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7 dicembre 2014 - 15 Kislev 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Jonathan Sacks,
rabbino
Una famiglia/società ha bisogno sia d'amore che di giustizia perché l'amore è parziale e particolare, la giustizia è imparziale e universale.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
All’Istituto De Amicis di Bergamo il dirigente scolastico ha vietato il presepe in nome del rispetto delle fedi degli altri. Una scelta che indica almeno due cose: 1) il venir meno alla propria mission da parte della scuola; 2) un’idea sbagliata di laicità. Se è vero che la scuola deve essere uno dei luoghi in cui si allarga la conoscenza anche in conseguenza delle molte appartenenze culturali dei suoi iscritti allora essa deve offrire di più, non di meno. Pensare di essere laici eliminando le cose non rende più tolleranti né più disponibili verso gli altri. Rende tutti più poveri e direi, anche più soli. E nella solitudine, più intolleranti.
 
ROMA - Questa sera alle 20.30, al Teatro Orione, lo spettacolo "Il violinista sul tetto" con regia di Paolo Pignero. L'iniziativa è promossa dal Keren Kayemeth LeIsrael.
 
"Italia in prima linea
per riunificare la Libia"
L’Italia e la minaccia libica. “La Libia è troppo importante. Per la nostra sicurezza, per gli approvvigionamenti energetici, per l’impatto dei flussi migratori (dei 165 mila migranti che nel 2014 hanno raggiunto le nostre coste, oltre il 90% lo ha fatto transitando per la Libia)”. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni dalle colonne della Stampa rilancia il ruolo italiano per portare la Libia alla riconciliazione nazionale. Secondo il ministro costruire una democrazia a Tripoli significa rispondere concretamente alle minacce fondamentaliste dell’Isis.

A Roma è “operazione legalità” Continuano le rivelazioni sul caso Mafia Capitale, la maxi-inchiesta che ha investito una parte della politica romana, invischiata in un sistema di criminalità legata al mondo neofascista. Secondo il prefetto Giuseppe Pecoraro, se il caso fosse scoppiato in un comune del Meridione, questo sarebbe stato sciolto per mafia, tale è la gravità della situazione capitolina (Repubblica). Il sindaco Ignazio Marino resiste, prepara il rimpasto e pensa all’ex procuratore Giancarlo Caselli per l’assessorato alla Trasparenza e legalità (La Stampa). “Da questa inchiesta romana emerge una classe politica completamente subalterna alle lob-bycriminali”, afferma il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantoni (Sole 24 Ore). E intanto tre uomini del Pd, coinvolti nell’indagine – a dimostrazione della preoccupante trasversalità del sistema corrutivo – si dimettono e autosospendono dal partito (Corriere) mentre la base di questo sistema di malaffare comincia a traballare, con altri imputati pronti a parlare (Corriere della Sera). Il Movimento Cinque Stelle e Silvio Berlusconi chiedono a Marino un passo indietro e nuove elezioni mentre il Vaticano, attraverso il cardinale Pietro Parolin, dichiara la sua preoccupazione per lo stato di illegalità emerso dall’inchiesta (Sole 24 Ore).
 
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  davar
pagine ebraiche - dossier moda e modi
Telavivian, raccontare

