Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav David Sciunnach e
Davide Assael. Nella sezione pilpul una riflessione di Alberto
Cavaglion e Francesco Lucrezi.
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Arsen Ostrovsky @Ostrov
(26 novembre)
Before rushing 2 vote on #Palestinian State, #Europe should ask first: exactly what kind of state they're recognizing http://bit.ly/1CbLtqx
Gil Hoffman @Gil_Hoffman
(26 novembre)
Want to earn $5000? Stop a terrorist attack and save lives in #Israel. A millionaire will write you a check
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#PE24BreakingNews
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Aggiornamenti regolari e notizie provenienti dal mondo ebraico, sulla homepage del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it oppure seguendo il link diretto http://bit.ly/1uQoBHo
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L'identità di Israele,
voci a confronto
Israele:
arriva anche sui quotidiani italiani la discussione in corso in questi
giorni sul progetto di legge che propone di riconoscere il carattere
ebraico dello Stato. Mario Pirani, su la Repubblica, in un
approfondimento intitolato “La Nazione ebraica a uso elettorale”
spiega come Netanyahu stia affrontando nuovamente un principio sancito
nella dichiarazione di Ben Gurion, la quale però non era mai stata
convertita in un legge costituzionale: lo Stato di Israele, ancora
oggi, non ha una costituzione. Secondo Pirani le motivazioni sono due:
una profonda, che definisce “l'esaltazione di una ossessione religiosa
ha portato ad una radicalizzazione degli estremismi” e una più
politica, collegata alla fatica di un governo “usurato” che si prepara
a nuove elezioni.
E sono diverse le personalità israeliane che spingono per una sorta di
nuova costituente in cui tutte le parti politiche possano
identificarsi, “Un percorso difficile di crescita a cui Ben Gurion
aveva inizialmente rinunciato, sapendo quanto sarebbe stato complicato
mettere insieme le variegate parti della società ebraica”.
Intanto due relatori delle Nazioni Unite chiedono che Gerusalemme ponga fine alle demolizioni
punitive di case di palestinesi accusati di atti di violenza in Israele
e nei Territori occupati, denunciando queste forme di castigo
collettivo come rappresaglie contrarie al diritto internazionale. (Avvenire)
Il Foglio pubblica questa mattina la lettera
inviata l’11 novembre scorso dal presidente della Comunità ebraica di
Roma Riccardo Pacifici al premier, scegliendo di intitolarla “Caro Renzi, l'antisemitismo cresce ma il Senato italiano dorme. Che fare?”.
Nella missiva, “ancora in attesa di risposta” viene ricordato che
l’Italia “con circa nove anni di ritardo, si sta avviando a recepire il
protocollo europeo di Budapest del 2003 in cui si invitavano i paesi
membri ad attivare leggi repressive per quel genere di reati (in merito
alla Decisione quadro dell'Ue 2008/913/Gai la commissione dedica un
ampio paragrafo all'inadempimento italiano sull'introduzione al reato
di Negazionismo). La commissione Giustizia del Senato ha licenziato un
buon testo, frutto di un lavoro approfondito svolto, tra l'altro, con
dedizione e passione da tutti i suoi componenti. Quel testo, a oggi,
non è mai arrivato in Aula al Senato nono- stante gli sforzi del
presidente Grasso.”
Conclude chiedendo a Matteo Renzi un sollecito intervento per far sì
che il voto venga calendarizzato al più presto, cosa che auspicano “sia
la Comunità ebraica di Roma sia l'Unione delle comunità ebraiche
italiane”.
“Con un intento decisionista poco ponderato, le autorità francesi sono
scivolate sul terreno dell'antisemitismo”. Così sul Messaggero inizia
l’articolo firmato da Benedetto Saccà che racconta come la polizia
parigina abbia obbligato i tifosi dell'Ajax in trasferta di Champions a
indossare un braccialetto giallo.
A scatenare la contestazioni soprattutto il colore del bracciale, che,
insieme al fatto ben noto che il club è storicamente vicino alla
comunità ebraica ha suscitato “un'ondata di polemiche alta almeno
quanto la sensibilità europea al tema”. Sullo stesso argomento il
Giornale intitola “Obbligati a indossarlo a Parigi. La polemica: è come
la stella degli ebrei Tifosi dell'Ajax con il braccialetto giallo della vergogna”.
Su Le Monde due articoli riprendono le vicende del “tesoro nazista”:
Cornelius Gurlitt nel suo testamento ha indicato il Musée des
beaux-arts di Berna come destinatario della sua eredità, che ha
annunciato di aver deciso di accettare il lascito. A Liège, in Belgio,
una mostra descritta come “di una onestà esemplare” espone le opere
d’arte derivanti da una vendita all’asta del 1939. Nell’asta tenutasi a
Lucerna il 30 giugno di quell’anno il Terzo Reich mise in vendita 125
opere d’arte “degenerata”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
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