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23  novembre 2014 - 1 Kislev 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
"E Giacobbe era uomo integro che risiedeva nelle tende". Giacobbe era integro perché risiedeva nelle tende: era in grado - spiega rabbi Nahum di Chernobyl - di vedere al di là delle apparenze - oltre la cortina rappresentata da una tenda - e percepire la dimensione spirituale nascosta in ogni elemento materiale.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
In ciò che è accaduto a Har Nof nei giorni scorsi qualcuno intravede la disperazione, altri la rabbia, altri l’indifferenza. Io ci vedo un’immagine del nemico come ingombro da rimuovere. Qualcosa che ha un’assonanza con le parole che nel 1937 Aldo Capitini scriveva nel suo libro “Elementi di esperienza religiosa 1937, pensando alle molte vittime delle violenze totalitarie del suo tempo.
 
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Al Sisi: “Ho a cuore la sicurezza di Israele”
“Siamo pronti a inviare forze militari all’interno di uno Stato palestinese: aiuterebbero la polizia locale e rassicurerebbero gli israeliani”. È quanto afferma il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, in visita in queste ore tra Italia e Città del Vaticano, in una lunga intervista al Corriere della sera (Franco Venturini). “La guerra di religione è uno spauracchio da evitare a tutti i costi, ma servono componenti che talvolta mancano. Nel caso specifico bisogna garantire la sicurezza agli israeliani ma contemporaneamente restituire la speranza ai palestinesi e la creazione di uno Stato palestinese è lo strumento migliore per alimentare questa speranza. Poi, dopo la creazione di uno Stato palestinese, si aprirà un lungo processo, ci vorrà tempo per ristabilire la fiducia tra le parti. Ma non è forse accaduto lo stesso tra Egitto e Israele – si chiede al Sisi – dopo che abbiamo fatto la pace?”.
 
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  davar
israele
L'esecutivo vuole la legge
sul carattere ebraico dello Stato

