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7 ottobre 2014 - 13 Tishri 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Uno dei requisiti fondamentali per la validità di una Sukkah è quello per cui la sua ombra deve essere maggiore della sua luce. Rabbenu Bechaje sostiene che il Creatore è la Grande Ombra, e non volendo che nessuno prevaricasse la dimensione e il dominio del prossimo ha donato una parte della sua Ombra ad ogni cosa e a ogni individuo nel mondo. L’Ombra infatti è l’immagine stessa di noi, ed è ciò che determina la collocazione e la proiezione di ogni soggetto e oggetto nel mondo. Vivere nella Sukkah ci aiuta a ritrovare una sana dimensione della nostra immagine riflessa, sia singolare che collettiva, troppo spesso accecata e aggredita da troppa luce.
 
Dario
Calimani,
anglista
Prima di Kippur ci riconciliamo. Esami di coscienza, autoflagellamenti, promesse e buoni propositi. Il giorno dopo, ritorniamo tutti noi stessi, come ogni anno, in attesa di una nuova riconciliazione. Perché tanto a sbagliare è sempre l’altro.
 
La bandiera dell'Isis
a pochi metri dalla Turchia
La bandiera dell’Isis svetta su Kobani, enclave curda al confine con la Turchia. La città è quasi caduta e a poco sono serviti i raid statunitensi degli scorsi giorni contro l’avanzata jihadista. Scrive Maurizio Molinari (La Stampa): “Il drappo nero del Califfo Ibrahim sventola sulla collina di Mistenur che sovrasta Kobani. A tre settimane dall’inizio dell’assedio al maggiore centro curdo, 160mila abitanti sono fuggiti in Turchia e ai difensori restano solo i quartieri centrali”. Sullo stesso argomento il Corriere della sera titola: “Le bandiere Isis al confine turco”. Mentre l’inviato, Lorenzo Cremonesi, conferma il sostanziale fallimento delle iniziative coordinate da Washington: “I raid alleati si sono rivelati quasi inutili: qualche carro armato distrutto assieme a un paio di convogli di munizioni in arrivo da Raqqa, la ‘capitale’ del Califfato nel Nord della Siria. L’altra notte e ieri mattina i jet statunitensi hanno attaccato due o tre posti di blocco. Ma con effetti irrisori”.

Sempre sul Medio Oriente fa discutere la decisione del premier svedese Stefan Lofven di avviare, primo paese dell’Unione Europea, il riconoscimento dello Stato palestinese. Sul Giornale Fiamma Nirenstein attacca l’orientamento di Stoccolma con queste parole: “Lofven, così interessato al Medio Oriente, non dice niente sul caos in Siria e in Iraq e sugli svedesi che partono per unirsi all’Isis. Solo i palestinesi sono importanti per la rileccatissima super-democrazia ecologica e disinfettata. La sua migliore strada per dimostrare dedizione ai diritti umani e ai suoi immigrati è prendersela con Israele, come fa dai tempi di Olaf Palme”. Da segnalare intanto l’appello per il boicottaggio di Israele lanciato da circa 500 antropologi di prestigiosi atenei internazionali, tra cui non pochi italiani. Segnala Giulio Meotti (Il Foglio): “Ci sono nomi illustri dei dipartimenti di antropologia americani: dalla Columbia University arrivano tredici firme, da Harvard nove (come Steven Caton) e da Yale otto. Tra loro nomi importantissimi del mondo dell’antropologia”.
 
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  davar
israele
Su Nazareth l'ombra dell'Isis

