Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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"Va'..verso
una terra che ti indicherò". Il primo comando di Dio ad Abramo lascia
indeterminata la destinazione. Ogni passo del suo vagare diventa così,
in sé, adempimento della parola divina.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Nel
suo ultimo libro Amos Oz (“Giuda”, Feltrinelli) scrive frasi intorno
all’idea di tradimento che forse solo attraverso un libro si possono
dire e possono trovare la via per essere ascoltate, molto di più di un
discorso in piazza o alla televisione.
È il messaggio che chi ancora crede nella lettura si aspettava da
tempo: non è vero che il libro è morto. Con i libri si può, ancora.
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Milano, saluti romani
per i caduti di Salò
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Saluti
romani e insegne della Decima Mas in ricordo dei caduti repubblichini.
L’indecente commemorazione si è svolta ieri a Milano, al Cimitero
Monumentale, e ha visto la partecipazione di un centinaio di militanti
neofascisti. “Durante la predica, Giulio Tam, il sacerdote noto per le
simpatie di estrema destra, s’è scagliato contro la Chiesa moderna,
l’islam, gli omosessuali e le giovani generazioni imbelli” riporta il
Corriere della sera nelle pagine milanesi.
In partenza per la Polonia il Viaggio della Memoria organizzato dall’ex
segretario del Partito Democratico Walter Veltroni. Insieme ai
Testimoni Sami Modiano, Andra e Tatiana Bucci, legati a Veltroni da una
lunga amicizia, 60 parlamentari in rappresentanza di tutto l’arco
politico ad eccezione di Lega Nord e Fratelli d’Italia. L’iniziativa è
stata sponsorizzata, tra gli altri, dal parlamentare pd Emanuele Fiano.
“Chissà che per molti deputati, futuri grandi elettori del presidente
della Repubblica, non possa essere anche l’occasione per conoscere e
apprezzare da vicino quello che un giorno, quando Napolitano deciderà
di lasciare, potrebbe diventare il prossimo candidato al Colle”, scrive
Mariagrazia Gerina sul Fatto Quotidiano. Infelice la scelta della
titolazione: “Veltroni porta tutti ad Auschwitz. Sognando il Colle”.
“Primo segno dei tempi: ieri mattina, alle 9.30, nei corridoi della
Farnesina, l’abbraccio tra la ministra uscente Federica Mogherini e
l’entrante Paolo Gentiloni non è stato di maniera, ma sinceramente
caloroso. E così il colloquio tra i due che ne è seguito, di ben tre
ore, a parlare fitto di Libia, di Medio Oriente, di Russia e Ucraina,
di Europa e America”. Così La Stampa (Francesco Gnignetti) nel
raccontare la prima giornata da ministro degli Esteri di Paolo
Gentiloni.
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A FERRARA UNA GIORNATA DI STUDIO DEL MEIS
Ghetto di Varsavia, l'orrore
e la propaganda svelata
Svelare
la manipolazione e la propaganda dei nazisti sul Ghetto di Varsavia. È
la sfida della giornata di studio internazionale organizzata
sinergicamente da Museo dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di
Ferrara, Memoriale della Shoah di Parigi e Assemblea legislativa della
Regione Emilia-Romagna e con il patrocinio, tra gli altri, della
Comunità ebraica ferrarese oltre che delle principali istituzioni
cittadine.
L'appuntamento è per il pomeriggio di domani (Aula Magna del
Dipartimento di Economia e Management della locale Università degli
studi, ore 17) con grande protagonista lo storico francese Georges
Bensoussan, che terrà una lectio magistralis sull'eclusione “dal mondo
dei vivi” e sul genocidio “prima del genocidio”. Un intervento che,
spiegano dall'organizzazione, "offrirà elementi di comprensione sulla
politica dei ghetti nazisti, analizzandola come una tappa significativa
nel percorso di distruzione dell’ebraismo europeo". Focalizzando
l'attenzione su "fonti primarie ancora troppo poco conosciute" (archivi
e testimonianze delle vittime rinchiuse nel ghetto, ma anche
testimonianze della visione dei carnefici che fotografarono e filmarono
gli effetti della loro azione di annientamento) si cercherà inoltre di
stimolare una riflessione sulla conoscenza "e sull’uso che oggi
facciamo di tali fonti". Bensoussan avrà al suo fianco il direttore del
Meis Riccardo Calimani e Anna Quarzi dell'Istituto di Storia
Contemporanea di Ferrara.
