David
Sciunnach,
rabbino
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“Disse
se ho trovato grazia ai Tuoi occhi, non passare oltre il Tuo servo …
”(Bereshìt 18, 3). Si domanda il Grande Rabbì Israel ben Eliezer,
conosciuto come Baal Shem Tov e fondatore del movimento chassidico: Che
cosa vuole insegnarci in pratica la Torah, quando viene a mostrarci che
è più importante l’ospitalità che stare al cospetto della Shechinà – la
presenza Divina? Da questo insegnamento noi impariamo che anche se
spesso l’ospitalità può distoglierci dallo studio della Torà o può
farci ascoltare del Lashòn ha-rà, maldicenza, nonostante questo
dobbiamo adempiere ed essere coscienti che questo precetto è superiore
allo stare al cospetto della presenza Divina.
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David
Assael,
ricercatore
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“Ohev
Shalòm ve Rodef shalòm”, ama la pace e persegui la pace. È a tutti noto
che, con un centro-sinistra incapace di esprimere leadership e linea
politica e dopo il forte ridimensionamento di Kadima, il vero rivale di
Bibi Netanyahu sia Naftali Bennet. Dobbiamo leggere in termini di
banali calcoli elettorali, il supporto che il Ministro dell’Economia
sta confermando in queste ore di scontri all’ultra-destra religiosa del
suo Paese? Davvero, non si trovano altri motivi per buttare benzina sul
fuoco come si sta facendo in questo momento.
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Roma
- Serata finale del Pitigliani Kolno'a Festival (Centro Pitigliani, via
Arco de' Tolomei 1), alle 18 la proiezione di "Mi ritroverai dentro di
te" a seguire "Life as a rumor" e alle 21 "I'm your man".
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Aggiudicata la gara
per il Museo della Shoah
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"Aggiudicata
la gara per la realizzazione per la realizzazione del museo della
Shoah”, così annuncia l’edizione romana del Messaggero con un commento
dell’assessore Paolo Masini: “Il nostro impegno è quello di accelerare
i passaggi per l’avvio dei lavori in coincidenza con la commemorazione
del 27 gennaio, mentre sotto il profilo della legalità, in
collaborazione con il prefetto, manterremo alta la vigilanza sulla
correttezza di tutti i passaggi e sul sistema dei subappalti”. A dare
la notizia anche la Repubblica Roma: “Sarà un consorzio guidato dal
costruttore Cerasi a realizzare il Museo della Shoah di Villa Torlonia:
ieri l’apertura delle buste per la gara d’appalto a cui hanno
partecipato 24 aziende. Il vincitore ha offerto 13 milioni e 299 mila
euro”.
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Museo della shoaH - soddisfazione di paserman
Aggiudicati i lavori
"Adesso bisogna lavorare sodo"
“È
un passo importante che aspettavamo da anni e che saluto con
soddisfazione anche se resta il rammarico per il tanto tempo trascorso,
in passato, senza che si siano fatti progressi. Adesso bisogna
lavorare. Lavorare sodo”. Leone Paserman, presidente della Fondazione
Museo della Shoah di Roma, commenta per i nostri lettori
l’aggiudicazione provvisoria della gara d’appalto per la costruzione
del Museo di Villa Torlonia al consorzio guidato dal costruttore
Cerasi, in lizza insieme ad altre 23 aziende. L’impresa di Roma Sac ha
al suo attivo, tra le altre, la realizzazione del Teatro dell’Opera di
Firenze. Un impegno riconosciutole con la consegna del prestigioso
premio In/Arch_Ance. L’iter prevede adesso che passi circa un mese
prima dell’aggiudicazione definitiva della gara. Analogo lasso di tempo
passerà poi per la stesura del contratto cui seguirà la consegna
dell’area in cui si svolgeranno i lavori. Sottolinea Paserman: “Per il
27 gennaio, data in cui ricorreranno i 70 anni dalla liberazione di
Auschwitz Birkenau, è auspicabile che il cantiere possa essere aperto.
