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31 dicembre 2014 - 9 Tevet 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“E visse Yakòv …”(Bereshìt 47, 28). In questa Parashà viene annunciata la morte di Yakòv, stranamente però la Torà utilizza il termine Vayehì Yakov - e visse Yakòv. Come è possibile questo? Non è forse una contraddizione? I Maestri ci insegnano che fino a che i nostri figli, i discendenti di Yakòv tengono in vita i suoi insegnamenti, fino a che viviamo con essi, Yakòv non muore, è vivo.  E questo è il vero significato della parola Chazak - essere forti che viene pronunciata alla fine di questa Parashà. Dobbiamo trovare la forza nella consapevolezza che i nostri Patriarchi e le nostre Matriarche, i nostri nonni e le nostre nonne vivono in noi. Dobbiamo solo seguire il loro cammino.
 
David
Assael,
ricercatore
Fra i tanti appuntamenti politici, il 2015 si aprirà con un nuovo momento di eurotensione (i neologismi, ormai, si sprecano). Come prevedibile la Grecia andrà alle urne per eleggere il nuovo governo. Tutti i sondaggi danno per ultra favorita Syriza, il partito di Alexis Tsipras, che ha già annunciato una richiesta di ristrutturazione del debito, che, in soldoni, significa non pagare i debiti. Mi chiedo, perché, in questo caso, non dovrebbero fare lo stesso Italia, Francia, Spagna e Portogallo? E, con angoscia, quali reazioni scatenerà tutto ciò nelle classi politiche e nelle opinioni pubbliche dei Paesi del Nord Europa? Non riesco a togliermi dalla mente una dichiarazione di un parlamentare tedesco: volete che nasca una Le Pen in Germania? Fate gli eurobond. Che, in sostanza, significa ancora non pagare i propri debiti. Niente è scritto ma, in uno scenario così volubile e drammatico, bisogna valutare i rischi di ogni mossa. Per ora, comunque, calma sui mercati, o quasi.
 
Comunità di Milano,
una lettera per chiarire
“La Comunità ha presentato e vinto in primo grado e in appello un ricorso contro la cancellazione dal registro delle Onlus. L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha successivamente presentato interpello all'Ufficio centrale dell'Agenzia delle entrate a Roma per avere un parere conclusivo sul riconoscimento dello stato di Onlus per tutte le Comunità ebraiche, ottenendo parere favorevole. Ne consegue che all'udienza già fissata per febbraio 2015 il reato contestato non sussisterà più”.
È quanto scrive il vicepresidente UCEI Roberto Jarach in una lettera al direttore del Corriere della sera Ferruccio De Bortoli a due giorni dalla pubblicazione, nelle pagine milanesi della testata, di un articolo in cui si riferiva di una indagine della Procura della Repubblica sul welfare integrativo della Comunità ebraica di Milano. L'ipotesi di reato, riportava il Corriere, è “dichiarazione infedele” per 2 milioni di euro relativa al 2009. La Comunità dal suo canto sottolineava come le attività proposte al suo interno non siano qualificabili “come commerciali” e “in alcun modo generatrici di reddito”. E talmente esse “non hanno alcun intento lucrativo” che “strutturalmente si risolvono in cospicue perdite” metabolizzate solo perché “la Comunità si propone come sistema integrativo del welfare pubblico”.
Sottolinea oggi Jarach: “Spero che questo chiarimento possa servire ad allontanare qualsivoglia infondato sospetto che la Comunità ebraica e i suoi amministratori abbiano mai voluto mettere in atto comportamenti irrispettosi delle leggi nazionali e possano aver commesso alcun reato volontariamente”.

Onu, rigettata la risoluzione palestinese. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha rigettato la risoluzione palestinese in cui si chiedeva il conseguimento della pace con Israele entro un anno e la “fine dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi entro il 31 dicembre 2017”. La risoluzione non ha ottenuto la maggioranza richiesta di nove voti favorevoli all'interno del Consiglio per poter essere approvata: otto i sì, Cina, Francia, Russia, Argentina, Cile, Ciad, Giordania e Lussemburgo. Due i voti contrari, Stati Uniti e Australia. Mentre cinque le astensioni, Gran Bretagna, Lituania, Nigeria, Corea e Rwanda. “Invece di dar voce alle aspirazioni di entrambe le parti, questo testo ne prende in considerazione solo una”, ha dichiarato l'ambasciatore Usa presso le Nazioni Unite Samantha Power nello spiegare il motivo della bocciatura della risoluzione da parte di Washington.
 
