David
Sciunnach,
rabbino
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"Disse
Yehudà ai suoi fratelli: Che guadagno ci sarà se uccideremo nostro
fratello e ne terremo nascosta la morte?” (Bereshìt 37, 26). Il grande
commentatore italiano Rabbì Ovadià Sforno commenta questo verso
dicendo: Qual è l’utilità? La vendetta ha per scopo una delle due cose
seguenti: a) o ripagare i malfattori - ed ecco che se uccidiamo nostro
fratello faremo del male a noi stessi perché procureremo dolore al
nostro cuore a causa della sua morte e della nostra crudeltà contro di
lui b) o perchè serva da lezione per gli altri perché temano a farci
del male. Ma neanche questo scopo potremmo raggiungere perché
intendiamo nascondere la sua morte.
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David
Assael,
ricercatore
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Gruppi
rock con svastiche al braccio, fast food che offrono Hitler french
fries, case di moda e cosmetici che disegnano divise in stile nazista e
prodotti per far diventare bianca la pelle. È la nuova moda “Nazi
chic”, che spopola in estremo Oriente, soprattutto fra i giovani. Ora,
è vero che il nazismo è un prodotto europeo, è vero che in quelle zone
di mondo non esistono grandi comunità ebraiche, è vero che ragazzi e
ragazze orientali non avranno Auschwitz come momento centrale del
programma scolastico, però il fenomeno, visto da qui, è assai
inquietante. Dati gli andazzi europei, per non parlare del mondo arabo,
ho più volte pensato, negli ultimi mesi, che il futuro dell’ebraismo
fosse ad Oriente; se è così, le premesse non sono ottime. Tra l’altro,
vista l’importanza dei mercati asiatici, questa nuova moda ha
inevitabili riflessi sulle aziende occidentali. Poco tempo fa, il
marchio spagnolo “Mango” fu costretto a ritirare dal mercato un pigiama
costellato di piccoli fulmini molto, molto simili alla doppia “s” delle
divise naziste; pensai ad una svista, ad un atto di ignoranza dei
disegnatori, anche se mi pareva strano per una ditta così grande. Ora,
mi è più chiaro: è la moda, bellezza!
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Napoli, il giorno del rav
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“La
Comunità ebraica di Napoli ha una nuova guida spirituale: è Umberto
Piperno il nuovo rabbino capo di via Cappella Vecchia, la storica
sinagoga a due passi da piazza dei Martiri”, scrive Giuseppe Crimaldi
sul Mattino di Napoli che, assieme al Corriere del Mezzogiorno e
Repubblica, racconta la visita di lunedì di rav Piperno alla Comunità
partenopea, alla presenza del presidente della Comunità Pierluigi
Campagnano, accompagnato dal vicepresidente Sandro Temin e
dall’assessore dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di
Segni. Crimaldi ricorda il predecessore di rav Piperno, rav Scialom
Bahbout – ora rabbino capo di Venezia – sottolineando come questi abbia
lasciato “un’impronta indelebile in Campania come nel resto delle
regioni meridionali”.
La gabbia notturna di Protestantesimo.
“Niente economisti, politici, giornalisti: Protestantesimo è il regno
dei teologi” spiega Elisabetta Ambrosi sul Fatto Quotidiano,
raccontando la rubrica curata dalla Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia, realizzata in convenzione con la Rai, e
attualmente diretta da Marco Davite. Una rubrica “di rabbini, che
raccontano come nell’ebraismo non si possa mai istituire un
procedimento senza testimoni – descrive la giornalista – di medici,
come l’oncologo a cui si chiede se sia giusto dire sempre la verità a
un malato grave o terminale, di psicoanalisti, come la junghiana
Giovanna Gay, che spiega il potere liberatorio della verità in
terapia”. Il programma, afferma la giornalista, “cerca di rompere la
malsana idea, diffusa soprattutto in Italia, che l’etica sia monopolio
del cattolicesimo” e poi si chiede con rammarico perché venga mandato
in onda “neanche in seconda, in terza serata, nonostante l’ascolto di
voci di altre religioni”. “Chi potrò liberare Protestantesimo dalla sua
gabbia notturna? – la chiosa di Ambrosi – Forse, solo papa Francesco”.
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a ottanta anni dagli arresti di ponte tresa
1934: ebrei antifascisti a Torino,
nuovi intrecci e nuove memorie
Uno
scambio affettuoso di analisi e di memorie personali, racconti
incrociati di storici che sono stati però anche testimoni, seppure
indiretti, di un pezzo di storia. A introdurre la serata “1934 Quegli
arresti di ebrei torinesi antifascisti. Il ricordo dei protagonisti
nelle parole dei loro figli e nipoti” organizzata dalla Comunità
ebraica in collaborazione con con l’Istituto piemontese per la storia
della Resistenza e della società contemporanea (Istoreto) e con il
Museo diffuso della Resistenza il vicepresidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni. Chiara Colombini,
dell’Istoreto, ha dato un inquadramento storico alle vicende di quegli
anni terribili, raccontando delle indagini e dei primi arresti,
avvenuti in maniera quasi casuale a Ponte Tresa nel marzo del 1934, e
dei successivi avvenimenti che coinvolsero quel numeroso gruppo di
ebrei antifascisti attivi a Torino. La serata però ha subito preso una
piega tutt’altro che accademica, in un emozionante intreccio di ricordi
aperto dall’intervento di Anna Foa, storica a sua volta, che ha
ricordato l’impatto che hanno avuto su suo padre, Vittorio, l’arresto e
il periodo trascorso in prigione.
