13 ottobre 2014 - 19 Tishri 5775 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Paolo Sciunnach e di
Anna Foa. Nella sezione pilpul una riflessione di Daniela Fubini e
Daniele Liberanome.
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Avenir du Judaïsme@AvenirJudaisme
(13 ottobre)
En 1978, Patrick Modiano écrivait à Serge Klarsfeld une lettre comme une réponse actuelle aux propos d’Eric Zemmour http://ow.ly/CEmco
Israel @Israel (13 ottobre)
Tel Aviv's Gan Hahashmal ranks second in @Thrillist's 10 sexiest neighborhoods on Earth http://bit.ly/1tnKBoF
udi segal @usegal (13 ottobre)
Israeli foreign minister Liberman will travel to Italy today to
meet federica mogherini that will replace EUHR Ashton next month
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#PE24BreakingNews
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Dal Cairo i fondi per Gaza
“I donatori arrivati al Cairo offrono quasi cinque miliardi e mezzo di dollari (4,4 miliardi di euro) per la ricostruzione di Gaza”
riporta Davide Frattini sul Corriere della Sera, superando così la
cifra auspicata dal presidente palestinese Abu Mazen. Ma nonostante i
finanziamenti la situazione non pare chiara: “Oggi la sua Guardia
avrebbe dovuto dispiegarsi ai valichi con Israele, una condizione posta
dal premier Benjamin Netanyahu per concedere il passaggio dei materiali
più importanti”, ossia per evitare che Hamas possa utilizzarli per
ricostruire il proprio arsenale, ma i leader fondamentalisti negano di
aver ceduto il controllo della frontiera. L’Italia ha partecipato ai
finanziamenti con quasi 19 milioni di euro, 450 arrivano dall’Europa
mentre un miliardo di dollari arriva dal Qatar. Il Quotidiano Nazionale
ricorda che la “conferenza dei donatori” è stata organizzata al Cairo
alla presenza di 50 tra ministri degli Esteri e rappresentanti delle
organizzazioni internazionali, e dalla capitale egiziana il ministro
Federica Mogherini ha dichiarato che "occorre mandare anche un
messaggio politico", perché, continua l’articolo, lo status quo di un
conflitto decennale non è più accettabile. La Stampa riporta anche che
“Tutti i big arrivati al Cairo, a cominciare dal segretario di Stato
Usa, John Kerry, si sono detti d'accordo sul fatto che i negoziati tra
israeliani e palestinesi debbano riprendere a partire dall'accordo per
il cessate il fuoco del 26 agosto scorso.”
A un anno dalla scomparsa del criminale nazista Erich Priebke
tensioni si sono registrate ad Albano Laziale tra estremisti di destra
guidati da Forza Nuova e antifascisti. Un contatto tra i due gruppi,
spiega il Messaggero, è stato evitato grazie alla massiccia presenza di
forze dell'ordine. Sempre sul Messaggero, Marco Pasqua parla della
manifestazione romana organizzata a Ponte Sant'Angelo dall'avvocato
Paolo Giachini come di “un'offesa a tutta la città, alla sua storia, al
suo dolore” avvenuta a pochi giorni dall'anniversario della retata del
16 ottobre 1943.
La decisione del Consiglio della Comunità ebraica di rimandare un
confronto sul tema dei rapporti con l'UCEI, argomento all'Ordine del
giorno della seduta assieme alle dimissioni dello stesso presidente
della Comunità romana Riccardo
Pacifici dalla Fondazione Museo della Shoah, è riportata dalle cronache
romane del Corriere della sera con il titolo: “Vince la mediazione”.
Riferisce Alessandro Capponi: “Prima ancora dell'inizio viene cambiato
l'ordine del giorno che chiedeva di 'avviare la procedura per uscire
dall'Unione delle comunità ebraiche' e invita 'il presidente della
Comunità a ritirare le dimissioni dalla Fondazione'. Alle dieci della
sera, a Consiglio appena terminato, Pacifici fa sapere che accoglierà
la richiesta”. Nella delibera approvata ieri, riporta ancora il
cronista romano, si esortano i componenti del Collegio dei soci
fondatori e del cda “ad operare affinché il museo veda la luce nelle
modalità e nei tempi previsti” e si esprime gratitudine al sindaco
Ignazio Marino “per la disponibilità della Casina dei Vallati quale
sede della Fondazione”. I consiglieri ribadiscono inoltre la necessità
“che Roma si doti in tempi rapidi di un Museo della Shoah, il cui
valore è indiscutibile per l'intero paese”. Nello stesso articolo
Capponi sottolinea infine le parole di apprezzamento che il presidente
dell'Unione Renzo Gattegna ha rivolto ieri al sindaco per il
comportamento e per le iniziative adottate a seguito della macabra
messa in scena di Ponte Sant'Angelo.
