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12 Febbraio 2015 - 23 Shevat 5775
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
La Parashà di questa settimana contiene moltissime norme e regole che attengono ad ogni ambito della vita, sia sociale, sia giuridica, o cultuale, o familiare. Tutte queste norme sono introdotte dalla frase “We-élle ha-mishpatìm ashèr tassìm lifnehèm”, “E queste sono le norme che porrai davanti a loro”. Rashì, utilizzando un noto Midràsh, rileva che il brano, il capitolo, comincia con una congiunzione; ciò non può essere né casuale, né un errore linguistico o di copiatura. Difatti, spiega Rashì, la congiunzione collega queste norme a quelle date precedentemente: “Come quelle erano state date dal Sinai, anche queste vengono dal Sinai”. In altri termini, non c’è differenza fra le norme esposte in questa Parashà e quelle, ad esempio, del Decalogo: uguale è la fonte, cioè Ha-Qadòsh Barùkh Hu’, uguale l’obbligatorietà, uguale la gravità in caso di trasgressione.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Sull’ormai logora questione se Netanyahu verrà ricordato dagli storici con un capitolo, una pagina o una nota a margine, una cosa è ormai certa: Bibi è il premier israeliano che passerà alla storia per aver più di ogni altro danneggiato la relazione strategica fra gli Stati Uniti e Israele. Il problema non è tanto la sua accettazione dell’invito a parlare al Congresso il 3 marzo, due settimane prima delle elezioni in Israele in quello che appare come un plateale espediente di campagna elettorale. Il vero danno deriva dal cocciuto attivismo del premier a favore del partito repubblicano che oggi controlla entrambe le camere statunitensi, e contro il partito democratico.
 
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Ddl sul negazionismo,
Grasso scrive a Gattegna
Grande evidenza, sui principali quotidiani, per le parole con cui il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha commentato l’approvazione da parte del Senato del disegno di legge sul negazionismo.
“Vietato minimizzare i genocidi. La soddisfazione dell’UCEI”, titola tra gli altri il Corriere della sera. “Si scrive una pagina importante nella storia del nostro Paese. Un provvedimento – ha infatti affermato Gattegna – che costituisce un baluardo per la difesa della libertà di tutti, mirato a colpire i falsari che tentano di negare la Shoah, di offenderne le vittime e di colpire chi difende il valore universale della Memoria”. Sul Corriere (Paolo Conti) si dà conto anche della lettera che il presidente del Senato Pietro Grasso ha inviato a Gattegna una volta concluse le operazioni di voto. “L’Italia – scrive Grasso – finalmente esprime in maniera chiara l’adesione agli orientamenti normativi presenti in altri Paesi e già in vigore a livello europeo”. Per poi sottolineare: “In questo giorno importante per le istituzioni del nostro Paese, desidero rinnovare i sentimenti di amicizia che mi legano a Lei e alle Comunità ebraiche italiane”.
Soddisfazione per il voto del Senato è espressa anche dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici.
 
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  davar
GRASSO SCRIVE AL PRESIDENTE UCEI
"Legge contro il negazionismo,

lavoro equilibrato e condiviso"
Di seguito il testo del messaggio inviato dal presidente del Senato Pietro Grasso al Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna subito dopo il via libera dell’Aula al ddl n. 54, “Modifica all’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale”.

Gentilissimo Presidente,
Sono sinceramente orgoglioso del fatto che oggi il Senato della Repubblica abbia approvato il "Disegno di Legge n. 54 - Modifica all'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale", e sono certo che Lei condividerà la mia stessa soddisfazione.
Come Presidente del Senato ho più volte espresso la necessità di dotarci di una legge che introducesse il reato di negazionismo: l'Italia finalmente esprime in maniera chiara l'adesione agli orientamenti normativi presenti in altri Paesi e già in vigore a livello europeo.
L'approvazione del Ddl ad amplissima maggioranza, quasi all'unanimità, conferma l'intenzione, da parte delle Istituzioni repubblicane, di compiere un ulteriore e decisivo passo nel contrasto a tutte le forme di offesa alle vittime e di negazione di quella terribile pagina della nostra storia che è stata la Shoah.
Se da un lato era unanimemente riconosciuta l'esigenza di introdurre una norma in grado di sanzionare ogni condotta lesiva della dignità umana, era altrettanto sentita l'importanza di mantenere intatta la libera espressione delle opinioni e della ricerca storica: in questo senso, il Senato ha svolto un lavoro meticoloso, esplorando e approfondendo tutti gli aspetti connessi alla trattazione di una materia così complessa e giungendo infine alla stesura di un testo condiviso ed equilibrato. Sono certo che la Camera dei Deputati saprà affrontare con uguale sensibilità questa materia per approvare definitivamente, e in tempi brevi, la Legge contro il negazionismo.
In questo giorno importante per le Istituzioni del nostro Paese - conclude il messaggio del Presidente Grasso - desidero rinnovare i sentimenti di amicizia che mi legano a Lei e alle Comunità ebraiche italiane.


