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3 Marzo 2015 - 12 Adar 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Nel libro di Estér ci viene presentato un campionario variegato di forze che interagiscono: il bene, il male, i nemici, gli amici, e i neutrali. In ogni situazione assistiamo al gioco di queste forze, dalle relazioni private fino a quelle politiche internazionali, e anche in ragione di ciò Purim appartiene a tutti i tempi. Tutti i protagonisti di questa vicenda sono doppi e ambivalenti soprattutto nel caso del re. Achashveròsh è il paradigma della passività e della neutralità; vuole rimanere estraneo, neutrale a questo conflitto. È un po’ il gioco del potere, fondamentalmente amorfo, che si autoalimenta sui conflitti altrui non sporcandosi mai le mani. Firma il decreto, poi fa marcia indietro.
 
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Dario
Calimani,
anglista
Ci sono cose, talora, che fai difficoltà a capire, finché qualcuno non ti dice la parola giusta, e allora cominci a farti domande. Di questo tipo è una delle questioni che sta agitando il mondo in questo momento: la crisi russo-ucraina. E la parola giusta sembra essere ‘Holomodor’.
 
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Pio XII, fiction stroncata
Grande evidenza sui quotidiani per le perplessità suscitate dal film agiografico su Pio XII e gli ebrei – Sfumature di verità – presentato ieri in Vaticano in anteprima mondiale. Il Corriere della sera, tra gli altri, riporta la stroncatura di Pagine Ebraiche. “Vicende drammatiche che hanno segnato indelebilmente i destini di milioni di persone sono degradate alla stregua di una goffa soap opera di dubbia qualità, infarcita di luoghi comuni e di fattoidi che non spostano di un capello quanto era già noto”, si legge nel corsivo apparso ieri sul notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24 e riproposto oggi dal Corriere insieme alla storica bocciatura dell’Osservatore Romano. “Quando i metri produttivi e artistici non sono all’altezza di un compito di tale spessore – sottolinea il quotidiano della Santa Sede – allora è meglio rinunciare”. Il Corriere riporta anche le considerazioni rilasciate al giornale dell’ebraismo italiano dalla storica Anna Foa secondo cui “l’immaginazione della gente di spettacolo sarebbe più prudente metterla da un canto”.
Il Messaggero, evidenziando la doppia stroncatura, ricorda come già nel 2010 il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni definì la fiction di Lux Vide su Pio XII “una patacca a fini propagandistici”.

C’è grande attesa per l’intervento del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso degli Stati Uniti e per le ricadute che le sue considerazioni potranno avere nel rapporto (sempre più teso) tra i due governi. Parlando ieri alla conferenza annuale dell’Aipac, Netanyahu ha sottolineato – una nuova volta – il pericolo rappresentato dalle mire nucleari di Teheran: “Di fronte all’Iran che minaccia la sicurezza di Israele ho l’obbligo morale di alzare la voce. Per duemila anni gli ebrei sono stati senza potere, non succederà mai più” (Repubblica, tra gli altri).
 
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  davar
QUI WASHINgTON - oggi l'atteso intervento
 Congresso, il giorno di Bibi
Oggi il primo ministro d'Israele Benjamin Netanyahu parlerà al Congresso americano, intervenendo sulle trattative legate al nucleare iraniano. Netanyahu sarà così il primo leader straniero dai tempi di Winston Churchill a parlare per la terza volta in Campidoglio. Da qui la scelta di John Boehner, portavoce dei repubblicani alla Camera dei Rappresentanti nonché autore dell'invito a Netanyahu che tanto a irritato la Casa Bianca, di regalargli il busto di Churchill. Ma oltre a questo regalo, cosa porterà con sé in Israele Netanyahu da Washington? È la domanda su cui riflettono analisti ed esperti di politica internazionale sui principali quotidiani israeliani e non. “Non si è mai scritto così tanto di un discorso che ancora non è stato fatto”, ha ironizzato ieri Netanyahu di fronte ai 16mila invitati al congresso dell'Aipac, il gruppo di pressione filoisraeliano che sostiene la necessità di nuove sanzioni all'Iran. “Il mio intervento non vuole mostrare nessuna mancanza di rispetto nei confronti del presidente Obama o dello stimato ufficio di cui è a capo – ha spiegato il premier israeliano – Ho grande rispetto per entrambi”.
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qui washington - i retroscena
Per souvenir il busto di Churchill


