Elia Richetti,
rabbino
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Se
nella Parashà di Be-re’shìth domina la volontà creatrice di Ha-Qadòsh
Barùkh Hu’, qui è Nòach che deve compiere la fatica di cercare gli
alberi adatti per costruire l’arca, tagliarli, preparare la legna,
costruire fisicamente un manufatto di proporzioni gigantesche, bollire
la pece, spalmarla su tutta la superficie, procurare cibo in abbondanza
per uomini ed animali, radunare questi ultimi, eccetera. Tanto lunga e
tanto faticosa doveva essere quest’opera, se i nostri Maestri ne
sottolineano la durata affermando che Nòach ci mise centoventi anni.
Perché essi sostengono ciò? Perché Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ non ha fatto
trovare a Nòach l’arca bell’e pronta, come successivamente fece trovare
il montone ad Avrahàm e le prime tavole a Moshè? Il Midràsh spiega che
fu D. stesso ad ordinare a Nòach di impiegare tutto quel tempo affinché
la gente, vedendolo intento all’opera, gli domandasse perché facesse un
simile lavoro.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Se
un palestinese investe e ferisce con un’automobile i passeggeri in
attesa a una fermata del tram e uccide una bambina a Gerusalemme, che
cosa si deve fare? L’incidente è avvenuto in una via che fino al 1967
non faceva parte di Gerusalemme Ovest, nello stesso giorno in cui
vengono uccisi in un attentato diversi soldati in Egitto, e dal confine
egiziano parte una sparatoria verso Israele. Dunque: sgomberare
immediatamente i territori occupati? Condannare l’inutilità delle
guerre? Instaurare il coprifuoco nei quartieri di Gerusalemme Est da
cui proveniva l’investitore? Dedicare una piazzetta al nome della
piccola vittima? Distinguere fra Islam moderato e Islam estremista?
Sollecitare nuove trattative di pace? Potremmo continuare con questa
lista fra il cinico e lo scettico. A noi sembra evidente che vi sia una
frattura grave fra la natura del conflitto e la natura del discorso sul
conflitto.
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ROMA
- Stasera alle 19.45 "Camminata silenziosa" per ricordare la retata del
16 ottobre 1943 e la deportazione degli ebrei romani. La marcia
terminerà al Tempio Maggiore con gli interventi del rabbino capo
Riccardo Di Segni, lo storico Marcello Pezzetti e l'assessore alla
Memoria Elvira di Cave e con i canti del coro e dei ragazzi della
Scuola Ebraica.
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Attentato in Israele,
torna la paura |
Sale
la tensione in Israele dopo l’attentato di ieri a Gerusalemme in cui
una bimba israeliana di tre mesi ha perso la vita e altre otto persone
sono rimaste ferite. Diversi quotidiani italiani ricostruiscono la
vicenda: l’attentatore, un palestinese di 20 anni, si è lanciato ieri
pomeriggio con la sua auto contro alcuni passeggeri che stavano
scendendo dal treno leggero di Gerusalemme. L’uomo, ferito e catturato
dalla polizia pochi attimi dopo l’attacco, era già stato arrestato due
volte per terrorismo e secondo le autorità israeliane è legato al
movimento terroristico di Hamas. Maurizio Molinari su La Stampa riporta
la reazione del primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu alla
notizia della morte della bimba. Il premier, scrive Molinari, “punta
l’indice verso il presidente palestinese Abu Mazen: ‘Queste sono le
conseguenze del discorso che ha pronunciato solo pochi giorni fa,
incitando all’odio contro gli ebrei di Gerusalemme’ avendo adoperato
l’espressione ‘mandrie di bestiame’ contro gli ebrei che salgono sulla
Spiana delle Moschee ‘commettendo un sacrilegio’”. La polizia sta
indagando sulla natura dell’attacco per capire se l’attentatore ha
eseguito degli ordini e se ha avuto dei complici. Tra gli elementi
rimarcati nella ricostruzione de La Stampa, così come sul Corriere
della Sera e su Repubblica, la provenienza del responsabile del folle
gesto: Silwan, quartiere di Gerusalemme est, dove nelle ultime
settimane è salita la tensione a causa dell’insediamento di alcune
famiglie ebraiche nella zona (contro le loro abitazioni sono state
lanciate delle bombe molotov). Inqualificabili le vergognose parole
arrivate da Gaza, da esponenti di Hamas in riferimento all’attentato di
Gerusalemme: “una reazione naturale ai crimini dell’occupazione”, la
tesi del movimento terroristico che controlla la Striscia di Gaza.
Un altro attentato, di cui al momento non si conosce la natura, ha sconvolto ieri il Canada.
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dopo la decisione della corte costituzionale
"Sentenza che rende giustizia
alle vittime delle persecuzioni"
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
“La
storica sentenza emessa ieri alla Consulta ha sancito la
incostituzionalità delle norme italiane che impediscono alle vittime
del nazismo di agire in giudizio, in sede civile, contro la Germania
per ottenere risarcimenti. Quindi il principio dell’immunità degli
Stati non opera se questi si sono macchiati di crimini di guerra e
contro l’umanità o di atti lesivi dei diritti fondamentali inviolabili
garantiti dalla Costituzione italiana. Una sentenza esemplare, di
grande valore morale che rende giustizia alle vittime delle
persecuzioni e dei genocidi e ai loro discendenti. Una sentenza che
costringe tutti gli stati a confrontarsi e a rispettare i valori
contenuti nella carta fondamentale che l’Italia volle darsi nel 1948
dopo la definitiva disfatta delle dittature fascista e nazista che
avevano adottato il razzismo e il sistematico sterminio di intere
popolazioni come pratica di conquista e di asservimento. Questa
sentenza costituisce un ulteriore passo verso la libertà e
l’eguaglianza di tutti gli esseri umani e per eliminare qualsiasi
ostacolo al corso della Giustizia.