Per la posa della prima pietra si dovrà invece attendere ancora qualche
mese. Verosimilmente questo accadrà nel settembre 2015”. Il consorzio
vincitore, rivela Paserman, si è aggiudicato il bando con un’offerta
che permetterà di risparmiare il 26% rispetto alla base d’asta. La
cifra è stimabile attorno ai 16 milioni e mezzo di euro. Ad intervenire
anche l’assessore alle Infrastrutture di Roma Capitale Paolo Masini:
“Con l’aggiudicazione provvisoria della gara – le sue parole – è stato
compiuto un altro passo avanti importante. Il nostro impegno è di
accelerare i passaggi per l’avvio dei lavori in coincidenza con la
commemorazione del 27 gennaio, mentre sotto il profilo della legalita,
grazie anche alla collaborazione con il prefetto Pecoraro, manterremo
alta la vigilanza sulla correttezza di tutti i passaggi e sul sistema
dei subappalti”. a.s twitter @asmulevichmoked
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nuova luce dopo la denuncia di pagine ebraiche Azzariti, il busto della vergogna
"Strada
per strada, lo sbadato omaggio alla geografia dell’odio”. È il titolo
di un’inchiesta sulle distorsioni della tipografia italiana apparso, a
firma del direttore Guido Vitale, sul numero di marzo del mensile
dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche. Un viaggio che si addentrava,
con annessa mappatura, alla scoperta delle molte strade e onorificenze
concesse ancora oggi ad alcuni esponenti di spicco del partito fascista
e ai principali fautori delle sue dottrine antisemite. A
partire da Gaetano Azzariti, già presidente del Tribunale della Razza,
cui questo infamante fardello non precluse la strada alla nomina,
avvenuta nel 1955, a giudice della Corte Costituzionale. A raccogliere
l’appello di Pagine Ebraiche è stato per primo Umberto Eco, che
all’inchiesta del giornale dell’ebraismo italiano ha dedicato ampio
spazio in una delle sue mitiche Bustine di Minerva sul settimanale
l'’Espresso (17 luglio). Il nome di Azzariti, le sue responsabilità, la
capacità di riciclarsi nell’Italia post-fascista, l’infamante busto
commemorativo posto ancora oggi nel corridoio della Corte
costituzionale, tornano d’attualità in queste ore grazie al giurista
Massimiliano Boni, autore della monografia “Gaetano Azzariti: dal
Tribunale della razza alla Corte costituzionale” in uscita a dicembre
per la rivista Contemporanea del Mulino. Ieri, sul Corriere della sera,
l'anticipazione dei contenuti salienti di un’opera destinata a lasciare
una traccia importante in ambito storiografico.
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Sopravvisse all'inferno di auschwitz
Martino Godelli (1922-2014)
È
scomparso all’età di 92 anni Martino Godelli, nato Goldstein, uno degli
ultimi sopravvissuti italiani all’orrore di Auschwitz Birkenau. Nato in
Romania, trasferitosi giovanissimo nella Fiume fascista, Godelli – tra
i pionieri del sionismo socialista in Italia – viveva nel kibbutz di
Netzer Sereni, in Israele, dove si è svolto ieri il suo funerale.
Godelli fu arrestato a Fiume il 25 gennaio 1944. Fu prima trasferito
all’ex distilleria Wortmann, a Sussak, adibita dai nazisti a luogo di
interrogatorio e prigionia e successivamente alla Risiera di San Sabba,
a Trieste, dove verrà trattenuto per una notte. Il 28 gennaio sarà
fatto salire sul treno per Auschwitz Birkenau. La sua tormentata
vicenda, insieme a quella dei cugini Laci e Andi, è stata raccontata da
Silvia Cuttin in un libro di struggente intensità: “Ci sarebbe
bastato”, pubblicato nel 2011 da Epika.
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QUI TRIESTE - Al via l'incontro internazionale
Il valore della Memoria
La
Memoria deve essere un laboratorio permanente. Con l’incontro
internazionale “Il valore del Ricordo - La perdita dei beni e la
Memoria”, proseguono a Trieste il 6 e 7 novembre le attività del
“Laboratorio permanente sulla Memoria e sull’uso della Storia”, il
centro fortemente voluto dall’amministrazione provinciale in accordo
con Comune, dipartimento di Studi Umanistici dell’ateneo triestino e
Comunità ebraica per promuovere e approfondire la riflessione attorno
alle tematiche storiche, con un riguardo particolare al Novecento. Un
progetto di lungo periodo, capace di riaffermare la centralità della
città non solo come luogo di incontro di tutte le minoranze, ma anche
come spazio di riflessione e conoscenza delle sofferenze, dei traumi e
dei diritti, volto a restituire alla città adriatica, capitale e luogo
d’incontro delle minoranze d’Europa il senso della Storia e della
Memoria.
