Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Nel
libro di Estér ci viene presentato un campionario variegato di forze
che interagiscono: il bene, il male, i nemici, gli amici, e i neutrali.
In ogni situazione assistiamo al gioco di queste forze, dalle relazioni
private fino a quelle politiche internazionali, e anche in ragione di
ciò Purim appartiene a tutti i tempi. Tutti i protagonisti di questa
vicenda sono doppi e ambivalenti soprattutto nel caso del re.
Achashveròsh è il paradigma della passività e della neutralità; vuole
rimanere estraneo, neutrale a questo conflitto. È un po’ il gioco del
potere, fondamentalmente amorfo, che si autoalimenta sui conflitti
altrui non sporcandosi mai le mani. Firma il decreto, poi fa marcia
indietro.
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Dario
Calimani,
anglista
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Ci
sono cose, talora, che fai difficoltà a capire, finché qualcuno non ti
dice la parola giusta, e allora cominci a farti domande. Di questo tipo
è una delle questioni che sta agitando il mondo in questo momento: la
crisi russo-ucraina. E la parola giusta sembra essere ‘Holomodor’.
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Pio XII, fiction stroncata
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Grande
evidenza sui quotidiani per le perplessità suscitate dal film
agiografico su Pio XII e gli ebrei – Sfumature di verità – presentato
ieri in Vaticano in anteprima mondiale. Il Corriere della sera, tra gli
altri, riporta la stroncatura di Pagine Ebraiche. “Vicende drammatiche
che hanno segnato indelebilmente i destini di milioni di persone sono
degradate alla stregua di una goffa soap opera di dubbia qualità,
infarcita di luoghi comuni e di fattoidi che non spostano di un capello
quanto era già noto”, si legge nel corsivo apparso ieri sul notiziario
quotidiano Pagine Ebraiche 24 e riproposto oggi dal Corriere insieme
alla storica bocciatura dell’Osservatore Romano. “Quando i metri
produttivi e artistici non sono all’altezza di un compito di tale
spessore – sottolinea il quotidiano della Santa Sede – allora è meglio
rinunciare”. Il Corriere riporta anche le considerazioni rilasciate al
giornale dell’ebraismo italiano dalla storica Anna Foa secondo cui
“l’immaginazione della gente di spettacolo sarebbe più prudente
metterla da un canto”.
Il Messaggero, evidenziando la doppia stroncatura, ricorda come già nel
2010 il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni definì la fiction di Lux
Vide su Pio XII “una patacca a fini propagandistici”.
C’è grande attesa per l’intervento del primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu al Congresso degli Stati Uniti e per le ricadute che
le sue considerazioni potranno avere nel rapporto (sempre più teso) tra
i due governi. Parlando ieri alla conferenza annuale dell’Aipac,
Netanyahu ha sottolineato – una nuova volta – il pericolo rappresentato
dalle mire nucleari di Teheran: “Di fronte all’Iran che minaccia la
sicurezza di Israele ho l’obbligo morale di alzare la voce. Per duemila
anni gli ebrei sono stati senza potere, non succederà mai più”
(Repubblica, tra gli altri).
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qui washington - i retroscena
Per souvenir il busto di Churchill
Un
Benjamin Netanyahu abbigliato da Mosè che si fa strada con incedere
sicuro verso Washington (a destra il Congresso, a sinistra la Casa
Bianca) brandendo un bastone da pastore e sopra di lui una nuvola da
fumetto ancora vuota: così Robert Matson sul sito del periodico
politico statunitense Roll Call raffigura l’imminente discorso del
premier israeliano al Congresso degli Stati Uniti.
Un discorso che oltre le evidenti implicazioni politiche e il
traballare dei rapporti tra i due paesi ha generato un’aspettativa tale
da fornire pane per i propri denti ai giornalisti di costume e società
di mezzo mondo.
Primo particolare non trascurabile? Bibi è il secondo capo di Stato a
parlare al Congresso Usa per la terza volta. Prima di lui ce ne è stato
solo uno: Winston Churchill (a fare il paragone tra i due è stato John
Boehner, lo speaker della Camera dei Rappresentanti ed esponente del
partito repubblicano, nonché colui che ha invitato Netanyahu a fare il
suo discorso senza consultare il presidente Obama).
Secondo le indiscrezioni lo stesso Boehner accoglierà il premier israeliano con un dono ad hoc: il busto di Churchill.
Era il 10 luglio del 1996 quando Netanyahu fece il suo primo discorso
(che si può leggere integralmente sul sito del governo), la primavera
del 2011 quando ritornò con sullo stesso argomento che da anni lo
preoccupa e tormenta: i piani nucleari dell’Iran. E oggi, per la terza
volta, si rivolgerà al Congresso per le stesse ragioni, proprio nel
periodo nel quale l’Occidente ha ricominciato il dialogo con Teheran e
non da meno a due settimane dalle elezioni in Israele.
Gli analisti hanno già esposto vizi e virtù di questa occasione, da
molti definita storica e da molti altri pericolosa; i linguisti invece
affilano le penne in attesa di studiare il lessico e la costruzione dei
periodi che farà il premier, un americano d’adozione (ha studiato ad
Harvard e al MIT e parecchi prevedono per lui una ricca vecchiaia
impegnata a tenere convegni in giro per gli Stati Uniti).
