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16 novembre 2014 - 23 Cheshvan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Abramo, dice il midrash, è il primo uomo ad avere i segni della anzianità. Ed è lui che li chiede a Dio per distinguersi da suo figlio Isacco, che era in tutto e per tutto – persino nella voce – identico a lui. I padri, per far crescere i figli, debbono accettare l’invecchiamento.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
In sinagoga centrale a Milano a partire dal volume di Moshe Halbertal “Sul sacrificio” (Giuntina) proviamo a riflettere sui molti significati che contiene quella parola. Per esempio: qualcuno che compie un atto estremo in nome di un ideale volto al bene per tutti (almeno nelle sue convinzioni). Detta così potrebbe apparire anche altruista. Proviamo a dare un luogo, una data e un nome: Utoja il 22 luglio 2011; Anders Breivik. E ora mi chiedo: è ancora altruista?
 
 
 
In Belgio torna la paura,
aggredito un rabbino
Il Belgio torna ad essere nel mirino di violenti attacchi antisemiti: ieri ad Anversa un rabbino è stato aggredito e ferito al collo mentre andava in sinagoga. A dare la notizia, Avvenire: “la vittima è stata ricoverata in gravi condizioni ma la sua vita non è in pericolo. L’aggressione è avvenuta ieri mattina mentre il rabbino, 31 anni, si stava recando in sinagoga. La polizia belga ha aperto immediatamente un’indagine e al momento non è chiaro se si tratti di un’aggressione antisemita o dovuta a motivi criminali. Ad Anversa vive una numerosa comunità ebraica di 15-18mila persone, per la maggior parte ultraortodossi”. E se per il momento i moventi non sono ancora stati confermati, in Belgio torna l’incubo, dopo l’attentato al Museo Ebraico di Bruxelles dello scorso maggio nel quale morirono quattro persone.
 
