2 gennaio 2015 - 11 Tevet 5775 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Pierpaolo Pinhas
Punturello e di Gadi Luzzatto Voghera. Nella sezione pilpul una
riflessione di Anna Segre, Francesco Moises Bassano, Ilana Bahbout e
Laura Salmon.
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Margie in Tel Aviv
@MargieinTelAviv
(2 gennaio)
Don't annoy the Palestinians. Theyve joined world bodies & have
nothing to do other than pursue vendettas No industry or good works,
just PR
Jonah Jeremy Bob
@jeremybob (2 gennaio)
Palestinians still have many legal, diplomatic hoops to jump through
before Israelis will be seen in the dock at The Hague. @Jerusalem_Post
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#PE24BreakingNews
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Aggiornamenti regolari e notizie provenienti dal mondo ebraico, sulla homepage del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it oppure seguendo il link diretto http://bit.ly/1uQoBHo
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La reazione di Abu Mazen
“Togliersi lo schiaffo dalla faccia”
Così Fiamma Nirenstein su Il Giornale descrive la decisione di Abu
Mazen di replicare immediatamente alla sconfitta rimediata al Consiglio
di sicurezza dell’Onu che, senza nemmeno che gli Stati Uniti dovessero
opporre il veto, non ha dato ai palestinesi i nove voti necessari al
riconoscimento della mozione presentata dalla Giordania. Firmare il
trattato di Roma per entrare a far parte della Corte Criminale dell'
Aja è una “pallida vendetta che apre un 2015 infuocato in Medio
Oriente”. La Nigeria “evidentemente grata a Israele per i consigli e
l'aiuto contro i terroristi di Boko Haram” e una “timida Europa” hanno
portato al rifiuto di una mozione impresentabile: “aboliva del tutto di
fatto il principio della trattativa, definiva i futuri confini dello
Stato palestinese, stabilendo che fossero quelli del 1967. Ma persino
la risoluzione 242 dell'Onu non prevede che lsraele dobba lasciare
completamente i territori conquistati in una guerra di difesa, e
necessari, almeno in parte, alla sicurezza. La mozione arrivava a dire
che se in tre anni non saranno raggiunti insultati desiderati dai
palestinesi, compresa Gerusalemme capitale e diritto al ritorno, questo
avverrà automaticamente.”
Internazionalizzare il conflitto.
Questa pare essere la decisione presa da Abu Mazen: dopo aver acquisito
nel 2012 lo status di osservatore dell'Assemblea delle Nazioni Unite,
ora ha deciso di porre la propria firma sotto venti trattati
internazionali e ha siglato anche lo Statuto di Roma, che gli
permetterà di chiedere che la Corte penale internazionale processi
Israele per crimini di guerra.
Per il Corriere della Sera “Con questo colpo di coda, l'ottantenne
presidente dell'Anp riprende un po' di scena, incassa il plauso dei
rivali-alleati di Hamas e porta scompiglio in Israele, a due mesi e
mezzo dal voto.” Ma iI ministro israeliano Naftali Bennett ricorda che
all'Aja pendono anche le denunce contro Hamas e l'uso di scudi umani, e
Netanyahu replica che “Ci aspettiamo che la Corte respinga l'ipocrita
richiesta palestinese”.
Irritazione e delusione L’ambasciatore
di Francia in Israele ha ricevuto un invito ufficiale per recarsi oggi
al ministero degli Affari Esteri. Non una convocazione, per ora, ma il
testo dell’invito è chiaro: “Desideriamo chiarire un punto d’attrito,
di disaccordo, ed esprimere la nostra delusione in seguito al voto di
martedì espresso dalla Francia al Consiglio di Sicurezza dell’Onu in
favore di un progetto di risoluzione palestinese particolarmente
estremista.” (Le Figaro)
E a Gaza a Capodanno... Sul
lungomare, in un grande albergo inaugurato pochi mesi prima dell’ultimo
conflitto, c’è chi ha comunque festeggiato: “Notabili, proprietari
terrieri in affari con gli enti umanitari, quel che resta del ceto
imprenditoriale dopo le distruzioni a tappeto della zona industriale di
Shujaiyeh, maghi dell'import export attraverso i tunnel di Rafah. (...)
Il cenone, a buffet, viene servito in terrazza da una squadra di
camerieri che indossano cappelli di paillettes, gilet dorati e papillon
in tono. Sotto di noi è la spiaggia che le bombe non hanno risparmiato.
Sull'orizzonte scuro incrociano, minacciose, le navi della marina
israeliana. Ma nessuno ci fa caso. La politica sembra bandita.”
L’inviato di Repubblica dopo aver descritto la serata scrive che “Gaza
è l'emblema della spaccatura che da quasi 10 anni lacera il popolo
palestinese.” Hamas non sembra in grado di governare la ricostruzione
ma il governo "di consenso", voluto dal presidente Abu Mazen dopo
l'apparente riconciliazione con gli islamisti non è meno impotente e
nessuno ora pare sapere chi governa la Striscia. “Nessuno, continua,
si fa molte illusioni che le cose cambieranno” e “a sentire il
popolo che abita tra le macerie, nessuno finora si è fatto vivo”.
Un fox terrier per Hitler Sul
Corriere della Sera Ranieri Polese descrive la polemica sollevata in
Germania da Sirius, di Jonathan Crowe, un romanzo particolare che
racconta gli anni più bui della storia tedesca alltraverso le vicende
del protagonista, un fox terrier, nato a Berlino nel 1938 e accolto da
una ricca famiglia ebrea, i Liliencron.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
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