Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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D.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Domani
sera, a Milano rifletteremo sulla Brigata ebraica in Italia. Esperienza
e scelta fondate su tre dati: uno già molte volte ripetuto nella
storia, gli altri due nuovi. Il primo: comune impegno per la libertà.
Da quando la questione è stata il diritto alla libertà e
all’eguaglianza, ovvero dalla rivoluzione americana in poi, molti sono
andati a combattere a casa d’altri, per le libertà degli altri. Il
secondo: riscatto. La richiesta che altri comprendessero che anche
quegli individui venuti da lontano, “estranei”, avevano un diritto che
volevano vedersi riconosciuto.
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MILANO - "La
situazione attuale dopo i fatti di Parigi vista da Israele", questo il
titolo della conferenza a cui parteciperanno questa sera (ore 20.30) nella sala degli affreschi dell'Umanitaria (via Daverio 7), Sergio Della Pergola, docente all'Università ebraica di Gerusalemme, e David Meghnagi, docente dell'Università Roma Tre. A moderare l'incontro, organizzato dall'associazione Adei-Wizo e Italia-Israele di Milano, Marta Ottaviani.
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Il presidente Mattarella
visita le Fosse Ardeatine |
IL’alleanza
tra Nazioni e popolo seppe battere l’odio nazista, razzista, antisemita
e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità
in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova
stagione di terrore”. Ha scelto le Fosse Ardeatine, un luogo fortemente
simbolico, il presidente Sergio Mattarella come prima tappa dove
recarsi nella sua nuova veste di capo dello Stato italiano. Da qui il
presidente, eletto ieri dal Parlamento (Corriere, Repubblica, La
Stampa), ha lanciato il suo primo messaggio, all’insegna dell’unità,
contro le intolleranze e l’odio. Un richiamo molto apprezzato dal
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
che, come ricorda Carlo Marroni sul Sole 24 Ore, ha definito la visita
del presidente della Repubblica alle Fosse Ardeatine come un “chiaro
segnale a tutto il paese”. Diversi i quotidiani che riportano oggi il
messaggio di auguri di Gattegna a Mattarella: “Per centrare gli
obiettivi servono consapevolezza, carisma, determinazione e attenzione
– ha sottolineato il presidente UCEI, parlando delle sfide che
attendono l’Italia e il suo nuovo presidente della Repubblica – Qualità
che il capo dello Stato ha dimostrato di possedere”(Quotidiano
Nazionale). Auguri anche da parte del presidente della Comunità ebraica
di Roma Riccardo Pacifici che ha invitato il presidente Mattarella a
visitare la sinagoga, sottolineando come la sua visita alle Fosse
Ardeatine sia la testimonianza di come la Memoria non appartenga “solo
al popolo ebraico ma a tutti noi italiani” (Il Mattino).
Abolire la “razza” dalla Costituzione. “Non è possibile parlare di
razze umane. Ce lo dice il buon senso, ce lo conferma la comunità
scientifica con le sue ricerche”, avevano sottolineato il presidente
UCEI Renzo Gattegna e l’assessore alla Memoria dell’Unione Victor
Magiar, appoggiando la proposta di alcuni antropologi di abolire il
termine razza dalla Costituzione. A fare il punto sulla questione, il
Corriere della Sera che, oltre al sostegno dell’UCEI, ricorda quello
del rabbino capo della Capitale Riccardo Di Segni e sottolinea come,
“dal punto di vista genetico, la razza è un’invenzione (Guido
Barbujani, L’invenzione delle razze, Bompiani, 2006), un’invenzione
terribilmente pericolosa”.
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MATTARELLA E L'AuguriO DEGLI EBREI ITALIANI
“L'unità più forte dell'odio”
“L'alleanza
tra nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita
e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità
in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova
stagione di terrore”.
La visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle Fosse
Ardeatine, il messaggio diffuso dallo stesso all'interno del Memoriale,
hanno lasciato un forte segno nell'opinione pubblica.
