se a un primo sguardo superficiale potrebbe sembrare un controsenso, la scelta dei primi due documentari della rassegna “Pagine nascoste” che ogni anno al Festivaletteratura parla di letteratura, libri e scrittori non potrebbe essere più azzeccata. Mentre le strade e le piazze di Mantova si riempiono, gente, autori, pubblico e volontari di Festivaletteratura si mescolano nel flusso costante di persone che si spostano da un evento all’altro e Pagine Ebraiche fa capolino dalle borse con il logo del festival, nei cestini delle onnipresenti biciclette - in assoluto il modo migliore per spostarsi e non perdere nulla - e le sue pagine vengono sfogliate in attesa dell’inizio degli incontri. E al cinema, prima della proiezione dei documentari che compongono una rassegna ogni anno sorprendente, emozionante, e capace di coinvolgere un pubblico numeroso.

(Nell'immagine Robert Silvers, fondatore ed editor della New York Review of Books, tra i grandi protagonisti della prima giornata di Festivaletteratura)
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ISRAELE - volontariato
Un aiuto senza frontiere
Ogni anno centinaia di ragazzi israeliani, finito il servizio militare, partono per lunghi viaggi attorno al mondo. Scaricano la mente, raggiungendo le mete più disparate, India, Nepal ed Estremo Oriente in testa. Un flusso costante di giovani, spinti da curiosità e desiderio di avventura. A loro si rivolge una nuova organizzazione israeliana, creata da ufficiali e soldati di Tsahal, e impegnata a progettare missioni umanitarie nei paesi del terzo mondo. Combattenti senza frontiere, il nome dell'istituzione, che promuove progetti di volontariato diretti ad aiutare le popolazioni in difficoltà di paesi come India, Vietnam, Eritrea, Bolivia. Nata un anno fa, l'organizzazione si rivolge in particolare ai ventenni, ragazzi e ragazze, che hanno compiuto il servizio militare in Israele e desiderano abbinare al sogno di viaggiare la chance di fare del bene. “Crediamo che le nostre attività possano essere motore di un cambiamento”, si legge sul sito di Combattenti senza frontiere, che si ispira dichiaratamente al più famoso Medici senza frontiere, di cui vuole seguire le orme con l'obiettivo aggiuntivo di mostrare al mondo “il vero volto di Israele e del suo esercito”. Non più conflitti e scontri ma aiuto umanitario e sostegno alle realtà più svantaggiate, in Israele e all'estero. Così in questi giorni è partita la prima missione fuori dai confini nazionali, direzione India (nella foto, alcuni volontari sul campo).
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qui bologna - memoria
Un torneo per Arpad Weisz
Cappello calato, giacca nera, sorriso sbilenco e pallone di cuoio stretto tra le braccia, il “Josè Mourinho degli anni ‘30” si chiamava Arpad Weisz. Weisz, allenatore di calcio che ha inanellato trionfi con squadre italiane come il Bologna e l’Ambrosiana (che poi verrà universalmente conosciuta come Inter), verrà oggi celebrato nel torneo, giunto alla seconda edizione, che porta il suo nome. L'iniziativa è promossa dalle Comunità ebraiche di Bologna e Milano.


(Nell'immagine gli ex calciatori interisti Tommaso Rocchi e Antonio Cassano con una maglia dedicata ad Arpad Weisz)
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qui roma
I docenti alla prova dei DSA
È una giornata importante, oggi, per il Liceo ebraico Renzo Levi di Roma: seguendo una tradizione ormai consolidata di attenzione e ascolto, gli insegnanti partecipano al primo pomeriggio del corso “Costruire una didattica efficace per i DSA”.
Organizzato su iniziativa di Celeste Pavoncello Piperno, il corso si propone di fornire una introduzione generale ai disturbi dell’apprendimento, soprattutto nell’adolescenza. Saranno quattro giorni intensi, di studio e discussione, durante i quali verranno esaminati casi reali di studio e affrontate le difficoltà che spesso si incontrano nelle classi, in cui sono sempre più presenti ragazzi che hanno bisogno di essere seguiti in una maniera particolare.
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pilpul
Setirot - Milena
«Morire per la libertà è un dovere e un diritto». Milena Jesenská non è stata semplicemente l’amica molto amata da Franz Kafka. No, Milena Jesenská è stata una donna piuttosto eccezionale: giornalista di vaglia, traduttrice attenta, attivista politica instancabile. Insomma, una testimone eccezionale della Boemia anni Venti e Trenta, ricca di fermenti e infuocata di orrore.

Stefano Jesurum, giornalista
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Time out - Un museo dove
Il fatto che il Museo della Shoah nasca, seppur in una sede diversa, è sicuramente una bella notizia. Troppi impedimenti avevano fatto pensare nel corso degli anni che tra le difficoltà della burocrazia il progetto non avrebbe mai visto la luce. D’altronde solo l’idea che il cambio di sede e l’inaugurazione a gennaio faccia felici i sopravvissuti spiega perché una soluzione di questi tipo debba farci felici. Alcune domande però nascono spontanee e se è vero che gli ex deportati meritano di visitare il museo mentre sono in vita, la nostra volontà di garantire che il museo abbia un valore per le future generazioni ci impone una riflessione.

Daniel Funaro
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