
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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"Pronto rav, buongiorno vorrei sapere se a Shabbat potrei essere vostra ospite?"
"Certo parlo con mia moglie, ma non credo ci siano problemi."
"Bene però io vorrei farle qualche domanda sul vostro livello di kasherut perché sa, caro rav, io sono a livelli molto alti."
Faccio appello a tutta la tendenza omertosa dei mie siculi antenati e
silenzio la passionale veemenza di quelli napoletani e non rispondo
come vorrei e dico: "Prego chieda pure."
Partono a questo punto una serie di domande sul tipo di latte che
beviamo, sul tipo di frutta e verdura che compriamo in questo anno
sabbatico, sul tipo di carne, glatt o non glatt, che consumiamo.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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"Mosè
non dettò articoli di fede, perché Dio non comanda la credenza, cioè
non comanda ciò che non può comandarsi. Egli non condanna mai i
discorsi antireligiosi, tranne la seduzione all'idolatria e la
bestemmia. La Scrittura detesta l'ateo ma l'ateo di depravata condotta.
D'altronde Mosè non istituiva una religione, ma sulle basi di una
esistente, alzava l'edifizio di uno Stato e d'una legislazione"
(S.D.Luzzatto, Epistolario I, p.286).
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israele - la bimba vittima ieri di un attentato
Ayala lotta per la vita
Sono
leggermente migliorate le condizioni di Ayala Shapira, la bimba di
undici anni rimasta vittima ieri del lancio di una bomba molotov a
Maale Shomron, nella zona di Gush Etzion. Ad essere colpita dalla
molotov, l'auto in cui si trovava la piccola Ayala assieme al padre
Avner. Il veicolo ha preso fuoco, procurando gravi ustioni alla bambina
che è riuscita a portarsi da sola fuori dalla macchina, come ha
raccontato il padre – anche lui ferito ma in buone condizioni - al sito
di informazione ynet. Ayala è ricoverata al Sheba Medical Center, ha
subito ustioni di terzo grado sul 30%-40% del corpo, per la maggior
parte sul volto e sul petto. “Faremo di tutto per salvarle la vita”, ha
dichiarato nella notte Zeev Rotstein, direttore Sheba Medical
Center, e sembra che le condizioni della piccola – al momento in coma
indotto - siano leggermente migliorate. “Sono stati colpiti nella
stessa zona in cui ci avevano già lanciato una volta una bomba molotov
– ha raccontato la madre di Ayala, sottolineando di essere stata lei
stessa vittima di un attacco simile un mese fa – quella volta alla
guida c'ero io e solo la macchina era stata danneggiata”. Siamo
profondamente tristi nel sapere che Ayala sta lottando per la sua vita
– ha dichiarato il presidente di Israele Reuven Rivlin – I nostri
pensieri e le nostre preghiere sono per lei e per la sua famiglia
perché guarisca completamente”.
Nella
notte l'esercito ha arrestato dodici palestinesi ritenuti coinvolti
nell'attacco terroristico, che ha avuto luogo sulla Strada 55 nei
pressi dell'insediamento di Maale Shomron attorno alle 18.30 di
pomeriggio. Questa mattina, invece, due agenti di polizia israeliani
sono stati aggrediti da un uomo armato di coltello questa mattina nella
Città Vecchia. L’aggressore ha ferito al collo uno dei due agenti
mentre l’altro è stato colpito alla mano. Le ferite riportate sono
leggere e i due agenti sono stati ricoverati in buone condizioni allo
Shaare Zedek Medical Center. L’attentatore è riuscito a scappare e le
forze di polizia stanno conducendo delle ricerche nell’area per
assicurarlo alla giustizia.