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  davar
rigettata LA RISOLUZIONE PALESTINESE
Onu, il flop di Abu Mazen
Gli Stati Uniti non hanno dovuto nemmeno apporre il veto. La risoluzione palestinese all'Onu, da mesi al centro del dibattito diplomatico internazionale, si è risolta in un nulla di fatto: non sono bastati gli otto sì del Consiglio di Sicurezza per far passare la mozione in cui si fissava a un anno il termine per il conseguimento della pace con Israele e si ordinava la “fine dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi entro il 31 dicembre 2017”. Ad astenersi all'ultimo momento la Nigeria, facendo così mancare il nono voto necessario ai palestinesi per ottenere la maggioranza in seno al Consiglio e far approvare la risoluzione. Bocciata dunque la strategia di Abu Mazen, presidente dell'Autorità nazionale palestinese, di usare l'Onu per forzare la mano al governo di Gerusalemme, che ha sempre ribadito che l'unica via per raggiungere la pace è il negoziato. Ma bocciato anche il tentativo della Francia di inserirsi come possibile terza parte tra israeliani e palestinesi. Parigi – che ieri ha votato sì alla risoluzione nel Consiglio di Sicurezza, assieme a Cina, Russia, Argentina, Cile, Ciad, Giordania e Lussemburgo
infatti si era fatta promotrice in queste ultime settimane di un testo palestinese più morbido per poi doversi scontrare con il rifiuto di Ramallah. Rifiuto che non ha impedito al corpo diplomatico dell'Eliseo di votare a favore della mozione palestinese. Un modus operandi, rilevano gli analisti, rimasto indigesto agli Stati Uniti e al segretario di Stato Usa John Kerry. Tanto che le parole dell'ambasciatrice Usa all'Onu Samantha Power suonano taglienti sia all'orecchio palestinese sia a quello francese. Per la Power la proposta presentata ieri ai quindici paesi del Consiglio di Sicurezza era “inutile, irresponsabile e rischiava di far cadere la situazione in una spirale verso il basso”.
"Il fallimento della risoluzione palestinese dovrebbe insegnare ai palestinesi stessi che le provocazioni e i tentativi di imporre misure unilaterali a Israele non porteranno a nulla”, ha dichiarato il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, lanciando il suo messaggio anche a quei paesi che alla risoluzione hanno dato il proprio appoggio. Leggasi Francia. Ma in Israele, in cui oggi si svolgono le primarie del Likud con il premier Benjamin Netanyahu praticamente certo di vincere sullo sfidante Danny Danon, non si può veramente sorridere dopo ieri. 
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IL VICEPRESIDENTE UCEI SCRIVE AL CORRIERE
Comunità ebraica di Milano,

una lettera per fare chiarezza
A due giorni dalla pubblicazione, nelle pagine milanesi della testata, di un articolo in cui si riferiva di una indagine della Procura della Repubblica sul welfare integrativo della Comunità ebraica di Milano con ipotesi di reato per "dichiarazione infedele" relativa all'anno 2009 il Corriere della sera pubblica oggi una lettera di chiarimento del vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Roberto Jarach rivolta al direttore Ferruccio De Bortoli.

Caro Direttore, in un articolo di lunedì 29 dicembre il giornalista Ferrarella scrive su una presunta «evasione fiscale della Comunità ebraica di Milano di due milioni». Come lei saprà certamente, la Comunità di Milano, come le altre 20 italiane, è iscritta da oltre 10 anni ai registri regionali delle Onlus e in quanto tale da anni compila il proprio bilancio e la relativa denuncia dei redditi secondo quanto previsto dalla legge. È ben noto che il particolare regime fiscale che regola le Onlus esclude i redditi derivanti da sopravvenienze attive di dismissioni immobiliari da qualsivoglia imposizione. In tale contesto, la plusvalenza emersa dalla vendita della vecchia casa di riposo per anziani, in gran parte utilizzata per coprire i costi di costruzione della nuova casa di riposo, più adeguata agli standard assistenziali moderni e allineata a tutte le disposizioni di legge sul settore socio/assistenziale e per il residuo destinata a coprire le ingenti perdite gestionali della scuola, non avrebbe comportato alcuna evidenza di imponibile e quindi di imposta. Vero è che l'Agenzia delle entrate ha messo in discussione nel corso del 2012 il riconoscimento dello stato di Onlus della Comunità ebraica, redigendo un verbale di contestazione sul 2009, che in Procura per la presunta dichiarazione infedele superiore ai 2 milioni, ha fatto scattare l'ipotesi di reato a mio carico come rappresentante legale pro tempore dell'ente. La Comunità ha presentato e vinto in primo grado ed in appello un ricorso contro la cancellazione dal registro delle Onlus. L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha successivamente presentato interpello all'Ufficio centrale dell'Agenzia a Roma per avere un parere conclusivo sul riconoscimento dello stato di Onlus per tutte le Comunità ebraiche, ottenendo parere favorevole. Ne consegue che all'udienza già fissata per febbraio 2015 il reato contestato non sussisterà più. Spero che questo chiarimento possa servire ad allontanare qualsivoglia infondato sospetto che la Comunità ebraica e i suoi amministratori abbiano mai voluto mettere in atto comportamenti irrispettosi delle leggi nazionali e possano aver commesso alcun reato volontariamente.

