La bandiera dell’Isis sventola al confine turco

rassegnaLa bandiera dell’Isis svetta su Kobani, enclave curda al confine con la Turchia. La città è quasi caduta e a poco sono serviti i raid statunitensi degli scorsi giorni contro l’avanzata jihadista. Scrive Maurizio Molinari (La Stampa): “Il drappo nero del Califfo Ibrahim sventola sulla collina di Mistenur che sovrasta Kobani. A tre settimane dall’inizio dell’assedio al maggiore centro curdo, 160mila abitanti sono fuggiti in Turchia e ai difensori restano solo i quartieri centrali”. Sullo stesso argomento il Corriere della sera titola: “Le bandiere Isis al confine turco”. Mentre l’inviato, Lorenzo Cremonesi, conferma il sostanziale fallimento delle iniziative coordinate da Washington: “I raid alleati si sono rivelati quasi inutili: qualche carro armato distrutto assieme a un paio di convogli di munizioni in arrivo da Raqqa, la ‘capitale’ del Califfato nel Nord della Siria. L’altra notte e ieri mattina i jet statunitensi hanno attaccato due o tre posti di blocco. Ma con effetti irrisori”.

Sempre sul Medio Oriente fa discutere la decisione del premier svedese Stefan Lofven di avviare, primo paese dell’Unione Europea, il riconoscimento dello Stato palestinese. Sul Giornale Fiamma Nirenstein attacca l’orientamento di Stoccolma con queste parole: “Lofven, così interessato al Medio Oriente, non dice niente sul caos in Siria e in Iraq e sugli svedesi che partono per unirsi all’Isis. Solo i palestinesi sono importanti per la rileccatissima super-democrazia ecologica e disinfettata. La sua migliore strada per dimostrare dedizione ai diritti umani e ai suoi immigrati è prendersela con Israele, come fa dai tempi di Olaf Palme”. Da segnalare intanto l’appello per il boicottaggio di Israele lanciato da circa 500 antropologi di prestigiosi atenei internazionali, tra cui non pochi italiani. Segnala Giulio Meotti (Il Foglio): “Ci sono nomi illustri dei dipartimenti di antropologia americani: dalla Columbia University arrivano tredici firme, da Harvard nove (come Steven Caton) e da Yale otto. Tra loro nomi importantissimi del mondo dell’antropologia”.

È uno degli ultimi eroi del Ghetto di Varsavia ancora in vita e oggi, a Roma, presenterà la sua testimonianza – “Il passato che è in me” – appena edita da Salomone Belforte. Simha Rotem racconterà la sua storia in due diversi appuntamenti: una conversazione al mattino con gli studenti coinvolti nel Viaggio della Memoria, un incontro al pomeriggio presso i Musei Capitolini. Scrive Daria Gorodisky (Corriere della sera Roma): “È uno degli ultimi tre sopravvissuti del Ghetto di Varsavia. Nell’aprile del ’43, quando scoppiò la rivolta, aveva 19 anni: e con lo stesso eroismo con cui, allora, ha combattuto contro il nazismo e i suoi strascichi in Polonia, adesso che ha superato i 90 porta in giro per il mondo le sue memorie”. Sulla stessa testata una fotonotizia della piantumazione di un ulivo avvenuta ieri nel carcere di Regina Coeli in ricordo della rastrellamento del 16 ottobre ’43. Motore dell’iniziativa il Keren Kayemeth LeIsrael.

Ancora sul Corriere, infine, Giuliana Ferraino fa un ritratto di Yoram Gutgeld, parlamentare italo-israeliano e ‘guru’ del premier Matteo Renzi. “Il titolo ufficiale di consigliere economico e di bilancio non gli rende giustizia – si legge – perché Yoram Gutgeld, 54 anni, per Matteo Renzi è molto di più. È lui che ha avuto l’idea di mettere 80 euro in tasca agli italiani e poi l’ha spiegata al premier via sms, piegandosi al suo modo di comunicare”. I due si sono piaciuti subito anche se, sottolinea Ferraino, “hanno caratteri diversi”. Gutgeld, appassionato di musica classica, amerebbe infatti “il pensiero astratto, rigoroso e, se può, evita i riflettori”. Tratti che avrebbe assecondato “con una laurea in matematica e filosofia all’Università Ebraica di Gerusalemme, seguita da un Mba alla Ucla, negli Stati Uniti”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(7 ottobre 2014)