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4 febbraio 2015 - 15 Shevat 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“Yitrò si rallegrò per tutto il bene che l’Eterno aveva fatto per Israele e per averlo salvato dalla mano dell’Egitto…” (Shemòt 18, 9). Si domanda il commentatore Beèr Maìm Chayìm: la Torah avrebbe dovuto scrivere “per averli salvati …”. C’è però da dire che lo stesso Yitrò era uno dei consiglieri del Faraone, e che quindi sarebbe dovuto morire con gli egiziani. Riesce però a nascondersi e a salvarsi.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Mentre dobbiamo registrare un altro grave attentato antiebraico di matrice islamista in Francia, bisogna sottolineare due momenti che hanno caratterizzato le prime mosse del Presidente Mattarella: le parole durante la prima visita alle Fosse Ardeatine e il riferimento, nel discorso di insediamento, a Stefano Taché. Sergio Mattarella dimostra, così, piena consapevolezza del circolo mortale in cui può avvilupparsi l'Europa se non affronta seriamente le derive peggiori di questa crisi economica e della guerra civile che coinvolge il mondo islamico, che ha gravi conseguenze sul tessuto sociale del Vecchio Continente.
 
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Stefano Gaj Taché
“Un bambino italiano”
“Il nostro Paese ha pagato più volte il prezzo dell'intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell'ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano”. Il ricordo del piccolo Stefano è stato uno dei passaggi chiave del discorso di insediamento del nuovo presidente della Repubblica Sergio Matarella. Un richiamo che ha commosso l'ebraismo italiano, in primo luogo la famiglia. “Adesso il nostro dolore è di tutti”, ha dichiarato il fratello Gadiel, sopravvissuto all'attentato dell'82 (La Stampa), che ha sottolineato in diverse interviste (Repubblica e Messaggero) come le parole del presidente Mattarella abbiano ricordato al “Paese che il mio piccolo Stefano era figlio di tutta Italia e non solo della Comunità ebraica”. E in un colloquio al Quirinale con il capo dello Stato, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna – presente alla cerimonia di insediamento – ha voluto esprimere personalmente la gratitudine degli ebrei italiani al presidente Mattarella per aver ricordato Stefano e per le parole contro l''odio e il terrorismo pronunciate durante la visita alle Fosse Ardeatine (Avvenire). Commosso anche il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, che auspica la conclusione dell'iter burocratico per far rientrare il nome di Stefano Gaj Taché nella lista del vittime del terrorismo (Avvenire).
 
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  davar
pubblicata l'indagine della pergola - Staetsky
L'Italia e l'ombra antisemita
È ora pubblicata la ricerca “Da vecchie e nuove direzioni. Percezioni ed esperienze di antisemitismo tra gli ebrei italiani” di Sergio Della Pergola, docente di Demografia presso l’Università Ebraica di Gerusalemme e L.D. Staetsky, ricercatore presso il Dipartimento di sociologia dell’Università di Cambridge. Il numero di febbraio di Pagine Ebraiche (
clicca qui per consultare l'approfondimento del giornale dell'ebraismo italiano), attualmente in distribuzione, aveva anticipato gli elementi salienti di questo importante lavoro che ora è a disposizione nelle sua versione integrale (clicca qui per consultarla), quasi a rispondere alle domande che si pongono sempre più frequentemente coloro che hanno a cuore la presenza ebraica in Europa. Dopo un periodo in cui è stato molto presente sui quotidiani internazionali il crescente senso di insicurezza degli ebrei in Europa, il report commissionato dall’Institute for Jewish Policy Research (JPR) – ente di ricerca e think-thank indipendente basato a Londra che indaga i temi strettamente connessi alla comunità ebraica britannica e dei diversi paesi europei – analizza in una sessantina di pagine dense di dati, grafici e analisi approfondite la percezione ebraica dell’antisemitismo in Italia.
L’indagine, che è stata portata avanti da un team di studiosi internazionale di cui hanno fatto parte Jonathan Boyd, direttore del JPR, Eliezer Ben-Raphael (Tel Aviv University), Erik Cohen (Bar-Ilan University), Lars Dencik (Roskilde University), Olaf Glöckner (Moses Mendelssohn Zentrum), András Kovács (Central European University) assieme a Mike Whine e Mark Gardner (Community Security Trust) e David Feldman (Pears Institute for the study of Antisemitism della Birkbeck University di Londra) è in corso di traduzione, e sarà presto disponibile anche in italiano. Dopo l'anticipazione di Pagine Ebraiche, e la rielaborazione in versione italiana di alcuni elementi chiave della ricerca, è in previsione la pubblicazione nelle prossime settimane, con il contributo dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, di una edizione in lingua italiana dell'intera ricerca.
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DOPO LE PAROLE DEL CAPO DELLO STATO
Ricordare Stefano. 33 anni dopo
“Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano”.
Le parole con cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato il piccolo Stefano Gaj Taché hanno suscitato attenzione e commozione in tutta l'opinione pubblica, anche in chi quella storia terribile la conosce bene. Come gli storici Arturo Marzano e Guri Schwarz, autori del libro "Attentato alla sinagoga. Roma, 9 ottobre 1982" (ed. Viella) che molto ha fatto parlare di sé in questi anni.
“È stato bellissimo, un momento del tutto inaspettato. L'attentato alla sinagoga e l'uccisione di Stefano fanno parte della storia di questo paese ed è giusto che l'Italia rifletta e si assuma le sue responsabilità. Adesso la speranza è che il piccolo Stefano possa essere finalmente inserito nella lista delle vittime del terrorismo ricordate in forma solenne dal capo dello Stato. La mia convinzione, anche alla luce degli ultimi accadimenti – commenta Marzano – è che manchi ormai poco all'iscrizione del nome”.
Soddisfazione per il ricordo di Stefano, ma anche un richiamo affinché non siano confusi piani diversi nell'analisi di Guri Schwarz. “Bene che le istituzioni lo ricordino, che quella storia sia entrata con ritardo e fatica nelle mappe mentali dello Stato e dei suoi rappresentanti, che pure avevano negato ed espulsa per tanto tempo quella memoria. E tuttavia viene da chiedersi se l'episodio sia ricordato correttamente. Davvero – si domanda – quell'attentato può essere collegato alla violenza religiosa e al fondamentalismo? O forse è un'altra storia?”.
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TU BISHVAT 5775 – IL CAPODANNO DEGLI ALBERI
L'universo in un guscio di noce
Nelle sale cinematografiche è proiettato in questi giorni con grande successo La teoria del tutto, un film in odore di Oscar sulla vita di Stephen Hawking, il grande fisico noto in tutto il mondo per i suoi conseguimenti scientifici e accademici raggiunti nonostante sia affetto da una malattia dei motoneuroni che lo costringe a stare su una sedia a rotelle e a parlare con un sintetizzatore vocale. Quando, ancora studente universitario all’inizio degli anni ’60, diagnosticarono la malattia, gli diedero due anni di vita. E invece è arrivato a ricoprire la cattedra a Cambridge che fu di Isaac Newton, continua a ricevere premi e onorificenze e pubblica libri. Il suo bestseller Dal Big Bang ai buchi neri è stato venduto in tutto il mondo in 10 milioni di copie (significa che una persona ogni 700 l’ha comprato).

Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano e CNR
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TU BISHVAT 5775 – IL CAPODANNO DEGLI ALBERI
Significati manifesti e nascosti
Le scadenze fiscali sono una delle ossessioni della società moderna; la nazione ebraica un po’ per esorcizzare un po’ per senso del dovere ci ha costruito sopra ben tre capi d’anno dei quattro previsti dalla mishnà. Il 15 di shevat era lo spartiacque che decideva se un frutto già gemmato andava computato all’anno fiscale precedente o a quello successivo.
Le implicazioni non erano di scarso rilievo, c’erano da considerare le decime, l’anno sabbatico, i frutti del quarto anno e quelli nati in precedenza che erano vietati. Insomma, un bel da fare per revisori dei conti e commercialisti che dovevano garantire i contribuenti dai serrati controlli dell’erario terrestre …e Celeste.

Amedeo Spagnoletto, sofer
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tu bishvat 5775 - qui roma
Beautiful Israel per l'ambiente
Per Beautiful Israel Italia, realtà che da due anni collabora con l’associazione fondata nel 1968 dal ministero dell’Interno israeliano per sensibilizzare i cittadini sui temi ambientali, non c’è occasione migliore per festeggiare se non in occasione di Tu BiShvat, la ricorrenza ebraica che celebra gli alberi e la rinascita.
Un capodanno verde celebrato nel corso di una serata alla quale non sono voluti mancare il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio Gian Luca Galletti, il presidente del Wwf Fulco Pratesi, il presidente nazionale di Greenpeace Andrea Purgatori, il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza e Carlo e Marina Ripa di Meana di Italia Nostra in rappresentanza delle quattro più importanti sigle ambientaliste nazionali. Presenti anche l’ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, lo scrittore e presentatore televisivo Piero Angela, Francesco Rutelli e Barbara Palombelli. L’Italian Council dell’associazione si propone di parlare in particolar modo alle nuove generazioni, promuovendo iniziative educative e contrastando ogni forma di degrado. Attraverso collaborazioni, non ultima quella stretta con Legambiente per la festa dell’albero lo scorso novembre, Beautiful Israel Italia organizza momenti di incontro e di arricchimento su temi d’avanguardia come la Green Therapy.
A fare gli onori di casa il presidente di Beautiful Israel Italia Dario Coen: “Quello che ci preme – ha spiegato rivolgendosi agli ospiti – è di creare un gemellaggio tra Italia e Israele, un auspicio che verrà rafforzato anche da un prossimo viaggio del ministro Galletti proprio nella terra che celebriamo questa sera. Sono inoltre orgoglioso di aver riunito questa sera tutte le maggiori associazioni italiane che si battono per la difesa dell’ambiente”.