Roberto Jarach, vicepresidente UCEI

(Corriere della sera 31 dicembre 2014)
IL NUOVO BANDO DEL MIUR
Contro la fuga dei cervelli,

nel nome della Montalcini
Attrarre giovani studiosi, agevolare la ricerca, contrastare la cosiddetta "fuga dei cervelli". È l'impegno assunto dal ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Stefania Giannini con la firma di un nuovo bando intitolato alla memoria della scienziata ebrea Rita Levi Montalcini.
Tra le novità del bando 2014, spiegano dal Miur, quella di agevolare l’assunzione dei “cervelli” rientrati in Italia con l’obiettivo di garantire anche il necessario ricambio generazionale del corpo docente. Il ministero, infatti, chiederà anticipatamente agli atenei la disponibilità ad assorbire i vincitori del Programma Montalcini nel caso dovessero abilitarsi durante il periodo del contratto di ricerca.
Il bando è stato inviato per la registrazione alla Corte dei Conti per essere successivamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale e sul sito del Miur. Le domande, spiegano ancora dal ministero, saranno esaminate da una Commissione presieduta dal presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui) e da quattro esperti qualificati in ambito nazionale e internazionale.
I vincitori potranno indicare la sede dove intendono svolgere il loro progetto di ricerca e dove saranno assunti con un contratto triennale da ricercatore di tipo B. Per l’invio delle domande, bisognerà attendere la pubblicazione del bando in Gazzetta Ufficiale. Potranno essere inoltrate per via telematica utilizzando l’apposito sito web Miur-Cineca (http://cervelli.cineca.it).
pilpul
Ticketless - La Ditta
Ivrea è una capitale dell’industria italiana, ma anche il luogo dove, più che altrove, s’è sperimentata “la pluralità delle vie” coltivata da Pier Cesare Bori per la storia delle religioni. Plurale, meglio duale è in origine l’esperienza ebraico-valdese sancita dal capostipite, Camillo Olivetti, che all’alba del Novecento fonda un’impresa moderna e innovativa. Da lui, che aveva sposato una donna valdese, discendono per li rami protagonisti di una appassionante forma di laica religiosità, resa fiorente da Adriano Olivetti (i Martinoli, i Levi). In nessun altro luogo d’Italia la tecnologia industriale sembrerebbe andare di pari passo con il dialogo tra fedi diverse. Di questo microcosmo eporediese si conservano però rappresentazioni esageratamente idilliche.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Prospettive
Un ‘periscopio’ destinato ad apparire il 31 dicembre non può, come vuole la tradizione, non essere dedicato a un consuntivo dell’anno trascorso, e alle prospettive per quello che va a iniziare. Ma è un compito, quest’anno, alquanto amaro, perché, nonostante ogni sforzo, il quadro volge decisamente al pessimismo.
Una domanda preliminare da porsi è quella se il consuntivo e le prospettive dovrebbero riguardare specificamente la situazione mediorientale, oppure la condizione degli ebrei e dell’ebraismo nel mondo o, ancora più in generale, il mondo nel suo complesso. Le tre cose, certamente, sono collegate: gli ebrei, storicamente, sono sempre stati i primi a fare le spese delle congiunture di crisi economica, dell’aumento della povertà, della diffusione del fanatismo, dell’intolleranza, della violenza, ed è certo difficile – insegna la storia – che, quando gli ebrei soffrono per queste realtà, non ne soffrano anche altri. Ed è di assoluta evidenza, inoltre, come l’incremento o il calo, a livello mondiale, del razzismo e dell’antisemitismo si ripercuotano direttamente sul benessere di Israele, naturale cartina di tornasole per tali fenomeni.


Francesco Lucrezi, storico
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