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  davar
qui torino - l'insediamento di rav ariel di porto
Il giorno del nuovo Rav
Torino ha un nuovo rabbino capo e nel suo insediamento ufficiale, avvenuto nel corso di una toccante cerimonia cui ha partecipato una folla straboccante, molte voci dell'Italia ebraica hanno voluto vedere un segno di continuità e di fiducia nel futuro.
Nel giorno del nuovo Rav non sono bastati gli spazi del centro sociale della comunità ebraica di Torino per accogliere le tante persone, torinesi e non torinesi, che nonostante il maltempo erano giunte da tutta Italia per l’insediamento di rav Ariel Di Porto, ora ufficialmente insediato come rabbino capo della Comunità.
Alla presenza di numerosi rappresentanti istituzionali e delle altre fedi presenti a Torino e in particolare nel popoloso quartiere di San Salvario dove la comunità ha radicato le proprie istituzioni, vero melting pot culturale e religioso, il pomeriggio si è svolto in un’alternanza festosa di canti e discorsi dei vari rabbanim e dei leader delle istituzioni dell'ebraismo italiano. Rav Giuseppe Momigliano, presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana, ha parlato per primo, dopo un Baruch ha-bà corale, che è stato solo il primo dei canti che hanno inframmezzato gli interventi. Ricordando grandi maestri maestri avuti in sorte, e la storica grandezza dell’ebraismo piemontese, rav Momigliano ha augurato a rav Di Porto di proseguire nella tradizione dei grandi rabbini che ha avuto la comunità di Torino, accompagnando la comunità in un percorso di studio, coesione e partecipazione.
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che aveva a fianco fra gli altri il vicepresidente dell'Unione Giulio Disegni, portando i suoi saluti e auguri oltre che a rav Di Porto anche al Presidente Beppe Segre e all’intera Comunità di Torino, ha ricordato come un’occasione lieta come questa sia “giusta e adatta per avviare una riflessione comune fra i consiglieri della Comunità, i rabbini e gli iscritti.” E, ha aggiunto: “La natura degli enti che rappresentiamo è così complessa, così particolare che appare non opportuno né appropriato che ognuno di noi si affatichi a ragionare, e spesso a tormentarsi, in solitudine. Sono certo che molti di voi sentano l’esigenza di realizzare un confronto meditato e approfondito su una situazione che, se non adeguatamente affrontata, potrebbe nel giro di pochi anni, vedere l’ebraismo italiano ulteriormente depauperato sul piano umano e culturale e sul piano materiale.” Sottolineando come i dirigenti comunitari non possano pretendere di parlare di ebraismo e di cultura senza coinvolgere e rapportarsi con i loro Maestri e sarebbe impossibile per i rabbini parlare dell’organizzazione della vita delle Comunità senza la partecipazione dei dirigenti, ha incitato ad una presa di coscienza  e a una grande consapevolezza del patrimonio culturale, delle tradizioni, della religione e a concentrarsi sul lavoro di riavvicinamento delle persone, di mantenimento di contatti con coloro che mostrano tendenze all’allontanamento.
Formulando i suoi migliori auguri a rav Di Porto, ha aggiunto: “Sappiamo che ne ha bisogno, perché lo aspetta un compito non facile, ma sappiamo anche che egli merita la fiducia che in lui è stata riposta per lavorare in una Comunità come quella di Torino stimolante e ricca di storia. Spero infine che la Comunità di Torino possa trovare in rav Di Porto un elemento di concordia e di solidarietà circondandolo della collaborazione dell’affetto di cui ha bisogno.”
Il presidente della comunità, Beppe Segre è partito dalla parasta di Chaje’ Sarah, letta ieri, per riflettere su quella che ha definito un’altra storia di ricerca, di trasferimento e di incontro: “La Comunità aveva deciso di cercare un rabbino simile a lei per indole e cultura. E lungo la strada pensava: come farò a riconoscere il rabbino giusto? E si rispondeva: quello tra i rabbini a cui chiederò di venire e mi risponderà: vengo e cercherò di risolvere problemi, quello saprò che è il rabbino giusto. E infatti abbiamo chiesto a rav Di Porto di venire e lui ha accettato. E ha incontrato una Comunità che passeggiava (un po’ stanca) nel pomeriggio e si sono subito piaciuti.” Ha continuato rivendicando la fierezza di una comunità, che è contenta di vivere a Torino, ed è orgogliosa della propria storia e delle proprie identità, pure nella consapevolezza delle difficoltà.
Rav Riccardo Di Segni, che di rav Di Porto è stato maestro e che ha a lungo assunto l’interim come rabbino capo della comunità di Torino, ha ricordato nel suo discorso come “La scelta di una persona è sempre difficile e importante, e le comunità, spiegano i maestri, sono fatta di tante persone e di tanti spiriti differenti. Il ruolo di chi la conduce deve essere di sapere parlare, e di sapersi misurare con tutti.” Rav Di Segni ha poi aggiunto che rav Di Porto è la persona adatta per una comunità complessa come quella torinese, sede di una prestigiosa scuola rabbinica. “Rav Di Porto ha lavorato per molto tempo con me e, vi confesso, ne sento molto la mancanza. Ma mi rendo conto come sia giusto che l’esperienza da lui acquisita sia ora impegnata in una comunità che sicuramente merita un rav come lui”
Rav Di Porto, circondato dall'affetto e dalla commozione dei tanti presenti e dai  tanti accorsi da fuori Torino e visibilmente emozionato dopo aver salutato i vari amici, rabbanim, rappresentanti religiosi e istituzionali convenuti in suo onore nella sinagoga torinese, ha raccontato del suo incontro con la comunità. Ringraziando i suoi maestri e tutti coloro che lo hanno accompagnato e sostenuto nel suo percorso, ha ricordato come “Ciò che è mio ed è vostro, appartiene innanzitutto a mia moglie e ai miei figli, che si sono imbarcati con me in quest’avventura”. Circondato dai tanti rabbanim e dal calore e dall’affetto di tutta la comunità, ha nascosto la commozione fino alla benedizione finale, poco prima che la voce di rav Alberto Funaro portasse, come ha commentato sorridendo  “una nota di romanità in questa cerimonia torinese”.
Il convegno Torah e scienza organizzato in onore del nuovo rabbino capo aveva visto, in mattinata, gli interventi di rav Riccardo Di Segni, rav Alfonso Arbib, rav Giuseppe Momigliano e rav Alberto Somekh, per chiudersi con la lezione dello stesso rav Di Porto, è stato seguito, nel pomeriggio, dalla commovente cerimonia dell’insediamento.