Dopo un duro scontro interno, il governo israeliano ha approvato la legge che definisce ufficialmente Israele come Stato ebraico. Il disegno di legge, che ora approderà alla Knesset, è passato con 14 voti favorevoli mentre 7 sono i ministri che hanno votato contro alla proposta. Toni forti e accuse reciproche, riportano i media israeliani, hanno caratterizzato la riunione di gabinetto con il Likud del primo ministro Benjamin Netanyahu (con una eccezione, l'astensione di Limor Livnat, ministro della Cultura), Israel Beitenu del ministro degli Esteri Avigdor Lieberman e Habayt Yehudì di Naftali Bennet, ministro dell'Economia, a sostenere il progetto di legge. Yair Lapid, ministro delle Finanze nonché guida di Yesh Atid, e il ministro della Giustizia Tzipi Livni, di Hatnua, si sono invece strenuamente opposti. Il disegno di legge riconosce il carattere ebraico di Israele, dichiara la legge ebraica come fonte di ispirazione del legislatore, e non prevede l'arabo tre le lingue ufficiali del paese. Il procuratore generale di Israele ha espresso le sue riserve in merito alla norma mentre Netanyahu ne ha rivendicato l'importanza. Israele garantisce “uguali diritti a tutti i cittadini e su questo punto vogliamo insistere – ha dichiarato Netanyahu - Ma solo il popolo ebraico ha diritti nazionali: una bandiera, un inno, il diritto di ogni ebreo di emigrare nel paese e altri simboli nazionali. Questi sono garantite solo al nostro popolo, nel suo unico stato”.
Mentre il governo si divide su questioni interne, le notizie dall'estero sono positive, in particolare quelle che arrivano dalla Germania: la cancelliera Angela Merkel ha infatti respinto l'idea che Berlino possa riconoscere unilateralmente la Palestina. Solo i negoziati tra israeliani e palestinesi possono risolvere la situazione, la posizione della Merkel. “Il riconoscimento unilaterale non farebbe fare passi avanti verso la soluzione dei due stati”, ha affermato il primo ministro tedesco. Sulle pagine del Corriere della Sera, intanto, il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sis ribadisce la sua vicinanza a Israele ma chiede la nascita di uno Stato Palestinese.  “Noi siamo pronti a inviare forze militari all’interno di uno Stato palestinese. - ha affermato al Sisi  -Aiuterebbero la polizia locale e rassicurerebbero gli israeliani con il loro ruolo di garanzia. Non per sempre, s’intende. Per il tempo necessario a ristabilire la fiducia. Ma prima deve esistere lo Stato palestinese dove inviare le truppe”.
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qui venezia
Insediato il rav Scialom Bahbout 
“In passato l’ebraismo ha consegnato al mondo le regole dell’etica attraverso i dieci comandamenti, insegnando al mondo concetti fondamentali come quelli della giustizia e dell’amore per il prossimo e per lo straniero, principi ebraici che non vengono applicati appieno nella società odierna. Viviamo in un’epoca in cui l’uomo è privo di punti riferimento stabili. Se c’è un elemento che caratterizza la storia e l’identità ebraica è la consapevolezza di sapere da dove veniamo e sapere dove vogliamo e dobbiamo andare. Una fiducia nel futuro nonostante tutto”.
Lo ha affermato il rabbino capo di Venezia Scialom Bahbout in occasione della cerimonia di insediamento che ha segnato, in modo ufficiale, l'inizio del suo mandato nella città lagunare. Dai grandi valori ereditati della Tradizione al ruolo del rabbino nella società contemporanea, dalla memoria dei personaggi che hanno fatto grande Venezia e l'Italia ebraica ai valori da custodire all'interno e nei rapporti esterni alla Comunità: un discorso, quello del rav, che ha emozionato e commosso il folto pubblico ritrovatosi nella sinagoga spagnola. Ad intervenire anche il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, il presidente dell'Assemblea Rabbinica Italiana rav Giuseppe Momigliano, il presidente della Comunità ebraica di Venezia Paolo Gnignati, il prefetto Domenico Cuttaia, il commissario straordinario Vittorio Zappalorto e il direttore generale della Orthodox Union rav Menachem Genack. Ad accompagnare la cerimonia, condotta dal giornalista e assessore comunitario Paolo Navarro Dina, i brani eseguiti dal tenore Claudio Di Segni sulle musiche del compositore veneziano Benedetto Marcello che, nel 1720, produsse un primo esempio di dialogo interreligioso nell'arte introducendo nelle sue opere melodie della tradizione ebraica, di quella greco-ortodossa e del canto gregoriano.
In sala, tra gli altri, oltre al rabbino capo di Torino Ariel Di Porto (insediatosi appena pochi giorni fa), il presidente della Biennale Pier Paolo Baretta, il presidente dell'Accademia di Belle Arti Luigino Rossi, il rettore dell'Università Iuav Amerigo Restucci, il questore Angelo Sanna, il comandante dei carabinieri Enrico Sulpizzi. il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffino, i parlamentari del Partito Democratico Felice Casson e Delia Murer, il cancelliere del patriarca Mauro Deppieri, i rappresentanti del Coreis guidati da Abd al-Ahad Zanolo, la pastora valdese Caterina Griffante.
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QUI MILANO - MEETING OF PRESIDENTS
Confrontarsi sul futuro ebraico
Il futuro della vita ebraica, l'educazione e partecipazione dei giovani, un sistema di welfare per aiutare chi è in difficoltà, il ruolo della cultura nel rapporto con la società, il legame con Israele. Sono solo alcuni degli argomenti al centro del quinto Meeting of Presidents of Jewish Communities and Organisations, organizzato dal European Council of Jewish Communities e dalla American Jewish Joint Distribution Committee in collaborazione con l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e con la Comunità ebraica di Milano. Rappresentanti delle realtà ebraiche europee si sono riuniti nel capoluogo lombardo per una tre giorni di confronto e dialogo sulle difficoltà e opportunità che ciascuna Comunità deve affrontare. “L'Europa sta attraversando una fase cruciale della sua esistenza – ha dichiarato il presidente UCEI Renzo Gattegna venerdì, nel corso dell'inaugurazione dei lavori - È dunque più importante che mai che condividiamo le nostre esperienze come presidenti e leader comunitari. È evidente che ogni Paese sta vivendo situazioni diverse, ma in Europa le realtà nazionali sono strettamente interconnesse”. Ad aprire il Meeting anche gli interventi del presidente ECJC Benjamin Albalas e del direttore di JDC Europe Diego Ornique. Nel corso dei diversi focus group, dedicati in particolare al futuro delle piccole comunità, alla gestione del patrimonio culturale e artistico dell'ebraismo europeo, alla costruzione di una nuova leadership ebraica così come alla gestione dei servizi sociali, legami e differenze sono emersi in modo significativo, con la possibilità di mettere a disposizione reciproche competenze. “Una piattaforma dove mettere a sistema le conoscenze e le esperienze delle comunità ebraiche”, aveva sottolineato Simone Mortara, segretario del consiglio dell'ECJC e consigliere della Comunità ebraica di Milano. Tanti i volti internazionali così come nazionali, che hanno partecipato alla tre giorni, tra cui i vicepresidente dell'Unione Giulio Disegni e Roberto Jarach, protagonista dell'ultimo panel della convention assieme a
Kobi Benatoff, presidente onorario ECJC. Tra i relatori, anche Daniele Cohen, consigliere della Comunità ebraica di Milano, e Annie Sacerdoti, membro del consiglio dell'ECJC e della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia. Presenti ai diversi appuntamenti i consiglieri UCEI Claudia De Benedetti e Giorgio Mortara, Sara Cividalli, presidente della Comunità ebraica di Firenze, e Giacomo Emilio Ottolenghi, consigliere della Comunità ebraica di Torino.
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QUI MILANO - ECJC Vision Award
Il successo di Jewish and the City
Dopo la grande riuscita questo autunno della seconda edizione del Festival internazionale di cultura ebraica Jewish and the City, promosso dalla Comunità ebraica di Milano, in collaborazione con il Comune di Milano e con il patrocinio tra gli altri dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il successo dell'iniziativa viene riconosciuto anche a livello internazionale dallo European Council of Jewish Communities, con l'assegnazione dell'ECJC Vision Award. Il riconoscimento è stato consegnato all'assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano Daniele Cohen, durante una cerimonia di premiazione dei vari vincitori svoltasi ieri sera alla sinagoga centrale di Milano nel corso del Meeting of Presidents of Jewish Communities and Organisations organizzato da ECJC e JDC nel capoluogo lombardo. Insieme a Cohen, che ha ringraziato tra gli altri il presidente della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi e il rabbino capo Alfonso Arbib, hanno ritirato il premio alcuni membri del comitato promotore del Festival tra cui David Fargion, Miriam Camerini e David Piazza.
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QUI MILANO - MEETING OF PRESIDENTS
Gattegna: "L'ebraismo europeo
condivida le proprie esperienze"

