David
Sciunnach,
rabbino
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“…Ed
il faraone fece un sogno … ”(Bereshìt 41, 1). È interessante notare che
i sogni del faraone sono due, proprio come i sogni che fa Yosèf, e che
tra questi vi è un parallelismo. Nei sogni di Yosèf, il primo riguarda
le cose materiali e terrene come è scritto (Bereshìt 37, 2): “Ecco che
noi leghiamo dei covoni nel campo …”, il secondo riguarda invece delle
cose spirituali (Bereshìt 37, 9): “Il sole, la luna e undici stelle…”.
Nei sogni di Yòsèf vi è dunque una crescita, un’elevazione che passa
dalla materia alla spiritualità.
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David
Assael,
ricercatore
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Sono
giorni di febbrile attesa in Europa, con la Grecia chiamata ad eleggere
un improbabile Presidente della Repubblica, che non pare comparire
all’orizzonte a causa del disaccordo fra le forze politiche (ricorda
qualcosa?). La costituzione greca prevede, così, un ritorno alle urne,
indifferente all’instabilità che ne deriva per tutti i cittadini del
Vecchio Continente.
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TORINO
- Alle 21 al Teatro Vittoria l’Asset presenta il musical “Il violinista
sul tetto” tratto dai racconti di Shalom Aleichem. Per l’occasione
verrà accesa la Chanukkiah in teatro
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Pakistan, strage terrorista
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La
strage dei talebani a Peshawar. Sono 141 persone, per la maggior parte
bambini, vittime dell’attacco terroristico compiuto ieri in Pakistan da
un commando di talebani in una scuola. “Venivano a cercarci nelle
classi”, il drammatico racconto di un sopravvissuto (Corriere della
Sera). “Sparavano gridando il nome di Allah. ho visto la mia maestra
bruciare viva” un’altra testimonianza, (Repubblica). Sul Corriere, la
riflessione di Claudio Magris che parla di una quarta guerra mondiale,
quella contro il terrorismo, di cui non si vede la fine.
Il terrorismo e i bambini. In Pakistan i bambini sono stati l’oggetto
dell’attacco, in altre parti del mondo, come a Gaza, sono strumenti per
attaccare. In ogni caso sono vittime, ricorda sul Giornale Fiamma
Nirenstein. “Durante la seconda intifada 40 bambini sono stati
coinvolti in attentati suicidi, 29 i terroristi suicidi sotto l’età di
18 anni. C’è una simmetria evidente nel mandare i bambini alla strage e
all’assassinio: in ambedue i casi è evidente il disprezzo per la loro
vita”. Slegato dalla riflessione della Nirenstein, parte del titolo del
pezzo: “Islamici peggio di Hitler, sterminati 100 bimbi”, una
comparazione che banalizza la storia e non rispecchia quanto emerge
dallo scritto della giornalista.
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LO SHOW DELL'ATTORE IN PRIMA SERATA
Il Decalogo secondo Benigni, rav Di Segni: "Sorpresa positiva"
Nelle
ore che hanno sancito l’ingresso di Chanukkah, la festa della luce,
molti ebrei italiani davanti al piccolo schermo per assistere alla
seconda parte dello spettacolo sui Dieci Comandamenti di Roberto
Benigni. Tra questi non pochi rabbini, che già ieri avevano espresso un
diffuso apprezzamento (ma anche qualche critica) per la narrazione
“ebraica” del Decalogo interpretata, con grande successo di pubblico,
dall’attore toscano.
Tra quanti hanno scelto di trascorrere la serata davanti al televisore
il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che ha seguito con
attenzione il monologo e tutte le sfumature di significato toccate
nelle oltre due ore di show. “Sono rimasto positivamente stupito dalla
quantità di messaggi midrashici che sono passati e dal modo in cui è
stato presentato il Talmud. Si vede – l’annotazione del rav – che
Benigni si è preparato a fondo, attingendo in modo significativo da
libri e testi ebraici”.
Il largo consenso suscitato da questa performance induce in rav Di
Segni una riflessione: “È molto interessante come in questa società
ricevano più ascolto i messaggi di chi non esercita direttamente la
professione rispetto agli addetti ai lavori. La mia impressione è che,
al giorno d’oggi, le cose serie si sia disposti a introiettarle più
facilmente da chi fa spettacolo rispetto ad altre fonti”.