Anticipando l’uscita del volume “In Italia ai tempi di Mussolini.
Viaggio in compagnia di osservatori stranieri” dello storico Emilio
Gentile, Paolo Mieli sul Corriere della Sera racconta le reazioni dei
commentatori stranieri all'arrivo al potere di Mussolini.
Alcuni affermarono che gli italiani si sarebbero presto ribellati
mentre altri capirono che la dittatura era destinata a durare. Il
tedesco Kaminski scrisse che “Mussolini è soltanto un commediante e gli
italiani lo faranno cadere perché possono vivere esclusivamente come un
popolo libero” mentre lo scrittore jugoslavo Ivo Andric - che avrebbe
poi ricevuto il Nobel - durante il congresso fascista del 1921 vide a
Roma “i cortei d'uomini in camicia nera adornati con una testa di
morto, scarmigliati, sfilare a passo di parata per le vie tranquille
della capitale. Fatta eccezione per alcuni entusiasti professori
barbuti, figli di buona famiglia e studenti occhialuti, tutti gli altri
avevano visi poco intelligenti, brutali, da provinciali violenti... La
testa scoperta, il viso illividito dal freddo intenso, con un
entusiasmo arrabbiato, indossando fasce con caratteristiche parole
d'ordine (‘Me ne frego’, ‘Disperata’), brandendo manganelli nodosi,
piuttosto che semplici bastoni di ferro o di piombo, evidentemente
consacrati dalla tradizione di numerose risse”. Aggiunse anche che “ll
parlamentarismo italiano marcia rapidamente verso la sua rovina”. Mieli
conclude scrivendo che “Colpisce in questo straordinario libro di
Emilio Gentile la diversità tra i giudizi più ingenui e ottimisti degli
antifascisti e quelli ben più profondi e realistici degli osservatori
che tenevano ben distinta l'analisi dalla battaglia politica. Ma
colpisce altresì l'ampiezza di credito che, in virtù di queste analisi,
fu dato in sede internazionale all'esperimento mussoliniano. Il che
spiega anche i comportamenti non ostili delle supposte potenze
antifasciste fino alla metà degli anni Trenta. E anche oltre, in
qualche caso.”
In Ungheria, intanto, si
attendono i risultati delle votazioni amministrative di ieri. A
Miskolc, quarta città del paese il candidato alla carica di sindaco per
il partito di estrema destra Jobbik aveva promesso di riportare
l'ordine e “combattere il crimine zingaro”, e si prevedono ora misure
ancora più estreme, a peggiorare quella che è già una vera e propria
segregazione. Le parole più ripetute nelle trenta città dove Jobbik era
primo dei sondaggi sono “Ordine e sicurezza” e la destra ungherese non
pare rallentare la sua corsa, mentre il primo ministro Viktor Orbán
conta sul terzo trionfo consecutivo del 2014, dopo le politiche di
aprile e le europee di maggio. Punta su accentramento dei poteri,
delegittimazione del dissenso ed esaltazione dell'orgoglio identitario
per contrapporre alla retorica apertamente xenofoba di Jobbik un
autoritarismo lontano dall'orbita estremista con slogan e iniziative a
favore dell'integrazione. (Corriere)
Fabrizio Ravelli, su Repubblica, racconta l'esperienza organizzata dalla Fondazione Alexander Langer di Bolzano durante la Settimana internazionale della memoria. Portare la lezione di Primo Levi a Srebrenica,
la città bosniaca protetta dall’Onu per aiutare i sopravvissuti del
massacro e scoprire “quanto la testimonianza scabra e profonda
dell'autore di Se questo è un uomoe di I sommersi e i salvati (i soli
testi tradotti finora in lingua locale) possa essere familiare e vicina
ai tormenti di un popolo traumatizzato”. Così nella Casa della cultura
di Srebrenica si è arrivati a discutere della vergogna dei
sopravvissuti e del loro senso di colpa, a partire dalla riflessione di
Levi, e c’è chi racconta che “Quello che ha vissuto Primo Levi io ho
l'impressione di averlo vissuto in questi vent'anni. Ho sentito tante
di volte di essere un indesiderato. Quelli che incontro sanno che
parlerò, prima o poi, del genocidio di Srebrenica. E la cerchia dei
miei amici si restringe, anche se provo a essere spiritoso per non
perderli”. La Bosnia oggi è un paese di traumatizzati dove, secondo
dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, circa un terzo della
popolazione soffre di disturbo post-traumatico da stress e il lavoro
ostinato dei testimoni è sempre più pesante.
Ada Treves
twitter @atrevesmoked
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