Pietro Grasso, presidente del Senato
IL DDL SUL NEGAZIONISMO va alla camera
Un baluardo per la libertà di tutti
Grande evidenza, sui principali quotidiani, per le parole con cui il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha commentato l'approvazione da parte del Senato del disegno di legge sul negazionismo.
“Vietato minimizzare i genocidi. La soddisfazione dell'UCEI”, titola tra gli altri il Corriere della sera. 
Larghissima la maggioranza a sostegno del ddl: 234 i voti favorevoli, otto gli astenuti, tre i contrari. Il disegno di legge, che passerà adesso all'esame della Camera, prevede l'introduzione di un’aggravante di pena di tre anni se i reati inquadrati dalla legge Reale del ’75 – ovvero la propaganda, la pubblica istigazione e il pubblico incitamento a commettere atti di discriminazione razziale – si fondano in tutto o in parte sulla negazione della Shoah, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra, come definiti dallo statuto della Corte penale internazionale.
Il presidente dell'Unione ha parlato di “pagina importante nella storia del nostro Paese” definendo il provvedimento un baluardo per la difesa della libertà di tutti “mirato a colpire i falsari che tentano di negare la Shoah, di offenderne le vittime e di colpire chi difende il valore universale della Memoria”.
A testimonianza della necessità e dell'importanza di introdurre una legge che punisca il negazionismo, arrivata dopo anni di dibattiti e approfondimenti, “il largo sostegno ottenuto dal provvedimento da parte di tutto l'arco parlamentare, dimostrazione di come siamo di fronte a una lotta che non ha bandiere politiche ma che coinvolge tutta la società italiana”.
In una lettera inviata al presidente UCEI una volta concluse le operazioni di voto il presidente del Senato Pietro Grasso scrive: “L'Italia finalmente esprime in maniera chiara l'adesione agli orientamenti normativi presenti in altri Paesi e già in vigore a livello europeo”. Per poi sottolineare: "In questo giorno importante per le istituzioni del nostro Paese, desidero rinnovare i sentimenti di amicizia che mi legano a Lei e alle Comunità ebraiche italiane”.
"L'approvazione del Ddl sul negazionismo in Senato – spiega la senatrice Silvana Amati, prima firmataria del Ddl – è un atto di concreto contrasto ad una delle forme più sottili di diffamazione razziale, xenofoba, antisemita e di incitazione all'odio. Un atto che dà finalmente seguito alle dichiarazioni che si susseguono ogni anno in occasione del Giorno della Memoria, affinché simili orrori non possano mai più accadere. Il negazionismo è un inaccettabile abuso di diritto, che non può essere protetto dal diritto alla libertà d'espressione o di ricerca, così come stabilito dalla stessa Corte Europea dei Diritti dell'Uomo".
Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. “È un atto che ci commuove – afferma – perché la mente va soprattutto a tutti quei sopravvissuti che hanno dato e ancora danno la loro vita per raccontare alle future generazioni l’orrore della macchina della morte nazista e l’inferno dei campi di sterminio”.
JUDAICA PEDEMONTANA, OGGI L'INAUGURAZIONE
Torino, luce sul tesoro dei libri
Pagine preziose, illustrazioni colorate, calligrafie eleganti. La mostra Judaica Pedemontana, promossa e organizzata dalla Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia e la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, presentata in anteprima alla stampa questa mattina a Torino, espone per la prima volta al pubblico il fondo di volumi ebraici della Biblioteca. La mostra, la cui inaugurazione avverrà questo pomeriggio e che rimarrà aperta nella Biblioteca stessa fino al 6 aprile 2015, comprende anche argenti e tessuti ebraici antichi di proprietà di Istituzioni e privati, che rimandano ai contenuti o