Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Le
seconde tavole del patto corrispondono ad un popolo che ha fatto il
vitello d'oro. Diverso, spiritualmente, da quello che aveva ascoltato
la voce di Dio e le cui tavole erano state rotte, necessariamente, da
Mosè. La Torà è sempre la stessa, spiega rav Wolbe, ma per ogni
generazione bisogna trovare il modo adeguato per trasmetterne il
contenuto.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Ieri
Selma in Alabama è stato lo scenario in cui l’America ha rivissuto il
senso della sua identità: Un ponte ancora intitolato a un membro del
Klu Klux Klan (Edmund Pettus) che fa da scenografia; il ricordo
di un evento che segnò la spaccatura verticale della propria opinione
pubblica; il ruolo imprescindibile delle minoranze attive contro
le oligarchie politiche per consentire l’avanzata delle democrazie, il
senso della strada per la libertà. I luoghi di memoria sono lì dove si
ricordano le spaccature che ancora bruciano. È uno dei modi per non
coltivare un culto idolatrico della propria identità.
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"Libia, l'Europa c'è"
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“Abbiamo
discusso di diverse opzioni per rafforzare la sicurezza in Libia,
diverse modalità cui l’Unione europea può dare sostegno. Questo
potrebbe significare anche una presenza navale”. Così Federica
Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari
esteri e la politica di sicurezza.
In corso a Rabat, Marocco, il vertice tra le fazioni libiche. Emhaed
Shaeb, uno dei rappresentanti del parlamento di Tobruk (il solo
riconosciuto a livello internazionale), osserva: “Intanto vediamo se si
riesce a formare un esecutivo di unità nazionale. Poi potremo esaminare
con i Paesi europei misure di sicurezza, anche in mare, perché no”
(Corriere).
“Londra-ebrei, una relazione tormentata” scrive il Corriere raccontando
il clima che si respira in alcune aule universitarie (e non solo). La
prestigiosa Scuola di studi orientali e africani ha infatti votato a
larghissima maggioranza un referendum interno per l’interruzione dei
rapporti con gli atenei israeliani. “Un pessimo segnale. L’ultimo di
una deriva antisemita che i rappresentanti della comunità ebraica
britannica hanno denunciato in gennaio” sottolinea il Corriere.
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IL CORAGGIO DI DUE DONNE
Dalla Siria a Gerusalemme,
un viaggio di sola andata
Da
Damasco a Gerusalemme: madre e figlia insieme, una fuga avventurosa per
chiudere con la Siria e lasciarsi alle spalle le sofferenze di quella
che è ormai una microcomunità sempre più esposta a minacce e pericoli.
E questo già da tempo, molto prima che i criminali sanguinari dell’Isis
conquistassero la ribalta mediatica.
Una storia di coraggio, una storia di speranza: la fuga delle due
donne, di cui per motivi di sicurezza non state divulgate le
generalità, sta commuovendo l’opinione pubblica israeliana oltre a
riproporre il tema della messa in sicurezza di quei nuclei ebraici,
ormai ridotti ai minimi termini, che ancora oggi popolano località
inospitali delle regioni mediorientale, africana e asiatica. La storia
dello Stato di Israele racconta d’altronde di salvataggi spettacolari e
di operazioni avallate con ingente spiegamento di uomini e mezzi, fosse
anche per mettere al sicuro una singola persona.
Madre e figlia sono ora ospitate dall’Agenzia ebraica in un centro
specilizzato per far sì che la loro integrazione nel nuovo paese possa
avvenire in modo indolore e nei tempi più rapidi. Sempre l’Agenzia
ebraica lancia l’allarme: guai ad abbassare la guardia, il lavoro non è
ancora finito. Solo a Damasco vivrebbero infatti una ventina di ebrei
(con qualche resistenza, in particolare nei più vecchi, ad andarsene).
Altri scenari di crisi aperti riguardano invece lo Yemen, l’Iraq e il
Kurdistan. Una manciata di persone in tutto ma, come insegna il Talmud,
“chi salva una vita salva il mondo intero”.
(Nell’immagine i caschi blu dell’Onu al confine tra Israele e Siria)
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AMBIENTE - LA SFIDA DEL KKL "Expo, vetrina fondamentale" Fare
del deserto un immenso giardino. È il sogno dei pionieri di Israele, un
sogno che si sta realizzando anche grazie al contributo del Keren
Kayemeth LeIsrael, la più antica organizzazione ecologica al mondo.
Nato nel 1901, il KKL delle origini diede vita a una raccolta fondi su
scala internazionale per il riscatto del territorio che, il 14 maggio
1948, sarebbe diventato lo Stato ebraico. Cosa bolle in pentola, quali
sfide alle porte per la sezione italiana? Ne parliamo con il presidente
Raffaele Sassun. “Il KKL – ci spiega – nel corso di 115 anni si è
trasformato e ha cambiato più volte i propri obiettivi. Oggi il KKL è
una organizzazione riconosciuta a livello internazionale, lavora
insieme alla FAO e ad altre organizzazioni primarie per l’ambiente. IL
KKL viene interpellato quando ci sono problemi legati alla natura, come
è successo con la vespa australiana, che stava distruggendo
completamente le foreste di eucalipto, o legati al benessere dell’uomo,
come è successo in Rwanda e in Etiopia. In Italia il KKL ha rapporti
con il Corpo Forestale e stiamo lavorando su progetti di sviluppo
comune e sulla loro realizzazione per il benessere comune.
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Falsa coscienza |
Francamente
crea disagio ed imbarazzo vedere come in molte trasmissioni pubbliche,
a partire dalla stessa Rai, le versioni complottiste sui tanti fatti
criminali che costellano la nostra cronaca politica, trovino abbondante
seguito. A tratti quasi morboso. Se poi si tratta di questioni di
politica internazionale, le scempiaggini del “furbo” di turno sono
garantite. Tra calcolato clamore, finto scandalo e falso dibattito, in
un polverone che fa tanta audience quanto girare i contatori della
pubblicità. Come se ci fosse qualcosa di cui discutere, partendo da
questi atteggiamenti il cui unico obiettivo è, invece, quello di
autoaffermarsi ripetendosi ossessivamente.
Claudio Vercelli
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Nugae
- Nev |
Ogni
giorno ci sono innumerevoli notizie da cui uno all’occorrenza si
potrebbe lasciar inquietare. Tra queste, nei giorni scorsi, è comparsa
una rivelazione particolarmente shock: Yaniv Shulman, a cui più spesso
ci si rivolge come Nev “quello di Catfish”, era cattivo. Una storia che
coglie alla sprovvista quanto il divorzio di due vip, lascia lo stesso
senso di vuoto. Una lunga intervista del Tablet Magazine aggiunge molto
semplicemente un tassello cruciale alla storia che già si conosce e che
l’ha reso famoso.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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Motivazioni insulse
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La
sentenza livornese dello scorso sei marzo secondo la quale fare il
saluto fascista non è reato (partita Livorno-Verona del dicembre 2001),
imputati alcuni tifosi scaligeri, è uno dei tanti e contraddittori
episodi visti in materia in Italia, complice evidentemente anche una
storica carenza di chiarezza e coraggio nel fare i conti con il passato
fascista. Ciò che mi lascia allibito, più che la sentenza, è quindi
leggere che tra le motivazioni difensive, avanzate dai legali degli
imputati,vi è anche quella che “non c’è stato nessun atto
discriminatorio per quello che riguarda la razza, la religione e la
nazionalità, visto che si tratta di due tifoserie italiane che
professano la religione cristiano cattolica”.
Gadi Polacco
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