Alle 21, presso il cinema Boldini, sarà invece proiettato il
documentario originale “A Film Unfinished” (Shtikat Haarchion, Il
silenzio dell’archivio) di Yael Hersonski. L'ingente lavoro di ricerca
ha permesso di ricostruire una sorto di doppio film: da un lato, un
documentario delle terribili condizioni di vita nel ghetto; dall’altra
la finzione imposta dai nazisti che organizzarono una vera e propria
messa in scena con le vittime trasformate in attori e protagoniste di
finti pranzi, ricevimenti, musica e feste "a dimostrare che gli ebrei
non se la passavano poi così male".
Realizzata con il supporto del Pitigliani Kolno'a Festival, la serata
vedrà l'intervento di Laura Fontana, responsabile per l'Italia del
Mémorial de la Shoah di Parigi e responsabile per l'educazione alla
Memoria del Comune di Rimini.
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QUI PARMA - PREMIO LETTERARIO ADEI WIZO
Scrittura e interpretazione,
gli studenti protagonisti
Aula
gremita, al liceo scientifico Ulivi di Parma, per l'ultimo atto
dell'edizione 2014 del premio letterario organizzato dall'Adei Wizo nel
nome di Adelina Della Pergola. Nell'occasione è stato infatti assegnato
il riconoscimento che gli studenti delle scuole italiane (16 gli
istituti coinvolti, da Milano alla Sicilia) hanno attribuito allo
scrittore israeliano Assaf Gavron per il suo “Idromania” (ed. Giuntina).
Circa
ottanta tra alunni ed insegnanti hanno partecipato all’incontro
condotto da Miriam Rebhun e dall'attrice Silvia Zoffoli: uno stimolante
laboratorio didattico che ha visto gli stessi dare sfogo alla
creatività e al talento interpretativo. In un messaggio rivolto agli
studenti la famiglia Della Pergola, sostenitrice del Premio assieme
all'UCEI (che vi destina una quota della raccolta dell'Otto per Mille),
hanno espresso l'auspicio che il Premio possa continuare con sempre
maggiore seguito "perché la diffusione della cultura ebraica, in un
mondo ancora pieno di incomprensioni, ignoranza e pregiudizi, è più che
mai necessaria". La cultura, rilevano Sergio e Mara Della Pergola, "è
salute e speranza, e la cultura ebraica è più che mai in prima linea in
questo obiettivo comune di pubblica utilità".
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QUI ROMA - PITIGLIANI KOLNO'A FESTIVAL
Porte aperte sul cinema di Israele Il
Pitigliani Kolno’a Festival di Roma viene inaugurato da Gett, il
lungometraggio firmato da Ronit e Shlomi Elkabetz, proiettato ieri sera
nelle affollate sale Deluxe e Kodak della Casa del Cinema. Viviane
Amsalem ha 45 anni ed è sposata da 30 con Elisha, un ebreo marocchino
molto osservante. Da trent’anni la donna vuole divorziare e grazie alla
complicità dell’avvocato Carmel trova il coraggio di portarlo davanti
al tribunale rabbinico per sciogliere il matrimonio, ottenere il Gett.
La situazione però si complica: Elisha non ha alcuna intenzione di
lasciarla libera e grazie alla sua inattaccabile dirittura morale
riesce a rimandare il giudizio dei rabbini. Due ore dentro al tribunale
che riassumono cinque anni del calvario della signora Viviane che grida
disperata la propria impotenza, mentre sul banco si susseguono i
testimoni: parenti e vicini che spiattellando la vita della famiglia
Amsalem rivelano i propri limiti, sogni e paure. Un’opera intensa che
chiude la trilogia della protagonista Viviane preceduta da To take a
wife del 2004 e Seven days del 2008 e che corre per conquistare l’Oscar
come miglior film straniero. Dan Muggia, direttore artistico del
festival insieme ad Ariela Piattelli, spiega la scelta di aprire con un
lungometraggio così dolente: “Questa è stata una decisione puramente
artistica, non un tentativo di sollevare polemiche. Mi è sembrato più
che naturale, facendo un bilancio, portare Gett qui: dopo aver vinto il
premio dell’Academy israeliana, cerca di arrivare agli Oscar e sarà
presto distribuito in Italia. Ho amato questo lavoro per la bravura
degli attori, così credibili, e per la complessità nella quale hanno
deciso di imbarcarsi; non è affatto facile recitare in un luogo chiuso,
senza fare mai riprese di spalle, senza inquadrare più persone inseme”.
