Roberto
Della Rocca,
rabbino
|
Le
due sezioni più corte della Torah, Nitzavìm e Vajelekh si leggono
spesso insieme e quasi sempre nell’ultimo Shabbat dell’anno, quello che
precede il Rosh Ha-Shanà. Il paradosso è che Nitzavìm significa stare
fermi, mentre Vajelekh significa andare, camminare. Il popolo ebraico
che sta andando in Israele per costruire un nuovo progetto viene
invitato a fermarsi, “Attém Nitzavìm”, ” Voi starete fermi…” (Devarìm,
29;9), viceversa Moshè che è costretto a fermarsi nel cammino verso
Eretz Israel, è colui che va, che cammina, “Vajelekh Moshè”, “Moshè
andò..” (Devarìm, 31;1). Chi viene sollecitato a muoversi è bene che
ogni tanto si fermi a pensare e ad ascoltare, chi invece sente bloccato
il proprio cammino deve continuare ad andare avanti fino al limite
concesso. Mi sembra questa una sollecitazione significativa per
proiettarci con senso di maturità verso un nuovo anno.
|
|
Dario
Calimani,
anglista
|
Quando nel nostro ambito si apprendono notizie su eventi di malcostume sociale, si è felici della diversità.
|
|
 |
ROMA
- Domani alle 20, al ristorante "Maledetti toscani", serata in ricordo
di Gino Bartali, campione sui pedali e Giusto tra le Nazioni.
Interverranno Andrea Bartali, figlio del grande Ginettaccio; Valerio
Piccioni, caporedattore della Gazzetta dello Sport; il giornalista UCEI
Adam Smulevich.
|
|
 |
Museo della Shoah,
si farà a Villa Torlonia
|
Il
museo della Shoah si farà e si farà a Villa Torlonia. L’ipotesi
circolata negli scorsi giorni di una sede da ricavare in alcuni spazi
commerciali siti all’Eur non ha trovato alcuno spazio nel programma
illustrato dal sindaco di Roma Marino, che prevede una posa della prima
pietra il prossimo 27 gennaio proprio nella prestigiosa area dove era
collocato il progetto originario. Ma altre importanti novità sono state
annunciate dal Primo cittadino della Capitale, fra cui l’apertura
immediata proprio nella zona del quartiere ebraico e in un edificio di
altissimo valore storico e architettonico di una sede provvisoria per
il museo.
Impegno per portare avanti il progetto di Villa Torlonia, posa
simbolica della prima pietra per il 27 gennaio, sede provvisoria nella
Casina dei Vallati in un edificio di proprietà del Comune a
disposizione da Roma Capitale. Sono questi infatti gli orientamenti
annunciati in occasione del Consiglio della Fondazione del Museo della
Shoah svoltosi ieri in Campidoglio. “Abbiamo il dovere di decidere
tenendo conto dei vincoli giuridici e quindi di aprire le buste del
bando di gara per la realizzazione del museo, come sottolineato anche
dal presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria
Flick”. “Come sindaco, sento il dovere morale di realizzare il Museo
della Shoah”, afferma in una nota il sindaco Ignazio Marino. Nel
documento si sottolinea inoltre come, nel corso della discussione, sia
emersa “una evidente diversità di opinioni tra i rappresentanti della
comunità ebraica”. Pertanto, conclude Marino, “pur confermando la mia
ferma volontà di realizzare il museo di Villa Torlonia, ho deciso di
accogliere la richiesta di un’ultima pausa di riflessione di alcuni
giorni”.
Soddisfazione per le indicazioni arrivate dal sindaco è stata espressa
dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna: “In questo modo – afferma il Presidente dell’Unione – si
soddisfa la richiesta di rapidità posta dalla base della comunità e dai
sopravvissuti”. Relativamente alla destinazione provvisoria della
Casina dei Vallati Gattegna ha poi spiegato: “Si tratta di una sede
provvisoria in attesa di quella di Villa Torlonia. L’edificio è di
circa 800 metri quadri e attualmente ospita uffici dell’amministrazione
ma è sottoutilizzato e immediatamente disponibile. Sarà un luogo di
documentazione e studio” (Laura Larcan, Messaggero).
