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26 febbraio 2015 - 7 Adar 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Nella Parashà di questa settimana, Tetzaveh, il nome di Moshè non compare mai. I nostri Maestri spiegano che ciò è una specie di punizione ai suoi danni per aver chiesto di essere cancellato dalla Torah se D.o avesse distrutto Israele: non è lecito maledire o annullare se stessi, perché ognuno di noi è voluto e creato da Ha-Qadòsh Barùkh Hu’. Per questo, Moshè è stato ‘cancellato’ almeno in un brano.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Con la sua nomina del giudice Yossi Shapira a Controllore di Stato – una specie di Corte dei Conti composta da una sola persona ma molto più mordace – Benjamin Netanyahu era convinto di avere piazzato sull’elevato seggio un altro yes-man al posto del polemico e attivista predecessore Micha Lindenstrauss.
E invece proprio sotto elezioni, Shapira ha tirato fuori uno dopo l’altro due nuovi rapporti, uno sulla conduzione oscenamente sprecona dell’economia domestica nella residenza del primo ministro, e un secondo ieri sulle politiche dell’edilizia degli ultimi tre governi, uno di Olmert e due dello stesso Netanyahu. Sulle spese pazze e stravaganti della moglie Sara e l’addebitamento al bilancio dello stato dei restauri delle proprie abitazioni private, Netanyahu sta cercando di incolpare nientedimeno che il proprio maggiordomo.
 
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Processo Stormfront,
39 rinvii a giudizio
Richiesta di rinvio a giudizio per 39 persone coinvolte nell’inchiesta sul sito antisemita e neonazista Stormfront sul quale da diversi anni indaga la procura di Roma. Come spiega Repubblica, gli indagati sono accusati — a seconda delle posizioni — “di reati che vanno dalla diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed etnico alla diffamazione e alle minacce”. Quella conclusa dal pubblico ministero Luca Tescaroli costituisce un’ulteriore parte dell’indagine che nel novembre 2012 portò all’arresto di quattro persone e alla condanna di Daniele Scarpino (ritenuto l’ideologo del gruppo) a due anni e mezzo di reclusione, di Diego Masi (uno dei moderatori del sito), Luca Ciampaglia e Mirko Viola a due anni e due mesi.
 
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  davar
il report del controllore di stato
Israele, caro-casa amaro
La famosa protesta delle tende del 2011 in Israele sembra ormai lontana. Allora migliaia di persone scesero in piazza per chiedere al governo di intervenire sul carovita. Tra le questioni più pressanti, il costo delle case e degli affitti. Ci furono promesse da parte del governo allora in carica, guidato da Benjamin Netanyahu, fu istituita una commissione ma grandi soluzioni non furono adottate. A testimoniarlo, l'indagine pubblicata ieri dall'ufficio del Mevaker HaMedina Yosef Shapira (nell'immagine), il Controllore di Stato (le cui funzioni sono assimilabili alla Corte dei conti italiana). Dal report, che fa riferimento al periodo che va dal 2008 al dicembre del 2013, emerge un giudizio severo rispetto alle inadempienze dei governi che si sono succeduti (Ehud Olmert fino al 2009, poi due volte Netanyahu). Si parla di “assenza di una politica abitativa da parte del governo”, di mancanza di progettualità e inadeguatezza nell'affrontare quello che costituisce un problema importante per la società israeliana. A testimoniarlo i dati forniti dal documento: dal 2008 al 2013 il costo per l'acquisto di un appartamento in Israele è aumentato del 55 per cento, l'affitto medio mensile ha registrato invece un aumento del 30 per cento. Una ripida ascesa dei prezzi a cui, si evince dal rapporto, la politica non ha saputo mettere un freno. E il premier Netanyahu è tra i maggiori imputanti. 

dafdaf di marzo
Un mese fra Purim e le api
È dedicata a Purim la copertina del numero 54 di DafDaf, il giornale ebraico dei bambini in distribuzione in questi giorni. Raganelle e orecchie di Aman su uno sfondo allegro, che introducono le pagine dedicate alla festa più amata dai bambini. È Benedetta Guetta, blogger e fotografa, che con i montini di Purim, i dolcetti di mandorle tipici della cucina ebraica triestina, regala ai giovani lettori un’idea semplice per un un dolce da fare in casa e offrire agli amici nei “mishloach manot”. Oltre a travestirsi e leggere la storia di Esther, spiega, “Si cucinano dolci e altre cose buone con cui si preparano dei pacchetti, da regalare alle persone care. Perché tutti abbiano abbastanza golosità per festeggiare, e per condividere la gioia con chi ci è vicino.”
E legate a Purim sono anche le pagine della rubrica “musica, Maestra!” che l’ebraista e musicista Maria Teresa Milano questo mese ha scelto di dedicare a “Esther”, opera in tre atti di Hugo Weisgall, su libretto di Charles Kondek, che è stata portata in scena per la prima volta nel 1993 sul palco della New York City Opera.

Ada Treves
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J-ciak - lo sceneggiatore di the imitation game
Moore, l'Oscar della differenza
“Stay weird, stay different”. La frase, che riecheggia il celebre “Stay hungry, stay foolish” di Steve Jobs, dalla notte degli Oscar fa discutere l’America. A pronunciarla, il trentatreenne Graham Moore, vincitore con “The Imitation Game” della statuetta per la migliore sceneggiatura non originale, in quello che è stato definito il discorso più toccante della premiazione. Ma a cosa si riferiva lo scrittore? All’identità gay, visto che il film è dedicato ad Alan Turing, matematico britannico che contribuì a decrittare i codici nazisti e finì suicida dopo essere stato condannato per omosessualità? Alla dolorosa vita da adolescenti geek – occhialuti, patiti di nuove tecnologie e allergici allo sport – come pare essere stato lo stesso Graham? E quanto ha giocato, in quest’affermazione, quella sensazione di alterità che da secoli s’intreccia all’identità ebraica?

