7 ottobre 2014 - 13 Tishri 5775 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Roberto Della
Rocca e di Dario Calimani. Nella sezione pilpul una riflessione di
Tobia Zevi e Mario Avagliano.
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La bandiera nera dell'Isis
a pochi metri dalla Turchia
La bandiera dell’Isis
svetta su Kobani, enclave curda al confine con la Turchia. La città è
quasi caduta e a poco sono serviti i raid statunitensi degli scorsi
giorni contro l’avanzata jihadista. Scrive Maurizio Molinari (La
Stampa): “Il drappo nero del Califfo Ibrahim sventola sulla collina di
Mistenur che sovrasta Kobani. A tre settimane dall’inizio dell’assedio
al maggiore centro curdo, 160mila abitanti sono fuggiti in Turchia e ai
difensori restano solo i quartieri centrali”. Sullo stesso argomento il
Corriere della sera titola: “Le bandiere Isis al confine turco”. Mentre
l’inviato, Lorenzo Cremonesi, conferma il sostanziale fallimento delle
iniziative coordinate da Washington: “I raid alleati si sono rivelati
quasi inutili: qualche carro armato distrutto assieme a un paio di
convogli di munizioni in arrivo da Raqqa, la ‘capitale’ del Califfato
nel Nord della Siria. L’altra notte e ieri mattina i jet statunitensi
hanno attaccato due o tre posti di blocco. Ma con effetti irrisori”.
Sempre sul Medio Oriente fa discutere la decisione del premier svedese
Stefan Lofven di avviare, primo paese dell’Unione Europea, il riconoscimento dello Stato palestinese.
Sul Giornale Fiamma Nirenstein attacca l’orientamento di Stoccolma con
queste parole: “Lofven, così interessato al Medio Oriente, non dice
niente sul caos in Siria e in Iraq e sugli svedesi che partono per
unirsi all’Isis. Solo i palestinesi sono importanti per la
rileccatissima super-democrazia ecologica e disinfettata. La sua
migliore strada per dimostrare dedizione ai diritti umani e ai suoi
immigrati è prendersela con Israele, come fa dai tempi di Olaf Palme”.
Da segnalare intanto l’appello per il boicottaggio di Israele
lanciato da circa 500 antropologi di prestigiosi atenei internazionali,
tra cui non pochi italiani. Segnala Giulio Meotti (Il Foglio): “Ci sono
nomi illustri dei dipartimenti di antropologia americani: dalla
Columbia University arrivano tredici firme, da Harvard nove (come
Steven Caton) e da Yale otto. Tra loro nomi importantissimi del mondo
dell’antropologia”.
È uno degli ultimi eroi del Ghetto di Varsavia
ancora in vita e oggi, a Roma, presenterà la sua testimonianza – “Il
passato che è in me” – appena edita da Salomone Belforte. Simha Rotem
racconterà la sua storia in due diversi appuntamenti: una conversazione
al mattino con gli studenti coinvolti nel Viaggio della Memoria, un
incontro al pomeriggio presso i Musei Capitolini. Scrive Daria
Gorodisky (Corriere della sera Roma): “È uno degli ultimi tre
sopravvissuti del Ghetto di Varsavia. Nell’aprile del ’43, quando
scoppiò la rivolta, aveva 19 anni: e con lo stesso eroismo con cui,
allora, ha combattuto contro il nazismo e i suoi strascichi in Polonia,
adesso che ha superato i 90 porta in giro per il mondo le sue memorie”.
Sulla stessa testata una fotonotizia della piantumazione di un ulivo
avvenuta ieri nel carcere di Regina Coeli in ricordo della rastrellamento del 16 ottobre ’43. Motore dell’iniziativa il Keren Kayemeth LeIsrael.
Ancora sul Corriere, infine, Giuliana Ferraino scrive un ritratto di Yoram Gutgeld,
parlamentare italo-israeliano e ‘guru’ del premier Matteo Renzi. “Il
titolo ufficiale di consigliere economico e di bilancio non gli rende
giustizia – si legge – perché Yoram Gutgeld, 54 anni, per Matteo Renzi
è molto di più. È lui che ha avuto l’idea di mettere 80 euro in tasca
agli italiani e poi l’ha spiegata al premier via sms, piegandosi al suo
modo di comunicare”. I due si sono piaciuti subito anche se, sottolinea
Ferraino, “hanno caratteri diversi”. Gutgeld, appassionato di musica
classica, amerebbe infatti “il pensiero astratto, rigoroso e, se può,
evita i riflettori”. Tratti che avrebbe assecondato “con una laurea in
matematica e filosofia all’Università Ebraica di Gerusalemme, seguita
da un Mba alla Ucla, negli Stati Uniti”.
Adam Smulevich
twitter @asmulevichmoked
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