Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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La
solidarietà vergognosamente "liquida"a cui assistiamo in questi tempi
(Charlie Hebdo vs. Università di Garissa in Kenya, ad esempio) -
talmente evanescente da sembrare aeriforme nel suo apparire e
scomparire a comodo - è il contrario ipocrita di se stessa. Un
liquido ondivago non potrà mai essere allo stesso tempo un solido.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Intorno
all’anniversario della morte di Primo Levi (11 aprile) mi capita di
riprendere in mano alcune sue pagine e mi sorprendo della sua capacità
di scavare con una lingua semplice sulle cose immediate, ma che nessuno
vede o che l’analisi storica non riesce ad affrontare e a descrivere se
non a distanza di molto tempo. Il compito della letteratura è ficcare
il naso dove cominciano gli “omissis”.
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Giro di vite contro l'Isis
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Due
fratelli tunisini, di 29 e 30 anni, sono stati espulsi dall’Italia
perché ritenuti vicini ai movimenti terroristici di matrice islamica. I
due operavano nel veronese e avevano esaltato tramite i social network
l’Isis (Il Sole 24 Ore). “Le espulsioni rispondono concretamente al
processo di depotenziamento di quella rete di collegamenti che,
soprattutto via internet, possono rappresentare fonti di rischio di
qualsiasi livello”, ha dichiarato il ministro dell’Interno Angelino
Alfano (Messaggero).
I rubinetti del terrore.
Le potenze mondiali devono fare pressione su “Siria, Qatar, Arabia
Saudita, Turchia e su tutti i paesi nei confronti dei quali esercitano
una forte e non resistibile influenza affinché questi paesi facciano
mancare ai terroristi le risorse di cui hanno bisogno per esercitare il
loro potere”. È l’analisi (Messaggero) dell’ex primo ministro italiano
Romano Prodi rispetto alle modalità per sconfiggere il terrorismo
globale. Di terrorismo parla anche Yves Charles Zarka, filosofo
francese intervistato dal Mattino, che si sofferma su quello che
definisce il fallimento della Francia sul fronte dell’integrazione
dell’immigrazione musulmana. Il simbolo per Zarka sono gli attentati
antisemiti di matrice islamista che negli scorsi anni hanno scosso la
Francia. |
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OGGI l'anniversario DELLA LIBERAZIONE
Ritorno a Buchenwald
Un'Europa
unita, fondata su una memoria condivisa, sulle aspirazioni comuni di
democrazia, libertà e tolleranza, rinate dopo la tragedia della Shoah.
Per difendere questa Europa bisogna lottare, ha dichiarato oggi il
presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz in occasione delle
celebrazioni a Weimar del 70esimo anniversario della liberazione del
campo di concentramento di Buchenwald-Dora (liberato l'11 aprile del
1945). “Provo rabbia dopo quanto accaduto a Parigi, dove è stata
attaccata la libertà, una barbara aggressione contro tutti noi. Rabbia
per aver visto nuovamente gli ebrei essere colpiti perché ebrei; rabbia
perché di nuovo in Europa gli ebrei non si sentono sicuri e si chiedono
se questo sia il luogo dove vogliono crescere i loro figli; rabbia
perché c'è ancora chi nega la Shoah”, le parole di Schulz risuonate nel
teatro nazionale di Weimar e pronunciate davanti a decine di
sopravvissuti a Buchenwald, ebrei, sinti, deportati politici,
provenienti da tutta Europa, dalla Polonia all'Italia, dalla Francia
all'Ucraina. “Nella piazza dell'appello di Buchenwald, teatro
dell'orrore – ha dichiarato Bertrand Herz, presidente del comitato
internazionale di Buchenwald-Dora – abbiamo giurato di portare tutti i
responsabili della Shoah nei tribunali per farli giudicare dalla
giustizia. Di estirpare l'antisemitismo, il razzismo e tutte le forme
di discriminazioni. Oggi, a distanza di xettant'anni da quel
giuramento, constatiamo che il mondo non è libero da questi mali. Ma
finché avremo la forza continueremo a combattere per cambiarlo - ha
proseguito Herz, ebreo francese, deportato a quindici anni dai nazisti
nel campo di concentramento - per consegnare alle nuove generazioni un
mondo migliore, per poterci dire fieri di ciò che abbiamo fatto”. Le
commemorazioni proseguiranno oggi pomeriggio al campo di concentramento
Buchenwald con la presenza dei sopravvissuti.
