
Elia Richetti,
rabbino
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“We-ìm
mizbàch avanìm tà‘asse-Lì lo’-thivnè ethhèn gazìth ki charbekhà henàfta
‘aléha wa-techaleléha”, “E se un altare di pietre Mi farai, non farle
scalpellate, perché sollevando sopra (una di) esse la tua spada, la
profani”. Nessuna religione arriva ad aborrire qualsiasi forma di
violenza quanto la religione ebraica: guerre sante, campagne armate per
diffondere il proprio credo, roghi di miscredenti e di eretici, sono
stati e sono all’ordine del giorno in tutte le civiltà; l’Ebraismo,
invece, non ha mai imposto la sua maniera di vedere, ed in tutte le
guerre di religione si è sempre trovato sulla difensiva.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Il
18 luglio 1994 a Buenos Aires in Via Pasteur 633, durante la presidenza
di Carlos Menem, un commando di persone pilotate da elementi di
ispirazione iraniana con il coinvolgimento di Hezbollah e di elementi
legati alla malavita locale, ma anche ai servizi della polizia locale
faceva esplodere l’edificio dell’AMIA – per gli ebrei argentini
un’organizzazione molto simile all’Unione delle Comunità Ebraiche in
Italia. L’esplosione e il crollo dell’edificio causavano la morte di 85
persone e il ferimento di centinaia. L’indagine giudiziaria sulle
origini dell’attentato fino a oggi non è giunta a compimento a causa di
costanti reticenze e resistenze da parte dell’apparato governativo
argentino. Fin dal 2006 il procuratore di giustizia Alberto Nisman,
messo a capo delle indagini, accusava l’Iran di essere all’origine
dell’atto di terrorismo. Nel gennaio 2013 l’Argentina e l’Iran
firmavano un trattato nominalmente volto a chiarire i fatti ma in
realtà teso a coprire le responsabilità iraniane nel quadro di più ampi
accordi commerciali fra i due paesi.
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TORINO
- Sarà presentato alle 18.00 nella sala conferenze del Museo
Diffuso il volume "A un passo dalla salvezza. La politica svizzera di
respingimento degli ebrei durante le persecuzioni 1933-1945”, che ha
ricevuto il Premio Internazionale Vittorio Foa 2014. Con Silvana Calvo,
autrice del volume, saranno presenti Fabio Levi, curatore della
prefazione e Maria Bacchi.
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L'ira del mondo arabo
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"Vendetta".
Questa la parola che circola più insistentemente nel mondo arabo, da
Amman al Cairo, dopo la barbara uccisione del pilota giordano da parte
dell'Isis. Maurizio Molinari (la Stampa) è andato tra i familiari del
giovane e ha raccolto la loro voce: "Re Abdallah, apri i confini e
combattiamo". Secondo fonti curde la Giordania avrebbe bombardato Mosul
infliggendo perdite significative tra i jihadisti.
Apologia di terrorismo, Dieudonné a processo.
Alla sbarra il comico antisemita Dieudonné, che poche ore dopo i
sanguinosi fatti di Parigi aveva affermato: "Sappiate che stasera, per
quel che mi riguarda, io mi sento Charlie Coulibaly". Il reato
contestato è apologia di terrorismo. La pena richiesta dal procuratore
è di 200 giorni di carcere, eventualmente convertibili in una ammenda
di 30mila euro (Corriere della sera).
L'Italia e le leggi della vergogna.
"Ora lo Stato chieda scusa per l'orrore delle Leggi Razziali". È quanto
chiede la giornalista e scrittrice Lia Levi, intervistata da Paolo
Conti (Corriere) per commentare le parole del presidente della
Repubblica Sergio Mattarella sul piccolo Stefano Gaj Taché, ucciso dai
terroristi palestinesi in occasione dell'attacco alla sinagoga di Roma
del 9 ottobre 1982.
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Setirot
- L'ultimo degli ingiusti |
Ci
sono argomenti – io credo – assolutamente ingiudicabili. Esistono
galassie, spazi, meandri dello spirito umano conosciuti solamente dalle
singole coscienze; azioni, pensieri, categorie intimamente privati. È
di sicuro il caso della tormentata vicenda del rabbino Benjamin
Murmelstein, l’ultimo Decano del Consiglio degli ebrei di
Theresienstadt. Personaggio raccontato da Claude Lanzmann prima sugli
schermi e ora nel libro “L’ultimo degli ingiusti” (Skira). Ho visto il
film, ho letto il libro, ho sofferto, non giudico. Invito però ad
affrontare – con se stessi – questa piccola grande prova. Così come non
mi esprimerò sull’autore. Claude Lanzmann può essere simpatico o no,
può piacere o meno. Resta la grandezza del suo “Shoah”, che tutti
riconoscono. Resta la sua storia di partigiano francese, di firma
assidua della rivista “Les Temps Modernes” con Jean-Paul Sartre e
Simone de Beauvoir. Alla fine sono le singole coscienze – siamo noi – a
fare i conti con la Storia. Ma sono, e secondo me debbono restare,
conti privati.
Stefano Jesurum, giornalista
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Time
out - Consapevolezza |
La
presa di posizione dell’Università de il Cairo Al-Azhar contro l’Isis
rappresenta senza dubbio un precedente positivo. Certo, l’invito a
crocifiggere i terroristi non corrisponde al modello in cui crediamo,
ma la scelta della massima autorità islamica di sconfessare
pubblicamente l’Isis e di invitare i paesi musulmani a combatterlo è
certamente di buon auspicio.
Quello che non è chiaro è se la ragione di questa scelta sia legata al
fatto che il pilota giordano fosse di religione islamica o,
diversamente, perché contrari in generale alle pratiche del terrorismo
islamista. Temiamo sia la prima, ma questa non poco importa. Di
rilevante c’è che il mondo islamico sembra aver compreso che la
minaccia fondamentalista non riguarda solo noi occidentali e che se non
iniziano a combattere questa battaglia dall’interno, i primi a subirne
le conseguenze saranno proprio loro.
Daniel Funaro
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