24 ottobre 2014 - 30 Tishri 5775
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Pierpaolo Pinhas
Punturello e di Gadi Luzzatto Voghera. Nella sezione pilpul una
riflessione di Anna Segre, Francesco Moises Bassano, Ilana Bahbout.
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PM of Israel
@IsraeliPM
(23 Ott)
PM Netanyahu: Not only is Jerusalem under terrorist attack but other capitals and cities around the world are as well.
Chief Rabbi Mirvis
@chiefrabbi (23 Ott)
Chief Rabbi addresses 3000+ at ChallahMake "let's put the yeast into our Yiddishkeit & enable our Judaism to rise"
20minutesstras @20minutesstras (22 Ott)
Strasbourg: Un shabbat pas comme les autres pour la communauté juive
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#PE24BreakingNews
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"Una sentenza storica"
La Corte della Costituzionale
ha deciso: contro i crimini di guerra e i diritti umani non può valere
il principio dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione civile degli
altri Stati. Le vittime italiane del nazismo potranno dunque chiedere
risarcimenti alla Germania. “Una sentenza storica”, queste le parole
del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna riprese dal Sole 24 Ore. Dalla Germania la risposta è però
gelida, su La Stampa la dichiarazione del ministro degli Esteri
tedesco: “Il governo tedesco sta analizzando la sentenza. E in
conseguenza di ciò saranno da decidere eventuali necessari passi per
far valere l’interpretazione giuridica del governo tedesco, confermata
appieno dalla Corte internazionale dell’Aja nel febbraio del 2012″. Su
la Stampa si ripercorrono dunque i tre momenti chiave della vicenda:
nel “2008 la Cassazione italiana condanna la Germania a risarcire i
familiari delle vittime italiane delle stragi naziste, è il 2012 quando
la Corte internazionale dell’Aja accoglie il ricorso della Germania per
ottenere il blocco delle indennità. Arriviamo dunque al 2014, anno in
cui la Consulta giudica incostituzionale la norma che recepisce la
sentenza dell’Aja sull’immunità della Germania”.
“Crisi nella Comunità ebraica”, questo l’incipit dell’articolo di
Alberto Giannoni sull’edizione milanese de il Giornale. Dopo la giunta
comunitaria, il presidente Walker Meghnagi ha
infatti deciso di dimettersi. Una spaccatura aperta – secondo le parole
di Giannoni – dall’ala della ‘sinistra’: “Le dimissioni sono il
risultato dell’offensiva della ‘sinistra’ interna, che si è rifiutata
di votare l’atto più importante, il bilancio, non tanto – lo
riferiscono fonti vicine alla comunità – per problemi legati al
contenuto del bilancio, ma per la richiesta di un rimpasto nell’organo
esecutivo dell’ente. Questo nuovo assetto di giunta è stato rigettato,
non tanto nel merito, quanto per il tono ultimativo della proposta”.
Per la comunità, conclude Giannoni, il momento è “delicatissimo”.
Dopo l’attentato dello scorso
mercoledì a Gerusalemme, nel quale un terrorista a bordo di una
macchina ha travolto dei civili, uccidendo una bimba di tre mesi,
Fiamma Nirenstein firma sul Giornale una riflessione: “Per i nuovi
terroristi l’auto è un’arma e i passanti l’obbiettivo”. Nirenstein
ripercorre le drammatiche ore: “La mamma si liscia la gonna, il padre
spinge la carrozzina, anche loro sono quasi ragazzi. E, un attimo dopo,
sui viaggiatori piomba un’auto bianca. Si avventa a tutta velocità
sulla pensilina affollata, uccide Chaia, ferisce 7 persone. Niente
rende un attacco più letale della sua domesticità, e che cosa può
essere più usuale di un’utilitaria che si avvicina”. È sempre una
macchina il folle mezzo utilizzato per l’attacco a “Patrice Vincent, il
soldato ucciso lunedì scorso a Montreal con un’automobile dal
neoconvertito islamista Martin Couture Rouleau, che voleva unirsi
all’Isis e glorificava il martirio sul sito del gruppo islamista”. Il
Canada sembra essere nel mirino: a Ottawa mercoledì un terrorista si è
infiltrato in Parlamento. Carlo Panella su Libero collega la vicenda a
due errori già compiuti dai Servizi di sorveglianza francesi che non
riuscirono a fermare gli attentatori della scuola ebraica di Tolosa e
del Museo ebraico di Bruxelles, Mohammed Merah e Mehdi Nemmouche.
Presentata ieri a Montecitorio la campagna contro il pregiudizio
“Anche le parole possono uccidere”, diffusa sulle testate cattoliche e
che arriverà nelle scuole e negli oratori. A supporto dell’iniziativa –
scrive Avvenire – SWG ha realizzato un’indagine demoscopica per
verificare quanto pesi la ‘narrazione collettiva’: “Il 24% degli
intervistati non gradirebbe un vicino ebreo”.
Grande intervista al direttore d’orchestra Daniel Barenboim
a firma di Giuseppina Manin sul Corriere della Sera, che lo definisce
“un uomo di pace”. Il nove novembre Barenboim dirigerà la alla Porta di
Brandeburgo di Berlino la Nona di Beethoven, un’occasione per
riflettere sui ‘muri’. Alla domanda “Quale muro vorrebbe veder cadere”,
risponde: “Quello di Gerusalemme. Ma la speranza è sempre più flebile,
tutti hanno perso di vista i vantaggi della pace. Gaza soffre e Israele
non vince. Una partita di sangue in eterno pareggio”.
Sono diversi e interessanti gli spunti del Corriere della Sera Sette:
da un approfondimento di Gian Arturo Ferrari su Giorgio Bassani e le
sue Cinque storie ferraresi: una città che “da luogo di serenità e
armonia diventa luogo dell’indicibile e dell’orrore”, all’articolo di
Paolo Pagani che ricostruisce il combattuto e dibattuto pensiero di
Baruch Spinoza, aprendo uno spazio alla polemica. Dall’archivio storico
del Corriere, infine, una menzione a Francesco Ruffini, collaboratore
del giornale, che nel 1920 pubblica un suo articolo dal titolo
Sionismo. Una causa, quella dello Stato ebraico, che sosteneva con
forza.
Da venerdì 31 ottobre il bunker antiaereo
costruito a Villa Torlonia per proteggere Benito Mussolini, sarà aperto
al pubblico e visitabile su prenotazione. A scriverne la Repubblica che
lo definisce “il bunker più celebre d’Italia”.
Grande spazio su il Venerdì per il libro inchiesta Anime Baltiche
di Jan Broken (ed. Iperborea) che ripercorre le biografie di grandi
intellettuali come Gidon Kremer e Romain Gary. Sebastiano Triulzi
commenta: “Ne è uscito fuori il ritratto di una generazione di figli
devastati da genitori rovinati dalla storia, dai nazionalismi, dal
razzismo, dall’antisemitismo, dall’assurdità della guerra, figli che
talvolta appaiono stupendi in confronto a quello che hanno dovuto
subire”.
Su IL, mensile del Sole 24 Ore, Nadia Terranova
fa un viaggio letterario “tra i venti-trentenni di Yehoshua e Oz – con
una’avvertenza – Tra gialli e storie di migranti, non si parla più solo
di guerra e memoria”.
Il Giornale, infine, annuncia che ad aprire il Bookcity di Milano, il 13 novembre al Teatro Dal Verme, ci sarà lo scrittore israeliano David Grossman.
Rachel Silvera
twitter @rsilveramoked
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