In occasione del quinto quinto Meeting of Presidents of Jewish Organisations, la tre giorni di convention apertasi a Milano venerdì, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:


Cari Presidenti, cari amici,

prima di tutto, a nome dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di tutto l'ebraismo italiano, vi do il mio benvenuto in Italia.
Ringrazio lo European Council of Jewish Communities e l'American Jewish Joint Distribution Committee per aver scelto Milano come sede di questo incontro e per averlo reso possibile. È per noi un grande onore ospitare un evento di tale importanza, con un programma così denso di elementi da esaminare e di proposte da considerare. Sono certo che questi tre giorni saranno estremamente proficui.
Come probabilmente saprete, la Comunità ebraica italiana è piccola nei numeri ma importante per la sua storia e per la sua presenza significativa sul territorio. La nostra è la più antica comunità della Diaspora: gli ebrei vivono qui da ventitre secoli, più di duemila anni. Certamente, le sue vicende sono state alterne e l'antisemitismo ha costituito più volte una minaccia. Per tre secoli i nostri antenati hanno vissuto all'interno delle mura dei ghetti per ordine dei Papi che si sono succeduti. La nostra Comunità ha poi subito il regime Fascista e l'occupazione Nazista, e vissuto il dramma delle deportazioni, nonostante l'aiuto ricevuto da parte della popolazione.
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ff
Israel Zamir Singer (1929-2014)
Vestire i panni del cronista quando si ha solo voglia di piangere è molto difficile, ma cercherò di farlo, per onorare la memoria di Israel Zamir, figlio di Isaac Bashevis Singer e lui stesso giornalista e scrittore, e comunicare la notizia ai lettori di Pagine Ebraiche e alle cronache italiane: Zamir viveva nel Kibbutz Beit Alfa in Israele, e lì, come abbiamo appena appreso, è morto questo sabato all’età di 85 anni; la cerimonia funebre avrà luogo domani lunedì 24 novembre.
 Esattamente due anni fa, il 22 novembre 2012, Israel Zamir era a Roma per una tavola rotonda in suo onore organizzata dal Centro Studi Americani.  Rimasto da poco vedovo, era venuto accompagnato da due dei quattro figli, il maschio che vive lontano, e la figlia Meirav. Camminavamo allegri per le strade del vecchio Ghetto di Roma nell’avviarci verso l’evento, e quell’immagine, di gioiosa attesa di un momento per lui di pubblico riconoscimento e di felicità per un incontro rinnovato, vive ora in me in doloroso contrasto con il momento presente, con l’amara consapevolezza che tutto questo non potrà più rinnovarsi.

Elèna Mortara
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qui roma
Università italiana-Technion,
nuovi progetti per le Start-up

Illustrare i progressi israeliani nel campo della ricerca medica e tecnologica sviluppati dal Technion di Haifa. Questo lo scopo dell'evento svoltosi ieri al Centro Ebraico Il Pitigliani di Roma su impulso del direttore dell'Italian Technion Society, Piero Abbina, che ha mediato un'Intesa di collaborazione in campo universitario tra Italia e Israele.