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j-ciak
Himmler, l’indecenza del male
“Malgrado
tutto il lavoro che ho da fare, sto bene e dormo bene”. A scrivere così
è Heinrich Himmler, che mentre la guerra si avvia alle battute finali
rassicura la moglie Marga. Una lettera banale: un marito che il lavoro
costringe a lungo fuori casa e scrive ai suoi, raccontando di sé e del
suo impiego come burocrate dello sterminio. La corrispondenza della
famiglia Himmler – centinaia di lettere, documenti e foto
rocambolescamente divenuti pubblici a gennaio – sono diventate un film
inquietante: “The Decent One”, diretto dalla filmaker israeliana
Vanessa Lapa (nell'immagine), da poco nelle sale americane
Presentato al Festival di Berlino, il documentario non aggiunge nuovi
particolari alla storia già ben nota di quegli anni. Ci schiude però un
altro prezioso spiraglio sui meccanismi mentali dei carnefici. La
corrispondenza della famiglia Himmler, per un arco di tempo che va dal
1927 al 1945, è un close-up estremo sull’intimità di una famiglia per
cui gli orrori del nazismo sono il pane quotidiano; andare ad Auschwitz
è una trasferta come un’altra e il campo di Dachau la meta di una gita
con la figlia dodicenne.
L’intreccio degli scritti con i fatti di quegli anni, che Vanessa Lapa
ripercorre grazie a pregevoli filmati d’epoca, ci mostra Henrich
Himmler nelle vesti di marito e padre affettuoso. Ne emergono tanti
aspetti insospettati. Il fastidio nei confronti del figlio adottivo
(che per aver fumato una sigaretta verrà spedito nelle SS e diventerà
il più giovane prigioniero di guerra sul fronte sovietico).
Daniela Gross
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pagine ebraiche - gennaio 2015
Curare con i valori ebraici
“Il
medico non dovrebbe curare la malattia, ma il paziente che ne soffre".
La famosa citazione di Maimonide ha attraversato i secoli ma rimane
attuale. La medicina si è evoluta, ha fatto progressi enormi ma, in
questa continua trasformazione, il benessere del paziente è rimasto al
centro. Lo sancisce la Dichiarazione di Ginevra dell'Associazione
medica mondiale (“Mi impegno solennemente a consacrare la mia vita al
servizio della umanità”). Lo afferma, tornando indietro di qualche
centinaia d'anni, il Talmud (“Chi salva una vita salva il mondo
intero”). Il benessere del prossimo è ciò che guida l'idea della
medicina. E su questo fronte l'ebraismo continua a dare il suo
contributo e per raccontare questo intreccio Pagine Ebraiche ha voluto
dedicarvi il dossier (clicca qui)
del numero di gennaio attualmente in distribuzione. Pagine in cui si
raccontano le attività dell'Associazione medica ebraica, del progetto
Do Good – un servizio ideato dal presidente della Comunità ebraica di
Sofia Alek Oscar in cui si prestano visite oculistiche gratuite a
coloro che non possono permettersele -, e dell'iniziativa sulla
psicomotricità infantile che vede la collaborazione di Italia e Israele
e il coinvolgimento delle scuole ebraiche delle Comunità italiane. Si
parla di Rewalk, la creazione israeliana di Amit Goffer che permette a
persone con la spina dorsale danneggiata di poter camminare nuovamente.
Ma il progresso ha portato con sé anche nuove domande, interrogativi
che intrecciano etica e medicina, temi su cui i rabbanim italiani
Riccardo Di Segni, Ariel Di Porto e Alberto Moshe Somekh si confrontano
in questo dossier. Etica e medicina è il binomio che anche quest'anno
sarà al centro della conferenza mondiale organizzata dall'Unesco a
Gerusalemme. In rappresentanza dell'Italia, la giornalista scientifica
Daniela Ovadia e il gastroenterologo Cesare Efrati, che racconta la
posizione della Halakhah, la Legge ebraica, sui doveri di un medico
quando si trova a curare una persona affetta da malattia infettiva
pericolosa, come l’infezione da Ebola. Un'emergenza quest'ultima che
riflette la necessità di creare una collaborazione tra sistemi
sanitari. Questo è proprio l'ambizioso obiettivo di una nuova realtà,
l'Associazione di Solidarietà Mediterranea guidata da Enrico Mairov:
unire i paesi del Mediterraneo per curare insieme i pazienti, senza
distinzioni.
