17 Marzo 2015 - 26 Adar 5775 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Roberto Della
Rocca e di Dario Calimani. Nella sezione pilpul una riflessione di
Tobia Zevi e Mario Avagliano.
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Haaretz.com @haaretzcom (16 Mar)
Senior Likud MK: A loss in the #IsraelElections will also be a win – Bibi will go home
guido romeo @guidoromeo (16 Mar)
#Israele i big data hanno già vinto le elezioni
Maurizio Molinari @Maumol (16 Mar)
#Israele, Tzipi Livni rinuncia alla rotazione con Herzog alla guida del governo in caso di vittoria del centrosinistra
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#PE24BreakingNews |
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Israele sceglie il suo futuro
Arriva
il giorno tanto atteso: oggi saranno circa sei milioni gli israeliani
che si recheranno alle urne per votare il nuovo governo e scegliere se
confermare o meno il premier Benjamin Netanyahu. Premier che ha
lanciato la sua ultima dichiarazione prima del voto: “Se verrò
rieletto, non concederò mai lo Stato ai palestinesi”.
“Chiunque accetti di ritirarsi dai territori – ha proseguito Netanyahu,
riportato dai principali quotidiani – offre una base di attacco per gli
estremisti islamici contro il nostro paese”. L’operato e le scelte del
primo ministro, sottolinea Maurizio Molinari sulla Stampa, hanno
generato qualche malcontento specialmente tra il ceto medio ma anche
nella una frangia di soldati religiosi secondo i quali il premier ha
esitato a lungo prima di prendere decisioni rispetto all’ultima guerra
ai tunnel del terrore di Hamas.
Herzog, l’avversario.
Sul Fatto Quotidiano un’intervista al leader del partito laburista
israeliano Yitzhak Herzog, antagonista di Netanyahu. Conosciuto con il
soprannome di Bougie, è figlio del sesto presidente israeliano Chaim
Herzog e secondo gli ultimi sondaggi sarebbe il vincitore. In coppia
con Tzipi Livni ha fondato il partito Unione Sionista (nel quale
confluiscono Hatnua e Avodà). Herzog afferma: “Il mio primo e più
importante obbiettivo è rimpiazzare Netanyahu”. Oltre a cercare di
contrastare l’emergenza abitativa e il costo delle case, prosegue,
“porterò Israele fuori dall’isolamento internazionale”.
Chi Bibi, chi Bougie.
Sul Corriere della Sera vengono contrapposte le interviste a due ebrei
italiani diventati cittadini israeliani che motivano la loro scelta
alle urne. Jonathan Pacifici, ferito nell’attentato alla sinagoga di
Roma del 1982 e in Israele dal 1997, sceglie Bibi Netanyahu e motiva:
“Questa nazione premia l’esperienza, cerca una figura di garanzia”.
Daniele Di Nepi, in Israele da due anni, sceglie il partito laburista
di Herzog: “Hanno puntato sui temi economici, le diseguaglianze
crescenti”.
Israele, il futuro.
Sul Corriere della Sera, Paolo Lepri si lancia in una riflessione sullo
Stato ebraico: “Il tempo si misura anche con l’intensità delle ferite
ancora aperte. Più bruciano, più la distanza assume un valore relativo.
È passato in fondo meno di un secolo da quando dl mondo sembrava diviso
in due parti: i luoghi in cui gli ebrei non potevano vivere e quelli in
cui non potevano entrare’, come si legge in una sala dello Yad Vashem,
il museo dell’Olocausto a Gerusalemme. Ora il luogo dove gli ebrei
possono vivere, e potranno vivere condividendolo con i palestinesi,
esiste. È Israele, un miracolo di forza, determinazione e coraggio”. A
parlare di Israele, futuro e identità ebraica è anche lo scrittore
Abraham B. Yehoshua in un lungo intervento pubblicato sulla Stampa.
Milano, Comunità ebraica al voto. Il
Corriere Milano dedica ampio spazio alle prossime elezioni comunitarie
definendo “teso” il clima della vigilia. Scrive il Corriere: “Ad
accendere la polemica tra l’ala progressista, rappresentata dalla lista
‘Lechaim/Ken nuova vita per la Comunità’, e l’ala conservatrice, che
s’identifica nella lista ‘Wellcommunity’, è stato l’appello lanciato
dal presidente uscente Walker Meghnagi, domenica mattina, dal portale
della comunità: ‘Per cortesia: Vota e fai votare la mia lista! Non mi
sono candidato ma il mio cuore è con Wellcommunity’”. Appello
accompagnato ad un invito per un incontro sulla sicurezza con il
procuratore e il questore di Milano e accusato da alcuni di
“strumentalizzazione delle istituzioni a fini di propaganda
elettorale”. I candidati che si contenderanno i 19 ruoli comunitari
sono 25, distribuiti in sei liste.
Israele, l’antisemitismo.
Sul Corriere, nello spazio riservato alle lettere, il portavoce
dell’ambasciata d’Israele in Italia Amit Zarouk denuncia l’ambiguità di
un precedente intervento di Sergio Romano sull’antisemitismo in Europa
e scrive: “Il fatto che vi sia un’identificazione dell’ebraismo europeo
con lo Stato d’Israele, o che in parte alcuni ebrei possano diventare
cittadini israeliani, non può assolutamente costituire alcuna
giustificazione dell’antisemitismo proveniente dai leader musulmani in
Europa”.
Firenze, sinagoga sorvegliata.
Nuove misure di sicurezza per la sinagoga fiorentina con l’arrivo di
tre soldati oltre alla consueta sorveglianza, con controlli lungo le
strade limitrofe. Una presenza che “crea un po’ di ansia” racconta un
abitante a Repubblica Firenze, mentre un altro aggiunge: “Meglio così,
ci saranno meno balordi in giro”.
Se l’antisemitismo colpisce Hollywood.
Desta attenzione la dichiarazione dell’attore ebreo americano Michael
Douglas, che racconta degli insulti antisemiti ricevuti da suo figlio
in Europa. Sul Los Angeles Times l’attore definisce l’antisemitismo “un
male sopito sempre pronto a risvegliarsi”.
Il Museo a Villa Torlonia.
Sull’edizione romana del Corriere della Sera un lettore definisce il
progetto del Museo della Shoah di Villa Torlonia “un orripilante,
invasivo parallelepipedo di cemento nero a pochi metri da un gioiello
di architettura eclettica di inizio ’900, nel cuore verde di Roma”.
“Questo l’incredibile scempio in arrivo per la meravigliosa Villa
Torlonia, e che si tratti del sacrosanto museo della Shoah non lo rende
meno devastante” aggiunge il lettore, secondo cui il fatto che nessuno
sia intervenuto sia dovuto al timore “di apparire nemici del popolo
ebreo”.
Rachel Silvera
twitter @rsilveramoked
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