Ada Treves twitter @atrevesmoked
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qui torino - il convegno rabbinico
La ricerca nella Legge ebraica
 
Il prodotto di secoli, millenni, di ragionamento e il suo confronto con il progresso scientifico. Legge ebraica e scienze a confronto nel convegno tenutosi oggi nelle sale della Comunità ebraica di Torino. Un appuntamento dal grande successo di pubblico e organizzato in onore di rav Ariel Di Porto, nuovo rabbino capo della Comunità ebraica di Torino. Alla presenza, tra gli altri, del presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, del vicepresidente Giulio Disegni, del presidente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre, del presidente della Fondazione per i beni culturali ebraici italiani Dario Disegni, alcuni tra i più autorevoli rabbanim italiani si sono confrontati su tematiche di grande attualità mettendo in relazione la Torah con la scienza. Tra il pubblico Paolo Simone, direttore sanitario ASL TO1, la dottoressa Giovanna Briccarello, direttore generale ASL TO1 e Umberto Fiandra, direzione sanitaria ospedale Molinette. 
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Qui milano - Bookcity
Cosa chiediamo a Primo Levi?
Il racconto di Primo Levi non è solo quello della testimonianza ma quello articolato e straordinario di un uomo. Questa la definizione dell’opera dello scrittore italiano data stamane da Fabio Levi, direttore del Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino, alla conferenza dal titolo “Cosa chiediamo a Primo Levi?” organizzata nell’ambito del festival Milanese Bookcity dal CISPL e dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, e svoltasi nella sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera. A intervenire oltre a Levi, Mario Barenghi, insegnante di letteratura italiana contemporanea all’Università di Milano Bicocca e autore di “Perché crediamo a Primo Levi?” (Einaudi), e Stefano Bartezzaghi, giornalista e scrittore, autore di “Una telefonata con Primo Levi” (Einaudi), introdotti e moderati da Michele Sarfatti, direttore del Cdec.


Francesca Matalon
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QUI Roma - seminario beit aham
Braverman: "Israele è forte

