Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Nella
Mishna, (Avot, 1, 1) è detto: “Moshe ha ricevuto la Torah sul Sinai e
l’ha insegnata a Yeoshua, Yeoshua l’ha trasmessa agli anziani e gli
anziani ai profeti ed i profeti agli uomini della Grande Assemblea.
Loro hanno poi dato tre ammonimenti: siate cauti nel giudizio, create
molti studenti e fate una siepe intorno alla Torah”.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Cosa
abbiamo da offrire al difficile mondo che ci troviamo a vivere? Intendo
il verbo “abbiamo” al presente indicativo, con soggetto una
collettività ebraica disunita e multiforme. Io penso che si debba
partire proprio da questa disomogeneità, una caratteristica che nel
linguaggio sociopolitico trova espressione nei lemmi ‘pluralismo’,
‘pluralità’. Penso cioè che il contributo più attuale che l’ebraismo
può portare – nell’intento di migliorare un mondo carico di conflitti e
di tensioni – sia profondamente radicato in questa sua caratteristica
storica, che è oggi un segno di novità e un’autentica risorsa.
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"Una sentenza storica" |
La
Corte della Costituzionale ha deciso: contro i crimini di guerra e i
diritti umani non può valere il principio dell’immunità degli Stati
dalla giurisdizione civile degli altri Stati. Le vittime italiane del
nazismo potranno dunque chiedere risarcimenti alla Germania. “Una
sentenza storica”, queste le parole del presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna riprese dal Sole 24 Ore.
Dalla Germania la risposta è però gelida, su La Stampa la dichiarazione
del ministro degli Esteri tedesco: “Il governo tedesco sta analizzando
la sentenza. E in conseguenza di ciò saranno da decidere eventuali
necessari passi per far valere l’interpretazione giuridica del governo
tedesco, confermata appieno dalla Corte internazionale dell’Aja nel
febbraio del 2012″. Su la Stampa si ripercorrono dunque i tre momenti
chiave della vicenda: nel “2008 la Cassazione italiana condanna la
Germania a risarcire i familiari delle vittime italiane delle stragi
naziste, è il 2012 quando la Corte internazionale dell’Aja accoglie il
ricorso della Germania per ottenere il blocco delle indennità.
Arriviamo dunque al 2014, anno in cui la Consulta giudica
incostituzionale la norma che recepisce la sentenza dell’Aja
sull’immunità della Germania”.
“Crisi nella Comunità ebraica”, questo l’incipit dell’articolo di
Alberto Giannoni sull’edizione milanese de il Giornale. Dopo la giunta
comunitaria, il presidente Walker Meghnagi ha infatti deciso di
dimettersi. Una spaccatura aperta – secondo le parole di Giannoni –
dall’ala della ‘sinistra’: “Le dimissioni sono il risultato
dell’offensiva della ‘sinistra’ interna, che si è rifiutata di votare
l’atto più importante, il bilancio, non tanto – lo riferiscono fonti
vicine alla comunità – per problemi legati al contenuto del bilancio,
ma per la richiesta di un rimpasto nell’organo esecutivo dell’ente.
Questo nuovo assetto di giunta è stato rigettato, non tanto nel merito,
quanto per il tono ultimativo della proposta”. Per la comunità,
conclude Giannoni, il momento è “delicatissimo”.
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QUI BERLINO
Snip/it, la circoncisione in mostra
Apre
oggi i battenti al Museo ebraico di Berlino la mostra “Snip/it” che
affronta in maniera inedita il rito della circoncisione. Il numero di
novembre di Pagine Ebraiche, attualmente in distribuzione, ne anticipa
i temi.
Nella locandina di presentazione una banana aperta sulla sommità porta
subito al nocciolo del discorso. Senza falso pudore, senza giri di
parole. E con una modalità narrativa ormai peculiare per una struttura
che in questi anni si è distinta – anche attraverso plateali
provocazioni – per freschezza di linguaggio e di immagine oltre che per
l'efficacia nel perseguire i propri obiettivi. “Haut/ab!”, “Taglialo!”,
questo il titolo della grande mostra sul brit milà, la circoncisione,
che si inaugura in questi giorni al Museo ebraico di Berlino
(l'allestimento sarà visitabile fino al marzo 2015). Un evento molto
atteso e di estrema attualità anche alla luce dei focolai di
intolleranza che ancora oggi attraversano, relativamente a questo
specifico aspetto, non pochi paesi d'Europa e del mondo.