il fascino della città bianca
Vino frizzante scorre alle inaugurazioni delle gallerie d’arte a ogni angolo di strada, il profumo di cappuccino pervade l’aria dei caffè chic, i graffiti colorano i muri dei quartieri underground, persone di ogni età popolano le strade fino alle prime luci dell’alba, i computer sono bollenti negli uffici delle startup. Tel Aviv è così, non si ferma mai. La città risplende di vita e di creatività, la moda tiene il passo con una personalità prorompente. A catturare questo spirito speciale è Anna Kopito con il suo blog Telavivian, dove le menti più vulcaniche di Tel Aviv “convergono sotto uno stesso tetto, unendo lifestyle e cultura ai loro pensieri personali. Quello che vogliamo non è creare una guida informativa della città, ma piuttosto costruire qualcosa con il materiale generato dallo stile di vita di Tel Aviv”. Nella pratica, Telavivian risulta come una parete di finestrelle da cui affacciarsi per vivere una piccola parte di questa quotidianità esplosiva, grazie a tutti i blogger, artisti, giornalisti, stylist e fotografi che contribuiscono dipingendone i vari aspetti. “Telavivian ha attentamente selezionato alcuni dei più interessanti ed esuberanti blogger che Tel Aviv ha da offrire. Cerchiamo di combinare un design minimalista con storie e pensieri dalle mille sfumature da Tel Aviv”, sintetizza Anna. Dalla città con non una ma ben due Fashion Week, ovviamente queste storie non possono che riguardare la moda.
Quella femminile naturalmente, attraverso gli occhi esperti della stylist Roza Sinayski per la quale anche un negozio di tappeti prende la forma del più interessante set fotografico per un servizio sulle ultime tendenze degli stilisti israeliani. Ma anche la moda maschile si è fatta strada sgomitando elegantemente, ed è al centro di The Garçonnière, il primo blog israeliano di moda maschile curato da Eyal De Leeuw, che “guarda alla moda maschile contemporanea con un senso della storia, e vede l’abbigliamento come un’intersezione culturale tra idee politiche, popolari e artistiche”. Un must di The Garçonnière sono ad esempio dettagliati servizi sui cappelli più di tendenza, e nel 2012 ha avuto l’esclusiva di un servizio fotografico sulla collezione firmata da Maison Martin Margiela per H&M. L’abbigliamento da uomo è protagonista anche di Hommegrown, il blog curato da Asaf Einy e Nadav Fink, “un fotografo e un fashion designer che hanno miracolosamente trovato la loro strada l’uno nelle braccia creative dell’altro”. Ma lifestyle, com’è noto, non significa solo moda: e infatti su Telavivian è possibile addentrarsi nelle vibrazioni offerte dall’arte, nei sapori di una cucina dalle mille ispirazioni, nel multiforme design, nella variopinta architettura, nella glitterata vita notturna e nella musica col suo mitico mix tra pop e Medio Oriente. Il fotografo Goni Riskin cura poi il blog da cui proviene l’immagine di questo articolo. Ma chiunque abbia qualche istantanea telavivese da condividere è invitato a farlo con il profilo Instagram di Telavivian, dove Anna si propone di pubblicare foto dei suoi follower con l’hashtag #TelavivianMoments. “Telavivian punta a catturare i dettagli, il carattere unico e le vie di Tel Aviv per riflettere quello che viene visto attraverso gli occhi dei singoli collaboratori”, sottolinea Anna. È lei che ha fondato Telavivian nel 2012, insieme a Eva Kopito e Anna Lindahl, e con la graphic designer Katarina Lindh. Tutte svedesi, hanno fatto esperienza in alcune importanti testate giornalistiche del Paese.
Nel caso di Anna Kopito si tratta di Elle, come redattrice di moda ça va sans dire. Ma la creatività di Anna è illimitata, e oltre a essere una giovane giornalista ha ad esempio anche un diploma al Gemological Institute di New York. Dopo un primo soggiorno a Tel Aviv per uno scambio universitario, ha deciso di trasferirsi stabilmente finiti gli studi e così è diventata anche co-fondatrice di Telavivian nella città di cui è innamorata. “Dal momento che Israele è spesso associato in primo luogo alla sua situazione politica, mi sono accorta che la cultura, l’arte e la creatività di Tel Aviv passano frequentemente in secondo piano”, racconta. “Noi vogliamo mostrare l’autentica vita quotidiana di Tel Aviv al pubblico internazionale”.


Francesca Matalon, Pagine Ebraiche dicembre 2014
qui torino
Ebrei e antifascisti, 80 anni dopo
Ponte Tresa, 11 marzo 1934: Sion Segre Amar, bloccato dagli uomini della milizia con materiale di propaganda antifascista veniva arrestato mentre Mario Levi riusciva a fuggire in Svizzera. Da quell’episodio iniziarono le indagini del’OVRA – la polizia segreta dell’Italia fascista – che portarono alla scoperta del gruppo antifascista di matrice azionista di cui facevano parte Vittorio Foa, Carlo Levi, Leone Ginzburg, Giuliana Segre e Leo Levi, oltre appunto a Sion Segre Amar e Mario Levi. L’arresto per alcuni di loro arrivò poche settimane dopo, il 30 marzo. Un arresto importante, di cui La Stampa diede notizia in prima pagina il giorno successivo e che fu l’inizio di una stagione in crescendo dell’antisemitismo fascista.
A più di ottant’anni di distanza il 9 dicembre a Torino, nel centro sociale della Comunità ebraica, l’incontro “1934 Quegli arresti di ebrei torinesi antifascisti. Il ricordo dei protagonisti nelle parole dei loro figli e nipoti” ricorda quegli avvenimenti e le sue conseguenze sulla storia del fascismo e dell’antifascismo. Al tavolo dei relatori siederanno Anna Foa, Bice Fubini, Carlo Ginzburg, Giovanni Levi e Manuel Segre Amar, figli e nipoti dei protagonisti di allora, insieme a Chiara Colombini, dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Istoreto) che curerà l’introduzione storica alla serata.

