
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Ieri
mattina ho passeggiato per Roma godendomi, da turista, molti luoghi che
conosco, ma che vivo sempre di sfuggita. Ho vissuto in pieno la Piazza,
cioè l’area dell’antico Ghetto, salutando vecchi e nuovi amici,
mangiando con la mia famiglia e altre famiglie amiche e godendo degli
auguri vicendevoli di Pesach Sameach che la Roma ebraica si scambiava
incontrandosi. In un momento storico di profonde distanze, difficili
comunicazioni, affettività insensibili, ho visto e vissuto la bellezza
di questi incontri miei e non miei leggendo in essi la luce che
illuminò gli ebrei durante la piaga del buio che avvolse l’Egitto.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Mi
chiedo quale significato possa assumere in questi giorni il concetto di
‘Libertà’ su cui siamo chiamati a riflettere durante la lettura della
Haggadah. Noi godiamo – qui in Italia – di un livello di libertà
inimmaginabile anche solo pochi decenni fa. Possiamo muoverci
liberamente in uno spazio geografico talmente grande che ci
infastidisce la limitazione impostaci di recente dall’emergere di zone
a rischio per la nostra incolumità personale. Possiamo mangiare a
piacimento fino a sazietà e (molto spesso) oltre. Possiamo dire e
scrivere quel che ci pare. Possiamo comunicare grazie alle nuove
tecnologie praticamente a costo zero con qualsiasi angolo del globo.
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L'Iran e l'accordo nucleare
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È
stato raggiunto ieri l’accordo a Losanna tra le potenze del 5+1 (Stati
Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna più la Germania a cui si
aggiunge anche l’Unione Europea) e l’Iran sul nucleare iraniano.
L’intesa, definita storica dal presidente Usa Barack Obama, vuole
impedire al regime di Teheran di ottenere la bomba atomica in cambio
dello smantellamento delle sanzioni internazionali a suo carico. I
quotidiani italiani raccontano oggi dettagli e retroscena dell’accordo
i cui termini definitivi dovrebbero essere siglati il prossimo 30
giugno. “Teheran – scrive Daniele Mastrogiacomo su Repubblica – accetta
di ridurre del 66% la sua produzione nucleare e ottiene in cambio la
revoca di tutte le sanzioni economiche e finanziarie imposte dalla Ue e
dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Resta attiva solo la centrale di
Natanz che continuerà il suo processo di arricchimento dell’uranio”.
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israele - l'accordo sul nucleare iraniano
Netanyahu non si fida di Teheran
“Un
accordo che costituisce una minaccia per l'esistenza di Israele”, così
il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito l'intesa
trovata ieri tra le potenze del 5+1 (Stati Uniti, Cina, Russia,
Francia, Gran Bretagna più la Germania a cui si aggiunge anche l’Unione
Europea) e l’Iran in merito al programma nucleare del regime degli
Ayatollah. Parole che Netanyahu ha ribadito al telefono ieri sera al
presidente degli Stati Uniti Barack Obama, primo fautore dell'accordo
quadro siglato ieri a Losanna. Per la definizione concreta dell'intesa
bisognerà però aspettare il prossimo 30 giugno. Oggi intanto Netanyahu
ha convocato il gabinetto di sicurezza per cercare di valutare delle
contromosse rispetto a quanto deciso in Svizzera. “Questo accordo
legittimerà il programma nucleare iraniano, rinforzerà la sua economia,
e aumentare l'aggressività di Teheran – ha affermato il primo ministro
- Un tale accordo bloccherà il percorso dell'Iran verso la bomba.
Lo condurrà ad essa ... (e) aumenterà i rischi di proliferazione
nucleare nella regione così come il rischio di una guerra terribile”.
Un giudizio, come preventivabile vista il noto ostracismo di Netanyahu
verso la proposta dei 5+1, molto negativo. Non così quello di alcuni
analisti israeliani, tra cui Barak Ravid di Haaretz e Ron Ben-Yishai di
Yedioth Ahrnoth mentre preoccupazione emerge dal mondo conservatore
d'Oltreoceano, in particolare dalle colonne del Washington Post.
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pesach 5775 - evrony sull'osservatore romano
Passando oltre
Il
significato, i riti, le tradizioni della festa di Pesach secondo i
diversi costumi degli ebrei ashkenaziti e sefarditi. Sull'Osservatore
Romano un approfondimento dell'ambasciatore dello Stato d'Israele
presso la Santa Sede Zion Evrony, che ricorda: “Ovunque essa sia
celebrata, Pesach rimane un'occasione per gli ebrei di tutto il mondo
per riunirsi con le proprie famiglie, ricordando la conquista della
libertà del popolo ebraico, trasmettendo la memoria alle giovani
generazioni e celebrandola con deliziose pietanze”.
