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1 febbraio 2015 - 12 Shevat 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
D.
 
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David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Domani sera, a Milano rifletteremo sulla Brigata ebraica in Italia. Esperienza e scelta fondate su tre dati: uno già molte volte ripetuto nella storia, gli altri due nuovi. Il primo: comune impegno per la libertà. Da quando la questione è stata il diritto alla libertà e all’eguaglianza, ovvero dalla rivoluzione americana in poi, molti sono andati a combattere a casa d’altri, per le libertà degli altri. Il secondo: riscatto. La richiesta che altri comprendessero che anche quegli individui venuti da lontano, “estranei”, avevano un diritto che volevano vedersi riconosciuto.
 
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MILANO -  "La situazione attuale dopo i fatti di Parigi vista da Israele", questo il titolo della conferenza a cui parteciperanno questa sera (ore 20.30) nella sala degli affreschi dell'Umanitaria (via Daverio 7), Sergio Della Pergola, docente all'Università ebraica di Gerusalemme, e David Meghnagi, docente dell'Università Roma Tre. A moderare l'incontro, organizzato dall'associazione Adei-Wizo e Italia-Israele di Milano, Marta Ottaviani.
 
Il presidente Mattarella
visita le Fosse Ardeatine
IL’alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l’odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore”. Ha scelto le Fosse Ardeatine, un luogo fortemente simbolico, il presidente Sergio Mattarella come prima tappa dove recarsi nella sua nuova veste di capo dello Stato italiano. Da qui il presidente, eletto ieri dal Parlamento (Corriere, Repubblica, La Stampa), ha lanciato il suo primo messaggio, all’insegna dell’unità, contro le intolleranze e l’odio. Un richiamo molto apprezzato dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna che, come ricorda Carlo Marroni sul Sole 24 Ore, ha definito la visita del presidente della Repubblica alle Fosse Ardeatine come un “chiaro segnale a tutto il paese”. Diversi i quotidiani che riportano oggi il messaggio di auguri di Gattegna a Mattarella: “Per centrare gli obiettivi servono consapevolezza, carisma, determinazione e attenzione – ha sottolineato il presidente UCEI, parlando delle sfide che attendono l’Italia e il suo nuovo presidente della Repubblica – Qualità che il capo dello Stato ha dimostrato di possedere”(Quotidiano Nazionale). Auguri anche da parte del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici che ha invitato il presidente Mattarella a visitare la sinagoga, sottolineando come la sua visita alle Fosse Ardeatine sia la testimonianza di come la Memoria non appartenga “solo al popolo ebraico ma a tutti noi italiani” (Il Mattino).

Abolire la “razza” dalla Costituzione. “Non è possibile parlare di razze umane. Ce lo dice il buon senso, ce lo conferma la comunità scientifica con le sue ricerche”, avevano sottolineato il presidente UCEI Renzo Gattegna e l’assessore alla Memoria dell’Unione Victor Magiar, appoggiando la proposta di alcuni antropologi di abolire il termine razza dalla Costituzione. A fare il punto sulla questione, il Corriere della Sera che, oltre al sostegno dell’UCEI, ricorda quello del rabbino capo della Capitale Riccardo Di Segni e sottolinea come, “dal punto di vista genetico, la razza è un’invenzione (Guido Barbujani, L’invenzione delle razze, Bompiani, 2006), un’invenzione terribilmente pericolosa”.
 
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  davar
MATTARELLA E L'AuguriO DEGLI EBREI ITALIANI
“L'unità più forte dell'odio”
“L'alleanza tra nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore”.
La visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle Fosse Ardeatine, il messaggio diffuso dallo stesso all'interno del Memoriale, hanno lasciato un forte segno nell'opinione pubblica.
Ne è convinto il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che sottolinea: “L'altissimo significato simbolico del suo primo atto istituzionale, le parole a presidio dei valori fondamentali e contro ogni forma di odio, razzismo e antisemitismo pronunciate alle Fosse Ardeatine rappresentano un chiaro segnale per tutto il paese”.
"La salita al Quirinale dell'onorevole Mattarella, cui vanno l'apprezzamento e la stima degli ebrei italiani, arriva in un momento in cui il paese si trova ad affrontare molteplici sfide sul fronte sia interno che esterno. Affinché gli obiettivi siano centrati – spiega Gattegna – servono consapevolezza, carisma, determinazione, attenzione agli impegni più ravvicinati ma anche lo sguardo proiettato nel lungo termine: un insieme di qualità che il capo dello Stato ha già dimostrato di possedere nel corso della sua storia politica”.
Dal canto loro gli ebrei italiani restano impegnati, proseguendo la loro tradizione, “a una stretta collaborazione con le istituzioni dello Stato democratico sorto dopo la definitiva sconfitta della dittatura e ispirato ai valori affermati e definiti nella Costituzione repubblicana".
Anche il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici ha aggiunto il suo saluto invitando il presidente Mattarella a una visita nella sinagoga della Capitale.

