David
Sciunnach,
rabbino
|
“E
visse Yakòv …”(Bereshìt 47, 28). In questa Parashà viene annunciata la
morte di Yakòv, stranamente però la Torà utilizza il termine Vayehì
Yakov - e visse Yakòv. Come è possibile questo? Non è forse una
contraddizione? I Maestri ci insegnano che fino a che i nostri figli, i
discendenti di Yakòv tengono in vita i suoi insegnamenti, fino a che
viviamo con essi, Yakòv non muore, è vivo. E questo è il vero
significato della parola Chazak - essere forti che viene pronunciata
alla fine di questa Parashà. Dobbiamo trovare la forza nella
consapevolezza che i nostri Patriarchi e le nostre Matriarche, i nostri
nonni e le nostre nonne vivono in noi. Dobbiamo solo seguire il loro
cammino.
|
|
David
Assael,
ricercatore
|
Fra
i tanti appuntamenti politici, il 2015 si aprirà con un nuovo momento
di eurotensione (i neologismi, ormai, si sprecano). Come prevedibile la
Grecia andrà alle urne per eleggere il nuovo governo. Tutti i sondaggi
danno per ultra favorita Syriza, il partito di Alexis Tsipras, che ha
già annunciato una richiesta di ristrutturazione del debito, che, in
soldoni, significa non pagare i debiti. Mi chiedo, perché, in questo
caso, non dovrebbero fare lo stesso Italia, Francia, Spagna e
Portogallo? E, con angoscia, quali reazioni scatenerà tutto ciò nelle
classi politiche e nelle opinioni pubbliche dei Paesi del Nord Europa?
Non riesco a togliermi dalla mente una dichiarazione di un parlamentare
tedesco: volete che nasca una Le Pen in Germania? Fate gli eurobond.
Che, in sostanza, significa ancora non pagare i propri debiti. Niente è
scritto ma, in uno scenario così volubile e drammatico, bisogna
valutare i rischi di ogni mossa. Per ora, comunque, calma sui mercati,
o quasi.
|
|
 |
Comunità di Milano,
una lettera per chiarire
|
“La
Comunità ha presentato e vinto in primo grado e in appello un ricorso
contro la cancellazione dal registro delle Onlus. L'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane ha successivamente presentato interpello
all'Ufficio centrale dell'Agenzia delle entrate a Roma per avere un
parere conclusivo sul riconoscimento dello stato di Onlus per tutte le
Comunità ebraiche, ottenendo parere favorevole. Ne consegue che
all'udienza già fissata per febbraio 2015 il reato contestato non
sussisterà più”.
È quanto scrive il vicepresidente UCEI Roberto Jarach in una lettera al
direttore del Corriere della sera Ferruccio De Bortoli a due giorni
dalla pubblicazione, nelle pagine milanesi della testata, di un
articolo in cui si riferiva di una indagine della Procura della
Repubblica sul welfare integrativo della Comunità ebraica di Milano.
L'ipotesi di reato, riportava il Corriere, è “dichiarazione infedele”
per 2 milioni di euro relativa al 2009. La Comunità dal suo canto
sottolineava come le attività proposte al suo interno non siano
qualificabili “come commerciali” e “in alcun modo generatrici di
reddito”. E talmente esse “non hanno alcun intento lucrativo” che
“strutturalmente si risolvono in cospicue perdite” metabolizzate solo
perché “la Comunità si propone come sistema integrativo del welfare
pubblico”.
Sottolinea oggi Jarach: “Spero che questo chiarimento possa servire ad
allontanare qualsivoglia infondato sospetto che la Comunità ebraica e i
suoi amministratori abbiano mai voluto mettere in atto comportamenti
irrispettosi delle leggi nazionali e possano aver commesso alcun reato
volontariamente”.
Onu, rigettata la risoluzione palestinese.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha rigettato la
risoluzione palestinese in cui si chiedeva il conseguimento della pace
con Israele entro un anno e la “fine dell'occupazione israeliana dei
territori palestinesi entro il 31 dicembre 2017”. La risoluzione non ha
ottenuto la maggioranza richiesta di nove voti favorevoli all'interno
del Consiglio per poter essere approvata: otto i sì, Cina, Francia,
Russia, Argentina, Cile, Ciad, Giordania e Lussemburgo. Due i voti
contrari, Stati Uniti e Australia. Mentre cinque le astensioni, Gran
Bretagna, Lituania, Nigeria, Corea e Rwanda. “Invece di dar voce alle
aspirazioni di entrambe le parti, questo testo ne prende in
considerazione solo una”, ha dichiarato l'ambasciatore Usa presso le
Nazioni Unite Samantha Power nello spiegare il motivo della bocciatura
della risoluzione da parte di Washington.