Daniel Reichel
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qui roma - al lavoro dopo le polemiche
Il 25 aprile. E i valori da tutelare
Fervono
in tutta Italia i preparativi in vista delle manifestazioni del 25
aprile, 70esimo anniversario della liberazione del paese dal giogo
nazifascista. Da Milano a Torino, da Firenze a Roma, municipalità al
lavoro affinché il significato delle celebrazioni possa affermarsi con
chiarezza ed essere tenuto al riparo da ogni forma di strumentalità. Un
tema aperto, come testimoniano le recenti tensioni verificatesi nella
Capitale dove da tempo è difficile onorare nel giusto modo i
combattenti della Brigata Ebraica, il corpo di volontari ebrei giunti
dall’allora Palestina mandataria che offrì un contributo fondamentale
nella lotta di liberazione. L’aperta ostilità di alcuni gruppi che
partecipano al corteo organizzato dall’Anpi romana, tra cui alcune
rappresentanze palestinesi, ha portato – come noto – all’annuncio da
parte dell’Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti del
proprio rifiuto a sfilare, a una serie di prese di posizione
nell’opinione pubblica e alla decisione dei vertici nazionali dell’Anpi
di chiedere al Comune di Roma di farsi carico dell’organizzazione della
marcia affinché possa scaturire una soluzione che ci si augura
“condivisa e capace di consentire che a Roma il 25 Aprile sia davvero
un giorno di festa, assolutamente pacifico, partecipato e unitario”. Sul
tema della Memoria da registrare anche la ferma di posizione di Comune
di Firenze e Regione Toscana in merito al trasferimento del memoriale
italiano del Block 21 di Auschwitz-Birkenau. “L’impegno di portare il
memoriale delle vittime di Auschwitz a Firenze si è mosso in linea con
una politica di salvaguardia della Memoria che da sempre caratterizza
la Toscana” afferma l’assessore Sara Nocentini. Sulla stessa lunghezza
d’onda il sindaco Dario Nardella: “Il memoriale italiano di Auschwitz è
un’opera d’arte simbolo della memoria nazionale e deve essere
valorizzato. Firenze è orgogliosa della scelta di ospitare il memoriale
per dare un tributo vero, duraturo e profondo all’esercizio
indispensabile della memoria”.
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qui roma - L'INIZIATIVA DI HAVI'U ET HAYOM
Sulle tracce della Resistenza
Molte
decine di partecipanti nel secondo incontro organizzato dal gruppo
giovanile ebraico Havi’u et hayom nei luoghi di Roma dove è vivo il
lascito del ruolo svolto dagli ebrei italiani nella lotta al
nazifascismo. Alle Fosse Ardeatine, davanti al mausoleo che ricorda le
vittime dell’eccidio, un approfondimento è stato dedicato tra gli altri
alle figure di Marco Moscati e Cesare Tedesco, caduti entrambi sotto il
fuoco tedesco. E non è stata dimenticata Rita Rosani, ebrea triestina
insignita con la Medaglia d’oro al Valor militare alla memoria, che
24enne cadde nelle valli attorno Verona. Ad accompare il gruppo la
nuora del generale Roberto Lordi, ucciso anch’egli alle Ardeatine.
