18 marzo 2015 - 27 Adar 5775 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav David Sciunnach e
Davide Assael. Nella sezione pilpul una riflessione di Alberto
Cavaglion e Francesco Lucrezi.
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נימין נתניהו@netanyahu
18 marzo
This is a great victory for our nation. I'm proud of people of Israel who in the moment of truth knew what was important
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#PE24BreakingNews
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Elezioni in Israele, vince Bibi
In
Israele, il Likud del primo ministro uscente Benjamin Netanyahu ha
vinto le elezioni, conquistando 30 seggi contro 24 del rivale laburista
Isaac Herzog e la sua Unione sionista. Questo il risultato delle
votazioni per la Knesset, il parlamento israeliano, dopo lo scrutinio
del 99 per cento dei seggi. A Netanyahu sarà dunque affidata la
formazione del nuovo governo con la seguente coalizione di destra e
religiosa: Likud (30), Habayt Hayehudi (8), Yisrael Beytenu (6), Shas
(7), Uniti per la Torah (6). Il primo ministro attende il sì di Kulanu
(10 seggi), guidato dall'ex Likud Moshe Kahlon, per poter ottenere la
maggioranza alla Knesset (67 seggi).
Terzo partito, la Lista araba che ha vinto 14 mandati, a seguire il
partito di centro di Yesh Atid (11) guidato da Yair Lapid. La sinistra
di Meretz (4) riesce a superare la soglia di sbarramento del 3,25 per
cento, rimane invece fuori il partito religioso Yahad di Eli Yishai.
Record di affluenza per questa tornata elettorale: 71,8 per cento, come
nelle elezioni del 1999, e cinque punti percentuali in più rispetto
alle elezioni elezioni del 2013.
Bibi si sveglia vincitore.
Come già accaduto in passato, gli exit poll in Israele sono stati
smentiti dai risultati elettorali reali. Tutti i quotidiani italiani
(tra cui Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica) aprono con la
notizia del testa a testa tra Netanyahu e Herzog. Ma all'alba il
verdetto è stato diverso. Netanyahu ha chiaramente vinto e ha iniziato
questa mattina le discussioni per la formazione di un governo di
coalizione (Jerusalem Post). L'ago della bilancia – come spiega il
demografo Sergio Della Pergola intervistato dal Quotidiano nazionale -
sono i dieci seggi di Moshe Kahlon, intenzionato a dire sì a Netanyahu.
“Chiederà il ministero del Tesoro, ma non so se si accontenterà di solo
questo”, afferma Della Pergola. La situazione economica è stato il
cuore della campagna elettorale di Kahlon e su Repubblica il premio
Nobel per l'Economia Paul Krugman parla di un Israele con una
“drammatica disparità di reddito”, affermando che Netanyahu ha cercato
di sviare da questi problemi nel corso della campagna elettorale.
Il voto degli arabi-israeliani.
Per la prima volta la popolazione araba di Israele ha una lista di un
certo peso alla Knesset: 14 seggi guadagnati e terzo partito del paese.
Come racconta Repubblica, l'exploit nasce dalla creazione di una lista
araba unita, convogliando in unico partito le quattro fazioni di una
realtà che costituisce il 20 per cento della popolazione israeliana.
Daniel Mosseri su Libero racconta le contraddizioni della lista araba,
al cui interno siedono sia moderati sia personaggi antisionisti. Per
David Meghnagi, intervistato dal Mattino, la sfida di Israele è “tenere
conto dei diritti di tutti”.
Obama, di nuovo Netanyahu.
La Casa Bianca aveva sperato in una vittoria dei laburisti e invece
dovrà nuovamente confrontarsi con Benjamin Netanyahu, con cui i
rapporti sono estremamente tesi.
“Obama, impegnato su più fronti in vari giochi diplomatici ad alto
rischio – scrive il Corriere citando il negoziato sul nucleare con
l'Iran e la questione siriana - aveva bisogno di recuperare un minimo
d'intesa almeno con l'alleato di Gerusalemme”. Per questo auspicava un
governo guidato dai laburisti, e invece sarà di nuovo un esecutivo
Netanyahu, che in questi mesi ha duramente contrastato Obama per le
trattative con l'Iran. Secondo il capo della diplomazia Ue Federica
Mogherini, il voto israeliano non influenzerà il tentativo di accordo
con Teheran che sarebbe “molto vicino” e garantirebbe l'impegno
iraniano a non avere la bomba nucleare (Repubblica).
Il futuro della democrazia israeliana.
Intervistato da Maurizio Molinari, lo storico Yuval Harari parla di “Un
Paese stretto fra il bisogno di aprirsi e la paura per vicini sempre
più ostili”. Lo scrittore israeliano Edgar Keret (Corriere) sottolinea
che il voto israeliano non è così scontato in Medio Oriente: “In questa
parte di mondo poter esprimere le proprie convinzioni non è un
privilegio garantito”.
Rav Di Segni, la misericordia e il Giubileo. “La
misericordia è un elemento fondamentale nel pensiero ebraico: il
cristianesimo l'ha ereditato,e fatto suo, ma la primogenitura è nella
nostra tradizione, anche se poi per molto tempo il cristianesimo ha
negato questa derivazione, presentandola invece come se fosse una sua
rivoluzione”, così rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, in
un'intervista a Repubblica incentrata sulla scelta di papa Bergoglio di
scegliere la misericordia come tema del Giubileo straordinario da lui
indetto. Ogni occasione è buona per il dialogo – ha dichiarato il rav
in merito al Giubileo, sottolineando che con si stanno valutando le
date per la visita del pontefice alla sinagoga di Roma - L'Anno Santo
straordinario è un evento assolutamente cattolico: noi siamo un' altra
religione e seguiamo l'evento con simpatia e interesse ma siamo
soltanto spettatori di questa scelta importante”.
Il sodalizio Steinberg-Buzzi. Una
mostra a Sondrio ricostruisce il rapporto tra Aldo Buzzi e Saul
Steinberg, “dai banchi del Politecnico al dramma delle leggi razziali.
Lettere, disegni, immagini di due grandi del Novecento protagonisti”
(Corriere della Sera Milano).
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
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