|
|
Leggi
|
|
|
rigettata LA RISOLUZIONE PALESTINESE
Onu, il flop di Abu Mazen
Gli
Stati Uniti non hanno dovuto nemmeno apporre il veto. La risoluzione
palestinese all'Onu, da mesi al centro del dibattito diplomatico
internazionale, si è risolta in un nulla di fatto: non sono bastati gli
otto sì del Consiglio di Sicurezza per far passare la mozione in cui si
fissava a un anno il termine per il conseguimento della pace con
Israele e si ordinava la “fine dell'occupazione israeliana dei
territori palestinesi entro il 31 dicembre 2017”. Ad astenersi
all'ultimo momento la Nigeria, facendo così mancare il nono voto
necessario ai palestinesi per ottenere la maggioranza in seno al
Consiglio e far approvare la risoluzione. Bocciata dunque la strategia
di Abu Mazen, presidente dell'Autorità nazionale palestinese, di usare
l'Onu per forzare la mano al governo di Gerusalemme, che ha sempre
ribadito che l'unica via per raggiungere la pace è il negoziato. Ma
bocciato anche il tentativo della Francia di inserirsi come possibile
terza parte tra israeliani e palestinesi. Parigi – che ieri ha votato
sì alla risoluzione nel Consiglio di Sicurezza, assieme a Cina, Russia,
Argentina, Cile, Ciad, Giordania e Lussemburgo –
infatti si era fatta promotrice in queste ultime settimane di un testo
palestinese più morbido per poi doversi scontrare con il rifiuto di
Ramallah. Rifiuto che non ha impedito al corpo diplomatico dell'Eliseo
di votare a favore della mozione palestinese. Un modus operandi,
rilevano gli analisti, rimasto indigesto agli Stati Uniti e al
segretario di Stato Usa John Kerry. Tanto che le parole
dell'ambasciatrice Usa all'Onu Samantha Power suonano taglienti sia
all'orecchio palestinese sia a quello francese. Per la Power la
proposta presentata ieri ai quindici paesi del Consiglio di Sicurezza
era “inutile, irresponsabile e rischiava di far cadere la situazione in
una spirale verso il basso”.
"Il fallimento della risoluzione palestinese dovrebbe insegnare ai
palestinesi stessi che le provocazioni e i tentativi di imporre misure
unilaterali a Israele non porteranno a nulla”, ha dichiarato il
ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, lanciando il suo
messaggio anche a quei paesi che alla risoluzione hanno dato il proprio
appoggio. Leggasi Francia. Ma in Israele, in cui oggi si svolgono le
primarie del Likud con il premier Benjamin Netanyahu praticamente certo
di vincere sullo sfidante Danny Danon, non si può veramente sorridere
dopo ieri.
Leggi
|
IL VICEPRESIDENTE UCEI SCRIVE AL CORRIERE
Comunità ebraica di Milano,
una lettera per fare chiarezza
A
due giorni dalla pubblicazione, nelle pagine milanesi della testata, di
un articolo in cui si riferiva di una indagine della Procura della
Repubblica sul welfare integrativo della Comunità ebraica di Milano con
ipotesi di reato per "dichiarazione infedele" relativa all'anno 2009 il
Corriere della sera pubblica oggi una lettera di chiarimento del
vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Roberto Jarach
rivolta al direttore Ferruccio De Bortoli.
Caro
Direttore, in un articolo di lunedì 29 dicembre il giornalista
Ferrarella scrive su una presunta «evasione fiscale della Comunità
ebraica di Milano di due milioni». Come lei saprà certamente, la
Comunità di Milano, come le altre 20 italiane, è iscritta da oltre 10
anni ai registri regionali delle Onlus e in quanto tale da anni compila
il proprio bilancio e la relativa denuncia dei redditi secondo quanto
previsto dalla legge. È ben noto che il particolare regime fiscale che
regola le Onlus esclude i redditi derivanti da sopravvenienze attive di
dismissioni immobiliari da qualsivoglia imposizione. In tale contesto,
la plusvalenza emersa dalla vendita della vecchia casa di riposo per
anziani, in gran parte utilizzata per coprire i costi di costruzione
della nuova casa di riposo, più adeguata agli standard assistenziali
moderni e allineata a tutte le disposizioni di legge sul settore
socio/assistenziale e per il residuo destinata a coprire le ingenti
perdite gestionali della scuola, non avrebbe comportato alcuna evidenza
di imponibile e quindi di imposta. Vero è che l'Agenzia delle entrate
ha messo in discussione nel corso del 2012 il riconoscimento dello
stato di Onlus della Comunità ebraica, redigendo un verbale di
contestazione sul 2009, che in Procura per la presunta dichiarazione
infedele superiore ai 2 milioni, ha fatto scattare l'ipotesi di reato a
mio carico come rappresentante legale pro tempore dell'ente. La
Comunità ha presentato e vinto in primo grado ed in appello un ricorso
contro la cancellazione dal registro delle Onlus. L'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane ha successivamente presentato interpello
all'Ufficio centrale dell'Agenzia a Roma per avere un parere conclusivo
sul riconoscimento dello stato di Onlus per tutte le Comunità ebraiche,
ottenendo parere favorevole. Ne consegue che all'udienza già fissata
per febbraio 2015 il reato contestato non sussisterà più. Spero che
questo chiarimento possa servire ad allontanare qualsivoglia infondato
sospetto che la Comunità ebraica e i suoi amministratori abbiano mai
voluto mettere in atto comportamenti irrispettosi delle leggi nazionali
e possano aver commesso alcun reato volontariamente.