Grande clamore sulla stampa israeliana per la scoperta
fatta questa mattina nella zona di Har Yona (a nord di Nazareth): cinquanta bandiere con il vessillo dello Stato Islamico, accartocciate dentro un sacco nero, sono state infatti trovate da un operatore della municipalità. La polizia ha aperto un'indagine sul caso e sta cercando di capire a chi appartenga la borsa contenente le bandiere. In Siria si continua intanto a combattere, anche a pochi metri dal confine israeliano. “Isis e Hamas sono rami dello stesso albero avvelenato”, ha dichiarato recentemente il primo ministro Benjamin Netanyahu.
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QUI ROMA
Simha Rotem, l'eroe di Varsavia
“Sono fortunato ad assere sopravvissuto perché così ho aiutato gli altri a salvarsi”, racconta Simha Rotem, eroe della rivolta del ghetto di Varsavia, agli studenti che lo hanno incontrato nel Tempio Maggiore di Roma prima dell’annuale viaggio al campo di concentramento di Auschwitz. Simcha, nome di guerra Kazik, ha 91 anni (“Ne avevo 19 al tempo della rivolta”), non è una di quelle persone delle quali ci si chiede come abbiano potuto essere così forti: ha la tempra dell’eroe, la faccia di chi si offre volontario quando c’è da spostare una montagna, i valori morali saldamente difesi dalle brutture del mondo. “Ragazzi, vi trovate di fronte alla storia e vi assicuro che questo non capita spesso” ha spiegato lo storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico del Museo della Shoah. “Prima ero un ragazzo esattamente come voi, me ne andavo in giro. Finché non mi hanno rinchiuso dentro al ghetto. E proprio lì una volta ho sentito piangere un bambino, avrà avuto pochi mesi. Era in braccio alla madre morta. Non potevo portarlo con me, non potevo avvicinarmi. Quel pianto è stato il mio rimpianto più grande, l’incubo con il quale convivo da 70 anni”. Racconta della rivolta: “Mentre eravamo sui tetti del ghetto pronti a combattere, non pensavamo a salvarci. Oramai la vita non aveva più alcun valore. Pensavamo a difendere la libertà per un’ultima volta”.
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enogastronomia
Livorno ebraica verso l'Expo,

il Comune approva il progetto
Prende quota il progetto di Andrea Raiano (nell’immagine), presidente della Lega consumatori e consigliere fondatore della locale Amicizia Ebraico-Cristiana, di portare la città di Livorno all’Expo 2015. Il tutto attraverso un percorso tra memorie e sapori che metta in relazione enogastronomia e cultura sefardita nel solco di una tradizione cittadina che non conobbe la vergogna dei ghetti e che vide fiorire al proprio interno una prosperosa “Nazione ebraica” che avrebbe segnato la storia livornese. Anche a tavola. Il progetto di iniziative che si svolgeranno sul territorio è stato approvato in queste ore dall’assessore comunale Nicola Perullo e verrà presentato giovedì 16 ottobre in Camera di Commercio. Nel pacchetto tre itinerari di visita, accompagnati da degustazione di piatti tipici di tradizione ebraica. Nel primo pacchetto si toccheranno la sinagoga, la casa natale di Amedeo Modigliani, il museo ebraico Yeshivà Marini, cimiteri storici e monumentali. Il secondo prevede invece una sosta al museo “Giovanni Fattori”, alla terrazza Mascagni e al lungomare di Ardenza con i suoi edifici in stile liberty. Il terzo avrà infine come momento culminante il giro di fossi e cantine dove i mercanti ebrei e di altre “nazioni” tenevano in deposito merci preziose e la fortezza nuova.
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pilpul

Storie - Il sogno di Colorni
Tra le figure meno conosciute della Resistenza e dell’antifascismo italiano c’è quella di Eugenio Colorni, filosofo brillantissimo, confinato politico, partigiano, uno dei tre coautori del Manifesto di Ventotene precursore dell’Unione Europea (gli altri due erano Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi). A fare luce su di lui è un’accurata biografia di Antonio Tedesco, “Il partigiano Colorni e il grande sogno europeo” (Editori Riuniti, pp. 205), patrocinata dalla Biblioteca della Fondazione Nenni, con prefazione di Giorgio Benvenuto, che sarà presentata venerdì 10 ottobre al Circolo “Giustizia e Libertà” di Roma (via Andrea Doria 79). Eugenio Colorni, appartenente a una famiglia della medio borghesia ebraica milanese, secondogenito di Alberto Colorni e Clara Pontecorvo, è antifascista precoce, già a sedici anni, dopo l’omicidio Matteotti, e prosegue il suo percorso politico all’università, militando nei gruppo Goliardici per la libertà e poi aderendo a GL e al Psi.

Mario Avagliano
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