Il
4 aprile, quindicesimo giorno del mese ebraico di Nisan, per otto
giorni, gli ebrei di tutto il mondo celebrano Pesach, la Pasqua, così
ricordando la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù sotto il
faraone nell’antico Egitto. I primi due giorni e gli ultimi due sono
festività a tutti gli effetti, lavorare è proibito insieme ad altre
attività, ma cucinare è permesso se non è sabato. Durante i quattro
giorni di mezzo, cioè i chol hamoed o “giorni di mezza festa”, molte
attività, incluso il lavoro indifferibile, sono permesse.
«In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni
primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di
tutti gli dei dell'Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle vostre
case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò
oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il
paese d'Egitto». (Esodo 12:12-13). Dopo centinaia di anni di schiavitù,
Dio mandò Mosè dal faraone per chiedere la liberazione del popolo
ebraico. In seguito al rifiuto del faraone, Dio colpì l’Egitto con
dieci piaghe, devastandone la terra e distruggendone le coltivazioni e
il bestiame. Come ultima piaga, Dio uccise tutti i primogeniti
d’Egitto, “passando oltre” (da qui Pesach, passaggio oltre) i bambini
ebrei e risparmiando le loro vite. Il faraone finalmente si arrese,
lasciando Mosè e il popolo ebraico liberi di lasciare l’Egitto e
intraprendere un lungo viaggio che li avrebbe portati alla Terra
Promessa. Leggi
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pesach 5775 - pagine ebraiche
Modi di dire a Pesach
Tra
tutte le feste, Pesach è quella che per preparazione e cura dei
dettagli richiede maggiore attenzione. L’attesa per il seder cresce con
l’avvicinarsi del tempo e coinvolge tutti, dai più piccoli che si
impegnano a ripassare le parti da recitare, ai più grandi che fanno del
loro meglio perché questa serata magica rimanga impressa a lungo.
Seguono altri sette giorni, scanditi dalle attenzioni alimentari, che
anche chi è lontano non trascura, e dai giorni di vacanza, svago e
riunione familiare. Sarà forse per questo che si sono concentrati
intorno a Pesach e ai suoi riti, tantissimi modi di dire in tutte le
parlate giudeo-italiane. Ho provato a raccoglierli senza pretesa di
completezza, sbirciando un po’ in varie raccolte vecchie e nuove,
aiutato dagli amici che hanno arricchito questa lista. Confido che i
lettori a cui ne verranno in mente altre senza meno, me ne facciano
cenno.
Amedeo Spagnoletto, sofer
- ‘A chavora’ de chi pia pia (Roma) (di un gruppo con gestione poco trasparente e oculata)
- Che ghe vegni una kelalà a quel cacomiro de Pargnò, ki legnolam chasdò (Trieste-Corfù) (maledizione)
- Chi lo nae’ Soun un pate’
- Adir bimlucha Soun jimpiega’
- Che bel gust di la gada’
- J ero mei i temp passa’ (Piemonte) (filastrocca)
- Da Pesach a Chanukka’ ti venga ‘na macca’, da Chanukka’ a Purim ti vengano i colai (Venezia) (ingiuria e maledizione verso qualcuno)
- È un pezzo de parngo derento a tinozza (Roma) (a proposito di cosa cattiva o malvagia)
- Far shefoch (Torino, Mantova, Roma, Venezia, Pitigliano) (vomitare)
- Ha fatto bezetì de mizraim (Roma) (ha fatto una grande confusione)
- L’oscurità de mizraim (Roma) (buio pesto)
- Marorimmi de Pesach (Roma) (di cose vecchie e brutte)
- Metter via per afiqomen (Venezia) (riporre)
- Ngatta’ tire’ disse Dio a Moshe’ (Roma) (per assicurare che presto ci sarà uno sviluppo decisivo di una situazione)
- Non è Mizraim come Shechem non è Lea come Rachel (Mantova) (paragone che dà il senso della differenza tra due cose o situazioni)
- Nun stamo mica a Pesach (Roma) (contro i bambini che si appoggiano a tavola)
- Pesach …pesa! (Roma) (a sottolineare il gravame delle minuziose regole e dei costi per i preparativi della festa)
- Pesach un è e i mazzod un ce so’ (Roma) (per dire che una situazione in ipotesi non è pertinente o per sottolineare che non c’è agiatezza)
- Scampa’ de Mizraim (Venezia) (salvarsi)
- Sta da parte come li vascelli de Pesach (Roma) (di chi se ne sta da parte)
- Tandan de l’agadà (Venezia)
- Tu hai le sevivod de manishtana’ (Pitigliano) (hai le traveggole)
- Va ‘n zefina’ (Reggio Emilia) (vatti a riporre)
- Vayomer la gallina ki leolam chasdo’ (Roma) (intercalare con senso di stufo e inevitabilità)