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QUI MILANO - DOPO LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE
Wellcomunity, tutti a casa
con l'auspicio di nuove elezioni
La
crisi che attraversa la Comunità ebraica di Milano sta mettendo in luce
una ridefinizione delle posizioni interne all'ultimo Consiglio. Se da
una parte uno schieramento (la componente Wellcomunity, che ha espresso
il presidente Walker Meghnagi) fa un massiccio ricorso alle dimissioni
per far saltare il Consiglio e considera inammissibili le astensioni
dei partner di governo (Ken) accusati di aver consentito l'approvazione
del bilancio con molte astensioni, dall'altra si considera
irresponsabile la scelta di abbandonare la guida comune della Comunità
in una fase tanto delicata.
Come che la si veda, sono ore molto difficili per la realtà ebraica
milanese. Alle dimissioni del presidente Walker Meghnagi e
dell'assessore alle Finanze Raffaele Besso, si sono aggiunte anche
quelle di tutti gli eletti della lista Wellcommunity. Vanessa Alazraki,
Rami Galante David Nassimiha, Guido Osimo e Daniele Schwarz hanno
infatti deciso di lasciare i propri incarichi consiliari, formalizzando
la propria decisione in una lettera e dichiarando apertamente
l'intenzione di provocare le elezioni anticipate. Si apre così una
nuova fase per la realtà ebraica milanese, che sta attraversando un
momento delicatissimo sotto un profilo finanziario e organizzativo.
Situazione acuita dalle divisioni tra le due anime rappresentate in
Consiglio, la lista Wellcomunity da una parte (nove consiglieri) e la
lista Ken dall'altra (10 consiglieri), che per due anni avevano
governato insieme la Comunità. L'esperienza unitaria sembra dunque
arrivata al suo epilogo, dopo la notizia delle dimissioni della lista
Wellcomunity. Anche se non si escludono scenari differenti. Il
presidente Meghnagi e l'assessore alle Finanze Besso avevano spiegato
nelle scorse ore, in una lettera inviata agli scritti, la motivazione
della propria decisione di abbandonare la guida della Comunità
milanese. “In seguito a quanto accaduto durante la riunione di Giunta e
Consiglio (tenutasi martedì 21 ottobre), ritengo non esserci più le
condizioni che mi avevano portato all’inizio di questo mandato ad
assumere l’incarico di presidente della Comunità Ebraica di Milano”, le
parole di Meghnagi, che a Pagine Ebraiche 24 aveva poi anticipato più
nel dettaglio i motivi del suo gesto. “Molti consiglieri non hanno
voluto approvare esplicitamente il bilancio con un voto favorevole –
aveva dichiarato Meghnagi – e questa credo sia una dimostrazione di
sfiducia rispetto al mio operato”. Il riferimento è all'approvazione
del bilancio consuntivo del 2013, passato in Consiglio con sette voti
favorevoli, cinque astenuti mentre quattro consiglieri avevano
preferito abbandonare l’aula prima della votazione. Un voto non
unanime, così come Meghnagi aveva detto di sperare. L'assessore
responsabile del Bilancio Besso, rivolgendosi agli iscritti, aveva
affermato di ritenere “venute meno le minimali condizioni per poter
continuare a svolgere il mio incarico con serenità e passione”. Ma si
tratta di scelte strumentali e la fiducia, secondo gli esponenti della
lista Ken, non è mai stata messa in discussione, mentre era stato
invocato un termine per procedere a all'integrazione di alcuni punti
presenti nel consuntivo. Nel corso della riunione, inoltre, i
rappresentanti della lista Ken avevano rimesso nelle mani del
presidente le proprie deleghe, gesto – affermano – dettato dalla
volontà di ripartire con un nuovo progetto comune. Una possibilità che
sembra oramai naufragata dopo l'annuncio delle dimissioni degli altri
consiglieri della lista Wellcomunity. Se le dimissioni non saranno
ritirate entro il prossimo Consiglio, gli ebrei milanesi dovranno
tornare al voto e scegliere nuovamente, a distanza di due anni, a chi
affidare il timone della seconda Comunità italiana, segnata da una
situazione molto complessa e delicata.
