4 novembre 2014 - 11 Cheshvan 5775 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Roberto Della
Rocca e di Dario Calimani. Nella sezione pilpul una riflessione di
Tobia Zevi e Mario Avagliano.
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Israel Foreign Min. @IsraelMFA
3 nov
President Rivlin discusses efforts to combat violence and #racism with youth movement representatives. bit.ly/1DSlwI6
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#PE24BreakingNews |
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Mogherini tra Israele e Gaza
Il ruolo dell'UE in Medio Oriente
“Il nodo più interessante è se riusciremo ad avere uno Stato palestinese nei miei cinque anni di mandato”. Si presenta così Federica Mogherini
nella sua prima intervista, rilasciata a Marco Zatterin de La Stampa,
in veste di Alto rappresentante della Politica Estera dell'Unione
Europea. Il conflitto tra israeliani e palestinesi sarà al centro del
nuovo corso di Bruxelles e per questo Mogherini ha scelto come prima
missione diplomatica un viaggio in Israele e nella Striscia di Gaza,
(previsto per venerdì prossimo). Un viaggio “per parlare alla gente,
per passare qualche messaggio e, soprattutto, per ascoltare – afferma
l'ex ministro degli Esteri italiano nel corso dell'intervista - La
nostra responsabilità è di andare a vedere se, come sembra, ci sono
margini perché l'Europa eserciti un ruolo”. Su un possibile
riconoscimento da parte dell'Unione Europea dello Stato palestinese,
come accaduto in Svezia, Mogherini – che parla di Tel Aviv e non di
Gerusalemme come riferimento diplomatico per Israele – afferma che “il
riconoscimento è una prerogativa degli Stati, non rientra nelle
competenze dell'Ue. Ciò non toglie che ci sia un potenziale politico
nelle mani dell'Ue se sarà unita. L'obiettivo primario è uno Stato
palestinese, perché allora potremmo discutere su cosa si può
effettivamente riconoscere”. Secondo il capo diplomatico dell'UE la
nascita di uno stato palestinese dipende da “un problema di volontà
politica e leadership interna, in Israele e in Palestina. Dopo i fatti
di Gaza, il desiderio della gente è che non si vada avanti così per
vent'anni. Anche perché, in assenza di rappacificazione, avremo una
Gaza dopo l'altra. C'è una consapevolezza che rappresenta una finestra
di opportunità”. Sempre su La Stampa, Maurizio Molinari ricostruisce in
breve la situazione vissuta nelle ultime settimane in Israele, con le
tensioni a Gerusalemme Est e i negoziati di pace da tempo fermi. Tanto
che, scrive Molinaro, “tutti i protagonisti si allontanano dalla
soluzione dei due Stati”.
“Cosa ci fa il busto del presidente del Tribunale della razza nel
corridoio nobile della Corte costituzionale?”, si chiede Gian Antonio
Stella dalle pagine del Corriere della Sera. Come è possibile che Gaetano Azzariti,
magistrato che confezionò “leggi su misura per il duce e per la caccia
all'ebreo” nel ventennio fascista, riuscì a raggiungere la presidenza
della Suprema Corte senza che nessuno obiettasse nulla sul suo passato?
A ricostruire la vicenda, con un'inchiesta che Stella definisce
“stringente, documentatissima e implacabile”, il saggio di Massimiliano
Boni, consigliere della Corte Costituzionale, dal titolo “Gaetano
Azzariti: dal Tribunale della razza alla Corte costituzionale”
pubblicato dalla rivista Contemporanea del Mulino. Boni riporta
meritoriamente la luce su una storia vergognosa del dopoguerra
italiano, in cui un uomo del fascismo, che applicò con zelo le infami
leggi antiebraiche, riuscì non solo a uscire pulito da ogni
responsabilità ma addirittura a raggiungere la presidenza dell'organo
giudiziario che rappresenta e difende i valori della Costituzione
italiana.
In tema di Memoria, Genova non
dimentica la deportazione dei suoi concittadini ebrei e si è riunita
ieri in una marcia silenziosa, organizzata dalla Comunità ebraica
genovese assieme alla Comunità di Sant'Egidio, per le vie della città
per ricordare le vittime del nazifascimo. Il 3 novembre del 1943, come
ricorda il Secolo XIX, 256 ebrei furono deportati dal capoluogo ligure
ai campi di concentramento nazisti. Solo 20 di loro riuscirono a
tornare a casa. E mentre a Genova si rende onore alla Memoria, in
Baviera continua la caccia a chi ha voluto profanarla, rubando la
scritta “Arbeit macht Frei” dal cancello del campo di Dachau. La pista
al momento più accreditata, riporta Avvenire, è quella che porta a un
gruppo neonazista.
Una delegazione della Conferenza episcopale italiana è impegnata in
questi giorni in una visita di solidarietà nella Striscia di Gaza e in
Israele. Oggi, scrive l'Osservatore Romano, la delegazione guidata dal
presidente della Cei Angelo
Bagnasco si recherà a Sderot, città del Sud di Israele tra le più
colpite questa estate dal conflitto con Hamas. “Siamo qui per ribadire
solidarietà e ricordare che tutti hanno diritto a vivere in pace”, ha
dichiarato Bagnasco ieri sera, dopo aver visitato Gaza (Avvenire).
Sul Corriere della Sera, il filosofo Bernard-Henri Lévy invita l'Occidente a non dimenticarsi della Libia.
“Il nostro dovere - afferma Lévy - è non lasciare solo il
popolo al cui fianco siamo stati nella lotta per la liberazione dalla
dittatura”. Nella sua Amaca, invece, Michele Serra (Repubblica) invita
a non cadere nell'islamofobia che definisce un “tremendo errore
politico, che ingrassa il motore del terrorismo, radicalizza le
differenze, spaventa gli inermi e i neutrali ( cioè la stragrande
maggioranza degli umani ) convincendoli che in atto un ferale 'scontro
di civiltà' e dunque è necessario schierarsi da una parte o
dall'altra".
Daniel Reichel
twitter @dreichelmoked
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