Ne è convinto il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna, che sottolinea: “L'altissimo significato
simbolico del suo primo atto istituzionale, le parole a presidio dei
valori fondamentali e contro ogni forma di odio, razzismo e
antisemitismo pronunciate alle Fosse Ardeatine rappresentano un chiaro
segnale per tutto il paese”.
"La salita al Quirinale dell'onorevole Mattarella, cui vanno
l'apprezzamento e la stima degli ebrei italiani, arriva in un momento
in cui il paese si trova ad affrontare molteplici sfide sul fronte sia
interno che esterno. Affinché gli obiettivi siano centrati – spiega
Gattegna – servono consapevolezza, carisma, determinazione, attenzione
agli impegni più ravvicinati ma anche lo sguardo proiettato nel lungo
termine: un insieme di qualità che il capo dello Stato ha già
dimostrato di possedere nel corso della sua storia politica”.
Dal canto loro gli ebrei italiani restano impegnati, proseguendo la
loro tradizione, “a una stretta collaborazione con le istituzioni dello
Stato democratico sorto dopo la definitiva sconfitta della dittatura e
ispirato ai valori affermati e definiti nella Costituzione
repubblicana".
Anche il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici ha
aggiunto il suo saluto invitando il presidente Mattarella a una visita
nella sinagoga della Capitale.
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GIURISTI, MEDICI E POLITICI A CONFRONTO
L'invenzione della “razza”
“Razza.
Un'invenzione nefasta senza valore scientifico”. È il titolo di un
ampio approfondimento che appare oggi sull'inserto domenicale La
Lettura del Corriere della sera e in cui si riferisce
dell'inadeguatezza del concetto di 'razza', delle “suggestioni
pericolose” che lo stesso alimenta e di come, in ambito scientifico e
non, nuove istanze chiedano la cancellazione del termine dai testi
fondamentali, non ultimo l'articolo terzo della Costituzione italiana.
Ad essere ricordati sono gli appelli formulati in questo senso
dall'Università La Sapienza di Roma, dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane (a firmare una nota congiunta il presidente Renzo
Gattegna e l'assessore alla Memoria Victor Magiar), dal rabbino capo
della Capitale Riccardo Di Segni, dal parlamentare Michele Anzaldi, da
alcuni esponenti dell'Istituto italiano di antropologia e
dell'Associazione nazionale universitari antropologi culturali.
La complessità della materia e le diverse sfumature della questione
lasciano comunque spazio a diverse opinioni, come emerso negli scorsi
giorni all'interno dell'ebraismo italiano. Mentre ad esempio Giorgio
Mortara, presidente dell'Associazione Medica Ebraica e Consigliere
UCEI, esprime pieno sostegno (“è un'iniziativa cui va il mio plauso”),
vi è chi come Giorgio Sacerdoti, insigne giurista oltre che Consigliere
UCEI, sostiene l'esigenza di un ulteriore approfondimento “prima di
impegnare l'UCEI su temi così delicati”. Il divieto di discriminazione
sul base razziale, vera o presunta che sia, sta infatti “nella
Dichiarazione universale, nelle Convenzioni internazionali, nella
Convenzione europea sui diritti dell’uomo, nelle Costituzioni dei paesi
europei e altri testi di pari importanza”.
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qui firenze
Le donne cantano Deborah
La
Megillah di Ruth. Il Cantico dei Cantici. E adesso il Cantico di
Deborah, dedicato a una delle figure femminili più significative
dell’Antico Testamento.
La nuova prova del gruppo di donne della Comunità ebraica fiorentina
coordinate da Shulamit Furstenberg-Levi è stata accolta ieri da molti
consensi e dal giusto orgoglio delle protagoniste, spartitesi ciascuna
uno o più paragrafi del testo in cui si racconta di quella che – viene
tramandato – fu non solo una grande profetessa ma anche l’unica donna
nel gruppo dei giudici biblici.
