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5 Febbraio 2015 - 16 Shevat 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
“We-ìm mizbàch avanìm tà‘asse-Lì lo’-thivnè ethhèn gazìth ki charbekhà henàfta ‘aléha wa-techaleléha”, “E se un altare di pietre Mi farai, non farle scalpellate, perché sollevando sopra (una di) esse la tua spada, la profani”. Nessuna religione arriva ad aborrire qualsiasi forma di violenza quanto la religione ebraica: guerre sante, campagne armate per diffondere il proprio credo, roghi di miscredenti e di eretici, sono stati e sono all’ordine del giorno in tutte le civiltà; l’Ebraismo, invece, non ha mai imposto la sua maniera di vedere, ed in tutte le guerre di religione si è sempre trovato sulla difensiva.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Il 18 luglio 1994 a Buenos Aires in Via Pasteur 633, durante la presidenza di Carlos Menem, un commando di persone pilotate da elementi di ispirazione iraniana con il coinvolgimento di Hezbollah e di elementi legati alla malavita locale, ma anche ai servizi della polizia locale faceva esplodere l’edificio dell’AMIA – per gli ebrei argentini un’organizzazione molto simile all’Unione delle Comunità Ebraiche in Italia. L’esplosione e il crollo dell’edificio causavano la morte di 85 persone e il ferimento di centinaia. L’indagine giudiziaria sulle origini dell’attentato fino a oggi non è giunta a compimento a causa di costanti reticenze e resistenze da parte dell’apparato governativo argentino. Fin dal 2006 il procuratore di giustizia Alberto Nisman, messo a capo delle indagini, accusava l’Iran di essere all’origine dell’atto di terrorismo. Nel gennaio 2013 l’Argentina e l’Iran firmavano un trattato nominalmente volto a chiarire i fatti ma in realtà teso a coprire le responsabilità iraniane nel quadro di più ampi accordi commerciali fra i due paesi.
 
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TORINO -  Sarà presentato alle 18.00 nella sala conferenze del Museo Diffuso il volume "A un passo dalla salvezza. La politica svizzera di respingimento degli ebrei durante le persecuzioni 1933-1945”, che ha ricevuto il Premio Internazionale Vittorio Foa 2014. Con Silvana Calvo, autrice del volume, saranno presenti Fabio Levi, curatore della prefazione e Maria Bacchi.
 
L'ira del mondo arabo
"Vendetta". Questa la parola che circola più insistentemente nel mondo arabo, da Amman al Cairo, dopo la barbara uccisione del pilota giordano da parte dell'Isis. Maurizio Molinari (la Stampa) è andato tra i familiari del giovane e ha raccolto la loro voce: "Re Abdallah, apri i confini e combattiamo". Secondo fonti curde la Giordania avrebbe bombardato Mosul infliggendo perdite significative tra i jihadisti.

Apologia di terrorismo, Dieudonné a processo. Alla sbarra il comico antisemita Dieudonné, che poche ore dopo i sanguinosi fatti di Parigi aveva affermato: "Sappiate che stasera, per quel che mi riguarda, io mi sento Charlie Coulibaly". Il reato contestato è apologia di terrorismo. La pena richiesta dal procuratore è di 200 giorni di carcere, eventualmente convertibili in una ammenda di 30mila euro (Corriere della sera).

L'Italia e le leggi della vergogna. "Ora lo Stato chieda scusa per l'orrore delle Leggi Razziali". È quanto chiede la giornalista e scrittrice Lia Levi, intervistata da Paolo Conti (Corriere) per commentare le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul piccolo Stefano Gaj Taché, ucciso dai terroristi palestinesi in occasione dell'attacco alla sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982.
 
