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10 dicembre 2014 - 18 Kislev 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
"Disse Yehudà ai suoi fratelli: Che guadagno ci sarà se uccideremo nostro fratello e ne terremo nascosta la morte?” (Bereshìt 37, 26). Il grande commentatore italiano Rabbì Ovadià Sforno commenta questo verso dicendo: Qual è l’utilità? La vendetta ha per scopo una delle due cose seguenti: a) o ripagare i malfattori - ed ecco che se uccidiamo nostro fratello faremo del male a noi stessi perché procureremo dolore al nostro cuore a causa della sua morte e della nostra crudeltà contro di lui b) o perchè serva da lezione per gli altri perché temano a farci del male. Ma neanche questo scopo potremmo raggiungere perché intendiamo nascondere la sua morte.
 
David
Assael,
ricercatore
Gruppi rock con svastiche al braccio, fast food che offrono Hitler french fries, case di moda e cosmetici che disegnano divise in stile nazista e prodotti per far diventare bianca la pelle. È la nuova moda “Nazi chic”, che spopola in estremo Oriente, soprattutto fra i giovani. Ora, è vero che il nazismo è un prodotto europeo, è vero che in quelle zone di mondo non esistono grandi comunità ebraiche, è vero che ragazzi e ragazze orientali non avranno Auschwitz come momento centrale del programma scolastico, però il fenomeno, visto da qui, è assai inquietante. Dati gli andazzi europei, per non parlare del mondo arabo, ho più volte pensato, negli ultimi mesi, che il futuro dell’ebraismo fosse ad Oriente; se è così, le premesse non sono ottime. Tra l’altro, vista l’importanza dei mercati asiatici, questa nuova moda ha inevitabili riflessi sulle aziende occidentali. Poco tempo fa, il marchio spagnolo “Mango” fu costretto a ritirare dal mercato un pigiama costellato di piccoli fulmini molto, molto simili alla doppia “s” delle divise naziste; pensai ad una svista, ad un atto di ignoranza dei disegnatori, anche se mi pareva strano per una ditta così grande. Ora, mi è più chiaro: è la moda, bellezza!
 
Napoli, il giorno del rav
“La Comunità ebraica di Napoli ha una nuova guida spirituale: è Umberto Piperno il nuovo rabbino capo di via Cappella Vecchia, la storica sinagoga a due passi da piazza dei Martiri”, scrive Giuseppe Crimaldi sul Mattino di Napoli che, assieme al Corriere del Mezzogiorno e Repubblica, racconta la visita di lunedì di rav Piperno alla Comunità partenopea, alla presenza del presidente della Comunità Pierluigi Campagnano, accompagnato dal vicepresidente Sandro Temin e dall’assessore dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Crimaldi ricorda il predecessore di rav Piperno, rav Scialom Bahbout – ora rabbino capo di Venezia – sottolineando come questi abbia lasciato “un’impronta indelebile in Campania come nel resto delle regioni meridionali”.

La gabbia notturna di Protestantesimo. “Niente economisti, politici, giornalisti: Protestantesimo è il regno dei teologi” spiega Elisabetta Ambrosi sul Fatto Quotidiano, raccontando la rubrica curata dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, realizzata in convenzione con la Rai, e attualmente diretta da Marco Davite. Una rubrica “di rabbini, che raccontano come nell’ebraismo non si possa mai istituire un procedimento senza testimoni – descrive la giornalista – di medici, come l’oncologo a cui si chiede se sia giusto dire sempre la verità a un malato grave o terminale, di psicoanalisti, come la junghiana Giovanna Gay, che spiega il potere liberatorio della verità in terapia”. Il programma, afferma la giornalista, “cerca di rompere la malsana idea, diffusa soprattutto in Italia, che l’etica sia monopolio del cattolicesimo” e poi si chiede con rammarico perché venga mandato in onda “neanche in seconda, in terza serata, nonostante l’ascolto di voci di altre religioni”. “Chi potrò liberare Protestantesimo dalla sua gabbia notturna? – la chiosa di Ambrosi – Forse, solo papa Francesco”.
 