Roberto Jarach, vicepresidente UCEI
(Corriere della sera 31 dicembre 2014)
|
IL NUOVO BANDO DEL MIUR
Contro la fuga dei cervelli,
nel nome della Montalcini
Attrarre
giovani studiosi, agevolare la ricerca, contrastare la cosiddetta "fuga
dei cervelli". È l'impegno assunto dal ministro dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca Stefania Giannini con la firma di un
nuovo bando intitolato alla memoria della scienziata ebrea Rita Levi
Montalcini.
Tra le novità del bando 2014, spiegano dal Miur, quella di agevolare
l’assunzione dei “cervelli” rientrati in Italia con l’obiettivo di
garantire anche il necessario ricambio generazionale del corpo docente.
Il ministero, infatti, chiederà anticipatamente agli atenei la
disponibilità ad assorbire i vincitori del Programma Montalcini nel
caso dovessero abilitarsi durante il periodo del contratto di ricerca.
Il bando è stato inviato per la registrazione alla Corte dei Conti per
essere successivamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale e sul sito del
Miur. Le domande, spiegano ancora dal ministero, saranno esaminate da
una Commissione presieduta dal presidente della Conferenza dei rettori
delle Università italiane (Crui) e da quattro esperti qualificati in
ambito nazionale e internazionale.
I vincitori potranno indicare la sede dove intendono svolgere il loro
progetto di ricerca e dove saranno assunti con un contratto triennale
da ricercatore di tipo B. Per l’invio delle domande, bisognerà
attendere la pubblicazione del bando in Gazzetta Ufficiale. Potranno
essere inoltrate per via telematica utilizzando l’apposito sito web
Miur-Cineca (http://cervelli.cineca.it).
|
Ticketless
- La Ditta |
Ivrea
è una capitale dell’industria italiana, ma anche il luogo dove, più che
altrove, s’è sperimentata “la pluralità delle vie” coltivata da Pier
Cesare Bori per la storia delle religioni. Plurale, meglio duale è in
origine l’esperienza ebraico-valdese sancita dal capostipite, Camillo
Olivetti, che all’alba del Novecento fonda un’impresa moderna e
innovativa. Da lui, che aveva sposato una donna valdese, discendono per
li rami protagonisti di una appassionante forma di laica religiosità,
resa fiorente da Adriano Olivetti (i Martinoli, i Levi). In nessun
altro luogo d’Italia la tecnologia industriale sembrerebbe andare di
pari passo con il dialogo tra fedi diverse. Di questo microcosmo
eporediese si conservano però rappresentazioni esageratamente idilliche.
Alberto Cavaglion
Leggi
|
|
Periscopio
- Prospettive |
Un
‘periscopio’ destinato ad apparire il 31 dicembre non può, come vuole
la tradizione, non essere dedicato a un consuntivo dell’anno trascorso,
e alle prospettive per quello che va a iniziare. Ma è un compito,
quest’anno, alquanto amaro, perché, nonostante ogni sforzo, il quadro
volge decisamente al pessimismo.
Una domanda preliminare da porsi è quella se il consuntivo e le
prospettive dovrebbero riguardare specificamente la situazione
mediorientale, oppure la condizione degli ebrei e dell’ebraismo nel
mondo o, ancora più in generale, il mondo nel suo complesso. Le tre
cose, certamente, sono collegate: gli ebrei, storicamente, sono sempre
stati i primi a fare le spese delle congiunture di crisi economica,
dell’aumento della povertà, della diffusione del fanatismo,
dell’intolleranza, della violenza, ed è certo difficile – insegna la
storia – che, quando gli ebrei soffrono per queste realtà, non ne
soffrano anche altri. Ed è di assoluta evidenza, inoltre, come
l’incremento o il calo, a livello mondiale, del razzismo e
dell’antisemitismo si ripercuotano direttamente sul benessere di
Israele, naturale cartina di tornasole per tali fenomeni.
Francesco Lucrezi, storico
Leggi
|
|
|