Talmud, midrashim, il senso dello Shabbat: molteplici gli stimoli
ebraici arrivati a milioni di telespettatori. Una possibilità non
consueta nel panorama del servizio pubblico nazionale anche se,
conclude il rav, “non sono sicuro che così tante persone abbiano colto
questa peculiarità”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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Qui roma
Gli ebrei nella Grande Guerra
Una
bustina con dentro 44 lettere e 19 cartoline dal fronte. Una bustina,
che nonna Graziella Anticoli conservava gelosamente e che le ricordava
la sua infanzia fatta di piccole gioie e stenti, condivisa con tredici
fratelli e con un papà pasticcere a Largo Argentina. Un enorme tesoro,
testimonianza fondamentale della presenza ebraica italiana della Grande
Guerra, che Esther Di Porto, nipote di Graziella, decide di leggere,
esaminare e condividere con la Comunità ebraica di Roma. Così, per una
serie fortunata di eventi, nasce la mostra “Prima di tutto italiani”,
inaugurata ieri al Museo ebraico di Roma e che sarà possibile visitare
fino al 16 marzo 2015, curata da Lia Toaff. All'evento era presente il
ministro della Difesa Roberta Pinotti che ha ricordato come con le
leggi razziste, "agli ebrei che combatterono la Prima guerra mondiale,
che si sacrificarono per il paese, furono tolti tutti i riconoscimenti
e gli onori. L’umiliazione più grande per cancellare il proprio senso
di appartenenza”. Ad intervenire anche il presidente della Comunità
ebraica di Roma Riccardo Pacifici. Leggi
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qui roma
La testimonianza di Sami
Con
la sua testimonianza ha emozionato migliaia di giovani in Italia e nel
mondo prendendoli letteralmente per mano ad Auschwitz-Birkenau, nelle
scuole, nelle università. Oggi Sami Modiano, 84 anni, ha voluto
condividere una nuova volta quella pagina d’orrore lanciando allo
stesso tempo un monito per un futuro di consapevolezza e fratellanza
tra i popoli. L’occasione un incontro organizzato dall’Università di
Tor Vergata e dal Centro Romano Studi sull’Ebraismo presso l’Auditorium
della Macroarea di Lettere dell’ateneo nel corso del quale gli studenti
di Tor Vergata hanno raccontato il loro viaggio ad Auschwitz attraverso
filmati e fotografie. All’incontro, organizzato da Emiliano Di Bartolo
e Myriam Silvera con il contributo dell’Otto per Mille destinato
all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, hanno partecipato tra gli
altri la direttrice del centro studi Marina Formica, il direttore del
Dipartimento di Studi storici, filosofico-sociali, dei beni culturali e
del territorio Franco Salvatori, il presidente della Comunità ebraica
di Roma Riccardo Pacifici e il presidente della Fondazione Museo della
Shoah Leone Paserman. Dal presidente UCEI Renzo Gattegna un messaggio
di apprezzamento per l’iniziativa.
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Ticketless
- Barbamadiu |
Amadio
Momigliano (1844-1924), mercante di granaglie, che trasformò la sua
casa in una yeshiva è l’ultima grande figura della Comunità di Cuneo.
Non ebbe figli, ma amministrò da patriarca una famiglia allargata di
fratelli, nipoti, tra cui Riccardo e Ilda, genitori di Arnaldo
Momigliano, deportati da Nizza nel 1943. Buone ragioni per meritarsi,
secondo le consuetudini del luogo, la incisione, sul suo nome, del
titolo onorifico di “zio”: Barbamadiu (la –u finale è d’obbligo, come
ciau invece di ciao). Non doveva avere un carattere facile, a
giudicare dalla risposta che gli diede un giorno Elia Benamozegh: “No,
caro signor Momigliano! Sappia che io conto da parte di madre dieci
generazioni di Rabbanim e Gheonim, e che noblesse oblige […] Ricevere
da chi dovrebbe applaudire ai miei sforzi una lettera come la Sua è
troppo” (“Rass. Mens. di Israel”, ottobre 1969, pp. 440-447).
Chissà che cosa doveva avergli scritto! 
