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3 febbraio 2015 - 14 Shevat 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Questa sera gli ebrei di tutto il mondo, in occasione della ricorrenza di Tu bishvàt (15° giorno del mese di Shevàt), secondo una tradizione plurisecolare, festeggiano il Capodanno degli alberi. Lo strano paradosso è che anche gli ebrei che stanno vivendo i giorni più freddi dell’anno, sotto la pioggia e la neve, si proiettano nel percepire, attraverso il rito del Seder e della piantagione di alberi, la fine dell’inverno e il risveglio della natura che avviene in questo periodo in Eretz Israel.
 
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Dario
Calimani,
anglista
È possibile pensare di cancellare dal dizionario (magari anche solo metaforicamente) la parola ‘razza’? Allo stesso modo potremmo chiedere che venga cancellata la parola ‘cancro’, o la parola ‘antisemita’, o la parola ‘assassino’, con la speranza che cancellando il linguaggio si cancelli anche il suo referente, la cosa che quella parola indica.
 
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Charlie non si ferma
Ieri Charlie Hebdo aveva annunciato una pausa dalle edicole risvegliando la preoccupazione di molti. Ma oggi il giornale satirico è pronto a tornare in pista e dà l’appuntamento ai lettori al 25 febbraio. Sul Corriere della Sera l’intervista a Patrick Pelloux, il medico urgentista che aveva prestato i primi soccorsi alla redazione: “Charlie Hebdo uscirà tutte le settimane, come sempre”.

Le scritte della vergogna. Comparsa a Milano una scritta intimidatoria (“Sionisti assassini. W Palestina”) all’ingresso di Palazzo Isimbardi dove era in programma una conferenza sulla Brigata ebraica. A dare la notizia la Repubblica Milano. Tra i primi a denunciare il fatto, il deputato Emanuele Fiano: “La cultura e la conoscenza sono la migliore risposta non solo a queste scritte, ma anche a coloro che ogni anno, al corteo del 25 Aprile, ricoprono di insulti lo striscione della Brigata ebraica ebrei che si unirono ai partigiani, al corpo di liberazione e agli alleati per combattere i nazifascisti. Purtroppo c’è ancora molto lavoro da fare”.
 
 
  davar
cordiale incontro fra mattarella e gattegna
"L'amicizia degli ebrei italiani per il nuovo Capo dello stato"

Un cordiale momento di incontro tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha fatto seguito alla solenne cerimonia di insediamento svoltasi questa mattina al Quirinale.
Congratulandosi per l'alto mandato che prende avvio oggi, Gattegna ha rappresentato al presidente della Repubblica la realtà dell'ebraismo italiano e delle 21 Comunità che da due millenni costituiscono parte integrante della storia e dell'identità del nostro paese. Proprio quei sentimenti di identità nazionale e di unità sul terreno dei valori comuni tra persone diverse evocati da Mattarella come miglior difesa dei valori costituzionali e della democrazia.
Ponendo l'accento sull'alto valore simbolico dei primi gesti compiuti dal nuovo capo dello Stato, il presidente UCEI ha in particolare tenuto a sottolineare la gratitudine degli ebrei italiani sia per la presenza alle Fosse Ardeatine, sia per il vivo gesto di ricordo di Stefano Gaj Taché, il bambino italiano che fu vittima del vile atto terroristico che colpì nel 1982 la sinagoga di Roma. “Due momenti indelebili nella memoria degli ebrei italiani – ha commentato il presidente UCEI – ma che devono rimanere perpetuamente presenti anche nell'identità di tutti quei cittadini che hanno a cuore i valori della democrazia e della convivenza”.
Nell'alto discorso tenuto quest'oggi in Parlamento, il presidente Mattarella ha ammonito sui rischi che minacciano la convivenza, citando tra i più significativi “la sfida sanguinosa” lanciata dal terrorismo islamico. “Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino – ha detto – un bambino italiano”.
Per poi aggiungere: “Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà sarebbe un grave errore. La minaccia è molto più profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza”.
In occasione della visita alle Fosse Ardeatine, primo atto ufficiale dopo l'elezione, il capo dello Stato aveva affermato: "L'alleanza tra nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore".
Ad esprimere apprezzamento anche il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. 

il presidente ucei con il comandante del sette
L'Arma della democrazia
I temi della sicurezza in Italia e in Europa al centro di un incontro avvenuto a Roma tra il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il nuovo Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette (nell’immagine), entrato in carica appena pochi giorni fa.
Nel corso dell’incontro, svoltosi in un clima di grande cordialità, il presidente dell’Unione ha avuto modo di mostrare l’articolazione delle ventuno Comunità dell’ebraismo italiano e di sottolineare l’efficace lavoro svolto dalle forze di sicurezza nella tutela di istituzioni e individui.
Parole di apprezzamento per il ruolo svolto dalla minoranza ebraica in Italia, unitamente all’impegno a proseguire nel solco di questa proficua collaborazione, sono state espresse dal generale Del Sette.