Michela Di Nola
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qui roma - i rapporti tra pio xI e mussolini
Il patto col diavolo 
Nel 2006 gli archivi vaticani vengono aperti. Otto anni dopo, David Kertzer, scrittore e professore della Brown University, pubblica un libro con nuove scottanti rivelazioni: “Il patto col diavolo” (ed. Rizzoli); un’opera che analizza puntualmente i rapporti intercorsi tra papa Pio XI e Benito Mussolini all’alba della guerra che avrebbe cambiato l’Italia e il mondo intero per sempre. Lunedì 24 alle 17.00 il libro sarà protagonista con il suo autore nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani per iniziativa della Biblioteca ed Archivio Storico del Senato. A discuterne, lo storico Mauro Canali dell’Università di Camerino, i cui studi si incentrano sull’avvento del Fascismo, Piero Craveri, senatore e docente all’Università di Studi Suor Orsola Benincasa (nonché nipote dell’intellettuale e filosofo simbolo dell’antifascismo, Benedetto Croce), la professoressa di Tor Vergata Lucia Ceci e la senatrice Emma Fattorini, docente alla Sapienza e studiosa di storia della Chiesa contemporanea. I relatori si confronteranno con l’autore moderati da Romano Prodi.
David Kertzer è considerato tra i massimi studiosi del rapporto tra Chiesa ed ebrei ed ha alle spalle due opere divenute best sellers: “Il prigioniero del papa re” (ed. Rizzoli), incentrato sul caso del rapimento di Edgardo Mortara (del quale Daniela Gross aveva annunciato su Moked il progetto dell’adattamento cinematografico di Steven Spielberg con la sceneggiatura di Tony Kushner) e “I papi contro gli ebrei” (ed. Rizzoli), un excursus che traccia il ruolo del Vaticano nel panorama di crescente antisemitismo fino al drammatico epilogo della Shoah. Con “Il patto col diavolo”, finalista del National Book Award, Kertzer continua il proprio ruolo di investigatore d’archivio tra documenti segreti e spinose ipotesi; un lavoro, spiega il sito dello storico, “basato su sette anni di ricerche negli archivi vaticani e italiani, – che, continua – include anche inedite relazioni segrete su spie fasciste insospettabilmente inserite nei vertici della Chiesa che cambieranno per sempre la nostra conoscenza di quale sia stato il ruolo del Vaticano nell’ascesa del fascismo in Europa”.
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QUI TRIESTE 
Memoria nel nome di Ida
I sopravvissuti, i giovani, un libro che segna un nuovo fondamentale tassello nella ricostruzione della Shoah italiana. A 71 anni esatti dalla partenza del primo convoglio verso i lager nazisti l'invito rivolto dalla Comunità ebraica triestina alla cittadinanza è per lunedì 24 novembre alle 18.30 al Teatro Miela con un omaggio, ricco di significati, alla memoria di Ida Marcheria (1929-2011), sopravvissuta adolescente ad Auschwitz Birkenau con l'insopprimibile dolore che caratterizza le vicende di tutti Testimoni ma senza aver perso, nonostante l'orrore, i lutti, le privazioni, la voglia di guardare al futuro. Un futuro che le avrebbe riservato molte soddisfazioni e la realizzazione del dolce sogno d'infanzia: diventare una cioccolatiera. Da qui il titolo dell'opera “70412 la ragazza che sognava il cioccolato" (ed. La Compagnia del libro) dedicatale dal giornalista Rai Roberto Olla che sarà presentato (in diretta streaming su RaiNews) assieme ai deportati Sami Modiano, Piero Terracina, Tatiana Bucci e Goti Bauer oltre a Marika Venezia, moglie dell'indimenticato Shlomo. Un impegno di testimonianza sarà poi profuso il giorno successivo presso la Sala Tripcovich (ore 11) con particolare attenzione alle domande formulate dagli studenti delle scuole del territorio..
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pilpul
Pensare il radicalismo islamico
Pensare il radicalismo implica, alla fine dei discorsi che siamo andati facendo, trattenere il pensiero medesimo, interrogandosi sulla distruzione della ragione. Quest'ultima non è di certo una prerogativa esclusiva dell'universo dei movimenti armati a sfondo religioso (o che dicono d'essere tali, rivendicando un'autenticità di pensiero che in realtà non hanno in alcun modo). Semmai segna il passaggio dalla forza, come prerogativa difensiva degli Stati, alla violenza come strumento non solo per annientare ciò che è reputato diverso da sé ma anche e soprattutto per vincolare coloro che entrano a fare parte del gruppo, in una sorta di patto di sangue, quello versato dalle vittime di turno.

Claudio Vercelli
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