Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Questa
sera gli ebrei di tutto il mondo, in occasione della ricorrenza di Tu
bishvàt (15° giorno del mese di Shevàt), secondo una tradizione
plurisecolare, festeggiano il Capodanno degli alberi. Lo strano
paradosso è che anche gli ebrei che stanno vivendo i giorni più freddi
dell’anno, sotto la pioggia e la neve, si proiettano nel percepire,
attraverso il rito del Seder e della piantagione di alberi, la fine
dell’inverno e il risveglio della natura che avviene in questo periodo
in Eretz Israel.
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Dario
Calimani,
anglista
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È
possibile pensare di cancellare dal dizionario (magari anche solo
metaforicamente) la parola ‘razza’? Allo stesso modo potremmo chiedere
che venga cancellata la parola ‘cancro’, o la parola ‘antisemita’, o la
parola ‘assassino’, con la speranza che cancellando il linguaggio si
cancelli anche il suo referente, la cosa che quella parola indica.
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Charlie non si ferma |
Ieri
Charlie Hebdo aveva annunciato una pausa dalle edicole risvegliando la
preoccupazione di molti. Ma oggi il giornale satirico è pronto a
tornare in pista e dà l’appuntamento ai lettori al 25 febbraio. Sul
Corriere della Sera l’intervista a Patrick Pelloux, il medico
urgentista che aveva prestato i primi soccorsi alla redazione: “Charlie
Hebdo uscirà tutte le settimane, come sempre”.
Le scritte della vergogna. Comparsa a Milano una scritta intimidatoria
(“Sionisti assassini. W Palestina”) all’ingresso di Palazzo Isimbardi
dove era in programma una conferenza sulla Brigata ebraica. A dare la
notizia la Repubblica Milano. Tra i primi a denunciare il fatto, il
deputato Emanuele Fiano: “La cultura e la conoscenza sono la migliore
risposta non solo a queste scritte, ma anche a coloro che ogni anno, al
corteo del 25 Aprile, ricoprono di insulti lo striscione della Brigata
ebraica ebrei che si unirono ai partigiani, al corpo di liberazione e
agli alleati per combattere i nazifascisti. Purtroppo c’è ancora molto
lavoro da fare”.
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cordiale incontro fra mattarella e gattegna
"L'amicizia degli ebrei italiani per il nuovo Capo dello stato"
Un
cordiale momento di incontro tra il presidente della Repubblica Sergio
Mattarella e il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Renzo Gattegna ha fatto seguito alla solenne cerimonia di insediamento
svoltasi questa mattina al Quirinale.
Congratulandosi per l'alto mandato che prende avvio oggi, Gattegna ha
rappresentato al presidente della Repubblica la realtà dell'ebraismo
italiano e delle 21 Comunità che da due millenni costituiscono parte
integrante della storia e dell'identità del nostro paese. Proprio quei
sentimenti di identità nazionale e di unità sul terreno dei valori
comuni tra persone diverse evocati da Mattarella come miglior difesa
dei valori costituzionali e della democrazia.
Ponendo l'accento sull'alto valore simbolico dei primi gesti compiuti
dal nuovo capo dello Stato, il presidente UCEI ha in particolare tenuto
a sottolineare la gratitudine degli ebrei italiani sia per la presenza
alle Fosse Ardeatine, sia per il vivo gesto di ricordo di Stefano Gaj
Taché, il bambino italiano che fu vittima del vile atto terroristico
che colpì nel 1982 la sinagoga di Roma. “Due momenti indelebili nella
memoria degli ebrei italiani – ha commentato il presidente UCEI – ma
che devono rimanere perpetuamente presenti anche nell'identità di tutti
quei cittadini che hanno a cuore i valori della democrazia e della
convivenza”.
Nell'alto discorso tenuto quest'oggi in Parlamento, il presidente
Mattarella ha ammonito sui rischi che minacciano la convivenza, citando
tra i più significativi “la sfida sanguinosa” lanciata dal terrorismo
islamico. “Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non
troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio
ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco
terroristico alla sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo
due anni. Era un nostro bambino – ha detto – un bambino italiano”.
Per poi aggiungere: “Considerare la sfida terribile del terrorismo
fondamentalista nell’ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà
sarebbe un grave errore. La minaccia è molto più profonda e più vasta.
L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di
convivenza”.
In occasione della visita alle Fosse Ardeatine, primo atto ufficiale
dopo l'elezione, il capo dello Stato aveva affermato: "L'alleanza tra
nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita e
totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in
Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova
stagione di terrore".
Ad esprimere apprezzamento anche il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici.
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Tu bishEvat 5775
5775 I simboli del mondo vegetale
Rosh Hashanà Lailanot in origine era solo una data termine: finiva un anno e ne iniziava un altro.