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Visti da fuori |
Vivendo
in un Paese in cui gran parte della popolazione è cristiana, per circa
due mesi all’anno mi ritrovo immersa nell’atmosfera natalizia. Eppure,
in fin dei conti, mi rendo conto che del Natale so pochissimo, e quasi
solo ciò che si vede dall’esterno. Cosa fanno davvero le famiglie
italiane nel chiuso delle loro case tra le sera del 24 e il 25
dicembre? D’accordo, mangiano e si scambiano i regali, ma come? Ci sono
regole generali sugli orari e le modalità oppure ogni famiglia ha le
sue abitudini? E ci sono momenti specifici dedicati ai canti
tradizionali? C’è un’infinità di film americani sull’argomento, ma
quanto sono veritieri? E in che misura le tradizioni italiane sono
simili a quelle americane? È più facile immaginare cosa facciano le
famiglie religiose, ma le altre? In quale misura rispettano le
tradizioni pur non essendo credenti? Insomma, non ho affatto le idee
chiare. Eppure si tratta di colleghi, amici, persone che conosco fin
dall’infanzia. Per di più, da insegnante di italiano, che deve spiegare
Dante e Manzoni, mi capita talvolta di dover chiarire elementi del
cristianesimo, che non sempre sono scontati per tutti gli allievi (a
proposito, come festeggiavano il Natale Dante e Manzoni? Cosa facevano?
Cosa mangiavano? Confesso che non ne ho la più pallida idea). Credo che
la mia ignoranza sia comune a moltissimi ebrei, anche tra quelli
considerati “lontani” o “assimilati”. Ma forse l’assimilazione è molto
più selettiva e parziale di quanto si possa credere: assorbiamo dalla
società in cui viviamo solo gli elementi che possiamo facilmente
integrare con la nostra identità; gli altri semplicemente non ci
appartengono e facilmente ci rimangono estranei.
Anna Segre, insegnante
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Il veleno dell’islamofobia |
Nell’Europa
del presente, colpita dalla crisi e dal malcontento popolare si aggira
sempre più indisturbato lo spettro della xenofobia, con obiettivi
diversi ma con caratteristiche comuni trovando una propria
realizzazione nell’anti-europeismo e in un rinnovato e barcollante
nazionalismo intriso di populismo. Se l’antisemitismo è circoscritto
soprattutto agli ambienti dell’Islam radicale avvalendosi di un tacito
appoggio dell’estrema sinistra e dell’immobilismo dei governi liberali,
ugualmente il nuovo fenomeno dell’islamofobia riscuote consensi in
tutti gli strati sociali e può contare su svariati gruppi politici e
propri “intellettuali” di punta. Lo scenario che in un futuro prossimo
l’Europa sgretolandosi si trasformi con la crescente immigrazione, in
una fattispecie di califfato islamico, con minareti al posto dei
campanili delle chiese, e con l’imposizione a tutta la popolazione
della shari’a, è un timore condiviso non solo da qualche agitatore di
piazze o da scrittori scomodi come Michel Houellebecq ma anche da
personaggi di indubbia lucidità e intelligenza, come testimoniano le
ultime opere di Oriana Fallaci. Gli artefici o i responsabili di
questa distopia o di questo “suicidio” – usando le parole di Eric
Zemmour in riferimento alla Francia – sarebbero, a seconda dei vari
orientamenti, le contestazioni del sessantotto che sotto l’influenza
del decostruttivismo e della Scuola di Francoforte avrebbero corroso le
fondamenta dell’Occidente attraverso il multiculturalismo e il
relativismo culturale, o altrimenti, secondo tesi più cospirazioniste,
spesso conniventi con le prime, vi sarebbe in ciò, come sempre, un
disegno ben preciso da parte di banche, lobby e istituzioni governative
per portare al tracollo il continente.
Francesco Moises Bassano, studente
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Avraham Joshua Heschel |
Tre giorni a Gerusalemme sono stati dedicati ora alla grande personalità, rabbino e filosofo, Avraham Joshua Heschel.
Figura di cui emerge subito la grande umanità, profondità e umiltà che
si manifesta,tra le tante, nella grande capacità di stupirsi. Solo chi
può sempre stupirsi può aprirsi al mondo, alla conoscenza,
all'esperienza della fede e agli altri. Allora non siamo mai soli e non
è mai detta l'ultima parola.
Ilana Bahbout
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