GIURISTI, MEDICI E POLITICI A CONFRONTO 
L'invenzione della “razza”
“Razza. Un'invenzione nefasta senza valore scientifico”. È il titolo di un ampio approfondimento che appare oggi sull'inserto domenicale La Lettura del Corriere della sera e in cui si riferisce dell'inadeguatezza del concetto di 'razza', delle “suggestioni pericolose” che lo stesso alimenta e di come, in ambito scientifico e non, nuove istanze chiedano la cancellazione del termine dai testi fondamentali, non ultimo l'articolo terzo della Costituzione italiana.
Ad essere ricordati sono gli appelli formulati in questo senso dall'Università La Sapienza di Roma, dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (a firmare una nota congiunta il presidente Renzo Gattegna e l'assessore alla Memoria Victor Magiar), dal rabbino capo della Capitale Riccardo Di Segni, dal parlamentare Michele Anzaldi, da alcuni esponenti dell'Istituto italiano di antropologia e dell'Associazione nazionale universitari antropologi culturali.
La complessità della materia e le diverse sfumature della questione lasciano comunque spazio a diverse opinioni, come emerso negli scorsi giorni all'interno dell'ebraismo italiano. Mentre ad esempio Giorgio Mortara, presidente dell'Associazione Medica Ebraica e Consigliere UCEI, esprime pieno sostegno (“è un'iniziativa cui va il mio plauso”), vi è chi come Giorgio Sacerdoti, insigne giurista oltre che Consigliere UCEI, sostiene l'esigenza di un ulteriore approfondimento “prima di impegnare l'UCEI su temi così delicati”. Il divieto di discriminazione sul base razziale, vera o presunta che sia, sta infatti “nella Dichiarazione universale, nelle Convenzioni internazionali, nella Convenzione europea sui diritti dell’uomo, nelle Costituzioni dei paesi europei e altri testi di pari importanza”.
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qui firenze
Le donne cantano Deborah
La Megillah di Ruth. Il Cantico dei Cantici. E adesso il Cantico di Deborah, dedicato a una delle figure femminili più significative dell’Antico Testamento.
La nuova prova del gruppo di donne della Comunità ebraica fiorentina coordinate da Shulamit Furstenberg-Levi è stata accolta ieri da molti consensi e dal giusto orgoglio delle protagoniste, spartitesi ciascuna uno o più paragrafi del testo in cui si racconta di quella che – viene tramandato – fu non solo una grande profetessa ma anche l’unica donna nel gruppo dei giudici biblici.
La prova, arrivata al termine di un fitto ciclo di incontri, è stata dedicata ad Evelina Grun Gabbai, presidente di sezione dell’Associazione donne ebree d’Italia scomparsa negli scorsi giorni al termine di una coraggiosa lotta contro la malattia.

