28 settembre 2014 - 3 Tishrì 5775 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Benedetto Carucci
Viterbi e di David Bidussa. Nella sezione pilpul una riflessione di
Claudio Vercelli e Francesca Matalon.
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Jodi Rudoren @rudoren
(24 settembre)
Deeply reported and fascinating @JimBYardley exploration of anti-Semitism in Europe http://nyti.ms/XYDkTu
Maurizio Molinari @Maumol (27 settembre)
#AbuMazen: basta negoziati con #Israele sarà l'Onu a dare la sovranità alla #Palestina http://ow.ly/C0PyS
Jewish Comedians @JewishComedians
(28 settembre)
Isaac Asimov: Never let your sense of morals prevent you from doing what's right. | #Quotes
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#PE24BreakingNews
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Aggiornamenti regolari e notizie provenienti dal mondo ebraico, sulla homepage del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it oppure seguendo il link diretto http://bit.ly/1uQoBHo
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Vittorio Dan Segre (1922-2014)
“Faceva
yoga con David Ben Gurion e fu reporter di Indro Montanelli, con la
divisa della Brigata Ebraica salvò molti orfani della Shoah in Italia e
dalle cattedre di Haifa e Lugano ha avvicinato l'Europa a Israele e
viceversa.” Così inizia su La Stampa il ricordo di Vittorio Dan Segre,
diplomatico, scrittore, giornalista, morto ieri a Torino a 92 anni,
descritto da Maurizio Molinari come “un protagonista del Novecento che
ha incarnato la sovrapposizione tra Risorgimento italiano e sionismo
ebraico”. Il Giornale, che contribuì a fondare con l’amico Indro
Montanelli nel 1974, pubblica un estratto suo ultimo libro “Storia
dell’ebreo che voleva essere eroe”, appena uscito per i tipi di Bollati
Boringhieri. In questa sorta di ideale continuazione della sua “Storia
di un ebreo fortunato”, ripresa anche nei titoli dei molti articoli
usciti oggi, Dan Segre ha scritto: “Osservandola dall'alto dei miei
novant'anni e più, mi sembra che la mia vita sia stata un cocktail di
bene e di male, di allegria e sentimentalismo, funestata dal continuo
chiedermi: Perché? (...) Se questo testo venisse un giorno pubblicato,
vorrei potesse essere un atto di allegra confessione e ringraziamento
per i doni che ho immeritatamente o per sbaglio ricevuto.”
Sul Domenicale del Sole 24Ore Giulio Busi descrive Vittorio Dan Segre
come “Uno dei grandi testimoni del Novecento” e ricorda che “Era
fortunato, e cioè capace di vedere la propria vita, lunga e
avventurosa, come un intreccio di due fili. Un primo filo forte,
misterioso, oscuro, quello tessuto dal destino. La nascita in una
famiglia ebraica piemontese, dapprima assai prospera e poi in declino;
le leggi razziali, l'emigrazione in Palestina, la guerra e la lotta per
l'indipendenza d'Israele, il servizio diplomatico in giro per il mondo.
E poi un secondo filo, altrettanto resistente, quello delle proprie
scelte e della capacità di porsi domande non banali: l'attività di
giornalista e di scrittore, l'insegnamento in università prestigiose,
la fama di commentatore politico, tutte testimonianze di un impegno
voluto e costruito, con tenacia.” Ancora sulla Stampa, Alain Elkann
ricorda ai lettori che Vittorio Dan Segre, conosciuto in Israele come
Dan Avni, era nato in una numerosa e variegata famiglia ebrea
piemontese con appendici a Trieste, e che “coagulava in un'unica
persona il meglio di un grande borghese piemontese, di un israeliano di
altissimo profilo intellettuale e di ebreo osservante. Se fosse ancora
vivo, chi lo rimpiangerebbe molto sarebbe Indro Montanelli che gli era
veramente amico. Vittorio Segre lo divertiva con i suoi aneddoti e le
sue eccentricità, e lui lo considerava un ottimo giornalista.” E il
prossimo sabato, conclude, nel giorno di Kippur, “la comunità ebraica
di Torino sentirà un grande vuoto”.
Anche il presidente Napolitano ha espresso cordoglio per la sua
scomparsa: “Ho appreso con tristezza della scomparsa di Vittorio Dan
Segre che ha legato il suo nome alla vita dello Stato di Israele e alla
passione per il giornalismo”, e Mario Cervi, altro fondatore de il
Giornale, saluta l’amico ricordandone un altro nome ancora, quel R.A.
con cui ricordava la moglie Rosette, e ne scrive, “con con commozione”,
accorgendosi “di dire addio non a un singolo personaggio ma a tanti
personaggi in lui riuniti. Quell'uomo pacato, saggio, disincantato era
stato esule, giovanissimo combattente contro la ferocia nazista e per
la creazione di Israele, diplomatico di rango, professore
universitario, consigliere di potenti” e conclude “Ci mancherà. Quando
saremo assaliti da dubbi non potremo più affidarci a uno che i dubbi,
anche se non li risolveva, almeno li chiariva. Dan Segre è stato un
uomo dalle molte vite. E stato soprattutto un Uomo.”
“Rimarrà a Villa Torlonia il Museo della Shoah”,
titola l’edizione romana del Corriere della Sera. Nell'articolo,
firmato da Alessandro Capponi, si legge: “Nel primo pomeriggio, domani,
si capirà ufficialmente il futuro che attende il museo della Shoah, ma
già prima della riunione del cda della Fondazione è chiarissimo
l'orientamento del Comune: aprire le buste per aggiudicare la gara di
Villa Torlonia”. L'ipotesi Eur, si legge ancora, “potrebbe tornare
buona per un allestimento temporaneo, almeno per ricordare degnamente
l'anniversario della liberazione di Auschwitz, a gennaio”. Ma è chiaro,
scrive Capponi “che le condizioni economiche devono essere adeguate a
quelle delle casse (vuote) del Campidoglio”.