Tu bishEvat 5775 5775
I simboli del mondo vegetale
Rosh Hashanà Lailanot in origine era solo una data termine: finiva un anno e ne iniziava un altro.
E questo serviva per precisare l’osservanza di alcuni precetti ‘agricoli’: quando portare i prodotti agricoli al Santuario, come misurare il divieto di mangiare i frutti prodotti nei primi tre anni e così via. Strappati dalla Terra di Israele, l’osservanza di questi precetti divenne impossibile e di conseguenza la celebrazione di questa ricorrenza perse significato pratico. E quindi Rosh HaShanà Lailanot cadde in disuso. Ma a partire dal 16° secolo i cabbalisti di Safed ne riattivarono la celebrazione, in un modo coerente con la mancanza del Santuario, diffondendo tra le Comunità del mondo un ‘Seder’ specifico per questa ricorrenza.
Al centro di questo Seder ci sono le sette specie della Terra d’Israele.
Occorre notare che la Torah spesso parla ‘per mezzo’ delle specie vegetali. Per ogni ricorrenza od occasione c’è un assortimento di specie vegetali diverso e i nostri Maestri si sono soffermati sulle differenze per trarne indicazioni e simbolismi diversi. Oggi ci sembra un metodo strano e artificioso, ma non bisogna dimenticare che due/tre millenni fa la vita di tutti era basata esclusivamente sull’agricoltura e sulle piante. L’indicazione di una specie piuttosto che un’altra evocava, senza bisogno di alcuna spiegazione, pregi e carenze di quella specie, rischi e difficoltà nella sua coltivazione.
Ed i concetti simboleggiati dalle diverse specie apparivano chiari ed evidenti agli occhi degli agricoltori nostri antenati. Non è possibile in questa sede addentrarsi nel significato diverso dei vari assortimenti, ma, solo per citare un piccolo esempio, tutti ricorderanno che le quattro specie utilizzate recentemente per Sukkot sono associate all’uomo, alle sue parti del corpo e/o a abitudini pregevoli o peccaminose dell’essere umano.


Roberto Jona
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qui roma
Nuovi progetti per il Meridione
“Per cinquecento anni l’ebraismo del Meridione è stato dimenticato. Il motivo all’epoca era piuttosto semplice: a nessuno importava. Gli unici che potevano avere un qualche interesse erano proprio gli ebrei italiani, ma fino a qualche tempo fa le strutture erano troppo fragili. Ho particolarmente a cuore questo progetto nato per riscoprire e valorizzare le radici del Sud: alcuni a suo tempo lo hanno sottovalutato, ma ci si è poi resi conto di come un’iniziativa del genere sia riuscita a toccare corde profonde di chi si riavvicina e risveglia dei ricordi lontani”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha aperto i lavori della riunione che ha coinvolto rabbanim e presidenti di comunità sui nuovi progetti per l’ebraismo nell’Italia del Sud. Il presidente continua: “Il mio monito è quello di essere preparati e prudenti prima di agire per evitare reazioni traumatiche: bisogna essere delicati verso chi si ritrova a ricostruire il passato dei propri antenati. Aiutati da Michael Freund e rav Eliyahu Birnbaum dell’associazione Shavei Israel, lo scopo è quello di portare cultura ebraica nel Meridione, non di fare proselitismo”.
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qui roma - memoria e pedagogia
Korczak, utopia per il presente
Continuano le occasioni per ricordare la storia e le idee di Janusz Korczak, il pedagogo, scrittore, medico polacco sulla cui figura sono incentrati due libri appena usciti. L’Istituto Polacco di Roma, nell’ambito del ciclo di incontri sulla Memoria che organizza ogni anno intorno alla ricorrenza del 27 gennaio, ha ospitato un incontro intitolato “Janusz Korczak - Una fra le più grandi autorità intellettuali e morali del nostro tempo”.