a.t. twitter @atrevesmoked
qui venezia
Sei lumi per la Memoria
Solenne commemorazione in sinagoga levantina, con il limmud di rav Scialom Bahbout, “l’Ani Ma’amin” e i sei lumi posti sul memoriale dell’olocausto in campo di Ghetto Nuovo in ricordo di altrettanti milioni di ebrei deportati e sterminati nei campi di concentramento.
Furono più di 200 le persone deportate da venezia a partire dal 5 dicembre 1943, quando il questore Cordova comandò di eseguire l’immediato arresto degli ebrei: gli uomini vennero tradotti al carcere di Santa Maria Maggiore, le donne alla Giudecca, e i bambini al centro minorenni. Nulla riuscì a fermare la scelleratezza dei rastrellamenti che non risparmiarono neppure i vecchi e i malati ricoverati negli ospedali cittadini, deportati nella Risiera di San Sabba. Non servirono a nulla neppure i sacrifici di uomini d’onore come il presidente della Comunità Giuseppe Jona che a settembre di quell’anno si era suicidato pur di non consegnare la lista degli iscritti . Presenti a questo momento di cordoglio, tra gli altri, alcuni consiglieri in rappresentanza del consiglio della Comunità e il gruppo scout di Treviso, venuto in questa occasione a portare la loro solidarietà.


Michael Calimani
pilpul
La Memoria come paradosso
A quattordici anni dalla sua costituzione, il Giorno della Memoria come sta funzionando? Richiede forse un esercizio di manutenzione? In caso affermativo, di quale tipo? Quali sono state le ricadute sulla collettività? Più in generale, ha avuto senso l’istituirlo, rischiando forse di cristallizzare in una data, raccolta inevitabilmente in un solo giorno, il racconto e la metabolizzazione di un evento così complesso, le persecuzioni e lo sterminio razziale, che invece si presenta storicamente come un “processo” di lunga durata, prodotto di un percorso di radicalizzazione cumulativa che dai pregiudizi iniziali, quasi di senso comune, si concluse nell’assassinio di massa? Non di meno, se non si fosse fatto nulla, se ne sarebbe ricavato un diverso beneficio, magari maggiore? Oppure sarebbe subentrato il vuoto, l’omissione, il silenzio, che da sempre si accompagnano alla compromissione nei grandi delitti dell’umanità?

Claudio Vercelli
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Nugae - Fascino epistolare
I romanzi epistolari sono l'apoteosi della romanticheria vintage. Il fascino retro si unisce alla sensazione di entrare per davvero nella vita dei personaggi, di essere ammessi nella loro sfera più intima. In pratica di farsi con lo spirito più impiccione i fatti altrui, ma quasi su invito. Figuriamoci se i personaggi sono veri, ed è possibile leggere vere lettere scambiate tempo addietro. Per esempio, è stata pubblicata proprio questa settimana una lettera inviata da Albert Einstein a Marie Curie. E l'argomento non sono straordinarie scoperte scientifiche. Nel qual caso si aggiunge dunque l'immagine affascinante di una tenera corrispondenza tra due geni a cui sono affezionati persino quelli che di scienza non capiscono nulla, che si sostengono a vicenda contro i tormenti della vita.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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Il presepe negato
Puntuale come le tasse arriva anche quest’anno la polemica sul presepe negato in una scuola pubblica. Puntuali come gli avvoltoi non mancano i politici che si gettano sull’occasione per strumentalizzarla, trovandoci noi in perenne e noiosa campagna elettorale. L’ipocrisia che permea questo tipo di dibattito è storica ed è dovuta, a modesto credente e liberale parere di chi scrive, alla mancanza di volontà e coraggio nel realizzare un vero e paritario rapporto, come Costituzione peraltro vorrebbe, tra Stato e singole fedi.

Gadi Polacco
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