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6 Aprile 2015 - 17 Nissan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Un ebreo deve pagare un alto prezzo per vivere. Per essere ebreo in un mondo che non è propizio né favorevole alla sua sopravvivenza deve mirare alto. Alcuni di noi ebrei stanchi di sacrifici e di sforzi, si chiedono spesso: l'esistenza ebraica vale il prezzo che costa? Altri ebrei sono sopraffatti dal panico: sono perplessi e disperano che la piaga dell’antisemitismo possa essere sanata. Il significato dell'esistenza ebraica, il tema essenziale di ogni pensiero ebraico, è fondamentale. Adattarlo alla cornice delle predilezioni intellettuali personali o delle mode correnti del nostro tempo equivale a distorcerlo.
 
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Anna
Foa,
storica
È stato opportunamente ricordato, nella polemica nata a Roma intorno alla manifestazione del 25 aprile, che nella guerra portata da Hitler al mondo democratico i palestinesi si trovarono dalla parte dei nazisti. Per quanto ignoto alla maggior parte delle persone, si tratta di un fatto storico indiscutibile e incontestabile. Dal 1921 Gran Muftì di Gerusalemme, Amin al Husayni, fu il leader incontrastato delle rivolte arabe contro gli ebrei in Palestina a partire dal 1920 fino alla grande rivolta del 1936. Favorevole al nazismo fin dall’avvento al potere di Hitler nel 1933, legato al fascismo italiano fin dal 1934, al Husayni si stabilì a Berlino nel 1941 dove intrattenne stretti rapporti con Hitler. Nel 1942 sollecitò la creazione di un’unità militare araba italiana e nel 1943 si impegnò nella creazione di una speciale unità bosniaca musulmana delle Waffen SS. La partecipazione alla guerra nazista non fu quindi solo ideologica, in nome della lotta antibritannica e antisionista, ma militare e operativa. Tutto questo è storia.
Non si capisce quindi che cosa abbiano a che fare le organizzazioni filopalestinesi nella preparazione della manifestazione per il 70° anniversario della Liberazione, un fatto storico che non coinvolge il conflitto israelo-palestinese ma la guerra di liberazione antinazista, ed entro questo contesto lo sterminio degli ebrei in Europa e il ruolo della Brigata Ebraica nelle operazioni militari in Italia a fianco degli inglesi e degli americani. Che tutti, individualmente, abbiano il diritto di partecipare alla manifestazione del 25 aprile, sionisti o antisionisti che siano, è evidente. Ma che delle sigle che in questo contesto specifico non possono non richiamare il fronte su cui i palestinesi militavano durante la seconda guerra mondiale non solo si pongano fra gli organizzatori ma si permettano di conferire patenti di democrazia agli altri, è pura follia.
 
Leggere per crescere
Si intitola “Leggere per crescere” il dossier di aprile che ogni anno Pagine Ebraiche dedica alla letteratura per bambini e ragazzi in occasione della Bologna Childen’s Book Fair, la più importante fiera sulla letteratura per l’infanzia, dove il giornale, insieme a DafDaf, è stato distribuito in tutti i padiglioni.
 
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  davar
iSRAELE
Governo di unità nazionale, l'ipotesi torna in campo