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  davar
ISRAELE
Quando l'Aliyah viene da Est
Il conflitto in Ucraina torna a far parlare di sé. Nelle ultime 24 ore sono state uccise diciannove persone, di cui quattordici civili. La Nato ha deciso di inviare migliaia di uomini per tamponare la crisi ucraina, che, nel sostanziale silenzio dell’opinione pubblica europea, conta oramai oltre 5mila vittime. Molte famiglie a causa del conflitto hanno deciso di abbandonare il paese, e tra questi non pochi ebrei: 5840, per l’esattezza, secondo i dati dell’Agenzia Ebraica relativi agli arrivi in Israele dall’Ucraina nel corso del 2014. Un numero secondo solo a quello francese.
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MONDO ARABO E LIBERTà DI ESPRESSIONE
La vignetta che imbarazza Abbas
A scatenare le polemiche nel mondo arabo sono ancora loro, le vignette. Domenica scorsa il quotidiano palestinese Al-Hayat Al-Jadidah ha pubblicato un’immagine a firma di Muhammad Sabaaneh raffigurante un uomo in piedi sulla sfera terrestre che da una bisaccia a forma di cuore sparge dei semi e sul quale troneggia la scritta ‘Il nostro profeta Maometto’. Immediata in questo caso la reazione del presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen, che ha fatto aprire una indagine ai danni del giornale e che secondo l’agenzia Wafa ha dichiarato: “Bisogna prendere delle misure contro chi ha commesso questo grande sbaglio, i simboli religiosi e in particolari i profeti devono essere rispettati”. Il disegno infrangerebbe infatti il divieto di raffigurare Maometto.
La vignetta è stata prontamente rimossa dalla versione online del quotidiano e il disegnatore Sabaaneh ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un post nel quale spiega come il suo lavoro non sia stato compreso: “Il disegno non rappresenta il nostro Profeta o la sua immagine ma allude a lui attraverso un’aura di luce. La persona rappresentata non è lui ma incarna il musulmano che segue la sua chiamata. La luce che lo circonda è quella dell’Islam e della divinità”.
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LA SCOMPARSA DEL GRANDE STORICO
Martin Gilbert (1936-2015)
Sono bastate poche parole allo storico, saggista, conduttore televisivo e storico dell’arte Simon Schama per chiarire chi era Sir Martin Gilbert: “Un grande storico, che scriveva con il cuore quanto con il cervello. Era un buon ebreo, oltre che uno storico eccelso e incredibilmente prolifico. Scriveva solo di argomenti che gli stavano a cuore, e lo mostrava in ogni pagina”.
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qui torino - IL CONCERTO DI MIRIAM MEGHNAGI
A gran voce dal silenzio
La memoria del passato è da sempre una componente essenziale dell’esperienza ebraica, scrive Miriam Meghnagi a commento del suo spettacolo “E sceglierai la vita, voci dal silenzio” andato in scena con grande successo ieri sera al teatro Vittoria per iniziativa della Comunità ebraica di Torino (in sala, tra gli altri, il vicepresidente UCEI Giulio Disegni).
Uno spettacolo appassionato, pieno di passaggi significativi, dalla gioia al dolore, dalla vita alla morte, ma anche dal ladino allo yiddish, dallo spagnolo all’ebraico. Un viaggio senza tempo e nel tempo quello che Miriam Meghnagi ha sapientemente offerto nel suo concerto.
Ad accompagnarla quattro musicisti di eccezionale livello.
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qui roma - la sfida del maghen david adom
Assistenza in tempi di crisi
Operare in situazioni d’emergenza, anche bellica, nel solco del principio talmudico che ricorda che “chi salva una vita, salva il mondo intero”. È la sfida del Magen David Adom, la “Croce Rossa” d’Israele fondata nel 1930 e riconosciuta dal Comitato Internazionale preposto soltanto in tempi recenti e al termine di una complessa controversia sull’utilizzo della Stella di Davide come simbolo. A raccontare “dal di dentro” questa sfida il medico israeliano Oren Wacht, ospite di un incontro organizzato dall’Associazione Medica Ebraica in collaborazione con l’Ospedale Israelitico di Roma.
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qui milano - dopo il film su turing
La macchina infernale in vetrina
“È bellissima”, si lascia sfuggire in un sospiro Alan Turing, interpretato da Benedict Cumberbatch nel recente film The Imitation Game, quando vede per la prima volta Enigma. A chiunque è però possibile lasciarsi stupire da quell’incredibile protagonista della Storia anche adesso, ammirandone l’esemplare esposto al Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.


Francesca Matalon
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  pilpul
Setirot - L'ultimo degli ingiusti
Ci sono argomenti – io credo – assolutamente ingiudicabili. Esistono galassie, spazi, meandri dello spirito umano conosciuti solamente dalle singole coscienze; azioni, pensieri, categorie intimamente privati. È di sicuro il caso della tormentata vicenda del rabbino Benjamin Murmelstein, l’ultimo Decano del Consiglio degli ebrei di Theresienstadt. Personaggio raccontato da Claude Lanzmann prima sugli schermi e ora nel libro “L’ultimo degli ingiusti” (Skira). Ho visto il film, ho letto il libro, ho sofferto, non giudico. Invito però ad affrontare – con se stessi – questa piccola grande prova. Così come non mi esprimerò sull’autore. Claude Lanzmann può essere simpatico o no, può piacere o meno. Resta la grandezza del suo “Shoah”, che tutti riconoscono. Resta la sua storia di partigiano francese, di firma assidua della rivista “Les Temps Modernes” con Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. Alla fine sono le singole coscienze – siamo noi – a fare i conti con la Storia. Ma sono, e secondo me debbono restare, conti privati.

Stefano Jesurum, giornalista
Time out - Consapevolezza
La presa di posizione dell’Università de il Cairo Al-Azhar contro l’Isis rappresenta senza dubbio un precedente positivo. Certo, l’invito a crocifiggere i terroristi non corrisponde al modello in cui crediamo, ma la scelta della massima autorità islamica di sconfessare pubblicamente l’Isis e di invitare i paesi musulmani a combatterlo è certamente di buon auspicio.
Quello che non è chiaro è se la ragione di questa scelta sia legata al fatto che il pilota giordano fosse di religione islamica o, diversamente, perché contrari in generale alle pratiche del terrorismo islamista. Temiamo sia la prima, ma questa non poco importa. Di rilevante c’è che il mondo islamico sembra aver compreso che la minaccia fondamentalista non riguarda solo noi occidentali e che se non iniziano a combattere questa battaglia dall’interno, i primi a subirne le conseguenze saranno proprio loro.


Daniel Funaro

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