Sul Corriere Roma Alessandro Capponi scrive: “La ‘frattura’ è stata
evitata, ma di un soffio e non ancora definitivamente: perché la
posizione del presidente della Comunità ebraica, Riccardo Pacifici, è
stata inequivocabile e riassumibile in poche parole, ‘no al museo a
Villa Torlonia’. Senza l’unanimità, per questo non ci sono una
votazione e l’ufficialità della decisione, alla fine di una riunione
tesa, snervante, nella quale sono stati molti i momenti di tensione, è
in qualche modo emersa la ‘soluzione’ proposta dal sindaco Ignazio
Marino”. Alla vigilia del Consiglio, qualora si fosse deciso di
proseguire con Villa Torlonia, Pacifici aveva annunciato l’intenzione
di fare un passo indietro. Decisione momentaneamente rientrata. Il
fatto è così raccontato con una certa ironia da Capponi: “A Pacifici,
che anche prima dell’incontro aveva manifestato la volontà di
dimettersi se il progetto di Luca Zevi fosse stato confermato, alla
fine il risultato pare andare bene: ‘La riunione è andata alla grande’.
Insomma…”.
“Truffa milionaria al sistema sanitario”. Per indagare su queste
ipotesi di reato si sono intanto svolte ieri perquisizioni e sequestri
a Roma presso l’Ospedale Israelitico, gli uffici della Regione Lazio,
in due Asl e in tre ambulatori della capitale. Le operazioni
rappresentano lo sviluppo di un’inchiesta sull’Israelitico che vede
coinvolto anche l’ex presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, in
qualità di direttore generale dell’ospedale. La notizia è riportata con
grande evidenza su tutti i quotidiani, nelle pagine nazionali e in
quelle romane.
Il Corriere della Sera riporta i nomi degli altri indagati: Tiziana
D’Agostini, Mirella Urso, Daria Roscani, Antonio Cannistrà, Batla
Popel, Stefano Burini, Domenico Gallà, Stefano Zuccaro e il primario
ortopedico Elvira Di Cave.
|
|
Leggi
|
|
|
qui roma - l'intervento del sindaco marino
Memoria: "Museo della Shoah,
Villa Torlonia la sede definitiva"
“Abbiamo
di fronte una decisione che ha una profonda valenza etica nei confronti
degli ultimi sopravvissuti ai campi di sterminio e la dobbiamo prendere
anche con l'emozione della scomparsa di Mario Limentani, delle lacrime
di Sami Modiano e delle parole toccanti di Piero Terracina. Ma come
amministrazione abbiamo il dovere di decidere tenendo conto anche dei
vincoli giuridici e quindi di rispettare la procedura avviata e aprire
le buste del bando di gara europeo per la realizzazione del museo, come
sottolineato anche dal presidente emerito della Corte Costituzionale
Giovanni Maria Flick”.
Lo ha affermato il sindaco di Roma Ignazio Marino al termine della
riunione dei consiglieri della Fondazione Museo della Shoah svoltasi
ieri in Campidoglio durante la quale è emerso il seguente scenario:
impegno per portare avanti il progetto di Villa Torlonia, posa
simbolica della prima pietra per il 27 gennaio, sede provvisoria nella
Casina dei Vallati in un edificio di proprietà del Comune a
disposizione di Roma Capitale. L’ipotesi circolata negli scorsi giorni
di una sede da ricavare in alcuni spazi commerciali siti all’Eur non ha
invece trovato alcuno spazio nel programma del sindaco.
Nel documento emesso dal primo cittadino si sottolinea inoltre come,
nel corso della discussione, sia emersa “una evidente diversità di
opinioni tra i rappresentanti della comunità ebraica”. Pertanto,
conclude Marino, “pur confermando la mia ferma volontà di realizzare il
museo a Villa Torlonia, ho deciso di accogliere la richiesta di
un’ultima pausa di riflessione di alcuni giorni”.
Costituita da un edificio riportato alla luce nel corso degli
sventramenti effettuati negli anni Venti del Novecento per liberare le
strutture del vicino Teatro di Marcello, la Casina dei Vallati – sita
nel punto di congiunzione tra il Portico d'Ottavia e Largo XVI Ottobre
– è sede dal 1933 degli Uffici della Ripartizione Antichità e
Belle Arti del Comune di Roma, oggi Sovraintendenza ai Beni Culturali.
La denominazione della struttura, ricca di ambienti medievali e
rinascimentali, deriva dalla famiglia Vallati, proprietaria tra il
13esimo e il 14esimo secolo di numerosi immobili nel rione S.Angelo.
Tra le caratteristiche che maggiormente risaltano il portale
cinquecentesco originario in marmo, il porticato al piano terreno,
strutture murarie con paramenti in tufelli o laterizio, finestre con
cornici in marmo e alcune bifore in peperino.