Il primo intervento è stato di Laura Quercioli Mincer, autrice insieme a Luisella Battaglia di “Janusz Korczak. Un’utopia per il tempo presente” che ha presentato al pubblico, accorso numeroso nelle belle sale di Palazzo Blumensthil dove hanno sede l’Istituto Polacco e la sua biblioteca, la figura di Korczak. Pediatra, scrittore, conduttore radiofonico, era un personaggio apprezzatissimo, che però si portava dietro, dentro, il segno profondo di due eventi che lo avevano segnato: la malattia e la morte del padre, avvenuta in manicomio dopo aver contratto la sifilide, e la scoperta violenta del suo ebraismo. Numerose le citazioni dai suoi diari, in cui scrisse: “Il mio nome era Henryk Goldszmit. Nacqui a Varsavia nel 1878. Ho avuto una vita difficile, proprio il genere di vita che desideravo, difficile ma bella, ricca e sublime.”
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qui milano
Gli eroi della Brigata E
braica
Oltre cinquemila uomini decisero di partire dalla Palestina mandataria, dal futuro Stato di Israele, per liberare l'Europa dal nazifascismo. Scelsero di imbracciare i fucili e combattere per la libertà. Guidati dalla bandiera con la stella di David, contribuirono in modo decisivo allo sfondamento della Linea Gotica e all’apertura di fronti strategici in tutto il Centro Italia. Erano gli uomini della Brigata Ebraica, il cui vessillo, oramai da diversi anni, sfila con orgoglio alle manifestazioni del 25 aprile, giorno della Liberazione dell'Italia. La Brigata fu parte integrante di quella lotta di liberazione e il suo contributo è stato ricordato e celebrato ieri a Milano a Palazzo Isimbardi, sede della Provincia milanese: alla storia di quei cinquemila valorosi combattenti è stata infatti dedicata una delle serate del progetto Bella Ciao Milano, l'iniziativa della Federazione metropolitana del Partito Democratico legata alle celebrazioni del 70esimo anniversario della Liberazione dell’Italia e dell’Europa dal nazifascismo. Alla stupidità e all'ignoranza di qualcuno - di chi ha voluto ieri macchiare con una vergognosa scritta antisemita l'ingresso di Palazzo Isimbardi, oppure di quei contestatori che il 25 aprile, ignorandone il significato, insultano la Brigata Ebraica – a Milano si è voluto rispondere con la storia, con la cultura, con la memoria del coraggio. Numerosi gli oratori che hanno preso la parola: David Bidussa, storico e direttore Biblioteca Fondazione G. Feltrinelli, il segretario Pd Metropolitano Pietro Bussolati, Daniele Cohen, vicepresidente della Comunità Ebraica di Milano, il parlamentare Pd Emanuele Fiano, il consigliere comunale Ruggero Gabbai, Betti Guetta, sociologa del Cdec, Daniele Nahum, responsabile cultura PD Metropolitano, lo storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico Fondazione Museo della Shoah, Davide Romano, portavoce della Brigata Ebraica e il neurologo Davide Schiffer, perseguitato razziale e partigiano. L'evento, nel corso del quale è stato letto un messaggio di saluti e di ringraziamento da parte dell'ambasciatore di Israele in Italia Naor Gilon, è stato moderato da Jacopo Tondelli. 
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italia ebraica
Progetti, Memoria, futuro
“La Memoria sul nostro cammino”. È il messaggio con cui si apre il numero di febbraio del mensile Italia Ebraica-Voci dalle Comunità raccontando, nella fotonotizia, l’apposizione di nuove pietre d’inciampo a Roma.
In prima pagina anche l’avvio delle iniziative per i 150 anni di Firenze capitale nei locali della Comunità ebraica, l’opposizione della kehillah triestina alla proposta (poi rientrata) di introdurre un biglietto d’ingresso alla Risiera di San Sabba, il richiamo a due eventi molto significativi degli scorsi giorni che vengono approfonditi all’interno: la semikhà del rav Roberto Di Veroli (Roma), l’inaugurazione del cimitero monumentale ebraico restaurato (Livorno).
Nelle pagine romane anche una cronaca dell’anniversario di matrimonio a sorpresa di Sami e Selma Modiano e un ricordo del Testimone della Shoah Mario Limentani a un anno dalla pubblicazione del libro in suo onore della ricercatrice Grazia Di Veroli. Molto attesa anche la rubrica mensile del rav Vittorio Della Rocca.
Nelle pagine milanesi si parla invece delle manifestazioni contro l’odio e per i valori fondamentali organizzate con il sostegno della Comunità ebraica a seguito dei fatti di Parigi. “È ora di dire basta alla propaganda antisemita”, sottolinea il rabbino capo Alfonso Arbib. Tra gli appuntamenti da seguire si segnalano inoltre due eventi benefici in programma nel mese di febbraio tra arte, musica e solidarietà.