E questo serviva per precisare l’osservanza di alcuni precetti
‘agricoli’: quando portare i prodotti agricoli al Santuario, come
misurare il divieto di mangiare i frutti prodotti nei primi tre anni e
così via. Strappati dalla Terra di Israele, l’osservanza di questi
precetti divenne impossibile e di conseguenza la celebrazione di questa
ricorrenza perse significato pratico. E quindi Rosh HaShanà Lailanot
cadde in disuso. Ma a partire dal 16° secolo i cabbalisti di Safed ne
riattivarono la celebrazione, in un modo coerente con la mancanza del
Santuario, diffondendo tra le Comunità del mondo un ‘Seder’ specifico
per questa ricorrenza.
Al centro di questo Seder ci sono le sette specie della Terra d’Israele.
Occorre notare che la Torah spesso parla ‘per mezzo’ delle specie
vegetali. Per ogni ricorrenza od occasione c’è un assortimento di
specie vegetali diverso e i nostri Maestri si sono soffermati sulle
differenze per trarne indicazioni e simbolismi diversi. Oggi ci sembra
un metodo strano e artificioso, ma non bisogna dimenticare che due/tre
millenni fa la vita di tutti era basata esclusivamente sull’agricoltura
e sulle piante. L’indicazione di una specie piuttosto che un’altra
evocava, senza bisogno di alcuna spiegazione, pregi e carenze di quella
specie, rischi e difficoltà nella sua coltivazione.
Ed i concetti simboleggiati dalle diverse specie apparivano chiari ed
evidenti agli occhi degli agricoltori nostri antenati. Non è possibile
in questa sede addentrarsi nel significato diverso dei vari
assortimenti, ma, solo per citare un piccolo esempio, tutti
ricorderanno che le quattro specie utilizzate recentemente per Sukkot
sono associate all’uomo, alle sue parti del corpo e/o a abitudini
pregevoli o peccaminose dell’essere umano.
Roberto Jona Leggi
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qui roma - memoria e pedagogia Korczak, utopia per il presente
Continuano
le occasioni per ricordare la storia e le idee di Janusz Korczak, il
pedagogo, scrittore, medico polacco sulla cui figura sono incentrati
due libri appena usciti. L’Istituto Polacco di Roma, nell’ambito del
ciclo di incontri sulla Memoria che organizza ogni anno intorno alla
ricorrenza del 27 gennaio, ha ospitato un incontro intitolato “Janusz
Korczak - Una fra le più grandi autorità intellettuali e morali del
nostro tempo”.
Il
primo intervento è stato di Laura Quercioli Mincer, autrice insieme a
Luisella Battaglia di “Janusz Korczak. Un’utopia per il tempo presente”
che ha presentato al pubblico, accorso numeroso nelle belle sale di
Palazzo Blumensthil dove hanno sede l’Istituto Polacco e la sua
biblioteca, la figura di Korczak. Pediatra, scrittore, conduttore
radiofonico, era un personaggio apprezzatissimo, che però si portava
dietro, dentro, il segno profondo di due eventi che lo avevano segnato:
la malattia e la morte del padre, avvenuta in manicomio dopo aver
contratto la sifilide, e la scoperta violenta del suo ebraismo.
Numerose le citazioni dai suoi diari, in cui scrisse: “Il mio nome era
Henryk Goldszmit. Nacqui a Varsavia nel 1878. Ho avuto una vita
difficile, proprio il genere di vita che desideravo, difficile ma
bella, ricca e sublime.” Leggi
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qui milano
Gli eroi della Brigata Ebraica
Oltre
cinquemila uomini decisero di partire dalla Palestina mandataria, dal
futuro Stato di Israele, per liberare l'Europa dal nazifascismo.