Lo spazio adibito per l'allestimento dovrebbe essere di circa ottocento metri quadrati.
(Nell'immagine l'esterno della Casina dei Vallati)
|
melamed
Quattro anni con DafDaf
“I
compleanni sono un guaio. Se non ti prepari per tempo, corri il rischio
di arrivare all’ultimo momento e di non avere un regalo pronto. Non
parliamo poi del compleanno di DafDaf. Un giornale dei bambini è una
creatura tutta speciale e al suo compleanno ci tiene eccome.” Sono
queste le parole con cui Guido Vitale, che della testata è direttore,
saluta il quarto compleanno del giornale ebraico dei bambini che come
da (piccola) tradizione festeggia con un numero speciale. Il numero 49
di DafDaf, che potete scaricare cliccando qui, è tutto dedicato
all’occasione, a partire dalla copertina di Luisa Valenti che conclude
il discorso sugli stili dell’illustrazione accompagnando l’ultima
versione del suo dragone di mare con quattro piccoli pesci rossi. Anche
le pagine “libri”, scritta come ogni mese da Nadia Terranova presenta
tre personaggi per cui proprio il giorno del compleanno è “un’occasione
di cambiamento, di crescita, di scoperta” e aggiunge che “per crescere,
migliorare, scoprire qualcosa in più è necessario avere già fatto un
tratto di strada”. E il numero quattro torna ben dodici volte nel testo
di Maria Teresa Milano, che per la rubrica “musica, maestra!” parla
dell’opera per ragazzi di Marc Lavry che si intitola, appunto Yom
Huledet, compleanno. E la torta? Alla torta ha pensato Benedetta
Guetta, la foodblogger e fotografa di labna.it nota ai lettori come
Jasmine, che propone una chiffon cake al cioccolato, spiegando che ha
una consistenza speciale, per cui sembra di “addentare una morbida
nuvola al cacao”.
Leggi
|
qui torino
La notte della spiritualità
Un
successo strepitoso, incontenibile, che ha superato ogni aspettativa.
Questo, soprattutto, è stata la prima Notte bianca della spiritualità,
organizzata da Torino spiritualità per festeggiare la decima edizione
del festival, dedicato quest’anno al “cuore intelligente”. Il festival,
che ogni anno dedica quattro intensi giorni a tutti coloro che vogliono
interrogarsi sulla dimensione interiore dell’essere umano, porta le
migliaia di persone che affollano i suoi incontri a mettersi in gioco,
con curiosità, capacità di ascolto, apertura verso le idee più diverse.
Il programma di quest’anno, composto in mesi di lavoro da Armando
Bonaiuto e dalla sua squadra, si è ispirato a Salomone, che aveva
chiesto “un cuore docile” per saper distinguere il bene dal male. A D.o
la richiesta di Salomone piacque e rispose concedendo “un cuore saggio
e intelligente”, diventato il primo spunto. Ma a fare da slogan è stata
scelta una frase che alcuni millenni dopo ha pronunciato Nelson
Mandela: “Una buona testa e un buon cuore sono sempre una combinazione
formidabile”. Due grandi saggi, concordi nel dire che la massima
espressione umana è nella sintesi tra ragione ed emozione.
Leggi
|
Valorizzare l'immigrazione |
A
proposito di immigrazione. E di numeri. Un funzionario dell’ambasciata
messicana a Washington mi informa che negli Stati Uniti risiedono 34
(trentaquattro) milioni di messicani, pari a più del dieci per cento
dell’intera popolazione Usa. Di questi, circa sei sono illegali, cioè
senza documenti validi. Da noi li chiameremmo clandestini, ma
ovviamente si vedono benissimo. Ogni anno le espulsioni di immigrati
illegali dagli Usa, non solo tra i messicani, ammontano a circa mezzo
milione di persone. In attesa della tanto invocata riforma della legge
sull’immigrazione, che persino George W. Bush aveva cercato di proporre
rendendosi conto che non si possono espellere oltre undici milioni di
residenti illegali, che cosa fanno Obama e il presidente messicano? Si
danno un obiettivo: portare nel 2017 cento mila studenti universitari
dal Messico negli Usa e 50 mila nella direzione di marcia opposta.
Della serie, valorizziamo l’immigrazione e non pensiamola solo come un
problema. Della serie, guardiamo un po’ più in avanti. Altro che il
dibattito su Mare Nostrum.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
|
|
|