
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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“La
specificità della Diaspora ebraica potrebbe formularsi così: nonostante
la perdita dello stato, del territorio e di una lingua profana il
giudaismo è sopravvissuto come gruppo parentale e unito nella
continuità di un comune destino, un gruppo che ha concentrato le sue
energie soprattutto nell’impregnare il corpo sociale dell’idea
religiosa di cui era depositario. La fedeltà alla religione avita non
si è concretizzata nella formazione di una chiesa”. Fin qui le parole
di Erich Fromm nel saggio “La Legge degli Ebrei”. Alla parola chiesa mi
si è fermato il pensiero, incastrandosi tra la parola Diaspora che apre
queste righe e la parola chiesa che, appunto, le chiude.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Che
il mondo stia attraversando trasformazioni che ai più appaiono
difficili da comprendere è noto a tutti. Che sia difficile distinguere
sul piano ideologico destra e sinistra è un altro tormentone cui ormai
siamo preparati. Che uno dei leader della formazione estremista e
nazionalista ucraina “Verkhovna Rada” (Right Sector) sia ebreo e
orgoglioso di esserlo comincia a toccare i limiti dell’incomprensibile.
Borislav Bereza – questo è il suo nome – si racconta in un’intervista a
Vladislav Davidzon sul Tablet Magazine. Ne consiglio vivamente la
lettura. Ci racconta di un’esperienza che magari in Italia abbiamo già
vissuto negli anni ’20 e ’30. E si sa com’è andata a finire.
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ROMA
- Domenica alle 13, presso la Sala Corallo del Palazzo dei Congressi
(Eur), presentazione del libro "Crimini contro l'ospitalità. Vita e
violenza nei centri per gli stranieri" di Donatella Di Cesare. Assieme
all'autrice l'onorevole Khalid Chaouki e il giornalista Furio Colombo.
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"Mafia Capitale, destra
e Pd su piani diversi"
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Ho visto cose.
“Da candidato alla segreteria pd di Roma, vidi di tutto: correnti,
circoli fasulli, tessere gonfiate, interessi. Ma resto convinto che la
maggioranza del partito sia fatta di gente perbene”. È quanto afferma
Tobia Zevi, ex candidato alla segreteria romana del Partito Democratico
e presidente dell'associazione di cultura ebraica Hans Jonas, in una
intervista al Corriere della sera (Alessandro Trocino). A proposito di
'Mafia Capitale' Zevi sottolinea: “Non si possono mettere destra e Pd
sullo stesso piano. Se però venissero dimostrate responsabilità di
dirigenti o eletti sarebbe una cosa gravissima”.
Il Ghetto in 3D.
L'antico Ghetto di Roma prima di sventramenti e demolizioni. Una
fotografia d'insieme, in un tavolo interattivo inaugurato ieri al museo
ebraico, che è basata su fonti documentarie e iconografiche:
acquarelli, dipinti, incisioni, immagini d'epoca e documenti sia
catastali che urbanistici. “Torna un luogo che non esiste più”, scrive
Paolo Brogi (Corriere della sera Roma).
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SUE LE MUSICHE DE "il GIARDINO DEI FINZI CONTINI" Manuel De Sica (1949-2014)
L’immortale
Vittorio in regia, il figlio Manuel a dare una chiave musicale alla
narrazione. Nel segno di questo asse “Il giardino dei Finzi Contini”,
il capolavoro letterario di Giorgio Bassani, avrebbe conquistato
milioni di italiani oltre che un premio Oscar.
Una pagina che in tanti ricordano con emozione in queste ore con l’improvvisa scomparsa, nella sua Roma, di Manuel De Sica.
Nato nel 1949, compositore dall’età di 20 anni, De Sica era apprezzato
autore di colonne sonore oltre che di musica sinfonica e musica da
camera con sonate per arpa, per clarinetto e altri strumenti solisti.
Tra i riconoscimenti ottenuti in carriera il Globo d’oro per “Ladri di
saponette” di Maurizio Nichetti, il Nastro d’argento per “Al lupo, al
lupo” di Carlo Verdone e il David di Donatello per “Celluloide” di
Carlo Lizzani. Leggi
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qui padova
In marcia per la Memoria
La
memoria della deportazione degli ebrei di Padova, promossa dalla
Comunità di Sant’Egidio con la Comunità ebraica, è divenuta un
appuntamento irrinunciabile per la città. La marcia silenziosa, che ha
percorso le vie del centro, dove si trovavano le case di molte
famiglie, ricorda il 3 dicembre 1943, giorno che segnò l’avvio del
prelevamento di decine di ebrei della città e l’apertura del campo di
concentramento di Vo’ Vecchio. Settanta anni fa, il 17 luglio 1944, i
47 internati padovani insieme ad oltre 700 ebrei rastrellati nel
veneto, del campo furono deportati ad Auschwitz. Solo tre donne
tornarono alle loro case: Bruna Namias, Ester Hammer Sabbadini e la
figlia, ancora vivente, Sylva Sabbadini.
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qui roma
Una fiaccolata per l'integrazione
Progetti,
proposte, condanne, fiducia, disillusione e voglia di ricostruire:
questa l’atmosfera che ieri si respirava in Campidoglio per la
fiaccolata in favore dell’integrazione “Roma città aperta, sicura,
inclusiva”, che ha visto un susseguirsi di interventi di associazioni e
comunità dopo i fatti di Tor Sapienza. La città vive un momento
difficile, le periferie disordinate, scomode, abbandonate a loro stesse
sono state le prime ad esplodere. Un'adesione all'evento è arrivata
anche dalla Comunità ebraica capitolina.
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Si parla di noi |
Su
queste colonne si è già parlato abbondantemente del film “Ghett” di
Ronit Elkabetz, in questi giorni nelle sale italiane con il titolo
“Viviane”, quindi non tornerò sul film (che peraltro mi è piaciuto
molto). Non parlerò neppure della condizione delle donne israeliane il
cui marito rifiuta di concedere loro il divorzio perché anche questo è
un tema di cui si è già parlato in abbondanza. Resisterò anche alla
tentazione di domandarmi (come ho fatto per tutta la durata del film)
se alla protagonista paradossalmente non sarebbe convenuto tradire il
marito o, per lo meno, far credere di averlo tradito, perché in tal
caso lui sarebbe stato costretto inevitabilmente a concederle il
divorzio (se così fosse sarebbe terribile un sistema che di fatto
incoraggia l’adulterio).
Anna Segre, insegnante
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Forse Esther |
Come
è stato scritto sul Corriere dal celebre critico letterario Pietro
Citati, la scrittrice Katja Petrowskaja con il libro “Forse Esther”
(Adelphi, 2014), “rievoca un mondo ebraico annientato”. Nel
difficoltoso tentativo di ridonare un volto e una storia ai propri
famigliari cancellati nella distruzione dell'ebraismo est-europeo,
l'autrice riesce però anche a portare alla luce e quindi ad evocare, un
mondo ebraico, altrettanto dimenticato, che nonostante il nazismo prima
e il comunismo sovietico dopo, è riuscito a sopravvivere, a
ricostruirsi e a riscattarsi.
Francesco Moises Bassano, studente
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Il dualismo non aiuta |
Un
tempo si litigava per un posto o una benedizione. Ismaele o Isacco?
Esaù o Giacobbe? Con le dodici tribù arriva una benedizione per tutti.
Il dualismo evidentemente non aiuta. È la complessità, forse, che ci
salverà dai conflitti.
Ilana Bahbout
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