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3 aprile 2015 - 14 Nissan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Ieri mattina ho passeggiato per Roma godendomi, da turista, molti luoghi che conosco, ma che vivo sempre di sfuggita. Ho vissuto in pieno la Piazza, cioè l’area dell’antico Ghetto, salutando vecchi e nuovi amici, mangiando con la mia famiglia e altre famiglie amiche e godendo degli auguri vicendevoli di Pesach Sameach che la Roma ebraica si scambiava incontrandosi. In un momento storico di profonde distanze, difficili comunicazioni, affettività insensibili, ho visto e vissuto la bellezza di questi incontri miei e non miei leggendo in essi la luce che illuminò gli ebrei durante la piaga del buio che avvolse l’Egitto.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Mi chiedo quale significato possa assumere in questi giorni il concetto di ‘Libertà’ su cui siamo chiamati a riflettere durante la lettura della Haggadah. Noi godiamo – qui in Italia – di un livello di libertà inimmaginabile anche solo pochi decenni fa. Possiamo muoverci liberamente in uno spazio geografico talmente grande che ci infastidisce la limitazione impostaci di recente dall’emergere di zone a rischio per la nostra incolumità personale. Possiamo mangiare a piacimento fino a sazietà e (molto spesso) oltre. Possiamo dire e scrivere quel che ci pare. Possiamo comunicare grazie alle nuove tecnologie praticamente a costo zero con qualsiasi angolo del globo.
 
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L'Iran e l'accordo nucleare
È stato raggiunto ieri l’accordo a Losanna tra le potenze del 5+1 (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna più la Germania a cui si aggiunge anche l’Unione Europea) e l’Iran sul nucleare iraniano. L’intesa, definita storica dal presidente Usa Barack Obama, vuole impedire al regime di Teheran di ottenere la bomba atomica in cambio dello smantellamento delle sanzioni internazionali a suo carico. I quotidiani italiani raccontano oggi dettagli e retroscena dell’accordo i cui termini definitivi dovrebbero essere siglati il prossimo 30 giugno. “Teheran – scrive Daniele Mastrogiacomo su Repubblica – accetta di ridurre del 66% la sua produzione nucleare e ottiene in cambio la revoca di tutte le sanzioni economiche e finanziarie imposte dalla Ue e dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Resta attiva solo la centrale di Natanz che continuerà il suo processo di arricchimento dell’uranio”.
 
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  davar
israele - l'accordo sul nucleare iraniano
Netanyahu non si fida di Teheran
“Un accordo che costituisce una minaccia per l'esistenza di Israele”, così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito l'intesa trovata ieri tra le potenze del 5+1 (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna più la Germania a cui si aggiunge anche l’Unione Europea) e l’Iran in merito al programma nucleare del regime degli Ayatollah. Parole che Netanyahu ha ribadito al telefono ieri sera al presidente degli Stati Uniti Barack Obama, primo fautore dell'accordo quadro siglato ieri a Losanna. Per la definizione concreta dell'intesa bisognerà però aspettare il prossimo 30 giugno. Oggi intanto Netanyahu ha convocato il gabinetto di sicurezza per cercare di valutare delle contromosse rispetto a quanto deciso in Svizzera. “Questo accordo legittimerà il programma nucleare iraniano, rinforzerà la sua economia, e aumentare l'aggressività di Teheran – ha affermato il primo ministro - Un tale accordo bloccherà il percorso dell'Iran verso la  bomba. Lo condurrà ad essa ... (e) aumenterà i rischi di proliferazione nucleare nella regione così come il rischio di una guerra terribile”. Un giudizio, come preventivabile vista il noto ostracismo di Netanyahu verso la proposta dei 5+1, molto negativo. Non così quello di alcuni analisti israeliani, tra cui Barak Ravid di Haaretz e Ron Ben-Yishai di Yedioth Ahrnoth mentre preoccupazione emerge dal mondo conservatore d'Oltreoceano, in particolare dalle colonne del Washington Post.
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pesach 5775 - evrony sull'osservatore romano
Passando oltre
Il significato, i riti, le tradizioni della festa di Pesach secondo i diversi costumi degli ebrei ashkenaziti e sefarditi. Sull'Osservatore Romano un approfondimento dell'ambasciatore dello Stato d'Israele presso la Santa Sede Zion Evrony, che ricorda: “Ovunque essa sia celebrata, Pesach rimane un'occasione per gli ebrei di tutto il mondo per riunirsi con le proprie famiglie, ricordando la conquista della libertà del popolo ebraico, trasmettendo la memoria alle giovani generazioni e celebrandola con deliziose pietanze”.

