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9 Aprile 2015 - 20 Nissan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Haim Korsia, Gran Rabbino
di Francia
Non c’è differenza tra crimini maggiori e crimini minori. Un crimine è sempre un crimine.
 
Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
“Fra 13-15 anni, al termine dell’accordo ora prossimo alla firma, l’Iran si troverà a soli tre mesi dalla quantità di uranio necessario alla bomba”. Questa frase non è tratta da un comizio di Bibi Netanyahu, l’ha detta l’altro ieri il presidente americano Obama. Secondo lui, l’argomentazione dovrebbe convincere i contrari all’accordo a cambiare idea. A noi sembra piuttosto il contrario. “A Losanna l’Iran ha ottenuto il diritto (sinora contestato ma previsto dal Trattato sulla non proliferazione) di arricchire il proprio uranio. È una concessione, che permetterebbe a Teheran di costruire prima o dopo un ordigno nucleare. È possibile”. Anche questo non è un testo di Netanyahu, l’ha scritto Sergio Romano sul Corriere. “Nell’accordo vi sono clausole molto particolareggiate sulle ispezioni dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) ed è previsto che le sanzioni verranno progressivamente revocate soltanto quando gli ispettori avranno verificato che gli impegni presi sono stati rispettati”. Questa citazione, sempre nelle parole di Romano, sembra venata di sottile umorismo. Mentre la prossima è venata di non molto sottile cinismo: “l’ipotesi del ricorso a un’operazione militare, come è accaduto per il reattore iracheno Osiraq nel giugno 1981 e per quello siriano a 300 km da Damasco nel settembre 2007, avrebbe disastrose conseguenze per i rapporti di Israele con gli Stati Uniti e per la sua immagine nel mondo”. Di fronte alla minaccia nucleare, l’immagine è certamente la cosa che conta di più. Buone feste.
 
25 Aprile, Nassi si dimette
Annuncia le proprie dimissioni il presidente dell’Anpi Roma Ernesto Nassi, motivando questa decisione con il mancato gradimento per un comunicato emesso dai vertici nazionali dell’associazione in cui si chiede al Comune di prendere in gestione il corteo del 25 aprile dopo le spaccature e le nuove manifestazioni di intolleranza nei confronti della Brigata Ebraica emerse negli scorsi giorni. “Non è concepibile che le manifestazioni del 25 Aprile siano contrassegnate da incidenti, come da anni accade a Roma; ed è quindi indispensabile superare i contrasti e le divisioni. Certamente – si legge nel comunicato Anpi – non deve restare esclusa dal corteo del 25 Aprile la Brigata ebraica, che rappresenta combattenti per la libertà”. La nota è stata diffusa dopo un colloquio tra il presidente Carlo Smuraglia e il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
“Nemmeno una telefonata mi hanno fatto”, dice Nassi a Repubblica.

“La situazione è drammatica. Abbiamo deciso un investimento da dividere tra Unicef, cui andranno 500mila euro e Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, un milione” annuncia il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a sostegno dei bambini del campo profughi palestinese di Yarmouk, dove migliaia di persone sono ormai allo stremo delle forze (Corriere).

Coro di voci sdegnate all’ultima provocazione del leader della Lega Nord Matteo Salvini sui campi rom “da radere al suolo”. Per il Messaggero l’espressione “evoca periodi sinistri della storia e semplifica in modo brutale un tema assai complesso”.
 
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  davar
verso il 25 aprile
L'Anpi con la Brigata Ebraica.

E a Roma Nassi si fa da parte
Annuncia le proprie dimissioni il presidente dell'Anpi Roma Ernesto Nassi, motivando questa decisione con il mancato gradimento per un comunicato emesso dai vertici nazionali dell'associazione in cui si chiede al Comune di prendere in gestione il corteo del 25 aprile dopo le spaccature e le nuove manifestazioni di intolleranza nei confronti della Brigata Ebraica emerse negli scorsi giorni.
L'intervento del presidente Anpi Carlo Smuraglia, arrivato a seguito di un colloquio con il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, costituisce un chiaro monito contro lo svilimento del significato della ricorrenza. Nella nota, diffusa ieri mattina a mezzo stampa, si legge infatti che non è concepibile “che le manifestazioni del 25 Aprile siano contrassegnate da incidenti, come da anni accade a Roma” e che certamente non deve restare esclusa dal corteo del 25 Aprile la Brigata ebraica, “che rappresenta combattenti per la libertà”.
Un ruolo riconosciuto dalla Storia con le molte operazioni decisive svolte nella Campagna d'Italia, non ultima lo sfondamento della Linea Gotica al fianco del Gruppo di Combattimento Friuli e la liberazione di molte città del centro Italia.
Eppure c'è chi, già da qualche anno, ha dimostrato memoria corta e preferito offrire il fianco a chi, nella Liberazione, non ha alcun ruolo. Prova ne è la presenza di sigle quali Fronte Palestina, Rete Romana Palestina e Rappresentanza Palestina in Italia alla riunione preparatoria al corteo a seguito della quale l'Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti aveva annunciato il proprio rifiuto a sfilare ritenendo inaccettabile che rappresentanti della Liberazione fossero messi al bando “solo ed esclusivamente per intolleranza”.
Nella nota diffusa ieri dall'Anpi viene così sottolineato come sia necessario evitare la presenza al corteo di bandiere di paesi stranieri “rappresenti motivi di scontro” e alle stesse sia data una collocazione distinta “rispetto ai simboli e alle bandiere delle forze partigiane”.