alla provenienza geografica dei volumi. “La Fondazione ha aderito con grandissimo entusiasmo all'iniziativa della Biblioteca, in quanto vi si rispecchiano molti aspetti importanti per la sua attività, ovvero la divulgazione, il restauro e la ricerca”, ha sottolineato il Presedente della Fbcei Dario Disegni, che insieme ad Andrea De Pasquale, direttore della Biblioteca Nazionale di Roma, ha curato l'ideazione e la progettazione della mostra. Missioni che sono le stesse anche del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, come ha affermato Rossana Rummo, direttore generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali e il Diritto d'Autore. “Non bisogna concentrarsi esclusivamente sulla tutela o in alternativa sulla valorizzazione, e questa mostra lo dimostra benissimo”, ha aggiunto. A rappresentare il Ministero presente inoltre Micaela Procaccia, a capo della direzione generale per gli archivi. Il grande patrimonio di testi ebraici della Biblioteca è costituito da manoscritti e libri a stampa, tra cui numerosi incunaboli e cinquecentine.
“Questi volumi non sono stati danneggiati dall'incendio che ha colpito la Biblioteca nel 1904 e non hanno subito interventi di restauro successivi, e la loro esistenza e conservazione sono il frutto del grande interesse sempre dimostrato della casata dei Savoia”, ha spiegato De Pasquale. Il patrimonio deve la sua ricchezza in particolare a Vittorio Amedeo II, che volle che il prefetto fosse di nomina regia e scelto tra professori universitari. Nel corso degli anni molti di quelli che si susseguirono furono ordinari di Sacra Scrittura e lingue orientali, e questo fece sì che lo studio della lingua e della letteratura ebraiche fosse costantemente praticato nella Biblioteca e che le acquisizioni di pregiati testi la impreziosissero. Essi sono disseminati in varie collocazioni, tra cui vi è il fondo Hebr., contenente esclusivamente libri antichi in caratteri ebraici. Tra gli incunaboli, notevoli sia per l'edizione sia per le note, Il direttore De Pasquale ha sottolineato in particolare l'editio princeps dell’Arba Turim di Jacob ben Ascher, stampato a Piove di Sacco da Meshullam Cuzi nel 1475, il primo libro ebraico stampato con datazione certa. Spiccano inoltre un Commento al Pentateuco di Levi ben Gerešon successivo di un paio d'anni e stampato a Mantova, un esemplare in pergamena del Pentateuco con la parafrasi aramaica di Onqelos e il commento di Šelomoh Jishaqi del 1482, e alcuni volumi stampati nella tipografia di Gershom ben Mosheh Soncino. Presente in sala anche Evelina Christillin, presidente della Fondazione del Museo Egizio di Torino, del quale sono state usate delle vetrine dismesse e restaurate per esporre gli oggetti in mostra, come ha ricordato De Pasquale. “Questa mostra costituisce inoltre una grande occasione di approfondimento, in quanto ospiterà anche un un Convegno internazionale sul collezionismo di libri ebraici in Europa tra XVIII e XIX secolo che si terrà il 27 marzo, con ospiti ed esperti che offriranno un momento di confronto di grande rilievo”, ha affermato Disegni. “Una grande occasione di conoscenza e cultura”, così ha invece definito la mostra l'assessore alla cultura del Comune di Torino Maurizio Braccialarghe. Oltre a lui presenti in sala tra gli altri anche il presidente dell'archivio ebraico Terracini Marco Luzzati, che ha collaborato con la mostra per quanto riguarda gli argenti, il presidente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre, i membri del comitato scientifico che ha curato la realizzazione dell'esposizione composto da Gianfranco Fina, Lucia Frattarolo, Baruch Lampronti, Chiara Pilocane e Franca Porticelli. Gli allestimenti e il progetto grafico sono invece dell’Officina delle Idee, sotto la direzione di Diego Giachello.