“Non sto cercando di affossare un accordo. Sto cercando di affossare un cattivo accordo”. Così il primo ministro Benjamin Netanyahu ha commentato la sua intenzione di far saltare l’intesa di massima sul nucleare iraniano annunciata pochi giorni fa a Losanna dal gruppo dei 5+1 (Usa, Cina, Russia, Gran Bretagna, Francia più la Germania) ‎con Teheran. Netanyahu ha ribadito ieri che l’accordo raggiunto – che dovrà essere definito entro il prossimo 30 giugno – costituisce una minaccia per Israele. Una sensazione diffusa e trasversale nella politica israeliana tanto che alcuni giornali ipotizzano che l’intesa di Losanna potrebbe aprire un nuovo scenario sul fronte interno, nella formazione del prossimo esecutivo di Gerusalemme: si parla infatti nuovamente di un governo di unità nazionale guidato dal Likud di Netanyahu e supportato dai laburisti dello sconfitto Isaac Herzog. Una compagine che servirebbe a Gerusalemme per presentarsi agli Stati Uniti di Barack Obama con un volto più moderato rispetto all’opzione di un governo di destra. Un’idea che sembra comunque più una speculazione giornalistica piuttosto che una strada realmente percorribile, nata dalle parole del parlamentare laburista Eitan Cabel.
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VERSO IL 25 APRILE
Brigata ebraica, valore per tutti
La defezione dell'Associazione Nazionale Ex Deportati dalla manifestazione romana per il 25 aprile, defezione dovuta al sentimento di intolleranza manifestatosi oggi come in passato nei confronti delle insegne della Brigata Ebraica, continua a tenere banco sui giornali.
“Noi che rappresentiamo gli ex deportati, sommersi e salvati, nei campi nazisti, sia politici che razziali, non possiamo accettare che lo spirito e i significati del 25 aprile, della Resistenza e della Liberazione vengano così totalmente snaturati e addirittura fatti divenire atto di accusa contro le vittime stesse del nazifascismo” aveva denunciato in una nota l'Aned giovedì scorso evidenziando inoltre la presenza alla riunione preparatoria del corteo Anpi sigle che niente hanno a che fare con il 25 aprile come Fronte Palestina, Rete Romana Palestina e Rappresentanza Palestina in Italia. 
Molte sono le voci a levarsi in queste ore.
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basket - harik henig SI RACCONTA
I segreti di "Mister Nba"
In testa c’è il calcio. A breve distanza segue la pallacanestro. Un abisso separa queste discipline dalle altre opzioni.
Non c’è storia in Israele: la passione popolare si infiamma soltanto per questi due sport, il resto è contorno.
Ma se nel calcio le soddisfazioni sono state finora modeste, e niente di realmente significativo sembra alle porte, nel basket la nazionale, ma soprattutto il Maccabi Tel Aviv, spesso dettano legge. Basta ricordare il trionfo del quintetto gialloblu nell’ultima Eurolega e piazza del Duomo, a Milano, letteralmente presa d’assalto dalla sua festante torcida.
In un paese di pionieri come Israele anche lo sport ha i suoi “olim”. A portare Israele nella mappa del basket fu lo squadrone del ’77 guidato da Tal Brody, americano di nascita ma israeliano d’adozione. La prima Eurolega, il primo tassello nella leggendaria trafila di successi targati Maccabi (ad oggi sei trofei continentali). Una vittoria più forte di ogni ostacolo: di avversari temibili, di tifoserie ostili, di condizioni ambientali complesse dovute anche all’ostracismo della dirigenza del Cska Mosca, che impose la semifinale in campo neutro (si giocò in Belgio) per gli sporchi giochi della politica sovietica in regime di guerra fredda.
Quel giorno segnò l’inizio di un grande amore. Un amore rafforzato, pochi anni dopo, grazie all’intuizione del regista e produttore cinematografico Harik Henig. Fu lui infatti a regalare agli sportivi israeliani la ciliegina sulla torta: le partite della Nba, l’Olimpo del basket, finalmente appannaggio dei circuiti televisivi. Era la Nba del primo Michael Jordan, che proprio allora spiccava il volo candidandosi a guidare i Chicago Bulls più forti di sempre. Duelli e partite indimenticabili, storie di sport che ancora oggi si tramandano nel cuore dei tifosi. In quei giorni un nuovo mondo si apriva al pubblico israeliano, cambiando la percezione del basket nei media e tra gli appassionati. Ma cosa c’è dietro questa impresa? Quali furono le passioni, quali gli uomini, quali le situazioni a muovere i passi decisivi? Henig ha annunciato che presto svelerà tutto in un libro e, conoscendo il personaggio, è lecito attendersi anche una nuova testimonianza d’autore dietro la cinepresa.