L'INCONTRO CON LA SCRITTRICE MIKI BENCNAAN
Il potere delle idee
"Il mio primo incontro con Miki Bencnaan è avvenuto all’aeroporto di Tel Aviv. Ero dentro la libreria in attesa che il mio volo partisse e ho agguantato il suo volume ‘Il grande circo delle idee’. Dopo le tre ore sospeso nel cielo l’avevo già capito: avrei pubblicato quel libro. Rintracciarla è stato più facile del previsto; nell’ultima pagina dell’opera è stata inserita una lettera al lettore con un indirizzo e-mail per contattarla, così le ho scritto”.
A parlare è Shulim Vogelmann, editore di Giuntina, che ieri sera ha accompagnato la poliedrica scrittrice, scenografa e pittrice di Tel Aviv Miki Bencnaan per una serata tra amici e nuove conoscenze.
“Caro Shulim – prende la parola Bencnaan – credo dovrò rinfrescarti le idee. Non hai scritto una e-mail a me, ma a Pinki Hopsa, il protagonista de ‘Il grande circo delle idee’. Infatti l’indirizzo indicato sul libro è proprio il suo: pinki.hopsa@gmail.com. Quando ha ricevuto il tuo messaggio era piuttosto sospettoso, ti ha detto che ne avrebbe dovuto parlare con me. Vi siete persino accordati voi due sui prezzi dei diritti, finché poi tutto si è risolto nel migliore dei modi. Ma quello che voglio spiegarti, è che te per due mesi non ti sei scambiato e-mail con Miki Bencnaan ma con un personaggio letterario. Questo perché? Perché in fondo noi siamo il concetto che ci facciamo di noi stessi, noi siamo l’opera di noi stessi, siamo una macchina che crea il mondo”.
Non poteva esserci presentazione migliore per introdurre Miki Bencnaan, l’artista alla quale Pagine Ebraiche ha dedicato un grande servizio nel numero di settembre, e che ieri è arrivata in un salotto con una ventina di persone giunte in suo onore, indossando un orecchino diverso dall’altro, una fascia che le fermava i lunghi capelli che ricadevano sbuffanti pronta per rendere un po’ meno solide le certezze del suo pubblico.
“Quando si promuove il proprio libro – spiega – c’è una grande legge da rispettare: quella di mettere di buon umore le persone che sono venute ad ascoltare, solo così le convincerai a comprare qualcosa. Io però commetto un grosso rischio, perché parlerò di Shoah".
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(1920 - 2015)
Richard von Weizsäcker 
“Cercare di dimenticare rende l'esilio più lungo; il segreto della redenzione risiede nella memoria”. Nel 1985, a quarant'anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, l'allora presidente della Germania dell'Ovest Richard von Weizsäcker richiamò i tedeschi alle proprie responsabilità. Dagli scranni del parlamento di Bonn (allora Capitale di una nazione divisa), Weizsäcker ribadì ai propri concittadini come fosse impossibile cancellare gli anni del nazismo, la cui caduta definì una “liberazione”. “Nessuno si aspetta che i giovani tedeschi portino l'abito da penitenti semplicemente perché tedeschi. Ma chi li ha preceduti ha lasciato loro un'eredità pesante. Tutti noi, colpevoli o no, giovani o vecchi, dobbiamo accettare il passato. [...]  Chi chiude gli occhi al passato è cieco al futuro. Chi non ricorda la disumanità è esposto a nuovi rischi di contagio”. E poi il richiamo alla memoria come redenzione, una citazione chiara del Baal Shem Tov (fondatore del Chassidismo) e di quella scritta che compare allo Yad Vashem di Gerusalemme: “L'oblio porta all'esilio, nella memoria è il segreto della redenzione”. Proprio nel 1985 Richard von Weizsäcker, scomparso ieri all'età di 94 anni, diventerà il primo capo di Stato tedesco a visitare Israele (nell'immagine, la visita a Gerusalemme). Sarà anche il primo presidente della Germania riunificata, una volta caduto il Muro di Berlino, e sotto di lui la Comunità ebraica tedesca tornerà a diventare parte integrante della società tedesca, rifiorendo dopo la tragedia della Shoah.
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qui verona
Un carro per non dimenticare
Sono quindicimila le persone che dallo scorso 25 gennaio a oggi, nella centrale piazza Bra di Verona, hanno deciso di visitare il carro della Shoah, un carro ferroviario che dal 1943 al 1945 fu utilizzato dai nazifascisti per le deportazioni ai campi di concentramento e sterminio. Nella semioscurità interna, una voce pronuncia i nomi dei 6806 ebrei italiani, uomini, donne bambini costretti dai propri aguzzini a salire su carri come quello esposto a Verona. “Lo spazio è angusto, all'interno e all'esterno ci sono dei pannelli esplicativi di cosa fu la Shoah. Sul volto delle persone, una volta uscite dal carro, si legge l'emozione e il turbamento per questa breve esperienza”, spiega il consigliere della Comunità veronese e consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Israel, responsabile per Verona dell'associazione Figli della Shoah
(nell'immagine, assieme al ministro della Cultura Dario Franceschini, tra i visitatori del Carro della Shoah).
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qui venezia
Le note della Memoria
Questa Mattina al teatro Malibran si è svolta la cerimonia cittadina del Giorno della Memoria con gli interventi del commissario straordinario del Comune di Venezia, Vittorio Zappalorto, e del presidente della Comunità ebraica, Paolo Gnignati. A seguire il concerto di Oliver Messiaen “Quatuor pour la fin du temps (Quartetto per la fine del Tempo) che sarà eseguito dall'Ex Novo Ensemble per clarinetto (Davide Teodoro), violino (Carlo Lazari), violoncello (Carlo Teodoro) e pianoforte (Aldo Orvieto). Il compositore francese, Oliver Messiaen, compose le musiche in un campo di lavoro tedesco presso Görlitz dove era prigioniero di guerra. Assieme a tre musicisti, suoi compagni di prigionia, con l'autorizzazione del responsabile del campo, eseguì 'la prima' il 15 gennaio 1941, davanti a un pubblico di circa quattrocento persone composto da prigionieri e guardie.
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pilpul
Fuoco e morale
Qualcuno direbbe che il problema è focale, non morale. Per meglio intenderci, non riguarda la sfera dei valori morali, nei quali viene abitualmente inscritta la «verità», ma ciò che si intende prendere in considerazione: letteralmente il fuoco dell'attenzione e, insieme ad esso, il metodo con il quale lo si fa. Norman Mailer soleva osservare, seguendo per la rivista «Esquire», passo dopo passo, la convention democratica che incoronò entusiasticamente nel 1960 John Fitzgerald Kennedy a candidato alla presidenza statunitense, che «i misteri sono irritati dai fatti».

Claudio Vercelli
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Nugae - Poeti professionisti
Tipico degli attacchi di rimpianto del mos maiorum è chiedersi se esistono ancora poeti. Esistono e fanno relativamente parte della vita quotidiana: in fondo i cantautori con esito buono o meno lo sono, e i loro componimenti si trovano pure su spotify. Però è vero che di poesie nude e crude non se ne consumano tante, e mentre tutti pubblicano libri non è che un canzoniere diventa un best seller, per dire. O che uno sabato sera al posto di andare al cinema a vedere l'ultimo di Ridley Scott va a sentire un tizio che canta gesta epiche. Fa pure un po' ridere pensare che sia stato davvero così.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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