Un Benjamin Netanyahu abbigliato da Mosè che si fa strada con incedere sicuro verso Washington (a destra il Congresso, a sinistra la Casa Bianca) brandendo un bastone da pastore e sopra di lui una nuvola da fumetto ancora vuota: così Robert Matson sul sito del periodico politico statunitense Roll Call raffigura l’imminente discorso del premier israeliano al Congresso degli Stati Uniti.
Un discorso che oltre le evidenti implicazioni politiche e il traballare dei rapporti tra i due paesi ha generato un’aspettativa tale da fornire pane per i propri denti ai giornalisti di costume e società di mezzo mondo.
Primo particolare non trascurabile? Bibi è il secondo capo di Stato a parlare al Congresso Usa per la terza volta. Prima di lui ce ne è stato solo uno: Winston Churchill (a fare il paragone tra i due è stato John Boehner, lo speaker della Camera dei Rappresentanti ed esponente del partito repubblicano, nonché colui che ha invitato Netanyahu a fare il suo discorso senza consultare il presidente Obama).
Secondo le indiscrezioni lo stesso Boehner accoglierà il premier israeliano con un dono ad hoc: il busto di Churchill.
Era il 10 luglio del 1996 quando Netanyahu fece il suo primo discorso (che si può leggere integralmente sul sito del governo), la primavera del 2011 quando ritornò con sullo stesso argomento che da anni lo preoccupa e tormenta: i piani nucleari dell’Iran. E oggi, per la terza volta, si rivolgerà al Congresso per le stesse ragioni, proprio nel periodo nel quale l’Occidente ha ricominciato il dialogo con Teheran e non da meno a due settimane dalle elezioni in Israele.
Gli analisti hanno già esposto vizi e virtù di questa occasione, da molti definita storica e da molti altri pericolosa; i linguisti invece affilano le penne in attesa di studiare il lessico e la costruzione dei periodi che farà il premier, un americano d’adozione (ha studiato ad Harvard e al MIT e parecchi prevedono per lui una ricca vecchiaia impegnata a tenere convegni in giro per gli Stati Uniti).
Ma per la verità esiste un’altra frangia della popolazione che più che paventare probabili parole utilizzate vive l’imminente entrata in scena di Benjamin Netanyahu come un evento. Un evento che non si può perdere altrimenti si è “out, baby!”.
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iTALIA EBRAICA MARZO 2015
Roma, un piano per gli urtisti
“Un riconoscimento che mi lusinga e che è motivo di orgoglio sia per la mia persona sia per tutta la Comunità di Ferrara”, ha spiegato il rav Luciano Meir Caro nel ricevere la cittadinanza onoraria del Comune di Bertinoro. All’attribuzione del riconoscimento, nel nome del grande rabbino e commentatore Ovadyah Yare (conosciuto nel mondo come “il grande Bertinoro”), è dedicata la prima pagina del giornale di cronache comunitarie Italia Ebraica di marzo in distribuzione. Sempre da Ferrara la notizia della nomina del nuovo presidente della Comunità ebraica Andrea Pesaro, 77 anni, ingegnere e dirigente d’azienda in pensione. “La Comunità di Ferrara ha una grande storia e grandi tradizioni. Cercheremo di puntare su un maggior dinamismo con persone che lavorano in gruppo per affrontare i diversi temi che sono sul tavolo” spiega Pesaro. Sempre in prima pagina l’omaggio della Comunità di Vercelli a una delle sue colonne portanti, Mario Pollarolo, 90 anni appena compiuti. Nel sommario un richiamo ai temi principali sviluppati nel giornale: le prossime elezioni della Comunità di Milano con una presentazione di candidati e liste; il futuro della categoria degli urtisti, storica presenza della Capitale, in una intervista al suo presidente Fabio Gigli; la sfida della nuova edizione del Festival Lech Lechà che si apre in Puglia.
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L'iniziativa UCEI A PINZOLO
Sulla neve per stare insieme