- Zura’ dell’aggada (Mantova) (brutto disegno o immagine, anche di una persona dall’aspetto poco gradevole)
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pesach 5775
Da Israele, auguri presidenziali
Scelgono
mezzi e simboli della modernità i leader israeliani per rivolgere i
loro auguri per questo Pesach del 2015. Una foto del presidente Reuven
Rivlin che cerca il chametz nella residenza presidenziale insieme a
quello che deve essere un nipotino compare sul suo profilo twitter con
tanto di hashtag #pesachiscoming, mentre il suo predecessore Shimon
Peres parla di libertà seduto sul famigerato Trono di Spade. No, non si
tratta di un errore, è proprio lui. Il Trono per cui si eliminano
reciprocamente i personaggi di Game of Thrones si trova al momento a
Tel Aviv, nell’ambito di una mostra sulla serie tv dal grandissimo
successo trasmessa del canale statunitense HBO, che sta girando le
maggiori capitali d’Europa e del mondo e alla cui inaugurazione Peres
ha presenziato giovedì. Proprio mentre a Gerusalemme il primo ministro
Benjamin Netanyahu vendeva il chametz dello Stato d’Israele a un
rappresentante degli Arabi Israeliani insieme ai rabbini capi
israeliani ashkenazita e sefardita David Lau e Yitzhak Yosef. Leggi
pesach 5775 - una festa in musica con dafdaf
Mosè, da Rossini a YouTube
Miei
cari ragazzi, ho pensato a lungo a quale opera presentarvi in questo
tempo di Pesach e, a essere sincera, sarei tentata di raccontarvi per
bene il Mosè in Egitto di Rossini, messo in scena per la prima volta al
Teatro San Carlo di Napoli il 5 marzo 1818. Pensate che quella sera il
pubblico dimostrò grande entusiasmo nei primi due atti ma nel terzo,
forse perché il passaggio del Mar Rosso era particolarmente difficile
da rendere sul palco, alcuni si lanciarono in contestazioni, altri si
lasciarono andare a fragorose risate. Povero Maestro Rossini! Si
rimise subito a scrivere a cambiò completamente il terzo atto, tant’è
che l’anno successivo la rappresentazione fu un vero trionfo. Il nuovo
titolo era Moise et Pharaon. Ma non voglio dilungarmi troppo su
Rossini, potete ascoltarvi alcuni spezzoni su YouTube, cercando in
particolare l’allestimento con la direzione di Riccardo Muti che ha
avuto recensioni eccellenti.
Maria Teresa Milano Leggi
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Così vicini, così lontani |
Fa
effetto pensare che è passato più tempo da quando ho iniziato a
insegnare ad oggi che dalla fine della seconda guerra mondiale a quando
sono nata. Per la mia generazione la Shoah è vicinissima, e la nascita
dello Stato di Israele ancora di più. Spesso ci ritroviamo a ragionare
sul tempo che passa, sulla necessità di conservare la memoria quando i
testimoni non ci saranno più; a volte ci sembra di non essere
abbastanza capaci di prendere le distanze da eventi il cui ricordo, a
detta di alcuni, occupa troppo spazio nella cultura ebraica di oggi. Ma
le distanze, soprattutto nella storia ebraica, si misurano in secoli e
millenni. Noi, che ci piaccia o no, saremo ricordati come i quasi
contemporanei della Shoah e della nascita di Israele.
Anna Segre, insegnante
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Il male dell'Europa |
Non
so, sempre che esistano, quali e quanti aggettivi si potrebbero
utilizzare per descrivere la sensazione di angoscia che ha lasciato in
ognuno di noi, il disastro del volo Germanwings 9525, e la notizia
della versione, adesso ufficiale, di come si sarebbe svolto realmente
il suo schianto sulle Alpi dell'Alta Provenza. Ma se indagare il
proprio e l'altrui inconscio è un'operazione senz'altro complessa o
altrimenti impossibile, molto più accessibile è verificare la reazione
che perviene da alcune testate o dalle voci “pubbliche” del nostro
paese e dei social network.
Francesco Moises Bassano, studente
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Dovere di libertà |
Secondo
il rav Sacks i nostri cambiamenti dipendono da quello che riusciamo a
creare e non tanto da quello che riceviamo. Credo che in questo senso
allora anche la libertà incida davvero nelle nostre vite se da diritto
acquisito diventa un dovere, individuale e collettivo, da agire se non
ogni giorno, almeno una volta l'anno.
Ilana Bahbout
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