Si
racconta che un giorno cinque robusti ragazzi occitani, scesi da
Castelmagno, andarono a chiedergli come si possa diventare ebrei. Erano
in lite con il parroco, che aveva vietato il ballo in piazza ritenuto
troppo lascivo: “Una cosa da lasciare ai giudei”.
Per tornare a divertirsi avevano escogitato un rimedio che fosse
insieme una vendetta. Si diceva in giro che l’ebreo Momigliano valesse
quanto un vescovo e così andarono da lui. Desideravano farsi giudei.
Barbamadiu non ebbe difficoltà a comprendere e si recò dal Vescovo di
Cuneo per risolvere pacificamente la questione, restituendo i
parrocchiani alla loro chiesa. Come tutte le persone geniali non ha
lasciato opere scritte, nemmeno brevi, non un commento, non un discorso
pubblico. Solo buone azioni verso il prossimo
e un amore infinito per i libri. Raccolse una immensa biblioteca andata
dispersa durante la Seconda guerra mondiale. Al giovane rabbino Dario
Disegni, che aveva sposato una sua nipote, scriveva: “Ricordati se ti
rechi a Cuneo di venire qui che ti farò vedere libri che ho comprato a
Parigi, veri gioielli; ben inteso di argomento sacro”.
Poche settimane prima di ammalarsi, mio fratello Davide mi chiese di
accompagnarlo in visita al Sindaco, che raccoglieva idee per
rivitalizzare la cultura cittadina. Proposi di far rinascere nei locali
adiacenti alla Sinagoga, da poco restaurati, la Biblioteca di
Barbamadiu. Ora che mio fratello non c’è più, desidero onorare
l’impegno donando in sua memoria la parte della mia biblioteca dedicata
alla storia degli ebrei in Piemonte, opere riguardanti la civiltà di
“Argon”, del rito Appam, di Rita Levi Montalcini, di Benvenuto
Terracini, di Vittorio Dan Segre, di Vittorio Foa e di tanti altri
personaggi della scienza e delle arti.
Bisogna che i discendenti di quei ragazzoni di Castelmagno apprendano
che leggere fa bene alla salute quanto ballare. La biblioteca entrerà
presto nel sistema bibliotecario cittadino. I libri, soleva ripetere
Formiggini, sono come le sementi in una piramide egizia. Possono
fruttificare millenni dopo. La furia della guerra ha distrutto quella
prestigiosa biblioteca, l’amore per la propria terra che mio fratello
ha dimostrato nella sua breve vita contribuirà a farli circolare di
nuovo.
La civiltà di Argon, immortalata nel racconto di Primo Levi, ha
ammiratori in tutto il mondo. Troverò facilmente chi vorrà darmi una
mano (per info scrivere a: alberto.cavaglion@unifi.it).
Alberto Cavaglion
(nell'illustrazione La Biblioteca di Barbamadiu, disegno di Emanuele e Giovanni Cavaglion)
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Periscopio
- Riconoscimenti |
E
così, si allunga continuamente, di giorno in giorno, di ora in ora,
l’elenco di Stati, organizzazioni, parlamentari, intellettuali, di ogni
colore e nazionalità, che a gran voce chiedono, reclamano, pretendono
il riconoscimento della Palestina come Stato. Solo alcuni ostinati
retrogradi, imperialisti e reazionari, osano opporsi all’impetuoso
vento della storia, il vento pro-Palestina, ma sono inevitabilmente
destinati a essere sconfitti, perché il vento non si può fermare, così
come non si può fermare il corso della storia. Mi ricordo che,
quand’ero ragazzo, una delle frasi più ricorrenti era che “La storia va
a sinistra”.
Francesco Lucrezi, storico
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Humans of Israel - Nissim, Remy |
"Partite
come queste richiedono una preparazione particolare: la tensione di
questa sfida si vive coi battiti a mille e il cuore in gola. Ma il
Maccabi mi tranquillizza sempre, non credo ci saranno problemi stasera”.
"Il derby è quella partita che vale una stagione. Non importa quanti punti si contino in classifica, quanti campioni ci siano in campo o quanto
bella sarà la partita. Un derby è un derby, a prescindere da pronostici
e statistiche. Quest'anno è dell'Hapoel, i diavoli rossi, ne sono
sicuro, vinciamo noi!"
P.S. (Maccabi batte Hapoel 4-0)
Jonathan Misrachi
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