Francesca Matalon


(Nell'immagine, da sinistra a destra, Dario Disegni, Rossana Rummo e Andrea De Pasquale)
israele
Netanyahu-Herzog, sfida accesa
Fare previsioni su come andranno le elezioni in Israele, previste per il prossimo 17 marzo, è impossibile. Il testa a testa tra il Likud guidato dall'attuale premier Benjamin Netanyahu e il duo Yitzhak Herzog - Tzipi Livni, a capo dei laburisti il primo, dei centristi di Hatnua la seconda, lascia la porta aperta a tutte le opzioni. Forse una scossa potrebbe darla il confronto televisivo tra i leader politici dei vari partiti israeliani che in queste ore Arutz 2, tra i principali canali televisivi nazionali sta cercando di organizzare. Herzog ha già detto che ci sarà, lanciando la sfida a Netanyahu sui social network: “Quindi Bibi non vuoi discutere con me? Hai paura di me?”, la provocazione del leader laburista all'attuale premier israeliano. E Netanyahu, che sembrava inizialmente contrario a partecipare a un confronto televisivo, fa sapere, attraverso il suo entourage, che ci sarà ma il dibattito dovrà essere fatto dopo il suo tanto discusso intervento al Congresso degli Stati Uniti, previsto per il prossimo 3 marzo.
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J-CIAK
Chi marcia a Selma??
Tra un mese a Selma arriverà anche il presidente Obama per celebrare i cinquant’anni della marcia per i diritti civili guidata da Martin Luther King, che partì da questa cittadina dell’Alabama e scatenò una violenta repressione destinata a sconvolgere l’America. Intanto “Selma”, il film diretto da Ava DuVernay che oggi arriva in Italia, ha già fatto molto parlare di sé. Per motivi squisitamente cinematografici (la mancata nomination all’Oscar sia della regista, che poteva essere la prima afroamericana candidata al premio, sia di David Oyelowo come migliore attore protagonista). Ma non solo. “Selma”, comunque aggiudicatosi due candidature come miglior film e miglior colonna sonora, ha fatto discutere in modo particolare il mondo ebraico americano. E il dibattito è entrato nel merito, perché la pellicola è accusata di aver oscurato la fondamentale partecipazione ebraica alle lotte dei neri d’America. Dov’è finito, tanto per fare un nome, rav Avraham Joshua Heschel? Dov’è l’amico e alleato del reverendo King, che marciò alla sua destra, ben riconoscibile dalla lunga barba bianca in una delle foto più celebri di quella giornata?


Daniela Gross
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da roma a gaza
 L'accostamento impossibile

"Sergio Mattarella qualche giorno fa ha prestato giuramento alla Costituzione italiana davanti al Parlamento. In un passaggio del suo ampio discorso, ha ricordato Stefano Gaj Taché, il bambino ebreo di due anni che il 9 ottobre 1982, fuori dalla sinagoga di Roma, è stato ucciso da un commando di terroristi palestinesi (40 persone rimasero ferite). Io, da privato cittadino, vorrei qui rammentare – senza ovviamente fare i nomi – tutti quei bambini che sono morti durante i raid israeliani nella Striscia di Gaza o in altre campagne militari condotte dallo stesso esercito contro i palestinesi”.
È il testo di un delirante intervento di un lettore apparso ieri sulle pagine trentine del quotidiano L’Adige sotto il titolo “In ricordo di Stefano Taché e di tutti i bimbi morti”. Un accostamento improponibile e tendenzioso che suscita tra gli altri l’indignazione della presidente della Comunità ebraica di Merano e consigliere UCEI Elisabetta Rossi Innerhofer. “L’autore non è nuovo a interventi in cui emergono nitidamente l’odio che prova verso Israele e il mondo ebraico. Come ha ricordato il presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento il piccolo Stefano Gaj Taché era un ‘bambino italiano’ e con quell’attacco si è voluto chiaramente colpire una Comunità ebraica e la sua sinagoga. Trovo quindi molto grave – afferma – che un quotidiano come l’Adige continui a dare spazio alle farneticazioni di questa persona”.
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  pilpul
La mia risposta al rav Di Segni
Gli interventi del rav Giuseppe Laras (Corriere della sera, 13 gennaio) e del priore Enzo Bianchi (La Stampa, 18 gennaio) avevano suscitato una presa di posizione del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che denunciava sul nostro notiziario quotidiano il pericolo, da parte cristiana, di una lettura a senso unico delle Scritture (29 gennaio). Oggi, sempre sul nostro notiziario quotidiano, la risposta del priore, che ringraziamo per i chiarimenti forniti.

Non sono solito rispondere a critiche e obiezioni ingiuste ai miei interventi sulla stampa, ma l’amicizia e la stima che nutro verso rav Giuseppe Laras e verso rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, con i quali ho tenuto conferenze e dibattiti, mi chiedono di ritornare su alcune mie affermazioni apparse nell’articolo pubblicato su La Stampa il 18 gennaio scorso e di interloquire rispettosamente con l’intervento di rav Di Segni su Pagine ebraiche 24 del 29 gennaio.
Lo faccio in ritardo, essendo venuto a conoscenza di tale intervento solo pochi giorni fa. I lettori che hanno seguito il dibattito non hanno bisogno che lo ripeta qui. Nel mio articolo affermavo semplicemente che sul tema della terra e dello Stato di Israele non pare esserci comprensione della posizione cristiana da parte degli ebrei. Questa mia affermazione ha suscitato le reazioni di rav Di Segni, alle quali per chiarezza voglio rispondere (me ne scuso con i lettori!) attraverso punti precisi.