Daniel Reichel
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FONDAZIONE BENI CULTURALI EBRAICI
Premiata la mostra
sulle Artiste del '900
“Un
grande successo dal punto di vista del pubblico, la cui partecipazione
è stata molto numerosa, della critica, ma anche delle emozioni
suscitate”. Così Marina Bakos, curatrice assieme a Olga Melasecchi e
Federica Pirani, commenta la mostra Artiste del Novecento tra visione e
identità ebraica, esposta alla Galleria di Arte Moderna di Roma,
all’indomani della sua chiusura lo scorso 19 ottobre dopo essere stata
prolungata. Realizzata dalla Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in
Italia in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni
Culturali di Roma Capitale e il Museo Ebraico di Roma, la mostra ha
vinto in queste ore il primo premio della sezione arti visive del XV°
premio di scrittura femminile “Il paese delle donne”, dedicato
all’artista cilena Maria Teresa Guerrero (Maitè) e congiunto al XXII°
Premio “Donna e poesia”. “Ricordavo che mi avevano chiesto di mandare
il catalogo, ma questa vittoria è stata una sorpresa del tutto
inaspettata”, commenta Bakos. Leggi
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Il secondo giorno di festa |
Daniel
Funaro ieri ha scritto su questa colonna: “Chiederei, sommessamente e
gentilmente, ai rabbini di abolire il secondo giorno di Moed fuori da
Israele. Vi assicuro che è l’unica grande necessità di cui l’ebraismo
sente davvero il bisogno”. Il problema del secondo giorno festivo non è
nuovo ed è stato oggetto di discussioni già nei secoli passati. In
Italia si pose in particolare a metà dell’Ottocento, quando alcuni
commercianti di Mantova chiesero ai rabbini della comunità, per nulla
sommessamente o gentilmente ma con insistenza e arroganza, di abolire
l’osservanza del secondo giorno di festa, motivando la richiesta con il
grave danno economico subito e con il fatto che, a detta loro, la norma
non è più rilevante. I rabbini di Mantova rimisero la questione ai più
importanti Maestri della terra d’Israele e d’Europa, che all’unanimità
risposero contro l’abolizione del secondo giorno festivo.
Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano
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Gli ebrei nei libri di scuola
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Leggendo
quello che i libri di testo di storia antica scrivono sugli ebrei ci si
domanda che cosa ci sia di attendibile in quello che leggiamo sugli
altri popoli. Anzi, dato che le proteste da parte di Sumeri, Egizi e
Hittiti sono alquanto improbabili sarebbe logico supporre che per loro
l’attendibilità sia ancora minore. Va bene, ammettiamo onestamente che
i popoli antichi non interessano a nessuno e che il loro studio non
pare neppure particolarmente utile per la formazione di cittadini
consapevoli.
Anna Segre, insegnante
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La resistenza curda |
L’eroica
resistenza dei curdi di Kobane assediati dai terroristi dell’IS, sembra
destinata all’abbandono e a risvolti tragici, dal ruolo ambiguo e
doppiogiochista della Turchia, al disinteresse della Sinistra
internazionale più occupata a condannare e a boicottare Israele,
all’incapacità della presidenza USA ad optare per un intervento più
risolutivo, con il quale verrebbe in tal caso puntualmente tacciata di
imperialismo. Curioso che la realizzazione di un’entità curda nella
regione del Rojava, porterebbe con sé il modello politico del pensatore
ebreo-americano d’ispirazione libertaria Murray Bookchin: il cosiddetto
‘municipalismo libertario’, tradotto dal PYD e dalla dirigenza del PKK
come ‘confederalismo democratico’. Dopo aver abbandonato la classica
impostazione marxista-leninista, lo scopo del PYD/PKK sarebbe infatti
la costruzione non di uno stato curdo, ma di una società democratica,
composta da una confederazione di libere comunità fondate
sull’autogoverno, sulla democrazia diretta e sulla cooperazione
economica, che accolgano al loro interno le diverse entità etniche e
religioni locali e facciano propria l’emancipazione femminile.
Francesco Moises Bassano, studente
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Da chi dipende |
Ci
sono cose che dipendono dall’uomo e cose non dipendono dall’uomo. I
capitoli di Bereshit e di Noach ce lo raccontano. Se capiamo questo,
forse anche noi saremmo a metà dell’opera.
Ilana Bahbout
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