Poi continua: “Il pubblico è rimasto in sala perché la storia di
Viviane lo aveva colpito, gli spettatori non ebrei hanno chiesto
delucidazioni sul significato del ghet, del divorzio religioso e il
rabbino capo Riccardo Di Segni, che ha assistito alla proiezione, ha
spiegato la differenza sostanziale del potere del tribunale rabbinico
in Israele che si regge sul sostegno dello Stato e nel quale non
esistono matrimoni civili e quello in Italia. Il rav ha inoltre
aggiunto che ogni anno celebra circa 40 matrimoni e si ritrova a dover
affrontare circa 12-15 casi di divorzi. Un numero impressionante”. La
storia di Viviane Amsalem colpisce perché non cerca di essere
neorealista, non si imbarca in moralismi universali. Viviane affronta
il suo caso personale, solo verso la fine lancia un grido che diventa
collettivo. Improvvisamente si rende conto di non essere sola, di non
essere l’unica. Un caso che ha sollevato anche domande degli spettatori
sul tema del femminismo, perché – si sono chiesti – a decidere
l’annullamento doveva essere il marito?. “Un film – conclude Muggia –
che si svolge dentro un’aula eppure coinvolge un mondo intero”.
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Pensare il radicalismo islamico/7 |
Gli
approcci radicali, onnicomprensivi, totalizzanti alla religiosità
islamica sono vecchi quanto la sua stessa origine, quattordici secoli
fa, ma l’islamismo più recente, come già abbiamo avuto modo di dire, si
genera in quanto filiazione oppositiva al movimento della «rinascita
araba», al-Nahda. Di quest’ultimo, in buona sostanza, coglie alcuni
aspetti, a partire dall’urgenza di un confronto diretto tra Islam e
modernizzazione socioculturale. Ma se per i riformisti fondamentale era
una revisione del primo alla luce della seconda, per i radicali,
invece, valeva il principio esattamente opposto. Già con un pensatore
come il libanese Muhammad Rachid Rida (1865-1935), il maggiore
esponente dell’attivismo politico della cosiddetta «restaurazione», che
si rifaceva ad un’epoca d’oro dell’Islam, questo elemento emerse con
indiscutibile nettezza.
Claudio Vercelli
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Nugae
- Taccuino smeraldo
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Adoro
come deve vedermi la gente in questo momento. Dunque, c’è una ragazza
che indossa una mantella nera e una collana con un po’ troppi
brillantini, e scrive china su un taccuino verde smeraldo, mentre
sorseggia cappuccino decaffeinato in modo eccessivamente lento seduta
al tavolino di un bar in una sera d’autunno. È bello perché sembra
l’inizio di un romanzo in cui la fanciulla rivelerà la sua stoffa di
eroina. Oppure una scena di vita quotidiana della Francia di inizio
’900 in qualche bistrot frequentato da artisti e intellettuali. Si
capisce che ha il suo fascino. In realtà ne avrebbe di più se fosse
davvero un elegante caffè letterario e non il bar semivuoto di una
stazione, ma bisogna accontentarsi. Vorrei così tanto dire che lo
faccio spesso, ma nel quadretto c’è sempre un computer a rovinare
tutto. Sebbene sia una grande fan della scrittura a mano – lo
testimoniano pile di quaderni riempiti di lezioni universitarie, bozze
di articoli poi inviati per email, ma nel numero maggiore di
annotazioni varie ed eventuali – purtroppo questo specifico idillio
risulta un po’ démodé anche per me. La verità è che normalmente nemmeno
mi verrebbe mai in mente.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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