Il Comune, aggiunge il Corriere, "domani al cda racconterà delle
perplessità tecnico-amministrative legate allo spostamento del
progetto. Anche perché se da Villa Torlonia non si può tornare indietro
è evidente che una sede temporanea del museo non potrà realizzarsi con
la spesa prevista inizialmente per l'Eur, quando fu ipotizzato un
trasferimento definitivo".
Sul dorso romano di Repubblica vengono invece forniti aggiornamenti relativi all'inchiesta sulle cartelle cliniche dell'Ospedale israelitico
della Capitale. Il danno subito dal sistema sanitario ammonterebbe a
otto milioni di euro: una somma, scrive Repubblica, “che potrebbero
essere medici e dirigenti pubblici a restituire alla Regione”. Due le
inchieste parallele aperte da Procura e Corte dei conti. “Dopo
l'inchiesta della Procura, che è riuscita a scoperchiare il sistema di
truffe - scrive il giornale - adesso anche la Corte dei conti
vuole vederci chiaro. Se l'inchiesta dei pm di piazzale Clodio è
riuscita a individuare le singole responsabilità in alcuni dirigenti
dell'ospedale e medici convenzionati con la struttura, i magistrati
contabili hanno aperto un fascicolo parallelo per capire perché non sia
stato messo un freno ai finanziamenti e individuare possibili profili
di colpa grave per il danno arrecato alle casse del sistema sanitario
nazionale e della Asl di riferimento della struttura nell'arco di tre
anni, dal 2007 al 2009. Non solo l'Azienda sanitaria locale, che ha poi
revocato i finanziamenti per la struttura. Nel mirino dei magistrati
contabili potrebbero finire anche alcuni dei componenti dello staff
dell'ex assessorato alla Sanità dell'era Polverini e Marrazzo: non
revocarono l'accreditamento alla struttura, nonostante i vertici
dell'ospedale fossero indagati”.
“D’altra parte - aggiunge Repubblica - i carabinieri del Nas erano
stati chiari: al termine dei rilievi su cui si basa l'inchiesta penale
che nella sua seconda tranche ha visto l'iscrizione del registro degli
indagati anche dell'ex numero uno dell'ospedale israelitico, Antonio
Mastrapasqua, i militari dell'Arma avevano inviato una lettera alla
Regione Lazio in cui si chiedeva la revoca della convenzione per il
2013, oltre che la sospensione della determinazione del suo budget, il
blocco del rinnovo dell'accordo per l'anno in corso e la revoca
dell'accreditamento. I carabinieri del nucleo anti-sofisticazione,
nella missiva, avevano puntato il dito contro il sistema utilizzato fra
il 2007 e il 2009 all'interno dell'Israelitico e basato sul
taroccamento di alcuni dati, sottolineando ‘l'incongruità e
l'inappropriatezza delle prestazioni’ che consistevano nella pratica di
‘utilizzare sistematicamente, nella scheda ospedaliera di dimissioni,
codici (delle patologie trattate, ndr) diversi da quelli riportati
nelle cartelle cliniche’. Di queste, ‘12.159, il 94 per cento del
totale, sono risultate incongrue (diverse, ndr)’. Una ‘pratica
sistematica’ che sarebbe stata resa possibile dalla complicità di ex
dirigenti della Regione. La vicenda - conclude Repubblica - però, non
si chiuderà a breve: dopo la richiesta dei Nas, la Regione, in
autotutela, aveva chiesto il recupero delle somme pagate per la
remunerazione delle prestazioni sub indice. L'ospedale israelitico
aveva così fatto ricorso al Tar, che lo scorso agosto lo ha accolto,
fissando per l’8 ottobre la data per l'udienza che entrerà nel merito
del contenzioso”.
Amos Oz ha finito
di rivedere quest’estate il suo “Giuda”, il suo ritorno alla narrativa
a undici anni da “Una storia di amore e di tenebra”. Su la Repubblica
Simonetta Fiori scrive di un lavoro che pone domande brucianti
sull'origine di Israele e sull'ambigua nozione del tradimento, evocata
fin dal titolo. Una “rilettura spiazzante di Giuda interseca
l'accidentata storia di un giovane utopista legato al fondatore
Ben-Gurion, che viene espulso dal comitato sionista per le sue tesi
eretiche: alla fondazione di uno Stato ebraico così come era stata
realizzata avrebbe preferito la creazione di una zona di convivenza tra
ebrei e palestinesi. I suoi compagni lo accusano di tradimento, mentre
Oz ci dice tutto il contrario: anche il giovane agisce per amore — per
amore del suo popolo — non per infedeltà”. E Gianluca Foglia, direttore
editoriale di Feltrinelli, parla di “Un capolavoro assoluto. Un inno
alla libertà intellettuale che susciterà discussione”.
Domani alla Camera dei Deputati verrà presentato il libro “Il Kaddish a Ferramonti.
La anime ritrovate” (Prometeo) di Enrico Tromba, Stefano Nicola
Sinicropi e Antonio Sorrenti. Alla presentazione di storia e documenti
del primo e più grande campo italiano per ebrei stranieri che si
trovava a Ferramonti di Tarsia interverrà il rav Riccardo Di Segni.
(Sole 24Ore).
Ada Treves
twitter @atrevesmoked
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