Il 4 aprile, quindicesimo giorno del mese ebraico di Nisan, per otto giorni, gli ebrei di tutto il mondo celebrano Pesach, la Pasqua, così ricordando la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù sotto il faraone nell’antico Egitto. I primi due giorni e gli ultimi due sono festività a tutti gli effetti, lavorare è proibito insieme ad altre attività, ma cucinare è permesso se non è sabato. Durante i quattro giorni di mezzo, cioè i chol hamoed o “giorni di mezza festa”, molte attività, incluso il lavoro indifferibile, sono permesse.
«In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dei dell'Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto». (Esodo 12:12-13). Dopo centinaia di anni di schiavitù, Dio mandò Mosè dal faraone per chiedere la liberazione del popolo ebraico. In seguito al rifiuto del faraone, Dio colpì l’Egitto con dieci piaghe, devastandone la terra e distruggendone le coltivazioni e il bestiame. Come ultima piaga, Dio uccise tutti i primogeniti d’Egitto, “passando oltre” (da qui Pesach, passaggio oltre) i bambini ebrei e risparmiando le loro vite. Il faraone finalmente si arrese, lasciando Mosè e il popolo ebraico liberi di lasciare l’Egitto e intraprendere un lungo viaggio che li avrebbe portati alla Terra Promessa.

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pesach 5775 - pagine ebraiche
Modi di dire a Pesach
Tra tutte le feste, Pesach è quella che per preparazione e cura dei dettagli richiede maggiore attenzione. L’attesa per il seder cresce con l’avvicinarsi del tempo e coinvolge tutti, dai più piccoli che si impegnano a ripassare le parti da recitare, ai più grandi che fanno del loro meglio perché questa serata magica rimanga impressa a lungo. Seguono altri sette giorni, scanditi dalle attenzioni alimentari, che anche chi è lontano non trascura, e dai giorni di vacanza, svago e riunione familiare. Sarà forse per questo che si sono concentrati intorno a Pesach e ai suoi riti, tantissimi modi di dire in tutte le parlate giudeo-italiane. Ho provato a raccoglierli senza pretesa di completezza, sbirciando un po’ in varie raccolte vecchie e nuove, aiutato dagli amici che hanno arricchito questa lista. Confido che i lettori a cui ne verranno in mente altre senza meno, me ne facciano cenno. 