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  davar
israele
Kerry-Netanyahu, a Roma

il vertice sul negoziato
La notizia della morte questa mattina di Ziad Abu Ein, ministro dell'Autorità palestinese, coinvolto nelle proteste esplose nelle ultime ore nel villaggio di Turmus Ayya, vicino Ramallah, ha riportato la tensione in Cisgiordania. Un tragico incidente avvenuto poco prima che venisse diffusa la notizia di un inatteso incontro lunedì prossimo a Roma tra il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu e il segretario di Stato Usa John Kerry per discutere dello stallo dei negoziati tra israeliani e palestinesi. Un incontro che avrà come tema caldo anche il voto del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulla risoluzione che prevede la sovranità palestinese entro due anni.
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a ottanta anni dagli arresti di ponte tresa
1934: ebrei antifascisti a Torino,

nuovi intrecci e nuove memorie
Uno scambio affettuoso di analisi e di memorie personali, racconti incrociati di storici che sono stati però anche testimoni, seppure indiretti, di un pezzo di storia. A introdurre la serata “1934 Quegli arresti di ebrei torinesi antifascisti. Il ricordo dei protagonisti nelle parole dei loro figli e nipoti” organizzata dalla Comunità ebraica in collaborazione con con l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Istoreto) e con il Museo diffuso della Resistenza il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni. Chiara Colombini, dell’Istoreto, ha dato un inquadramento storico alle vicende di quegli anni terribili, raccontando delle indagini e dei primi arresti, avvenuti in maniera quasi casuale a Ponte Tresa nel marzo del 1934, e dei successivi avvenimenti che coinvolsero quel numeroso gruppo di ebrei antifascisti attivi a Torino. La serata però ha subito preso una piega tutt’altro che accademica, in un emozionante intreccio di ricordi aperto dall’intervento di Anna Foa, storica a sua volta, che ha ricordato l’impatto che hanno avuto su suo padre, Vittorio, l’arresto e il periodo trascorso in prigione.
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qui gerusalemme
Vittorio Dan Segre (1922-2014), il ricordo di amici e colleghi
Una vita tra “Risorgimento” e “Sionismo”. Queste le due parole chiave scelte dagli organizzatori della serata in ricordo di Vittorio Dan Segre (1922-2014) in programma domani alle 18 presso l'Istituto Van Leer di Gerusalemme. Un'iniziativa volta ad omaggiare il grande intellettuale torinese scomparso lo scorso settembre che vede l'impegno congiunto di Ambasciata d’Italia in Israele e Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv e la partecipazione di tanti amici, compagni di avventure tra giornalismo, scrittura e diplomazia e ospiti autorevoli.
Sottolineava il demografo Sergio Della Pergola, a poche ore dalla scomparsa, nel suo aleftav settimanale: “Dietro il pubblicista scorrevole e non privo di una sua particolare narrativa stava sempre l'analista profondo e irreprensibile sui fatti e il loro significato. Nell'attuale costellazione della politica e della stampa in Israele, in Italia e negli altri paesi, la voce di Dan Avni Segre ci manca molto e sarà molto difficile eguagliarla”.
Proprio Della Pergola sarà tra i protagonisti della serata insieme a Yones Abu Rabia, Joseph Agassi, Michael Bavli, David Cassuto, Simonetta Della Seta, Manfred Gerstenfeld, Maurizio Molinari ed Emmanuel Sivan. Ad accogliere gli ospiti, con un indirizzo di saluto, l'ambasciatore Francesco Maria Talò, il rav Adin Steinsaltz e il giornalista Arrigo Levi.
L'evento si svolgerà alla presenza del quinto presidente dello Stato di Israele Yitzhak Navon e della famiglia Segre. Gli interventi saranno sia in italiano che in ebraico con traduzione simultanea.


(Il disegno è di Giorgio Albertini)