(Nell'immagine Harik Henig e Michael Jordan)

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informazione - international edition
Difendere il valore della libertà
La conquista della libertà che viene festeggiata a Pesach, la celebrazione della libertà ritrovata dopo gli anni più bui della storia europea. Ad aprire l’edizione settimanale di Pagine Ebraiche internazionale è il messaggio di auguri per Pesach del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. “La libertà non è un bene stabile e scontato – afferna – ma una conquista quotidiana. Un bene da coltivare, tutelare, difendere dalle minacce di chi, ancora oggi, vorrebbe imporre modelli non compatibili con i valori su cui si fondano le società democratiche. Un bene di cui è parte integrante la libertà di manifestazione del pensiero e di cui non dobbiamo comprendere il valore solo quando, per disgrazia, venisse a mancare”.
Polemiche minacciano le celebrazioni del 25 aprile, giornata in cui ricorre l’anniversario della Liberazione dell’Italia dai nazifascisti, il settantesimo quest’anno: come già accaduto negli anni passati, episodi di intolleranza si sono verificati nei confronti della presenza della Brigata ebraica.
Per il pubblico internazionale, l’intervista al nuovo presidente del Comité de coordination des organisations juives de Belgique, Serge Rozen.
A Roma si è ricordata la figura di Emanuele Pacifici, storico volto della Comunità ebraica della Capitale, a un anno dalla scomparsa.
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qui torino
Primo Levi, la mostra chiude

e dà appuntamento a Fossoli
Si chiude oggi, con ottimi riscontri, la mostra “I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza” organizzata dal Centro Internazionale Studi Primo Levi a Palazzo Madama. Nella giornata di ieri la biglietteria segnava infatti oltre 31mila visite complessive dal giorno dell'inaugurazione (fine gennaio) oltre a un libro delle firme gremito di testimonianze di apprezzamento e amicizia.
Organizzata in occasione del 70esimo anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, la mostra sarà adesso trasferita nel campo di concentramento di Fossoli da cui transitarono molte migliaia di ebrei italiani prima della loro deportazione nei lager nazisti.
Allestita nella Corte Medievale su progetto dell’architetto Gianfranco Cavaglià e curata da Fabio Levi e Peppino Ortoleva, la mostra ha offerto al pubblico in una organizzazione non cronologica documenti, oggetti, immagini, citazioni, ricreando in tappe tematiche, quelli che sono i diversi mondi dello scrittore torinese. Tra i protagonisti Ernesto Ferrero, direttore editoriale del Salone del Libro di Torino e autore del volume, dedicato proprio a Primo Levi, “Ranocchi sulla luna e altri animali” (Einaudi).
pilpul
 Oltremare - Filtri
Il vantaggio di abbandonare temporaneamente Israele subito dopo le elezioni e mentre si finisce di discutere il piano internazionale per arginare il nucleare iraniano, è che da un giorno all’altro si entra in una bolla di notizie rarefatte e filtrate. Dal commento diretto, dal battibecco sempiterno ad ogni livello da parte di quelli che il nuovo governo di Bibi e l’atomica iraniana li hanno a pendere sul capo come una spada di Damocle ben poco metaforica (noi tutti), a commentatori televisivi che dispongono di un comprensibile distacco pragmatico e scambi di battute fra ebrei diasporici, che con l’andar del tempo comprendo invece sempre meno.
Forse eravamo andati tutti un po’ in overdose di notizie elettorali, e avremmo risentito comunque di questa improvvisa apnea anche restando in Israele per la festa. Ma mi capita ogni volta che ritorno per un tempo limitato nel lato del mare che per me ha dato inizio a tutto: le notizie su Israele in diaspora sono come guardare dentro un caleidoscopio che contiene esattamente gli stessi pezzetti di vetri colorati, ma che è stato appena scosso a formare una composizione del tutto irriconoscibile rispetto a quella guardata appena prima di imbarcarsi al Ben Gurion.


Daniela Fubini, Tel Aviv
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Fratelli americani, io vi accuso
Chi scrive queste poche righe è un ebreo israeliano che fino a pochi anni fa è vissuto in golà. Sono nato e cresciuto in Italia, dove mi sono formato come uomo e come ebreo.

Miky Steindler
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