Amedeo Spagnoletto, sofer
  • ‘A chavora’ de chi pia pia (Roma) (di un gruppo con gestione poco trasparente e oculata)
  • Che ghe vegni una kelalà a quel cacomiro de Pargnò, ki legnolam chasdò (Trieste-Corfù) (maledizione)
  • Chi lo nae’ Soun un pate’
  • Adir bimlucha Soun jimpiega’
  • Che bel gust di la gada’
  • J ero mei i temp passa’ (Piemonte) (filastrocca)
  • Da Pesach a Chanukka’ ti venga ‘na macca’, da Chanukka’ a Purim ti vengano i colai (Venezia) (ingiuria e maledizione verso qualcuno)
  • È un pezzo de parngo derento a tinozza (Roma) (a proposito di cosa cattiva o malvagia)
  • Far shefoch (Torino, Mantova, Roma, Venezia, Pitigliano) (vomitare)
  • Ha fatto bezetì de mizraim (Roma) (ha fatto una grande confusione)
  • L’oscurità de mizraim (Roma) (buio pesto)
  • Marorimmi de Pesach (Roma) (di cose vecchie e brutte)
  • Metter via per afiqomen (Venezia) (riporre)
  • Ngatta’ tire’ disse Dio a Moshe’ (Roma) (per assicurare che presto ci sarà uno sviluppo decisivo di una situazione)
  • Non è Mizraim come Shechem non è Lea come Rachel (Mantova) (paragone che dà il senso della differenza tra due cose o situazioni)
  • Nun stamo mica a Pesach (Roma) (contro i bambini che si appoggiano a tavola)
  • Pesach …pesa! (Roma) (a sottolineare il gravame delle minuziose regole e dei costi per i preparativi della festa)
  • Pesach un è e i mazzod un ce so’ (Roma) (per dire che una situazione in ipotesi non è pertinente o per sottolineare che non c’è agiatezza)
  • Scampa’ de Mizraim (Venezia) (salvarsi)
  • Sta da parte come li vascelli de Pesach (Roma) (di chi se ne sta da parte)
  • Tandan de l’agadà (Venezia)
  • Tu hai le sevivod de manishtana’ (Pitigliano) (hai le traveggole)
  • Va ‘n zefina’ (Reggio Emilia) (vatti a riporre)
  • Vayomer la gallina ki leolam chasdo’ (Roma) (intercalare con senso di stufo e inevitabilità)
  • Zura’ dell’aggada (Mantova) (brutto disegno o immagine, anche di una persona dall’aspetto poco gradevole)

pesach 5775
Da Israele, auguri presidenziali
Scelgono mezzi e simboli della modernità i leader israeliani per rivolgere i loro auguri per questo Pesach del 2015. Una foto del presidente Reuven Rivlin che cerca il chametz nella residenza presidenziale insieme a quello che deve essere un nipotino compare sul suo profilo twitter con tanto di hashtag #pesachiscoming, mentre il suo predecessore Shimon Peres parla di libertà seduto sul famigerato Trono di Spade. No, non si tratta di un errore, è proprio lui. Il Trono per cui si eliminano reciprocamente i personaggi di Game of Thrones si trova al momento a Tel Aviv, nell’ambito di una mostra sulla serie tv dal grandissimo successo trasmessa del canale statunitense HBO, che sta girando le maggiori capitali d’Europa e del mondo e alla cui inaugurazione Peres ha presenziato giovedì. Proprio mentre a Gerusalemme il primo ministro Benjamin Netanyahu vendeva il chametz dello Stato d’Israele a un rappresentante degli Arabi Israeliani insieme ai rabbini capi israeliani ashkenazita e sefardita David Lau e Yitzhak Yosef.
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pesach 5775 - una festa in musica con dafdaf
Mosè, da Rossini a YouTube
Miei cari ragazzi, ho pensato a lungo a quale opera presentarvi in questo tempo di Pesach e, a essere sincera, sarei tentata di raccontarvi per bene il Mosè in Egitto di Rossini, messo in scena per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli il 5 marzo 1818. Pensate che quella sera il pubblico dimostrò grande entusiasmo nei primi due atti ma nel terzo, forse perché il passaggio del Mar Rosso era particolarmente difficile da rendere sul palco, alcuni si lanciarono in contestazioni, altri si lasciarono andare a fragorose risate.
Povero Maestro Rossini!
Si rimise subito a scrivere a cambiò completamente il terzo atto, tant’è che l’anno successivo la rappresentazione fu un vero trionfo. Il nuovo titolo era Moise et Pharaon. Ma non voglio dilungarmi troppo su Rossini, potete ascoltarvi alcuni spezzoni su YouTube, cercando in particolare l’allestimento con la direzione di Riccardo Muti che ha avuto recensioni eccellenti.