Vittorio Segre – Dan Avni è stato per moltissimi anni il capofila degli interpreti in lingua italiana delle problematiche complesse dell'esistenza ebraica contemporanea. Oltre che un osservatore fine e originale, e spesso imprevedibile e sorprendente, era stato un attivo protagonista delle vicende di molti decenni drammatici ma anche gratificanti. Dan Segre aveva conosciuto da vicino tutti i principali attori della rinascita del popolo ebraico in Israele, e in questa rinascita aveva svolto un ruolo concreto anche se non sempre dichiarato. Ma quello che lo distingueva maggiormente era la lucida capacità di espressione che compendiava una profonda cultura ebraica e generale, una fede adamantina negli obiettivi ideali dell'ebraismo e una assolutamente indipendente e a volte anticonformista analisi delle contingenze. Era molto difficile farlo rientrare in categorie di ideologia politica, ed era possibile a volte sentirlo deplorare il crollo inesorabile di certe strutture istituzionali o concezioni di partito, ma in ogni caso si sapeva di aver di fronte uno strenuo e positivo difensore dei diritti e delle prerogative di Israele. Dietro il pubblicista scorrevole e non privo di una sua particolare narrativa stava sempre l'analista profondo e irreprensibile sui fatti e il loro significato. Nell'attuale costellazione della politica e della stampa in Israele, in Italia e negli altri paesi, la voce di Dan Avni Segre ci manca molto e sarà molto difficile eguagliarla.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
new york
Aggressione al centro Chabad, esclusa la pista terroristica
“Un’azione criminale portata avanti da una personalità mentalmente disturbata che ha agito da sola senza alcuna connessione con organizzazioni terroristiche”. Il dipartimento di polizia di New York ha diramato le seguenti informazioni relative alla matrice dell’aggressione perpetrata ieri nella sede centrale del movimento Chabad-Lubavitch da parte del 51enne Calvin Peters, ucciso da un agente dopo aver colpito con un coltello un giovane israeliano, Levi Rosenviat, durante un momento di preghiera all’interno della sinagoga di Crown Heights.
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qui roma
La donna nell'ebraismo
Suddiviso in nove sezioni curate da altrettante autrici, il volume “Maschio e femmina Dio li creò” pubblicato dalla casa editrice Sovera si focalizza su alcune figure femminili esemplari della cultura e della tradizione ebraica su più fronti: sociale ed educativo, ma anche religioso e politico. Un lavoro portato all’attenzione del pubblico romano nel corso di un incontro organizzato al Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con il Centro di Cultura della Comunità ebraica capitolina e la libreria Kiryat Sefer. A trattare le tematiche peculiari dell’opera, introdotti da Miriam Haiun, il rabbino capo Riccardo Di Segni, il rav Roberto Colombo e Clelia Piperno, consulente giuridico direzione ricerca del Ministero dell’Istruzione.
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pilpul
Ticketless - Simon Sinai
Leggendo gli interventi sul tema delle conversioni pubblicati da “pagine ebraiche” m’è tornata in mente una pagina della Marcia su Roma e dintorni, capolavoro di Emilio Lussu, dove ci vengono presentate le giravolte politiche post-1922: un aviatore, un generale, disperato, prossimo al suicidio («Fu tra i primi a passare al fascismo ed ebbe subito un posto di grande autorità»), un avvocato, fra i più recalcitranti («contornatasi la casa di filo di ferro spinato, aveva giurato di difendersi fino all’ultima cartuccia, sprezzante persino dell’artiglieria»). Il prefetto intima: «Si decida. O in galera o nel fascismo». L’avvocato chiede cinque minuti per riflettere e al quinto minuto opta per il fascismo, che ne farà un gerarca di prestigio. A Lussu, che gli chiede conto del filo spinato, risponde tirando fuori di tasca un libro del XVI secolo, così intitolato: Ultima professione di fede di Simon Sinai, di Lucca, prima cattolico-romano, poi calvinista, poi luterano, di nuovo cattolico, ma sempre ateo.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Controversie
In un tempo in cui i conflitti, di ogni tipo, sembrano lacerare, con crescente violenza, la faccia del pianeta - entrando di prepotenza, grazie all'accresciuto potere dei mezzi di comunicazione, ogni giorno nelle nostre case -, va segnalata con particolare interesse l'attività di una significativa Associazione accademica, di alto prestigio culturale, che da anni è impegnata in una ricerca, di tipo insieme scientifico ed etico, proprio intorno alle tematiche del conflitto, la "International Association for the Study of the Controversies" (IASC). L'Associazione, fondata dallo scienziato e filosofo israeliano Marcelo Dascal, riunisce numerose personalità, di varia estrazione (ingegneri, filosofi, giuristi, bioeticisti ecc.) e diversa nazionalità, uniti dal comune proposito di ragionare insieme sull'origine e la natura delle umane controversie, e sui possibili modi di trovare strade pacifiche per la loro estrinsecazione.

Francesco Lucrezi, storico
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