Scelsero di imbracciare i fucili e combattere per la libertà. Guidati
dalla bandiera con la stella di David, contribuirono in modo decisivo
allo sfondamento della Linea Gotica e all’apertura di fronti strategici
in tutto il Centro Italia. Erano gli uomini della Brigata Ebraica, il
cui vessillo, oramai da diversi anni, sfila con orgoglio alle
manifestazioni del 25 aprile, giorno della Liberazione dell'Italia. La
Brigata fu parte integrante di quella lotta di liberazione e il suo
contributo è stato ricordato e celebrato ieri a Milano a Palazzo
Isimbardi, sede della Provincia milanese: alla storia di quei
cinquemila valorosi combattenti è stata infatti dedicata una delle
serate del progetto Bella Ciao Milano, l'iniziativa della Federazione
metropolitana del Partito Democratico legata alle celebrazioni del
70esimo anniversario della Liberazione dell’Italia e dell’Europa dal
nazifascismo. Alla stupidità e all'ignoranza di qualcuno - di chi ha
voluto ieri macchiare con una vergognosa scritta antisemita l'ingresso
di Palazzo Isimbardi, oppure di quei contestatori che il 25 aprile,
ignorandone il significato, insultano la Brigata Ebraica – a Milano si
è voluto rispondere con la storia, con la cultura, con la memoria del
coraggio. Numerosi gli oratori che hanno preso la parola: David
Bidussa, storico e direttore Biblioteca Fondazione G. Feltrinelli, il
segretario Pd Metropolitano Pietro Bussolati, Daniele Cohen,
vicepresidente della Comunità Ebraica di Milano, il parlamentare Pd
Emanuele Fiano, il consigliere comunale Ruggero Gabbai, Betti Guetta,
sociologa del Cdec, Daniele Nahum, responsabile cultura PD
Metropolitano, lo storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico
Fondazione Museo della Shoah, Davide Romano, portavoce della Brigata
Ebraica e il neurologo Davide Schiffer, perseguitato razziale e
partigiano. L'evento, nel corso del quale è stato letto un messaggio di
saluti e di ringraziamento da parte dell'ambasciatore di Israele in
Italia Naor Gilon, è stato moderato da Jacopo Tondelli.
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La razza umana |
A
chi gli chiedeva la provenienza del suo cane buffo, il vecchio di
Trilussa rispose: “L’unica compagnia che m’è rimasta / fra tanti amichi
è sto lupetto nero / nun è de razza, è vero, ma m’è fedele e basta. /
Io nun faccio questione de colore / l’azzioni bone e belle vengheno su
dar core / sotto qualunque pelle”. Aveva capito tutto, il poeta romano,
al tempo dei più grandi massacri compiuti in nome del concetto di
‘razza’. Una falsa coscienza scientifica che consentì lo sterminio di
intere popolazioni ritenute inferiori dal punto di vista genetico. Non
sono bastate fortunate campagne pubblicitarie per estirpare questo
virus. Lo slogan fortunato “La razza umana” – significativamente
ripreso da Oliviero Toscani per un suo sito – non ha convinto gli
esseri umani e considerarsi tutti uguali, esiti diversi e irriducibili
di un inesauribile percorso di meticciato.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- A lezione di razzismo |
"Ma
fra i nuovi conquistatori si era mescolata la razza giudaica,
disseminata lungo le rive del Golfo Persico e sulle coste dell’Arabia,
dispersa poi lontano dalla patria d’origine, quasi per maledizione di
Dio, e astutamente infiltratasi nelle patrie degli Ariani, Essa aveva
inoculato nei popoli nordici uno spirito nuovo fatto di mercantilismo e
sete di guadagno, uno spirito che mirava unicamente ad accaparrarsi le
maggiori ricchezze della terra. L’Italia di Mussolini, erede della
gloriosa civiltà romana, non poteva rimanere inerte davanti a questa
associazione di interessi affaristici, seminatrice di discordia, nemica
di ogni idealità”. Così si leggeva ne “Il libro della quinta classe
elementare: letture” di Luigi Rinaldi, edizione 1941, nel capitolo “Le
razze”, per giustificare le misure razziste adottate dal regime a
partire dal 1938 nei confronti degli ebrei. È uno dei documenti
presentati nella mostra “A lezione di razzismo – Scuola e libri durante
la persecuzione antisemita”, allestita a Bologna in occasione del
Giorno della Memoria, presso il Museo Ebraico, e aperta al pubblico
fino all’8 marzo.
Mario Avagliano
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Humans of Israel - Avraham |
“Un
regno senza profezia. In apparenza, tutto funziona normalmente. Si
prendono decisioni, si raggiungono obbiettivi, la vita scorre, la barca
naviga. Ma quale sarà la destinazione? Nessuno lo sa. I vecchi marinai
sudano stanchi nel ventre della nave, senza sapere dove stiano andando.
I sottufficiali si rimettono ai loro superiori, peraltro incapaci di
vedere al di là della prima onda che s’abbatte su di noi. La vedetta,
per parte sua, ha già lasciato la postazione e nessuno è più vigile,
davanti ai nuovi territori dell’identità degli ebrei e di Israele”.
Jonathan Misrachi
(Nell'immagine Avraham Burg)
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Heidegger e gli ebrei |
Che
il presidente Mattarella abbia sentito l’impellenza di recarsi alle
Fosse Ardeatine come primo atto della sua presidenza, a ridosso del
Giorno della Memoria, dice di quanto l’ondata di antisemitismo,
razzismo e fanatismo pervada l’Europa. Mattarella ha voluto
trasmetterci di non dimenticare quel che è successo e neppure quel che
sta succedendo: di macabre fosse potrebbe essere pieno anche il
presente.
Tiziana Della Rocca
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