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qui roma - nel centro di via balbo
Analisi dell'antisemitismo
Perfidia, complotto, antisemitismo: su queste parole si è concentrata la serata di ieri al Jewish Community Center nella sinagoga di via Balbo. A discuterne le professoresse Marina Caffiero e Donatella Di Cesare, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e l’attivista Gianluca Pontecorvo, moderati dal giornalista Pierluigi Battista. La professoressa Caffiero ha indagato il fenomeno a partire dal termine ‘perfidia’ utilizzato per connotare gli ebrei dai cristiani nella liturgia del Venerdì santo. La sua collega Di Cesare è invece partita dalle teorie del complotto spiegando come tutto sia nato dalla paura dell’ebreo non in quanto religioso, ma come parte di un popolo che potenzialmente avrebbe potuto avere mire territoriali.
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pilpul
La razza umana
A chi gli chiedeva la provenienza del suo cane buffo, il vecchio di Trilussa rispose: “L’unica compagnia che m’è rimasta / fra tanti amichi è sto lupetto nero / nun è de razza, è vero, ma m’è fedele e basta. / Io nun faccio questione de colore / l’azzioni bone e belle vengheno su dar core / sotto qualunque pelle”. Aveva capito tutto, il poeta romano, al tempo dei più grandi massacri compiuti in nome del concetto di ‘razza’. Una falsa coscienza scientifica che consentì lo sterminio di intere popolazioni ritenute inferiori dal punto di vista genetico. Non sono bastate fortunate campagne pubblicitarie per estirpare questo virus. Lo slogan fortunato “La razza umana” – significativamente ripreso da Oliviero Toscani per un suo sito – non ha convinto gli esseri umani e considerarsi tutti uguali, esiti diversi e irriducibili di un inesauribile percorso di meticciato.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - A lezione di razzismo
"Ma fra i nuovi conquistatori si era mescolata la razza giudaica, disseminata lungo le rive del Golfo Persico e sulle coste dell’Arabia, dispersa poi lontano dalla patria d’origine, quasi per maledizione di Dio, e astutamente infiltratasi nelle patrie degli Ariani, Essa aveva inoculato nei popoli nordici uno spirito nuovo fatto di mercantilismo e sete di guadagno, uno spirito che mirava unicamente ad accaparrarsi le maggiori ricchezze della terra. L’Italia di Mussolini, erede della gloriosa civiltà romana, non poteva rimanere inerte davanti a questa associazione di interessi affaristici, seminatrice di discordia, nemica di ogni idealità”. Così si leggeva ne “Il libro della quinta classe elementare: letture” di Luigi Rinaldi, edizione 1941, nel capitolo “Le razze”, per giustificare le misure razziste adottate dal regime a partire dal 1938 nei confronti degli ebrei. È uno dei documenti presentati nella mostra “A lezione di razzismo – Scuola e libri durante la persecuzione antisemita”, allestita a Bologna in occasione del Giorno della Memoria, presso il Museo Ebraico, e aperta al pubblico fino all’8 marzo.

Mario Avagliano
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Humans of Israel - Avraham
“Un regno senza profezia. In apparenza, tutto funziona normalmente. Si prendono decisioni, si raggiungono obbiettivi, la vita scorre, la barca naviga. Ma quale sarà la destinazione? Nessuno lo sa. I vecchi marinai sudano stanchi nel ventre della nave, senza sapere dove stiano andando. I sottufficiali si rimettono ai loro superiori, peraltro incapaci di vedere al di là della prima onda che s’abbatte su di noi. La vedetta, per parte sua, ha già lasciato la postazione e nessuno è più vigile, davanti ai nuovi territori dell’identità degli ebrei e di Israele”.

Jonathan Misrachi

(Nell'immagine Avraham Burg)

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Heidegger e gli ebrei
Che il presidente Mattarella abbia sentito l’impellenza di recarsi alle Fosse Ardeatine come primo atto della sua presidenza, a ridosso del Giorno della Memoria, dice di quanto l’ondata di antisemitismo, razzismo e fanatismo pervada l’Europa. Mattarella ha voluto trasmetterci di non dimenticare quel che è successo e neppure quel che sta succedendo: di macabre fosse potrebbe essere pieno anche il presente.

 Tiziana Della Rocca
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