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qui gerusalemme
Vittorio Dan Segre (1922-2014), il ricordo di amici e colleghi
Una
vita tra “Risorgimento” e “Sionismo”. Queste le due parole chiave
scelte dagli organizzatori della serata in ricordo di Vittorio Dan
Segre (1922-2014) in programma domani alle 18 presso l'Istituto Van
Leer di Gerusalemme. Un'iniziativa volta ad omaggiare il grande
intellettuale torinese scomparso lo scorso settembre che vede l'impegno
congiunto di Ambasciata d’Italia in Israele e Istituto Italiano di
Cultura di Tel Aviv e la partecipazione di tanti amici, compagni di
avventure tra giornalismo, scrittura e diplomazia e ospiti autorevoli.
Sottolineava il demografo Sergio Della Pergola, a poche ore dalla
scomparsa, nel suo aleftav settimanale: “Dietro il pubblicista
scorrevole e non privo di una sua particolare narrativa stava sempre
l'analista profondo e irreprensibile sui fatti e il loro significato.
Nell'attuale costellazione della politica e della stampa in Israele, in
Italia e negli altri paesi, la voce di Dan Avni Segre ci manca molto e
sarà molto difficile eguagliarla”.
Proprio Della Pergola sarà tra i protagonisti della serata insieme a
Yones Abu Rabia, Joseph Agassi, Michael Bavli, David Cassuto, Simonetta
Della Seta, Manfred Gerstenfeld, Maurizio Molinari ed Emmanuel Sivan.
Ad accogliere gli ospiti, con un indirizzo di saluto, l'ambasciatore
Francesco Maria Talò, il rav Adin Steinsaltz e il giornalista Arrigo
Levi.
L'evento si svolgerà alla presenza del quinto presidente dello Stato di
Israele Yitzhak Navon e della famiglia Segre. Gli interventi saranno
sia in italiano che in ebraico con traduzione simultanea.
(Il disegno è di Giorgio Albertini)
Vittorio
Segre – Dan Avni è stato per moltissimi anni il capofila degli
interpreti in lingua italiana delle problematiche complesse
dell'esistenza ebraica contemporanea. Oltre che un osservatore fine e
originale, e spesso imprevedibile e sorprendente, era stato un attivo
protagonista delle vicende di molti decenni drammatici ma anche
gratificanti. Dan Segre aveva conosciuto da vicino tutti i principali
attori della rinascita del popolo ebraico in Israele, e in questa
rinascita aveva svolto un ruolo concreto anche se non sempre
dichiarato. Ma quello che lo distingueva maggiormente era la lucida
capacità di espressione che compendiava una profonda cultura ebraica e
generale, una fede adamantina negli obiettivi ideali dell'ebraismo e
una assolutamente indipendente e a volte anticonformista analisi delle
contingenze. Era molto difficile farlo rientrare in categorie di
ideologia politica, ed era possibile a volte sentirlo deplorare il
crollo inesorabile di certe strutture istituzionali o concezioni di
partito, ma in ogni caso si sapeva di aver di fronte uno strenuo e
positivo difensore dei diritti e delle prerogative di Israele. Dietro
il pubblicista scorrevole e non privo di una sua particolare narrativa
stava sempre l'analista profondo e irreprensibile sui fatti e il loro
significato. Nell'attuale costellazione della politica e della stampa
in Israele, in Italia e negli altri paesi, la voce di Dan Avni Segre ci
manca molto e sarà molto difficile eguagliarla.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
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Ticketless
- Simon Sinai
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Leggendo
gli interventi sul tema delle conversioni pubblicati da “pagine
ebraiche” m’è tornata in mente una pagina della Marcia su Roma e
dintorni, capolavoro di Emilio Lussu, dove ci vengono presentate le
giravolte politiche post-1922: un aviatore, un generale, disperato,
prossimo al suicidio («Fu tra i primi a passare al fascismo ed ebbe
subito un posto di grande autorità»), un avvocato, fra i più
recalcitranti («contornatasi la casa di filo di ferro spinato, aveva
giurato di difendersi fino all’ultima cartuccia, sprezzante persino
dell’artiglieria»). Il prefetto intima: «Si decida. O in galera o nel
fascismo». L’avvocato chiede cinque minuti per riflettere e al quinto
minuto opta per il fascismo, che ne farà un gerarca di prestigio. A
Lussu, che gli chiede conto del filo spinato, risponde tirando fuori di
tasca un libro del XVI secolo, così intitolato: Ultima professione di
fede di Simon Sinai, di Lucca, prima cattolico-romano, poi calvinista,
poi luterano, di nuovo cattolico, ma sempre ateo.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Controversie |
In
un tempo in cui i conflitti, di ogni tipo, sembrano lacerare, con
crescente violenza, la faccia del pianeta - entrando di prepotenza,
grazie all'accresciuto potere dei mezzi di comunicazione, ogni giorno
nelle nostre case -, va segnalata con particolare interesse l'attività
di una significativa Associazione accademica, di alto prestigio
culturale, che da anni è impegnata in una ricerca, di tipo insieme
scientifico ed etico, proprio intorno alle tematiche del conflitto, la
"International Association for the Study of the Controversies" (IASC).
L'Associazione, fondata dallo scienziato e filosofo israeliano Marcelo
Dascal, riunisce numerose personalità, di varia estrazione (ingegneri,
filosofi, giuristi, bioeticisti ecc.) e diversa nazionalità, uniti dal
comune proposito di ragionare insieme sull'origine e la natura delle
umane controversie, e sui possibili modi di trovare strade pacifiche
per la loro estrinsecazione.
Francesco Lucrezi, storico
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