Ma per la verità esiste un’altra frangia della popolazione che più che
paventare probabili parole utilizzate vive l’imminente entrata in scena
di Benjamin Netanyahu come un evento. Un evento che non si può perdere
altrimenti si è “out, baby!”.
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iTALIA EBRAICA MARZO 2015
Roma, un piano per gli urtisti
“Un
riconoscimento che mi lusinga e che è motivo di orgoglio sia per la mia
persona sia per tutta la Comunità di Ferrara”, ha spiegato il rav
Luciano Meir Caro nel ricevere la cittadinanza onoraria del Comune di
Bertinoro. All’attribuzione del riconoscimento, nel nome del grande
rabbino e commentatore Ovadyah Yare (conosciuto nel mondo come “il
grande Bertinoro”), è dedicata la prima pagina del giornale di cronache
comunitarie Italia Ebraica di marzo in distribuzione. Sempre da Ferrara
la notizia della nomina del nuovo presidente della Comunità ebraica
Andrea Pesaro, 77 anni, ingegnere e dirigente d’azienda in pensione.
“La Comunità di Ferrara ha una grande storia e grandi tradizioni.
Cercheremo di puntare su un maggior dinamismo con persone che lavorano
in gruppo per affrontare i diversi temi che sono sul tavolo” spiega
Pesaro. Sempre in prima pagina l’omaggio della Comunità di Vercelli a
una delle sue colonne portanti, Mario Pollarolo, 90 anni appena
compiuti. Nel sommario un richiamo ai temi principali sviluppati nel
giornale: le prossime elezioni della Comunità di Milano con una
presentazione di candidati e liste; il futuro della categoria degli
urtisti, storica presenza della Capitale, in una intervista al suo
presidente Fabio Gigli; la sfida della nuova edizione del Festival Lech
Lechà che si apre in Puglia.
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LECH LECHà 2015 Trani, la sinagoga riapre le porte Tornano
ad aprirsi le porte dell’antica sinagoga Scolanova di Trani dopo i
lavori di tutela degli spazi e di restauro che hanno interessato la
struttura. L’occasione è la terza edizione di Lech Lechà, la settimana
di cultura, arte e letteratura ebraica inaugurata ieri in Puglia.
Edificata nel 13esimo secolo, convertita a chiesa dopo la cacciata
degli ebrei, tornata all’uso originale soltanto nel 2005, la sinagoga
Scolanova è il fulcro della vita ebraica tranese e uno dei simboli del
crescente risveglio d’interesse verso un mondo troppo a lungo estirpato
dalla storia e dai destini del Meridione d’Italia.
L’appuntamento con la sua riapertura è per il pomeriggio odierno, ore
17, con una lezione del rabbino capo di Napoli Umberto Piperno su
“Democrazia e Repubblica nel commento di Abravanel redatto a Monopoli”.
La lezione, dedicata alla memoria dell’insigne studioso Cesare
Colafemmina, sarà seguita dagli interventi del presidente della
Comunità partenopea Pierluigi Campagnano e dai rappresentanti delle
istituzioni, moderati da Cosimo Yehuda Pagliara. Concluderà una lezione
del rav Scialom Bahbout dedicata alla festività ebraica del Purim e
intitolata alla memoria di Nicola Avraham Zecchillo. Leggi
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qui triestE - presentato 'l'orologio di monaco' Pressburger racconta la sua storia In
programmazione a Trieste fino a mercoledì 4 marzo presso il Cinema dei
Fabbri, “L’orologio di Monaco”, diretto e sceneggiato da Mauro Caputo,
propone un delicato, intelligente ed attento viaggio nella Storia
europea attraverso una genealogia, accompagnati da Giorgio Pressburger
che di quella famiglia fa parte, intellettuale di livello ormai raro,
regista, scrittore e drammaturgo, protagonista da decenni della cultura
mitteleuropea.
È un percorso che ci guida nella sua scoperta di “cosa vuol dire
veramente appartenere alla comunità umana dei vivi e dei morti” e che
ci porta in Boemia, Ungheria, Gran Bretagna, alternando a questi luoghi
la presenza costante di Trieste e delle sue suggestioni (tra le tante,
la Sinagoga Grande, la Risiera di San Sabba e il Cimitero Ebraico,
assieme all’Antico Caffè San Marco, alla Centrale Idrodinamica del
Porto Vecchio di Trieste e la libreria Umberto Saba).
Paola Pini
(Nell’immagine
di Giovanni Montenero l'intellettuale Giorgio Pressburger e il regista
Mauro Caputo nei saloni della Giunta regionale del Friuli Venezia
Giulia) Leggi
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La feccia |
Corrado
Formigli, conduttore di “Piazzapulita”, ha colto nel segno. Non sono
solo le parole di Gianluca Buonanno, eurodeputato della Lega Nord, a
offendere. Ma quell’applauso sordido, vigliacco, sguaiato, del pubblico
in studio. Che approva – non tutti, ovvio – quella frase scagliata
impunemente contro gli ultimi degli ultimi: “I rom, gli zingari sono la
feccia dell’umanità”. È una reazione immediata, ancestrale, quella
degli spettatori, per questo ancor più preoccupante. Un riflesso che
riverbera il consenso di Matteo Salvini, il suo lato oscuro oltre gli
editoriali che ne spiegano il successo. La domanda per Formigli,
tuttavia, è semplice: perché invitare un figuro come Buonanno nella sua
bella trasmissione?
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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