“Resistenza a Roma, ebrei nella Resistenza. Sono due narrazioni che
spesso si intrecciano e che testimoniano il contributo profuso dagli
ebrei italiani per la libertà e la democrazia. Questo è il punto che
vogliamo sollevare ed è motivo di grande soddisfazione constatare come
tante persone, fuori dal mondo ebraico, si stiano rivolgendo con
interesse a questa iniziativa” spiega Raffaella Toscano, tra le
animatrici del ciclo di incontri.
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La bella favola |
Un
amico, nonché collega, sconsolato, recentemente mi rendeva nuovamente
edotto di quello che già sapevo per esperienza diretta. Entrando in una
libreria (punto vendita?) di una nota catena di distribuzione
(spaccio?) di libri (di fatto una cartolibreria afflitta da gigantismo
e bulimia degli oggetti presenti in essa), allo scaffale dedicato alla
storia trovava, in rapida successione una serie di volumi tutti
invariabilmente firmati da autori provenienti dal mondo della
televisione e ivi stabilmente, nonché lucrosamente, assisi. Di altri,
poco se non nulla o comunque, nella migliore delle ipotesi, in
raminghe, pudiche copie, invariabilmente destinate ad essere
restituite, a stretto giro, al distributore. Per finire, eventualmente,
tra le file dei remainders, qualora ancora un po’ di vita dovesse
essere loro ancora accordata.
Claudio Vercelli
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Lo Shabbat 25 aprile
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Sono spesso d’accordo con Daniel Funaro, ma non questa volta. O meglio, mi sembra che nel suo articolo su PagineEbraiche24
di giovedì Daniel Funaro non si faccia la domanda giusta. Egli scrive:
“La questione da porsi è se le comunità ebraiche debbano partecipare
alle manifestazioni per il 25 aprile, data la concomitanza con lo
Shabbat. La risposta è semplice: no”. Probabilmente la risposta di
Daniel Funaro alla domanda che si è posto da solo è giusta. Credo però
che la vera questione da porsi sia un’altra, ovvero se i singoli ebrei
debbano partecipare alle manifestazioni per il 25 aprile, data la
concomitanza con lo Shabbat. E anche a questa domanda la risposta è
semplice: ognuno deciderà liberamente per se stesso.
Guido
Osimo,
Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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Pizzarelle |
Bianche
o nere? Interminabili ed accese discussioni dalla Piazza reale a quella
virtuale. Politica? No. Il motivo del contendere è la ricetta doc delle
“Pizzarelle con il miele”. Quei dolci fantastici, umili, non lievitati,
simbolo di ogni pasqua ebraica. Pochi e semplici ingredienti: pane
azzimo, uova, zucchero, uva passa e pinoli. Con il cioccolato o senza.
Con scorza d’arancio o senza. Fritte e intinte nel miele caldo. Ogni
famiglia, ogni donna ebrea romana ha la “sua” ricetta, guai a metterla
in discussione. Un sapore buono, che evoca il calore delle nostre
nonne, l’abbraccio delle nostre mamme, antiche tradizioni mantenute e
tramandate da generazioni.
Oggi come allora, nell’antico ghetto di Roma.
Claudia Sermoneta
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Nugae - Sguardi d'intesa |
Quando
ho iniziato a tenere una rubrica, mi sono ripromessa – oltre che di
mantenere sempre una parvenza di brevitas, folle impresa – che non
avrebbe parlato di me. A chi interessa cosa pensa o fa una ventenne
smarrita, mi dicevo rassicurandomi che essere pusillanime in questo
caso fosse una forma di saggezza. Non che abbia mai ceduto, ma
riscorrendo in uno slancio nostalgico le Nugae degli ultimi due anni e
mezzo mi sono accorta che mentre riversavo sull’umanità una pioggia di
lustrini e perle di saggezza antica ho parlato più di me stessa di
quanto abbia mai fatto Woody Allen in tutte le sessioni di psicoterapia
dei suoi film.
Francesca Matalon
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