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j-ciak
La strana guerra delle signore
Il
caso Suha Arraf iniziava ormai a sbiadire nella memoria e dalle pagine
dei giornali. Ma le fresche nomination agli Oscar dei film stranieri
rilanciano la strana guerra dei filmaker palestinesi, tutta stranamente
giocata al femminile. A far parlare di sé in questi giorni è Najwa
Najjar, regista di “The Eyes of a Thief” (nell'immagine un fotogramma
della pellicola), film candidato dalla Palestina all’Academy Award che
è riuscita nell’impresa di scatenare un vespaio sia da parte israeliana
sia da parte palestinese.
Intanto un’altra signora palestinese del cinema, Ibtisam Mara’ana, i
festival israeliani richiedono di togliere la dicitura
“Israele/Palestina” dai titoli di coda di “Write Down, I am an Arab”
dedicato al grande poeta palestinese Mahmoud Darwish mentre quelli
arabi la boicottano – un po’ per lo stesso motivo, un po’ perché è
cittadina d’Israele. Insomma, il dibattito estivo intorno a “Villa
Touma”, il film che Suha Arraf aveva girato con fondi israeliani e
presentato al Festival di Venezia come palestinese, è stato solo un
assaggio della gran rabbia che bolle in pentola.
Daniela Gross Leggi
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SHABBAT PROJECT 2014
Un giorno per stare insieme
Se
ci si avventura sul sito dello Shabbat Project, foto e selfie di ebrei
di tutto il mondo vi accoglieranno: mani impastate, challoth, uomini
che sembrano vagamente il pensatore di Rodin. L’hashtag ufficiale
#KeepingItTogether, invita tutte le comunità ebraiche del mondo ad
osservare lo Shabbat del prossimo 24-25 ottobre: un’occasione di
riflessione e condivisione che ha messo in moto l’Italia ebraica. A
Roma fin da oggi fervono i preparativi: alle 17.20 ci si ritroverà al
Palazzo della Cultura; un appuntamento, in collaborazione con l’Adei
Wizo, per infornare le challot con una lezione del rabbino capo
Riccardo Di Segni e di diversi rabbanim e moroth. Durante Shabbat le
sinagoghe di Roma organizzeranno pranzi ed attività: al tempio Beith
Michael è prevista una lezione che segue il metodo della Torah Laam,
mentre al tempio Beth Shalom ci sarà un ciclo di lezioni (Devid Moscati
parlerà dei tre pasti sabbatici, rav Umberto Piperno terrà una shiur su
Havadalah, quatto benedizioni per conoscere noi stessi e rav Cesare
Moscati si interrogherà su Rosh Chodesh e la Luna di Israele). Shabbat
Project arriva anche a Padova: dalla preparazione delle challot alla
kabbalath Shabbat fino al pranzo e alla cena collettiva, imparando le
regole ed i rituali. Il rabbino capo Adolfo Locci si dichiara
entusiasta dell’iniziativa: “Non potevamo assolutamente perdere questa
occasione. Dobbiamo rivolgerci soprattutto a chi ha scarsa conoscenza
del valore profondo dello Shabbat. Molto importante inoltre che chi lo
osserva collabori in questa giornata e sia un esempio. Questo deve però
essere solo l’inizio, bisogna fare in modo che non resti uno Shabbat
Achat”.
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qui roma
Il sinodo della donne
Mentre
i vescovi si riunivano per discutere della famiglia, l’associazione
Sound’s good metteva in scena, sullo stesso argomento, un altro Sinodo,
quello delle donne: l’altra faccia, più silenziosa e marginale eppure
basilare ed essenziale, di un confronto su un tema di cui se non le
donne, chi deve parlare? E se non donne diverse, di estrazione,
cultura, credenze e competenze, chi meglio può rappresentare la varietà
delle voci e dei punti di vista della nostra ben complessa società?
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Setirot
- I conti con il passato |
"Per
l’arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più
inafferrabili e svelato la vita reale durante l’Occupazione". È con
questa motivazione – come ormai sappiamo a memoria – che l’Accademia
Reale Svedese ha assegnato il Nobel per la Letteratura a Patrick
Modiano. Il che ci sbatte di nuovo in faccia una brutta realtà – la
vado ripetendo da molto tempo – e cioè che i francesi, come i tedeschi
per altro, hanno saputo e voluto fare i conti con il proprio passato.
Stefano Jesurum, giornalista
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Time
out - Noi e il sinodo |
Se
proprio sentiamo il bisogno di un sinodo ebraico cambiamo almeno
l’ordine delle priorità. Chiederei, sommessamente e gentilmente, ai
rabbini di abolire il secondo giorno di Moed fuori da Israele. Vi
assicuro che è l’unica grande necessità di cui l’ebraismo sente davvero
il bisogno.
Daniel Funaro
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