(Foto di Ariel Nacamulli)
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israele 
Netanyahu alle Nazioni Unite
"Fermate l'inchiesta su Gaza"

Condoglianze da parte di Israele alla Giordania per la barbara uccisione del suo pilota da parte dello Stato Islamico. A porgerle, il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, che ha poi commentato l'esecuzione da parte delle autorità giordane di due terroristi di Al-Qaeda: “Il terrorismo non si può battere a parole e con dichiarazioni, ma solo con misure dure”, il messaggio di Lieberman alla comunità internazionale. A quest'ultima, o meglio alle Nazioni Unite, si è rivolto il premier israeliano Benjamin Netanyahu, chiedendo al Consiglio per i diritti umani dell'Onu di accantonare l'inchiesta sui fatti legati al conflitto di Gaza della scorsa estate. “Dopo le dimissioni del presidente della commissione, il quale covava pregiudizi contro Israele, il report non deve essere pubblicato”, l'affondo di Netanyahu, arrivato a poche ore dalla notizia delle dimissioni di William Schabas, il giudice canadese nominato a capo della Commissione di inchiesta indipendente dell'Onu sul conflitto di Gaza del 2014. Un abbandono, quello di Shabas, dovuto soprattutto alla scoperta da parte delle autorità israeliane di una consulenza tenuta dal giurista, docente di Diritto internazionale presso la Middlesex University di Londra, nel 2012 per l'Organizzazione per la liberazione della Palestina.
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qui nizza
Dopo l'attacco, parla Hollande:
"Avanti con determinazione"

“Lo Stato andrà avanti con determinazione per difendere la sicurezza dei suoi connazionali e garantire la protezione del territorio”. Così il presidente francese Francois Hollande nel commentare l’aggressione a tre militari di guardia davanti a un palazzo di Nizza che ospita diverse istituzioni ebraiche e che sarebbe opera di Moussa Coulibaly, un 31enne originario della Val-de-Marne. L’uomo, fermato insieme a un presunto complice, è stato sottoposto a interrogatorio ed è ora in stato di detenzione in attesa di ulteriori approfondimenti. Chiarezza dovrà essere fatta anche su presunti legami familiari con un altro Coulibaly, Amedy, responsabile della strage al supermercato casher di Parigi appena poche settimane fa. Anche se, rilevano gli inquirenti, il cognome Coulibaly è piuttosto diffuso tra gli immigrati provenienti dal Mali.
Buone notizie arrivano intanto dall’ospedale dove sono ricoverati i militari: nessuno di loro è in pericolo di vita. “Auguro ai militari un pronto recupero”, ha affermato il Gran rabbino di Francia rav Haim Korsia sottolineando l’importanza della presenza dell’esercito di fronte ai luoghi comunitari e la consistenza della minaccia antisemita.
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pilpul
Ticketless - Diversamente
Nel libro di Levi che ho presentato la settimana scorsa (“Così fu Auschwitz”, Einaudi) è inserita una breve lettera scritta nel 1959 alla figlia di un fascista. Quando la vidi la prima volta una decina di anni fa, mi colpì una frase: “Spero anch’io che il padre della lettrice sia innocente, ed è ben probabile che lo sia, perché in Italia le cose si sono svolte diversamente”. Che cosa intendesse dire Levi con quella frase, torno a chiedermelo ogni volta che apro un libro sulla Shoah in Italia. Una pura coincidenza mi porta a rileggere quel rigo insieme al bel volume di Simon Levis Sullam (“I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-1945”, Feltrinelli).

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Battere l'odio
L'elezione del nuovo Capo dello Stato, nella persona di Sergio Mattarella, non può non suscitare vivo compiacimento, per le indiscusse doti di serietà, autorevolezza e rigore morale della persona, che saprà certamente svolgere al meglio il suo incarico al servizio della nazione. Nelle quasi unanimi manifestazioni di elogio e apprezzamento per la scelta effettuata, sembra di cogliere, soprattutto, un diffuso desiderio di preservare l'autorità e il prestigio delle istituzioni democratiche, sottraendole ai giochetti e alle tensioni della bassa politica e, soprattutto, agli insulti e agli sfregi degli sfasciacarrozze di professione (che paiono, per fortuna, in disonorevole ritirata).

Francesco Lucrezi, storico
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Dolore fraterno
C’è stato un intenso momento alla Camera che ha unito idealmente due persone. Un nuovo Presidente della Repubblica ad un ragazzo di 36 anni, Gadi Gaj Tachè, fratello di Stefano. Entrambi hanno vissuto il lutto per la barbara e violenta morte di un fratello, chi per mafia e chi per terrorismo. Una sofferenza che li ha resi uomini certamente più attenti e sensibili.

Claudia Sermoneta
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La riflessione "Heidegger e gli ebrei" apparsa ieri su questo notiziario è da attribuire a Tiziana Della Rocca, mentre sulla prima edizione del notiziario è apparsa, per un errore della redazione, con una firma sbagliata. Ce ne scusiamo con l'autrice e con i lettori.




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