La prova, arrivata al termine di un fitto ciclo di incontri, è stata
dedicata ad Evelina Grun Gabbai, presidente di sezione
dell’Associazione donne ebree d’Italia scomparsa negli scorsi giorni al
termine di una coraggiosa lotta contro la malattia.
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L'INCONTRO CON LA SCRITTRICE MIKI BENCNAAN
Il potere delle idee
"Il
mio primo incontro con Miki Bencnaan è avvenuto all’aeroporto di Tel
Aviv. Ero dentro la libreria in attesa che il mio volo partisse e ho
agguantato il suo volume ‘Il grande circo delle idee’. Dopo le tre ore
sospeso nel cielo l’avevo già capito: avrei pubblicato quel libro.
Rintracciarla è stato più facile del previsto; nell’ultima pagina
dell’opera è stata inserita una lettera al lettore con un indirizzo
e-mail per contattarla, così le ho scritto”.
A parlare è Shulim Vogelmann, editore di Giuntina, che ieri sera ha
accompagnato la poliedrica scrittrice, scenografa e pittrice di Tel
Aviv Miki Bencnaan per una serata tra amici e nuove conoscenze.
“Caro Shulim – prende la parola Bencnaan – credo dovrò rinfrescarti le
idee. Non hai scritto una e-mail a me, ma a Pinki Hopsa, il
protagonista de ‘Il grande circo delle idee’. Infatti l’indirizzo
indicato sul libro è proprio il suo: pinki.hopsa@gmail.com. Quando ha
ricevuto il tuo messaggio era piuttosto sospettoso, ti ha detto che ne
avrebbe dovuto parlare con me. Vi siete persino accordati voi due sui
prezzi dei diritti, finché poi tutto si è risolto nel migliore dei
modi. Ma quello che voglio spiegarti, è che te per due mesi non ti sei
scambiato e-mail con Miki Bencnaan ma con un personaggio letterario.
Questo perché? Perché in fondo noi siamo il concetto che ci facciamo di
noi stessi, noi siamo l’opera di noi stessi, siamo una macchina che
crea il mondo”.
Non poteva esserci presentazione migliore per introdurre Miki Bencnaan,
l’artista alla quale Pagine Ebraiche ha dedicato un grande servizio nel
numero di settembre, e che ieri è arrivata in un salotto con una
ventina di persone giunte in suo onore, indossando un orecchino diverso
dall’altro, una fascia che le fermava i lunghi capelli che ricadevano
sbuffanti pronta per rendere un po’ meno solide le certezze del suo
pubblico.
“Quando si promuove il proprio libro – spiega – c’è una grande legge da
rispettare: quella di mettere di buon umore le persone che sono venute
ad ascoltare, solo così le convincerai a comprare qualcosa. Io però
commetto un grosso rischio, perché parlerò di Shoah". Leggi
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(1920 - 2015)
Richard von Weizsäcker
“Cercare
di dimenticare rende l'esilio più lungo; il segreto della redenzione
risiede nella memoria”. Nel 1985, a quarant'anni dalla fine della
Seconda guerra mondiale, l'allora presidente della Germania dell'Ovest
Richard von Weizsäcker richiamò i tedeschi alle proprie responsabilità.