Enzo Bianchi
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Setirot - Il voto a Montecitorio
Giovedì prossimo, salvo imprevisti, l’Aula di Montecitorio discuterà il riconoscimento dello Stato di Palestina. A confrontarsi su questo tema Sinistra per Israele e Jcall hanno invitato, qualche sera fa a Milano, la socialista Pia Locatelli, la Pd Lia Quartapelle, Arturo Scotto di Sel e poi Janiki Cingoli del Cipmo, Giorgio Gomel di JCall e il giornalista televisivo israeliano Carmel Luzzatti. Dal dibattito è apparso del tutto evidente lo sforzo della sinistra politica italiana per arrivare a un testo di mediazione che possa raccogliere il sostegno più ampio possibile. Così come è parsa finalmente chiara la volontà collettiva (con diverse sfumature, ovviamente) di non fare sconti ad alcuna delle parti in campo e di non privilegiare le ragioni palestinesi rispetto a quelle israeliane o viceversa.

Stefano Jesurum, giornalista
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Uno scarso spettacolo
Dunque la mozione sul gemellaggio di Livorno con Gaza, ovvero Hamas (gruppo riconosciuto come terroristico anche dall’UE) è passata. Lo spettacolo reso dal Consiglio comunale è stato assai scarso: il trionfo del cerchiobbotismo (con l’ipocrita riproposizione di una mozione parallela sul gemellaggio con Bat Yam che però data luglio 1961!), palesi imbarazzi, imbarazzati silenzi e utili assenze, senza farsi mancare anche qualche strafalcione. Il prezzo ideologico è stato quindi pagato, con tanto di ormai trite e ritrite riproposizioni di mantra antisraeliani “a prescindere”, per dirla alla Totò.

Gadi Polacco
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Time out - Indifferenza
Siamo indifferenti, quasi addormentati di fronte alla notizia che sono morte 300 persone di fronte alle nostre coste. Un dramma che si ripete ormai da anni, ma che oltre a qualche breve momento di indignazione non sembra risvegliare il torpore delle nostre coscienze. Non si tratta di essere buonisti né di pensare che gli immigrati vadano accolti tutti e senza distinzioni, ma è evidente che esista un problema e che l’Europa lo debba risolvere. Come farlo spetta ai politici europei che oltre a litigare su vincoli di bilancio e austerity dovranno dare una visione politica all’Europa, magari propendo l’immagina di un continente che difende i propri valori anche fuori dai propri confini terrestri.

Daniel Funaro
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Un attimo del nostro dolore
In una sua recente nota apparsa in questa rubrica, l'illustre storico e letterato Alberto Cavaglion attribuisce a questa redazione il merito di aver posto in evidenza, come immagine simbolica del tragico attentato dell'ottobre 1982 alla sinagoga di Roma, l'immagine di un bambino ferito portato in braccio dai vigili urbani. L'immagine, scattata da un professionista generoso e sensibile come Massimo Capodanno, si trova da trent'anni negli archivi dell'agenzia Ansa e non è certo né inedita né sconosciuta. Lo stesso fotografo aveva ricevuto un riconoscimento dalla Comunità ebraica di Roma non per questa immagine in particolare, e nemmeno per il suo lavoro di fotografo in generale, ma piuttosto per la sua azione mirata al salvataggio dei feriti.
Vero è, invece, che questa redazione ha scelto al contrario di altre  di metterla con forza in evidenza già negli scorsi anni come icona di un momento, il più doloroso, il più lacerante, della nostra storia recente. Altri non lo fecero e puntarono su altre pur sempre legittime scelte. Non lo fecero i grandi quotidiani dell'epoca e nemmeno, se la memoria non mi inganna, lo fece la stampa comunitaria.
Quella foto assume secondo Cavaglion‎ ora nuova evidenza alla luce del chiaro riferimento segnato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di qualche giorno fa. Una sintonia che ci onora e che spiega al meglio l'alto significato simbolico che avevamo visto in quella immagine più che in altre. Ma i veri meriti restano ben altri. A cominciare da quelli di coloro che alla retorica e al vittimismo hanno preferito la chiarezza. Degli intellettuali coraggiosi, come lo stesso Cavaglion, e come i suoi colleghi Arturo Marzano e Guri Schwarz, che hanno dedicato molte energie e studi perché su questa terribile vicenda e sulla mostruosa impalcatura ideologica che le aprì la strada si facesse piena luce, anche a costo di suscitare qualche dispiacere o qualche imbarazzo fra i primi della classe che oggi colgono ogni pretesto per salire ingiustificatamente in cattedra.
gv

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