Dopo il primo convegno organizzato nel 2013 dal Laboratorio e
intitolato “Storia e memoria. Raccontarsi e raccontare il passato”,
dedicato al rapporto fra memoria individuale e sua rielaborazione
storica (ne sono ora disponibili gli atti), il focus dei due giorni che
si apriranno domattina al Magazzino delle Idee di corso Cavour sarà
incentrato sul valore del ricordo e, come recita il sottotitolo
dell’incontro, su “La perdita dei beni e la memoria”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
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qui milano Traducendo Primo Levi
La
Memoria come dovere civico in particolare in un momento storico come
quello attuale in cui la “zona grigia” di cui parlava Primo Levi “ci
appare vasta, tanto che ci sentiamo un po' smarriti”, con nuove forme
di razzismo e xenofobia che nascono da degenerazioni di forme di
protesta contro il sistema e la sua possibilità di trovarne di nuove
anche in rete. Così il presidente della Fondazione Memoriale della
Shoah di Milano e direttore del Corriere della Sera Ferruccio De
Bortoli ha dato il benvenuto alla Lezione Primo Levi, quest'anno dal
titolo “In un'altra lingua”, a cura del Centro internazionale di Studi
Primo Levi, replicata ieri pomeriggio a Milano dopo il successo
torinese, grazie all'organizzazione da parte dell'Associazione Figli
della Shoah e l'ospitalità dell'auditorium del Memoriale della Shoah di
Milano, in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera. Al
centro della lezione l'edizione americana delle opere complete di Primo
Levi (ed. Norton-Liveright), a cura di Ann Goldstein, editor del New
Yorker e traduttrice americana di molti scrittori italiani tra cui
Leopardi ed Elena Ferrante, presente per illustrare il suo lavoro.
Accanto a lei Domenico Scarpa, linguista e consulente letterario del
Centro Primo Levi, che ha dato il suo contributo anche a questa nuova
traduzione, che per la prima volta negli Stati Uniti riunisce
integralmente l'opera dello scrittore italiano in lingua inglese.
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Martino Godelli (1922-2014) |
Un
nodo mi stringe la gola mentre scrivo queste righe su Martino Godelli:
Ocsi, “fratellino”, il diminutivo ungherese usato da tutti noi di
famiglia e dagli amici stretti, quelli di Fiume. Con lui la generazione
dei quattro figli di Ignatz Goldstein, nati in Transilvania e portati
dal destino in Italia, diventati Godelli dal cognome della loro mamma
Clara Godel, segnati dalle persecuzioni, sopravvissuti, e migrati tre
su quattro in Israele, ha chiuso la sua partita terrena. Ultimo tra i
quattro fratelli per età, ultimo a lasciarci. Ora siamo noi, i nove
cugini Godelli, gli anziani della famiglia. Promossi sul campo da una
scomparsa che in fondo ci aspettavamo, ma a cui mai abbiamo voluto
pensare. Devo dirlo: chi più chi meno, lui ci ha forgiati. Non per far
torto ai nostri genitori, ma per tutti noi il riferimento era sempre
Martino.
Silvia Godelli
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Ticketless
- Calamite |
“Dare
viso e numero ai pochi che portano testimonianza” è, lo sappiamo, la
nota stilistica che ha reso inconfondibile “il leggero accento
straniero” di Marina Jarre, scrittrice che ama cimentarsi con la
storia. Il suo meraviglioso doppio ritratto di suo padre, ebreo lettone
fucilato dai nazisti (“I padri lontani”, 1987 e “Ritorno in Lettonia”,
2003), ha messo in crisi le mie (per altro tremolanti) convinzioni
sulla matrilinearità. Vorrei che gli ebrei italiani la conoscessero di
più e le riconoscessero gratitudine. La casa editrice Claudiana
pubblica adesso un piccolo libro (“Cattolici, ma nuovi”), che aderisce
perfettamente al titolo della collana che lo ospita. Calamite. Le
riflessioni dell’autrice “calamitano” l’attenzione anche di chi valdese
non è. Con una lodevole ricerca archivistica, la Jarre ha ricostruito
le vicende di alcuni abitanti dell’alta val Chisone del Piemonte, che
dopo la revoca dell’editto di Nantes dovettero farsi cattolici per non
essere costretti a emigrare come i loro fratelli verso paesi di fede
protestante.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Sionismo religioso |
In
un reportage da Gerusalemme, pubblicato su la Repubblica di lunedì
scorso, 3 novembre, Gad Lerner descrive la situazione critica in cui
versa la Città Santa, analizzando le ragioni delle presenti tensioni e
dell’incombente rischio di una terza Intifada. Al di là di qualche
fuggevole riferimento all’estremismo islamista, Lerner attribuisce la
responsabilità di quello che sta accadendo alla deriva oltranzista dei
governanti israeliani, e, in particolare, al fatto che “il sionismo
religioso” avrebbe assunto “l’egemonia culturale dentro a un
establishment israeliano chiamato a misurarsi con le nuove forme del
jihadismo”. Non intendiamo commentare, parola per parola, tutto ciò che
scrive l’articolista. La mia lettura degli avvenimenti è completamente
diversa, ma ciò non ha importanza, il mondo è bello perché è vario.
Leggo sempre con interesse chi la pensa diversamente da me, e non si
può dubitare che Lerner sia persona intelligente, onesta e documentata.
Mi chiedo, però, su cosa si basi la sua diffidenza verso l’espressione
“sionismo religioso”, che farebbe tanti danni. Forse è uno dei due
termini a generare allarme? È la parola sionismo che non piace? O la
parola religione?
Francesco Lucrezi, storico
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