Dagli scranni del parlamento di Bonn (allora Capitale di una nazione
divisa), Weizsäcker ribadì ai propri concittadini come fosse
impossibile cancellare gli anni del nazismo, la cui caduta definì una
“liberazione”. “Nessuno si aspetta che i giovani tedeschi portino
l'abito da penitenti semplicemente perché tedeschi. Ma chi li ha
preceduti ha lasciato loro un'eredità pesante. Tutti noi, colpevoli o
no, giovani o vecchi, dobbiamo accettare il passato. [...] Chi
chiude gli occhi al passato è cieco al futuro. Chi non ricorda la
disumanità è esposto a nuovi rischi di contagio”. E poi il richiamo
alla memoria come redenzione, una citazione chiara del Baal Shem Tov
(fondatore del Chassidismo) e di quella scritta che compare allo Yad
Vashem di Gerusalemme: “L'oblio porta all'esilio, nella memoria
è il segreto della redenzione”. Proprio nel 1985 Richard von
Weizsäcker, scomparso ieri all'età di 94 anni, diventerà il primo capo
di Stato tedesco a visitare Israele (nell'immagine, la visita a
Gerusalemme). Sarà anche il primo presidente della Germania
riunificata, una volta caduto il Muro di Berlino, e sotto di lui la
Comunità ebraica tedesca tornerà a diventare parte integrante della
società tedesca, rifiorendo dopo la tragedia della Shoah. Leggi
qui verona
Un carro per non dimenticare
Sono
quindicimila le persone che dallo scorso 25 gennaio a oggi, nella
centrale piazza Bra di Verona, hanno deciso di visitare il carro della
Shoah, un carro ferroviario che dal 1943 al 1945 fu utilizzato dai
nazifascisti per le deportazioni ai campi di concentramento e
sterminio. Nella semioscurità interna, una voce pronuncia i nomi dei
6806 ebrei italiani, uomini, donne bambini costretti dai propri
aguzzini a salire su carri come quello esposto a Verona. “Lo spazio è
angusto, all'interno e all'esterno ci sono dei pannelli esplicativi di
cosa fu la Shoah. Sul volto delle persone, una volta uscite dal carro,
si legge l'emozione e il turbamento per questa breve esperienza”,
spiega il consigliere della Comunità veronese e consigliere dell'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Israel, responsabile per
Verona dell'associazione Figli della Shoah (nell'immagine, assieme al ministro della Cultura Dario Franceschini, tra i visitatori del Carro della Shoah). Leggi
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qui venezia
Le note della Memoria
Questa
Mattina al teatro Malibran si è svolta la cerimonia cittadina del
Giorno della Memoria con gli interventi del commissario straordinario
del Comune di Venezia, Vittorio Zappalorto, e del presidente della
Comunità ebraica, Paolo Gnignati. A seguire il concerto di Oliver
Messiaen “Quatuor pour la fin du temps (Quartetto per la fine del
Tempo) che sarà eseguito dall'Ex Novo Ensemble per clarinetto (Davide
Teodoro), violino (Carlo Lazari), violoncello (Carlo Teodoro) e
pianoforte (Aldo Orvieto). Il compositore francese, Oliver Messiaen,
compose le musiche in un campo di lavoro tedesco presso Görlitz dove
era prigioniero di guerra. Assieme a tre musicisti, suoi compagni di
prigionia, con l'autorizzazione del responsabile del campo, eseguì 'la
prima' il 15 gennaio 1941, davanti a un pubblico di circa quattrocento
persone composto da prigionieri e guardie.
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Fuoco e morale |
Qualcuno
direbbe che il problema è focale, non morale. Per meglio intenderci,
non riguarda la sfera dei valori morali, nei quali viene abitualmente
inscritta la «verità», ma ciò che si intende prendere in
considerazione: letteralmente il fuoco dell'attenzione e, insieme ad
esso, il metodo con il quale lo si fa. Norman Mailer soleva
osservare, seguendo per la rivista «Esquire», passo dopo passo, la
convention democratica che incoronò entusiasticamente nel 1960 John
Fitzgerald Kennedy a candidato alla presidenza statunitense, che «i
misteri sono irritati dai fatti».
Claudio Vercelli
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Nugae
- Poeti professionisti |
Tipico
degli attacchi di rimpianto del mos maiorum è chiedersi se esistono
ancora poeti. Esistono e fanno relativamente parte della vita
quotidiana: in fondo i cantautori con esito buono o meno lo sono, e i
loro componimenti si trovano pure su spotify. Però è vero che di poesie
nude e crude non se ne consumano tante, e mentre tutti pubblicano libri
non è che un canzoniere diventa un best seller, per dire. O che uno
sabato sera al posto di andare al cinema a vedere l'ultimo di Ridley
Scott va a sentire un tizio che canta gesta epiche. Fa pure un po'
ridere pensare che sia stato davvero così.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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