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23 ottobre 2014 - 29 Tishri 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Se nella Parashà di Be-re’shìth domina la volontà creatrice di Ha-Qadòsh Barùkh Hu’, qui è Nòach che deve compiere la fatica di cercare gli alberi adatti per costruire l’arca, tagliarli, preparare la legna, costruire fisicamente un manufatto di proporzioni gigantesche, bollire la pece, spalmarla su tutta la superficie, procurare cibo in abbondanza per uomini ed animali, radunare questi ultimi, eccetera. Tanto lunga e tanto faticosa doveva essere quest’opera, se i nostri Maestri ne sottolineano la durata affermando che Nòach ci mise centoventi anni. Perché essi sostengono ciò? Perché Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ non ha fatto trovare a Nòach l’arca bell’e pronta, come successivamente fece trovare il montone ad Avrahàm e le prime tavole a Moshè? Il Midràsh spiega che fu D. stesso ad ordinare a Nòach di impiegare tutto quel tempo affinché la gente, vedendolo intento all’opera, gli domandasse perché facesse un simile lavoro.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Se un palestinese investe e ferisce con un’automobile i passeggeri in attesa a una fermata del tram e uccide una bambina a Gerusalemme, che cosa si deve fare? L’incidente è avvenuto in una via che fino al 1967 non faceva parte di Gerusalemme Ovest, nello stesso giorno in cui vengono uccisi in un attentato diversi soldati in Egitto, e dal confine egiziano parte una sparatoria verso Israele. Dunque: sgomberare immediatamente i territori occupati? Condannare l’inutilità delle guerre? Instaurare il coprifuoco nei quartieri di Gerusalemme Est da cui proveniva l’investitore? Dedicare una piazzetta al nome della piccola vittima? Distinguere fra Islam moderato e Islam estremista? Sollecitare nuove trattative di pace? Potremmo continuare con questa lista fra il cinico e lo scettico. A noi sembra evidente che vi sia una frattura grave fra la natura del conflitto e la natura del discorso sul conflitto.
 
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ROMA - Stasera alle 19.45 "Camminata silenziosa" per ricordare la retata del 16 ottobre 1943 e la deportazione degli ebrei romani. La marcia terminerà al Tempio Maggiore con gli interventi del rabbino capo Riccardo Di Segni, lo storico Marcello Pezzetti e l'assessore alla Memoria Elvira di Cave e con i canti del coro e dei ragazzi della Scuola Ebraica.
 
Attentato in Israele,
torna la paura
Sale la tensione in Israele dopo l’attentato di ieri a Gerusalemme in cui una bimba israeliana di tre mesi ha perso la vita e altre otto persone sono rimaste ferite. Diversi quotidiani italiani ricostruiscono la vicenda: l’attentatore, un palestinese di 20 anni, si è lanciato ieri pomeriggio con la sua auto contro alcuni passeggeri che stavano scendendo dal treno leggero di Gerusalemme. L’uomo, ferito e catturato dalla polizia pochi attimi dopo l’attacco, era già stato arrestato due volte per terrorismo e secondo le autorità israeliane è legato al movimento terroristico di Hamas. Maurizio Molinari su La Stampa riporta la reazione del primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu alla notizia della morte della bimba. Il premier, scrive Molinari, “punta l’indice verso il presidente palestinese Abu Mazen: ‘Queste sono le conseguenze del discorso che ha pronunciato solo pochi giorni fa, incitando all’odio contro gli ebrei di Gerusalemme’ avendo adoperato l’espressione ‘mandrie di bestiame’ contro gli ebrei che salgono sulla Spiana delle Moschee ‘commettendo un sacrilegio’”. La polizia sta indagando sulla natura dell’attacco per capire se l’attentatore ha eseguito degli ordini e se ha avuto dei complici. Tra gli elementi rimarcati nella ricostruzione de La Stampa, così come sul Corriere della Sera e su Repubblica, la provenienza del responsabile del folle gesto: Silwan, quartiere di Gerusalemme est, dove nelle ultime settimane è salita la tensione a causa dell’insediamento di alcune famiglie ebraiche nella zona (contro le loro abitazioni sono state lanciate delle bombe molotov). Inqualificabili le vergognose parole arrivate da Gaza, da esponenti di Hamas in riferimento all’attentato di Gerusalemme: “una reazione naturale ai crimini dell’occupazione”, la tesi del movimento terroristico che controlla la Striscia di Gaza.
Un altro attentato, di cui al momento non si conosce la natura, ha sconvolto ieri il Canada.
 
