27 febbraio 2015 - 8 Adar 5775 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Pierpaolo Pinhas
Punturello e di Gadi Luzzatto Voghera. Nella sezione pilpul una
riflessione di Anna Segre, Francesco Moises Bassano, Ilana Bahbout e
Laura Salmon.
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Roger Cukierman @RogerCukierman
13 h13 ore fa Visualizza traduzione
@Maneguinah Je le dis et le répète : j'appelle à ne pas voter pour MLP. #DirectRC
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#PE24BreakingNews
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Riconoscimento della Palestina
oggi il voto in Parlamento
È
previsto per oggi a Roma il voto parlamentare sulla mozione che
vorrebbe impegnare il governo italiano a riconoscere lo Stato
palestinese. In merito il Partito Democratico si era diviso su
posizioni diverse, ma la mediazione del capogruppo Roberto Speranza
assieme al responsabile Esteri pd Enzo Amendola, dovrebbe “scongiurare
ulteriori divisioni”, scrive Repubblica. “È un testo che spinge sulla
riapertura del negoziato e sull'idea di due popoli due Stati”, spiegano
i redattori al quotidiano. “Di passo prematuro che non farebbe che
allontanare la pace”, aveva parlato l'ambasciata di Israele a Roma.
Ncd, come già Forza Italia, non sembra appoggerà la mozione. Fabrizio
Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera, sul
Corriere della Sera afferma che “il riconoscimento deve essere un
processo, non può nascere dal pronunciamento di due o tre Parlamenti.
L'Italia, avendo buoni rapporti con entrambi, può svolgere un ruolo di
mediazione, a patto di non fare scelte unilaterali”.
Le divergenze tra Israele e Usa.
Su La Stampa, Maurizio Molinari analizza i rapporti tra Washington e
Gerusalemme, “mai così lontane”. Ultimo tassello di questa tensione nei
rapporti tra i governi, il discorso che il primo ministro Benjamin
Netanyahu terrà al Congresso il prossimo 3 marzo sulla questione
iraniana, a cui il presidente Usa Barack Obama si è opposto e che per
Molinari indica “una divergente visione strategica dei rapporti con
l'Iran e dunque sul futuro assetto dell'intero Medio Oriente”. Sempre
su La Stampa, un quadro dei contrasti diplomatici tra Israele e Usa
delle ultime settimane, con le relazioni tra i due paesi “ai minimi
storici”.
Il boia della Jihad.
Identificato Jihadi John, l'uomo che in diretta video si è macchiato di
crimini efferati, sgozzando diversi ostaggi: si chiama Mohammed Emwazi,
27 anni, nato in Kuwait ma cittadino del Regno Unito. Su Repubblica una
descrizione del suo profilo. Intanto in Siria i miliziani dell'Isis
avrebbero trucidato quindici persone mentre il numero dei rapiti,
provenienti da villaggi cristiani, è salito a 350 (Repubblica). A
Mosul, i jihadisti se la prendono con le statue dell'antica Ninive,
distruggendo un patrimonio storico inestimabile.
Indagini a Gerusalemme. La
polizia israeliana sta indagando sull'incendio divampato ieri in un
seminario greco-ortodosso a Gerusalemme. “Sui muri, secondo
la radio militare israeliana, sono state rinvenute scritte offensive e
anticristiane – riporta l'Osservatore Romano - Nessuna vittima né
feriti. La polizia, dopo l'intervento dei pompieri che hanno spento
l'incendio, sta indagando sull'atto criminale”. La pista della polizia
sembra seguire quella di estremisti provenienti dagli insediamenti
israeliani (Avvenire). Su Repubblica, un reportage da Gaza, dove si è
recato il famoso artista Banksy (Corriere).
Roma, ritirate t-shirt antisemite.
I vigili urbani della Capitale hanno sequestrato delle magliette
antisemite in un negozio a Boccea, proverrebbero dall' “enclave cinese
di Prato” (Corriere della Sera). Intanto sempre a Roma, tensioni per la
manifestazione indetta dalla Lega contro il sindaco Ignazio Marino e
per i presidi organizzati dagli estremisti di destra di CasaPound
(Corriere Roma). E nella Capitale è tornata la squadra della Roma,
reduce dalla vittoria in trasferta contro il Feyenoord e valsa la
qualificazione agli ottavi di Europa League. Durante il match però i
tifosi di casa si sono macchiati di comportamenti antisportivi: tra gli
episodi da condannare, il lancio di una banana finta all'indirizzo del
giocatore ivoriano Gervinho.
Marie che rimase in Germania. Sull'Osservatore
Romano, Anna Foa racconta “la storia di Marie Jalowicz Simon, una
giovane ebrea di Berlino che nel 1942, quando la Gestapo venne a
cercarla per deportarla, riuscì a fuggire ed entrò in clandestinità,
passando di casa in casa, aiutata da amici ebrei non ancora deportati e
soprattutto dalla rete clandestina antinazista” e che, a guerra
conclusa, decise di rimanere in Germania.
Argentina, niente inchiesta sulla Kirchner.
Il presidente argentino Cristina Kirchner non dovrà più difendersi
dall'accusa di aver insabbiato le responsabilità iraniane
nell'attentato al centro ebraico Amia del 1995 a Buenos Aires. A
decidere di far cadere l'inchiesta portata avanti dal procuratore
Alberto Nisman, trovato morto quattro giorni dopo aver denunciato la
Kirchner, il giudice Daniel Rafecas (Il Garantista).
Daniel Reichel
twitter @dreichelmoked
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