Daniela Gross
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Calcio - VERSO FIORENTINA-TOTTENHAM
Il mito della Yid Army
A poche ore dall’inizio di Fiorentina-Tottenham massima allerta, dopo i fatti di Roma, per i danni che le componenti più estreme della tifoseria inglese potrebbero generare ai tesori del centro storico fiorentino. Mobilitazione di massa delle forze dell’ordine, vendita di alcolici vietata. Allo stesso tempo sui quotidiani si fa un gran parlare delle radici del club e della sua caratterizzazione. Tanto che, con un accostamento poco felice, c’è chi ha titolato “Gli ultrà dal nome ebreo (con il fantasma hooligans)”.
A parte l’uso improprio della lingua italiana (andava casomai scritto ‘ebraico’) si tratta di un’impostazione corretta? Si può parlare in questo modo di club “ebraico” se poi si va a legare questa suggestione al tema, assai meno suggestivo, dei rischi per la sicurezza delle città italiane causati da sedicenti tifosi di calcio? Non è un gioco pericoloso? E soprattutto, il tifo ‘ebraico’ è davvero così centrale come viene raccontato? 
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qui firenze - omaggio a nedo fiano
Il coraggio di vivere
Presentata a Firenze la ristampa del volume autobiografico - A 5405-il coraggio di vivere (ed. San Paolo) - a cura del Testimone della Shoah Nedo Fiano. Tra i relatori docenti universitari, storici e il rabbino capo Joseph Levi. Ad intervenire anche alcuni compagni di scuola ebraica del giovane Nedo in quella che fu - è stato spiegato - "un'isola felice per tanti ragazzi".

Lionella Viterbo
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reality show
In viaggio verso la Chuppah,

il matrimonio fa spettacolo
Chi ama la tv generalista o chi suo malgrado ha un televisore impolverato che ogni tanto accende distrattamente saprà che il nuovo millennio ha portato con sé un fardello: i reality show. Veri o costruiti che siano, i programmi che imitano la vita quotidiana e rispondono a ogni necessità dello spettatore. Alla lunga serie di varianti ieri si è aggiunto l’americano “Kosher Soul”, reality decisamente trash di Lifetime che segue il percorso verso la chuppah della coppia formata dal comico afroamericano O’Neal McKnight e la stilista ebrea Miriam Sternoff. La coppia si è conosciuta in ascensore mentre O’Neal faceva lo stylist per il rapper Puff Daddy e da quando il suo sguardo ha incrociato il taglio di capelli pixie di Miriam non si sono più lasciati. Le telecamere seguono costantemente i due promessi sposi durante la preparazione del loro matrimonio tra alti e bassi. O’Neal, che ora porta un cappellino da rapper con la scritta ‘Kosher’ (“e pensare che prima non sapevo nemmeno cosa significasse ‘Kosher’” spiega ridendo), ha deciso di avvicinarsi all’ebraismo senza però tralasciare le proprie radici. Miriam dal canto suo, felice della conversione del marito, scopre per la prima volta la cultura afro.
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  pilpul
Setirot - Giravolte
In effetti fa una certa impressione – brutta, a mio parere – leggere che Roger Cukierman, presidente del Conseil Représentatif des Institutions juives de France (il CRIF, più o meno la versione francese dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) definisce Marine Le Pen «personalmente inappuntabile».
È pur vero che nella stessa intervista dice che il Fronte Nazionale è un partito da evitare, ma a molti quell’aggettivo non è proprio piaciuto. Intanto perché, come afferma Serge Klarsfeld, la signora Le Pen non ha mai rotto con il padre notoriamente antisemita che del Fronte è presidente onorario, e poi perché le affermazioni di Cukierman suonano piuttosto «ambigue». Per chi non lo ricordasse, dentro al Fronte Nazionale – come sottolinea JCall Francia in un comunicato – c’è davvero tutto il peggio: dai negazionisti ai razzisti xenofobi, dai “pétainisti” ai fascisti in servizio permanente effettivo.
La giravolta finale di un Cukierman sotto pressione – che corregge il tiro su madame Le Pen, facendola così andare su tutte le furie – non cambia la sostanza. Una brutta figura.


Stefano Jesurum, giornalista

Time out - Guardando gli Usa
Il discorso che Netanyahu terrà al Congresso ha riaperto le polemiche sulle relazioni tra Usa e Israele. Non per niente tra le principali accuse che vengono rivolte al Primo ministro uscente c’è proprio quella di aver contribuito a deteriorare i rapporti con il principale alleato. Questo è vero, i rapporti con l’America non sono più quelli di una volta, eppure sembra che si sottovaluti come, quasi per paradosso, il falco Netanyahu sia quello che gode dei migliori rapporti con i paesi arabi dalla creazione dello Stato d’Israele, più di quanto abbia mai fatto un premier di sinistra. Volete sia il caso o le contingenze, ma ad oggi Israele gode di rapporti con i propri vicini inimmaginabili fino a poco tempo fa. L’Egitto di Al Sisi è ormai un alleato fedele condivide le preoccupazione d’Israele su Hamas. Ma è nei paesi fino a poco tempo fa dichiaratamente ostili che Israele e Netanyahu hanno trovato alleati inaspettati.

Daniel Funaro
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