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  davar
dopo la decisione della corte costituzionale
"Sentenza che rende giustizia
alle vittime delle persecuzioni"

Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:

“La storica sentenza emessa ieri alla Consulta ha sancito la incostituzionalità delle norme italiane che impediscono alle vittime del nazismo di agire in giudizio, in sede civile, contro la Germania per ottenere risarcimenti. Quindi il principio dell’immunità degli Stati non opera se questi si sono macchiati di crimini di guerra e contro l’umanità o di atti lesivi dei diritti fondamentali inviolabili garantiti dalla Costituzione italiana. Una sentenza esemplare, di grande valore morale che rende giustizia alle vittime delle persecuzioni e dei genocidi e ai loro discendenti. Una sentenza che costringe tutti gli stati a confrontarsi e a rispettare i valori contenuti nella carta fondamentale che l’Italia volle darsi nel 1948 dopo la definitiva disfatta delle dittature fascista e nazista che avevano adottato il razzismo e il sistematico sterminio di intere popolazioni come pratica di conquista e di asservimento. Questa sentenza costituisce un ulteriore passo verso la libertà e l’eguaglianza di tutti gli esseri umani e per eliminare qualsiasi ostacolo al corso della Giustizia.  

israele
Ancora tensioni a Gerusalemme
Tolleranza zero di fronte a qualsiasi violenza. A 24 ore dall'attentato di Gerusalemme (nell'immagine l'auto usata per l'attacco), in cui una bambina di tre mesi ha perso la vita e altre otto persone sono rimaste ferite, si rafforzano le misure di sicurezza per le strade della Capitale israeliana. La preoccupazione è rivolta verso una possibile escalation di violenza, in particolare nella zona Est della città. Qui da diversi giorni la tensione è molta alta: il lancio di pietre e molotov da parte di rivoltosi palestinesi è il preoccupante segnale di una situazione fortemente a rischio. Il tragico attentato di ieri sera ha inevitabilmente peggiorato il tutto. “Fermeremo qualsiasi minaccia all'ordine pubblico”, ha dichiarato il portavoce della polizia di Gerusalemme mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dato mandato allo Shin Bet di avviare un'operazione nella zona Est della città e di arrestare chiunque metta in pericolo la sicurezza dei cittadini israeliani. Questa mattina bersaglio dei sassi dei rivoltosi, due autobus di linea e un asilo. Nessuno è rimasto ferito ma il clima di rabbia rischia di far precipitare la situazione.
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dafdaf
Poesie per un numero speciale
Un mese dopo aver festeggiato il quarto compleanno è arrivata per DafDaf un’altra occasione gioiosa. È stato subito chiaro che il numero 50 del giornale ebraico dei bambini doveva essere speciale, diverso da tutto quello che era stato fatto sino ad ora. Così il progetto, condiviso con alcuni collaboratori della redazione, è partito da uno spunto arrivato da Guido Vitale, il Direttore, che per il suo quarto compleanno aveva regalato a DafDaf un libro di poesie.
La poesia è un argomento particolare, e per i bambini a volte si riduce a una materia scolastica strana e complessa in cui è difficile trovare senso ed emozioni, così la scommessa è stata di dedicarvi tutte le otto pagine del giornale. Grazie a un gruppo di persone speciali che hanno regalato alla redazione non solo il loro lavoro ma anche o forse soprattutto tempo, idee e sogni, il numero 50 di DafDaf ha così preso forma.
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j-ciak
La strana guerra delle signore
Il caso Suha Arraf iniziava ormai a sbiadire nella memoria e dalle pagine dei giornali. Ma le fresche nomination agli Oscar dei film stranieri rilanciano la strana guerra dei filmaker palestinesi, tutta stranamente giocata al femminile. A far parlare di sé in questi giorni è Najwa Najjar, regista di “The Eyes of a Thief” (nell'immagine un fotogramma della pellicola), film candidato dalla Palestina all’Academy Award che è riuscita nell’impresa di scatenare un vespaio sia da parte israeliana sia da parte palestinese.
Intanto un’altra signora palestinese del cinema, Ibtisam Mara’ana, i festival israeliani richiedono di togliere la dicitura “Israele/Palestina” dai titoli di coda di “Write Down, I am an Arab” dedicato al grande poeta palestinese Mahmoud Darwish mentre quelli arabi la boicottano – un po’ per lo stesso motivo, un po’ perché è cittadina d’Israele. Insomma, il dibattito estivo intorno a “Villa Touma”, il film che Suha Arraf aveva girato con fondi israeliani e presentato al Festival di Venezia come palestinese, è stato solo un assaggio della gran rabbia che bolle in pentola.