Maria Teresa Milano
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La rassegna settimanale di melamed
Animazione e Memoria
Melamed è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo italiano che da tre anni è dedicata a questioni relative a educazione e insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna viene inviata a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno responsabilità sul fronte dell’educazione e della scuola. Dalla alcune settimane la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane aggiunge al lavoro di riordino e selezione settimanale un commento, per fare il punto delle questioni più trattate sui giornali italiani ed esteri.
Per visualizzare la selezione di questa settimana della rassegna stampa ‎di Melamed
cliccare qui.
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il dibattito nato da un pezzo sul new yorker
Il limite dello humor ebraico
“La prima cosa che ho notato di lui sono i suoi occhi”. “Il suo migliore amico si chiama Archi”. Queste sono solo due delle 35 frasi che compongono l’elenco redatto da Lena Dunham sul New Yorker, intitolato “Dog or Jewish Boyfriend? A Quiz” (Cane o fidanzato ebreo? Un quiz - l'illustrazione è di Bendik Kaltenborn). Il lettore è dunque invitato dalla giovane attrice e regista della serie tv Girls a tentare di indovinare se le affermazioni riportate sono da riferirsi al cane o al ragazzo di Lena. La quale ha generato con questo articolo una catena di reazioni, tra critiche, difese e parodie, ma anche riflessioni sull’umorismo ebraico in generale.
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qui torino - anniversario dell'eccidio nazista
Pian del Lot, simbolo di libertà 
"Non dobbiamo dimenticare quanti persero la vita per uscire dall’oppressione, quanta sofferenza sia costata la liberazione. Se oggi noi viviamo in una condizione di democrazia è per il sacrificio di chi ha anteposto il bene della libertà alla propria vita”. Lo ha affermato il sindaco di Torino Piero Fassino intervenendo al 71esimo anniversario della strage di Pian del Lot in cui persero la vita 27 partigiani, uccisi dai nazifascisti. Ad intervenire anche il consigliere della Comunità ebraica torinese Daniel Fantoni e il vice presidente dell’Anpi provinciale Cesare Alvazzi Del Frate. Due inoltre i momenti di preghiera officiati alla presenza di monsignor Tommaso Ribeiro e del rabbino capo rav Ariel Di Porto.
Al termine della cerimonia gli studenti della scuola ebraica, assieme agli studenti scuola media Norberto Bobbio, dell’istituto comprensivo Cena e dell’istituto Albe Steiner, hanno deposto dei fiori sulla lapide dedicata ai caduti.
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pilpul
Così vicini, così lontani
Fa effetto pensare che è passato più tempo da quando ho iniziato a insegnare ad oggi che dalla fine della seconda guerra mondiale a quando sono nata. Per la mia generazione la Shoah è vicinissima, e la nascita dello Stato di Israele ancora di più. Spesso ci ritroviamo a ragionare sul tempo che passa, sulla necessità di conservare la memoria quando i testimoni non ci saranno più; a volte ci sembra di non essere abbastanza capaci di prendere le distanze da eventi il cui ricordo, a detta di alcuni, occupa troppo spazio nella cultura ebraica di oggi. Ma le distanze, soprattutto nella storia ebraica, si misurano in secoli e millenni. Noi, che ci piaccia o no, saremo ricordati come i quasi contemporanei della Shoah e della nascita di Israele.

Anna Segre, insegnante
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Il male dell'Europa
Non so, sempre che esistano, quali e quanti aggettivi si potrebbero utilizzare per descrivere la sensazione di angoscia che ha lasciato in ognuno di noi, il disastro del volo Germanwings 9525, e la notizia della versione, adesso ufficiale, di come si sarebbe svolto realmente il suo schianto sulle Alpi dell'Alta Provenza. Ma se indagare il proprio e l'altrui inconscio è un'operazione senz'altro complessa o altrimenti impossibile, molto più accessibile è verificare la reazione che perviene da alcune testate o dalle voci “pubbliche” del nostro paese e dei social network.

Francesco Moises Bassano, studente
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Dovere di libertà
Secondo il rav Sacks i nostri cambiamenti dipendono da quello che riusciamo a creare e non tanto da quello che riceviamo. Credo che in questo senso allora anche la libertà incida davvero nelle nostre vite se da diritto acquisito diventa un dovere, individuale e collettivo, da agire se non ogni giorno, almeno una volta l'anno.

Ilana Bahbout




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