solo se lo è anche la Diaspora"
Gusti Yehoshua Braverman, definita dal Jerusalem Post “una delle donne più impegnate di Israele”, è arrivata a Roma per presentare, in collaborazione con l’Unione giovani nazionale, il programma Beit HaAm dell’Organizzazione Sionista Mondiale dedicato alle comunità ebraiche della Diaspora, del quale è direttrice, in un seminario di tre giorni (14-15 e 16 novembre).
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è stato l'anima della cuneo ebraica
 Davide Cavaglion (1964 - 2014)
Anima della Comunità ebraica di Cuneo ed erede di una dinastia di commercianti, è scomparso all’età di 50 anni Davide Cavaglion. Con energia e passione aveva dedicato il proprio impegno nel mantenere le tradizioni della piccola realtà ebraica cuneese, organizzando nel Bet HaKnesset dell’antica contrada di Mondovì funzioni religiose, incontri, visite guidate. Del tempio aveva seguito, passo dopo passo, il restauro avviato su impulso del padre Enzo e conclusosi pochi anni fa. “Non sono riuscito a trattenere i ricordi – aveva raccontato visibilmente emozionato durante la cerimonia di inaugurazione del centro sociale della comunità nel 2010 – appena sono iniziati i lavori di restauro il passato ha cominciato a riaffiorare: il rumore dei banchi, l’odore ottocentesco delle sale, l’immagine della volta del tempio per metà bianca”. L’idea di Cavaglion era far diventare la Comunità, pur esigua nei numeri, un punto di riferimento per l’intera città, un luogo di incontro in cui ospitare vita ebraica ma anche dove potersi confrontare con tutta la cittadinanza. Orgoglioso delle proprie radici, aveva portato avanti l’attività famigliare, avviata nel 1860 dal trisavolo Giacobbe Cavaglion. Nell’antico ghetto cittadino, all’alba dell’unificazione dell’Italia sotto il vessillo sabaudo, Giacobbe aveva infatti aperto il suo negozio di tessuti e tendaggi, spostandolo poco più tardi nella più centrale via Roma. Il negozio Cavaglion ha così attraversato 150 anni di storia italiana, segnato dalle difficoltà e dalle pagine buie dell’epoca nazifascista, rinato con il boom economico del dopoguerra (a cui seguì l’apertura di un secondo esercizio in piazza Statuto), tramandato di generazione in generazione. L’ultimo passaggio di chiavi è stato quello tra Davide ed Enzo, suo padre, colonna portante dell’ebraismo cuneese. “Davide, oltre che un amico, è stato anche un grande compagno di lavoro. I nostri negozi sono uno vicino all’altro da moltissimi anni, da quando ancora c’erano i nostri genitori a gestirli – il ricordo dell’amica Gisella Fontana – Di Davide posso dire che era un imprenditore serio e preparato, una persona mite e sempre disponibile”. Alla famiglia le sentite condoglianze della redazione. I funerali si svolgeranno lunedì 17 alle 11 nel cimitero ebraico di Cuneo.
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qui trieste
Alla scoperta di
Hollywood
Dai Fratelli Marx a Woody Allen e Ben Stiller...  Esiste un cinema ebraico americano? Una serata particolare dal titolo “Trieste chiama Hollywood” quella con Enrico Fink, al Museo Carlo e Vera Wagner di Trieste. Un incontro per riflettere ancora sul rapporto fra ebraismo e cinema, arte della modernità per eccellenza e rispondere alla domanda: il grande numero di attori, registi e produttori ebrei nel cinema americano, è motivo sufficiente per parlare di un cinema ebraico americano?


Ilana Bahbout
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sorgente di vita
Israele dal cinema al fumetto

Il Pitigliani Kolnoa festival, kermesse di cinema ebraico e israeliano alla Casa del Cinema di Roma apre la puntata di Sorgente di vita di domenica 16 novembre. Segue il premio letterario dell’ADEI – WIZO: nella splendida cornice della Biblioteca Palatina. Infine un’intervista a Rutu Modan, ospite di “Lucca Comics and Games”, Festival Internazionale del fumetto, del cinema di animazione dell’illustrazione e del gioco.


Leggi p.d.s.

pilpul
Pensare il radicalismo islamico/9
Non si comprende il radicalismo politico-religioso islamista se non si sposta l’attenzione su quella che rimane, a tutt’oggi, la sua organizzazione più longeva e diffusa, i Fratelli musulmani, ovvero Jama’at al-Ihwan al-muslimin («Associazione dei fratelli musulmani»). Presenti in Egitto, oggi soprattutto per il tramite del loro braccio politico, costituito dal Partito libertà e giustizia, che nelle elezioni del 2012 è riuscito a fare eleggere il suo più importante esponente, Mohamed Morsi, a Presidente della Repubblica, vantano un solido insediamento anche nei Territori palestinesi, ed in particolare a Gaza, con Hamas.

Claudio Vercelli
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Nugae - Startup
Certo che questa storia delle startup sta diventando un tantino esagerata. Certo, avere delle idee e poterle realizzare è straordinario. Ci sono così tante persone che a ogni incontro stanno lavorando a qualche idea diversa, spesso e volentieri anche tre o quattro colpi di genio in contemporanea, che però a distanza anche solo di settimane risultano già oltrepassatissimi. Per carità, è tutto bellissimo, ma sembra che con tutte queste lampadine accese non ci si riesca più a concentrare. In realtà, visto che in teoria qualunque cosa è potenzialmente una startup ed è così facile farsi prendere la mano, alla fine ci si diverte.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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