Daniela Gross
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unione dei giovani ebrei italiani
Ricostruire insieme Genova
“Genova è di nuovo sommersa. Proposta: perché il consiglio non attiva un conto, sensibilizzando giovani ebrei e non ebrei a donare soldi per la ricostruzione ed aiuto ai cittadini colpiti?”. Nasce così, dal suggerimento di un suo membro comunicato attraverso i social network, la raccolta fondi dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia per aiutare la popolazione alluvionata di Genova. L'iniziativa andrà avanti per un mese, e per ogni euro donato l'Ugei aggiungerà a sua volta un euro. Le donazioni saranno effettuate attraverso il conto corrente dell'Ugei stessa, che consegnerà poi il ricavato alla Comunità ebraica di Genova.
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SHABBAT PROJECT 2014
Un giorno per stare insieme
Se ci si avventura sul sito dello Shabbat Project, foto e selfie di ebrei di tutto il mondo vi accoglieranno: mani impastate, challoth, uomini che sembrano vagamente il pensatore di Rodin. L’hashtag ufficiale #KeepingItTogether, invita tutte le comunità ebraiche del mondo ad osservare lo Shabbat del prossimo 24-25 ottobre: un’occasione di riflessione e condivisione che ha messo in moto l’Italia ebraica. A Roma fin da oggi fervono i preparativi: alle 17.20 ci si ritroverà al Palazzo della Cultura; un appuntamento, in collaborazione con l’Adei Wizo, per infornare le challot con una lezione del rabbino capo Riccardo Di Segni e di diversi rabbanim e moroth. Durante Shabbat le sinagoghe di Roma organizzeranno pranzi ed attività: al tempio Beith Michael è prevista una lezione che segue il metodo della Torah Laam, mentre al tempio Beth Shalom ci sarà un ciclo di lezioni (Devid Moscati parlerà dei tre pasti sabbatici, rav Umberto Piperno terrà una shiur su Havadalah, quatto benedizioni per conoscere noi stessi e rav Cesare Moscati si interrogherà su Rosh Chodesh e la Luna di Israele). Shabbat Project arriva anche a Padova: dalla preparazione delle challot alla kabbalath Shabbat fino al pranzo e alla cena collettiva, imparando le regole ed i rituali. Il rabbino capo Adolfo Locci si dichiara entusiasta dell’iniziativa: “Non potevamo assolutamente perdere questa occasione. Dobbiamo rivolgerci soprattutto a chi ha scarsa conoscenza del valore profondo dello Shabbat. Molto importante inoltre che chi lo osserva collabori in questa giornata e sia un esempio. Questo deve però essere solo l’inizio, bisogna fare in modo che non resti uno Shabbat Achat”.
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qui roma
Il sinodo della donne
Mentre i vescovi si riunivano per discutere della famiglia, l’associazione Sound’s good metteva in scena, sullo stesso argomento, un altro Sinodo, quello delle donne: l’altra faccia, più silenziosa e marginale eppure basilare ed essenziale, di un confronto su un tema di cui se non le donne, chi deve parlare? E se non donne diverse, di estrazione, cultura, credenze e competenze, chi meglio può rappresentare la varietà delle voci e dei punti di vista della nostra ben complessa società?
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  pilpul
Setirot - I conti con il passato
"Per l’arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inafferrabili e svelato la vita reale durante l’Occupazione". È con questa motivazione – come ormai sappiamo a memoria – che l’Accademia Reale Svedese ha assegnato il Nobel per la Letteratura a Patrick Modiano. Il che ci sbatte di nuovo in faccia una brutta realtà – la vado ripetendo da molto tempo – e cioè che i francesi, come i tedeschi per altro, hanno saputo e voluto fare i conti con il proprio passato.

Stefano Jesurum, giornalista
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Time out - Noi e il sinodo
Se proprio sentiamo il bisogno di un sinodo ebraico cambiamo almeno l’ordine delle priorità. Chiederei, sommessamente e gentilmente, ai rabbini di abolire il secondo giorno di Moed fuori da Israele. Vi assicuro che è l’unica grande necessità di cui l’ebraismo sente davvero il bisogno.

Daniel Funaro
 



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