Si è conclusa a Pinzolo, in Trentino, la settimana bianca per famiglie organizzata dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Erano presenti circa 100 partecipanti da varie comunità che hanno potuto usufruire di un programma organizzato dal dipartimento Educazione e cultura. L’incontro di molte famiglie ha consentito un confronto fra diversi modelli di vita e di cultura ebraica, che è stata un'occasione di crescita e apprendimento.
Pubblichiamo la testimonianza di uno dei partecipanti, l'editore Shulim Vogelmann.
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LECH LECHà 2015
Trani, la sinagoga riapre le porte
Tornano ad aprirsi le porte dell’antica sinagoga Scolanova di Trani dopo i lavori di tutela degli spazi e di restauro che hanno interessato la struttura. L’occasione è la terza edizione di Lech Lechà, la settimana di cultura, arte e letteratura ebraica inaugurata ieri in Puglia.
Edificata nel 13esimo secolo, convertita a chiesa dopo la cacciata degli ebrei, tornata all’uso originale soltanto nel 2005, la sinagoga Scolanova è il fulcro della vita ebraica tranese e uno dei simboli del crescente risveglio d’interesse verso un mondo troppo a lungo estirpato dalla storia e dai destini del Meridione d’Italia.
L’appuntamento con la sua riapertura è per il pomeriggio odierno, ore 17, con una lezione del rabbino capo di Napoli Umberto Piperno su “Democrazia e Repubblica nel commento di Abravanel redatto a Monopoli”. La lezione, dedicata alla memoria dell’insigne studioso Cesare Colafemmina, sarà seguita dagli interventi del presidente della Comunità partenopea Pierluigi Campagnano e dai rappresentanti delle istituzioni, moderati da Cosimo Yehuda Pagliara. Concluderà una lezione del rav Scialom Bahbout dedicata alla festività ebraica del Purim e intitolata alla memoria di Nicola Avraham Zecchillo.
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qui triestE - presentato 'l'orologio di monaco'
Pressburger racconta la sua storia
In programmazione a Trieste fino a mercoledì 4 marzo presso il Cinema dei Fabbri, “L’orologio di Monaco”, diretto e sceneggiato da Mauro Caputo, propone un delicato, intelligente ed attento viaggio nella Storia europea attraverso una genealogia, accompagnati da Giorgio Pressburger che di quella famiglia fa parte, intellettuale di livello ormai raro, regista, scrittore e drammaturgo, protagonista da decenni della cultura mitteleuropea.
È un percorso che ci guida nella sua scoperta di “cosa vuol dire veramente appartenere alla comunità umana dei vivi e dei morti” e che ci porta in Boemia, Ungheria, Gran Bretagna, alternando a questi luoghi la presenza costante di Trieste e delle sue suggestioni (tra le tante, la Sinagoga Grande, la Risiera di San Sabba e il Cimitero Ebraico, assieme all’Antico Caffè San Marco, alla Centrale Idrodinamica del Porto Vecchio di Trieste e la libreria Umberto Saba).


Paola Pini

(Nell’immagine di Giovanni Montenero l'intellettuale Giorgio Pressburger e il regista Mauro Caputo nei saloni della Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia)
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pilpul
La feccia
Corrado Formigli, conduttore di “Piazzapulita”, ha colto nel segno. Non sono solo le parole di Gianluca Buonanno, eurodeputato della Lega Nord, a offendere. Ma quell’applauso sordido, vigliacco, sguaiato, del pubblico in studio. Che approva – non tutti, ovvio – quella frase scagliata impunemente contro gli ultimi degli ultimi: “I rom, gli zingari sono la feccia dell’umanità”. È una reazione immediata, ancestrale, quella degli spettatori, per questo ancor più preoccupante. Un riflesso che riverbera il consenso di Matteo Salvini, il suo lato oscuro oltre gli editoriali che ne spiegano il successo. La domanda per Formigli, tuttavia, è semplice: perché invitare un figuro come Buonanno nella sua bella trasmissione?

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas 

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