a.s twitter @asmulevichmoked
L'ACCORDO SUL NUCLEARE IRANIANO
Teheran e l'intesa che non c'è
“Di norma c’è un documento firmato, e dopo le parti discutono sulla sua interpretazione. Qui non c’è una disputa sull’interpretazione ma sul testo. Perché non ci si è ancora accordati su nulla. Non c’è un testo. A Losanna non è stato trovato un accordo”. La posizione espressa dal ministro israeliano dell’Intelligence Yuval Steinitz riflette tutto lo scetticismo del governo di Gerusalemme riguardo l’accordo quadro sul nucleare iraniano. Un accordo annunciato al mondo come storico da molti dei suoi fautori ma che allo stato dei fatti non costituisce ancora un risultato concreto. Lo ha affermato oggi lo stesso ayatollah Khamenei, l’uomo che tiene le redini del regime iraniano, affermando che prorogare il termine per la sigla dell’accordo definitivo oltre il termine previsto (30 giugno) non “è la fine del mondo” e che la prospettiva di uno smantellamento progressivo delle sanzioni è “inaccettabile”. Una condizione invece che le potenze occidentali considerano necessaria per poter siglare l’intesa. Posizioni differenti che supportano la tesi del ministro Steinitz, che ancora non si possa parlare di accordo. Il che lascia una porta aperta anche a Israele per cercare di influenzare nei prossimi mesi le trattative.
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PESACH 5775
Sarajevo, la luce dell'Haggadah
“Sono affascinata dalla Haggadah di Sarajevo, non solo per la sua storia straordinaria, ma anche perché mi ricorda l’esodo che ho vissuto nella mia stessa vita”. È questo che ha spinto Merima Ključo a ideare lo spettacolo ‘The Sarajevo Haggadah: Music of the Book’, che racconta le intricate peripezie della antica Haggadah attraverso musica e immagini animate. Sopravvissuta al conflitto etnico delle guerre combattute nei Balcani negli anni ’90 e scappata dalla Bosnia nel 1993, oggi Ključo vive a Los Angeles, dove si è fatta conoscere come fisarmonicista. In comune con il manoscritto del 14esimo secolo, la musicista bosniaca ha dunque una storia di guerra e successiva rinascita attraverso la sua arte.
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J-CIAK
La signora d'oro
Gli ingredienti sono perfetti. C’è uno dei quadri più belli e celebri del mondo, il magnifico ritratto in cui Gustav Klimt, nel 1907, immortalò Adele Bloch-Bauer, regina dei salotti viennesi, circonfusa d’oro e tasselli cesellati. Una storia vera e mozzafiato sullo sfondo della Shoah. Una meravigliosa Helen Mirren nel ruolo principale. Ma “Woman in Gold” di Simon Curtis, da pochi giorni nelle sale americane, per quanto godibile stenta a prendere il volo. Un peccato, perché la drammatica vicenda della “Monna Lisa” austriaca, confiscata dai nazisti e restituita alla nipote Maria Altmann solo dopo una lunga battaglia legale, vale la pena di essere vista anche sul grande schermo.


Daniela Gross
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L'INIZIATIVA DI HAVI'U ET HAYOM
La Resistenza degli ebrei romani
Un percorso tra storia e memorie con l’obiettivo di raccontare il ruolo degli ebrei italiani nella lotta al nazifascismo. È la proposta del gruppo giovanile ebraico progressista Havi’u et hayom, che ha organizzato un ciclo di visite guidate, gratuite e aperte a tutti, nei luoghi che raccontano le sofferenze, i tormenti, i lutti, ma anche le speranze, di chi a Roma combattè per affrancare il paese dalla dittatura e costruire un futuro di libertà e democrazia. Apertasi con una tappa al Museo della Liberazione di via Tasso, e segnata da un notevole riscontro in termini di partecipazione, l’iniziativa prosegue con una visita al Mauseleo delle Fosse Ardeatine, nel ricordo dell’eccidio compiuto il 24 marzo del 1944.
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  pilpul
Setirot - Sopravvissuti
«Non preoccuparti, amore. Siamo dei sopravvissuti, tutt’e due. Siamo già scampati, insieme, a molte cose: malattie, guerre, attacchi terroristici e, se è la pace che ci riserva il destino, sopravviveremo anche a quella». (Da Etgar Keret, “Sette anni di felicità”, Feltrinelli)

Stefano Jesurum, giornalista
Time out - Shabbat 25 aprile
Le notizie che arrivano dall’Anpi sono confortanti, il 25 aprile sarà permesso alla Brigata Ebraica di sfilare vietando agli alleati dei nazisti di portare le loro bandiere. La questione da porsi è se le comunità ebraiche debbano partecipare alle manifestazioni per la concomitanza con lo Shabbat. La risposta è semplice: no, ed è già un problema per l’ebraismo italiano il fatto che in molti si pongano questa domanda. Non c’è alcun dubbio che non esista alcun evento storico e politico il cui ricordo meriti la trasgressione della mitzva fondamentale dell’ebraismo. Siamo ebrei perché rispettiamo lo Shabbat e non perché siamo antifascisti anche se, per un certo ebraismo, manifestare per l’antifascismo sembra essere più importante che venire al Beth haKnesset per pregare di Shabbat. Per questo, per quanto sia sacrosanto che ciascuno scelga sabato 25 aprile se andare in una sinagoga, ad un corteo o ai giardinetti con i nipoti, sarebbe bello e giusto che ci ritrovassimo tutti nelle varie sinagoghe, celebrando magari un Izcor ricordo dei combattenti della Brigata Ebraica. Sarebbe bello per chi ha combattuto per noi e anche per i più piccoli che ancora non sanno cosa sia Brigata Ebraica.

Daniel Funaro
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